* * *
Inutile dire che Richie e Isaiah avevano accolto di buon grado la notizia. A Isaiah piaceva un fracco la città. Neanche a Richie faceva schifo, ma aveva un incentivo: il bordello al secondo piano del saloon. Quella Lorleena non gli usciva più dalla testa. Non appena Jericho gli aveva dato la notizia, Richie si era fiondato nel saloon. Angus gli aveva acconsentito di accedere al secondo piano, e quando Richie gli aveva fatto presente che non aveva il becco di un quattrino ma che potevano mettersi d'accordo in altro modo, magari con un baratto, l'altro aveva risposto: «Questo giro lo offro io.»
«Sul serio?» aveva chiesto Richie, sbalordito.
«Hai salvato la mia cavalla migliore.»
Richie gli aveva rivolto un sorriso idiota ed era schizzato di sopra, facendo gli scalini due alla volta. Angus lo aveva visto sparire nella stanza di Lorleena, che tempo due minuti era uscita e si era affacciata alla balaustra. Immaginando cosa volesse, Angus le aveva rivolto un cenno, unendo pollice e indice per formare una 'O'. Lorleena aveva agitato le mani e le aveva piantate con forza sulla balaustra di legno, e Angus le aveva fatto sciò con la mano, il suo modo di dirle va' in camera e fa' quello che devi. Lei si era chiusa la porta alle spalle con un po' troppa foga, e forse più tardi Angus le avrebbe mollato un ceffone. Neanche a lui piaceva che le sue ragazze lavorassero gratis, ma quel Richie gli aveva davvero reso un favore.
I tre spiantati si ricongiunsero a ora di pranzo. Isaiah aveva passato la mattina a bazzicare le strade laterali, e nel pomeriggio aveva intenzione di far visita a Doc per salutarlo. Jericho aveva bighellonato con altrettanta indolenza, e nel guardarsi intorno si era detto che quella era proprio una graziosa cittadina. Lo stesso pensiero che aveva attraversato Isaiah passò nella mente del Sidhe. Qualunque fosse la destinazione che l'attendeva, sulla strada del ritorno avrebbe fatto tappa a Fresno. E poi chissà...
Avrebbero voluto pranzare alla taverna dell'Orso Ubriaco, dove lavorava la biondina che Richie aveva corteggiato. Ma non avendo manco un bronzo, decisero di tornare alla macchina e recuperare la carne salata di Golgota.
«Come facciamo con le provviste?» chiese Isaiah.
«Penserò a qualcosa», fece Jericho.
«Se non sborsavi gli ultimi spiccioli per quei due cannoni, ora stavamo ad abbuffarci», fece Richie.
«Sì, e poi sparavo con le dita o col didietro.»
«Non ti servono le pistole, hai i fulmini che ti escono dal buco del culo.»
«Non riesco ad attingere al Frammento come farebbe un Sidhe. Ecco perché devo tornare dalla strega bianca. Lei può aiutarmi a capire come fare.»
«Sicuro?»
«No», ammise Jericho. «Non ho tutte le risposte, vado per tentativi, ma l'istinto mi dice di fare così.»
«Bastasse quello...» Richie addentò la carne e ne staccò un pezzo. «Pare di masticare la chiappa di un matusa.»
Finito di mangiare tornarono in città. Quando il Sole sprofondò e l'ultimo barbaglio di luce arancione rimase ad ammiccare oltre il ciglio del mondo, uno scalpiccio di zoccoli allertò quelli che pestavano la Via Maestra. Molti piedi si fermarono e altrettanti occhi fissarono la nuvola di polvere che si avvicinava. Tutti cercarono di scorgere i cavalieri in groppa alle bestie. Più di uno pensò che le tuniche avessero fatto ritorno per punire la loro piccola insurrezione. Quando si accorsero che si trattava dei cowboys partiti il giorno prima e che con loro c'erano le donne in veste da notte, un latrato di felicità eruttò da diverse gole. Dal drugstore e dalle altre botteghe della Via Maestra schizzarono fuori esercenti e avventori, tutti ad osservare il gruppetto che si avvicinava.
Quando entrarono in città, la gente andò loro incontro, li accerchiarono e aiutarono le ragazze a smontare. Erano stanche, sporche e sciupate ma felici di essere a casa. I cowboys si beccarono una bella dose di pacche sulle spalle e uno si beccò addirittura un pizzicotto sulle chiappe da una donna avanti in età. La cosa suscitò ragli e applausi, soprattutto dopo che l'uomo l'ebbe presa in braccio e ebbe varcato i battenti dell'hotel.
Quella sera festeggiarono come fosse la feria de fin de año. Angus servì a tutto spiano – il primo giro lo offrì lui, ma ci tenne a specificare che dal secondo in poi avrebbe concesso alcol solo dopo aver visto lo scintillio del metallo – mentre un violinista e il pianista suonavano. I boccali si levavano e abbassavano, la birra scorreva a fiumi e le ragazze tornate dal Sud erano il centro nevralgico della serata.
Ballarono fino a sfiancarsi, con gli uomini che se le passavano e le facevano girare come trottole al ritmo di un infernale country-boogie. Richie e Isaiah parteciparono alle danze. Richie ci sapeva fare, Isaiah era più impacciato, ma sopperiva con la sua voglia di divertirsi. Jericho restò seduto a bere e a battere le mani. Una delle ragazze lo riconobbe e lo raggiunse. Lo prese per mano e, prima che se ne accorgesse, Jericho era al centro di un anello di gente che batteva le mani al ritmo di musica e li incalzava a sfrenarsi. La ragazza gli sorrideva.
«Sono una frana in questo genere di robe», le confidò Jericho.
«Non è difficile, segui me», disse lei.
Gli prese la destra mentre gli metteva l'altra sulla spalla. Vedendo che lui non collaborava, gli afferrò la mano che giaceva inerte lungo un fianco e gliela posò sulla linea del suo fianco destro. Sorridendogli iniziò a muoversi: dapprima lentamente, girando e dandogli il tempo di assimilare i passi, poi prendendo velocità.
Richie e Isaiah erano in prima fila, battevano le mani e si davano di gomito.
«Vai così, Anima Lunga!» urlò Richie.
«Non sei affatto male», disse la ragazza.
Nel vederla sorridere Jericho perse qualche passo, inciampò quasi e si riprese.
«Non ti emozionare!» gridò qualcuno.
Il pianista e il violinista si avviarono alla conclusione. La ragazza rallentò e, quando la canzone si concluse con una nota lunga e acuta, anche i danzatori si fermarono. Gli spettatori esplosero in un'ovazione scatenata. Ragli e applausi si fusero e qualcuno scherzò sul fatto che un certo spilungone danzerino non avrebbe passato la notte da solo.
La ragazza gli lasciò la mano, fece un passo indietro e un inchino sollevando gli orli del vestito. Jericho si esibì nella stessa riverenza, una mano premuta sul petto e l'altra a mostrare il palmo. Quando rialzò la testa, la ragazza gli prese il volto tra le mani e lo baciò sulle labbra. Il saloon esplose in una cagnara assordante. Alle voci si unirono fischi che avrebbero costretto un cane a strapparsi le orecchie.
«Dai che stasera si inzuppa!» gridò uno alle spalle di Richie.
Isaiah lo guardò, poi fissò Richie.
«Deve averlo sentito da me», disse Richie.
Il bacio fu lungo e appassionato. Quando la ragazza si staccò con uno schiocco di labbra che udirono solo lei e Jericho, il Sidhe aveva un'espressione al contempo stupita e soddisfatta.
«Piccioncini, se volete vi fitto una stanza!» urlò Angus.
La ragazza avvicinò le labbra all'orecchio di Jericho e mormorò un «grazie», poi si congedò da tutti quegli occhi che aspettavo il prossimo atto.
«Se te la fai scappare sei un fesso!» urlò qualcuno.
Per sua fortuna, Jericho non era un fesso. Raggiunse la ragazza che passava tra due tizi che componevano il cerchio intorno a loro, la prese per mano e la costrinse a voltarsi. Poi, memore di quanto aveva visto accadere qualche ora prima, la prese in braccio e si avviò verso l'uscita sulla scia di fischi, applausi e delle note di una nuova canzone. Lei gli strinse le braccia al collo e rise divertita.
Quando oltrepassarono i battenti dell'hotel, il portiere di notte li accolse con un certo sconcerto. Jericho non badò alla sua presenza e fece le scale. Giunto in fondo al corridoio, mise giù la ragazza giusto il tempo di aprire la porta della stanza e la trascinò dentro. Iniziarono a fare la lotta libera con le labbra mentre lei gli sbottonava la camicia a fatica, perché l'impeto le impicciava le dita. Lui le alzò la veste, la sollevò prendendola per le chiappe e la portò a letto.
Consumarono l'impeto come la fiamma consuma un ceppo secco.
Poi, visto che la priva volta era stata soddisfacente ma di breve durata, ricominciarono.
Prima che il giorno sorgesse ci avevano dato dentro come una coppia di conigli in calore.
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