PARTE TERZA
Iniziò tutto così, per curiosità, per necessità di lei, un po' per gioco finché non diventò una vera droga per entrambi.
Dopo quel primo libro, che ebbe un enorme successo mondiale, iniziò a sfornarne uno dietro l'altro e sembrava come se il flusso della sua mente divenisse più impetuoso allorquando i nostri corpi si fondevano. Iniziammo ad avere bisogno l'uno dell'altra per esistere.
Un giorno, dopo la presentazione del suo ultimo libro, in una libreria del centro, mi chiese di seguirla a casa sua.
Era impaziente, eccitata, euforica e questo suo stato mi contagiava sempre. Iniziammo a spogliarci in ascensore baciandoci avidamente poi, arrivati al suo piano, la presi in braccio tenendola sollevata per le natiche e lei, aggrappata al mio collo mi passò le chiavi di casa che teneva strette in mano, in modo che potessi aprire la porta.
Quando fummo nel suo appartamento la rimisi per terra senza staccare la mia bocca dalla sua.
Poi lei mi spinse delicatamente sul divano, al centro del loft, staccandosi da me e prendendo a fissarmi con quel suo sguardo da gatta famelica.
In un attimo, senza che me ne rendessi conto me la ritrovai nuda davanti.
Era lei il mio posto, la terra in cui volevo approdare ogni giorno, il corpo che volevo straziare con gli spasmi convulsi dell'ennesimo amplesso, erano le sue le mani che volevo sentire addosso, e ancora sue le labbra che volevo baciare e divorare in quel momento.
Una tenue luce filtrava dal lucernario apposta come un faro per illuminarla e renderla eterea, impalpabile come uno spirito.
Era davanti a me, per me e io avvertii immediatamente un'urgenza che partiva dal mio basso ventre di strapparmi di dosso quegli ultimi brandelli di stoffa che avvolgevano il mio corpo.
Lei mi osservava, scrutava, sembrava compiaciuta di quella mia frenesia dovuta al richiamo del piacere che lei stessa cantava.
«Ti amo!» disse lasciandomi basito e confuso.
Ma quella dichiarazione tanto sconvolgente inceppò un qualche meccanismo nella mia testa per cui, non ero più padrone delle mie volontà né delle mie reazioni verso quella donna.
«Credo di amarti anche io», risposi sconcertato da quelle parole che io stesso avevo pronunciato.
A quel punto, la fissai per qualche istante, era raggiante.
«Non so come sia successo, ma avevo paura che tu non ricambiassi», disse iniziando a torturarsi il labbro inferiore.
«Vuoi parlarne?» le chiesi.
«Non ora. Adesso, voglio fare l'amore con te», disse avvicinandosi a me e sussurrando quelle parole prima di avventarsi sulla mia bocca vogliosa dei suoi baci.
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