Capitolo 6.1 - Combattimento corpo a corpo

Gray era piuttosto soddisfatto del suo risultato nel percorso a ostacoli: si era impegnato ed era arrivato tra i primi. Sicuramente quando aveva iniziato ad andare in palestra non immaginava neanche lontanamente che gli sarebbe stato utile in una situazione del genere, ma dopo aver visto Byron trascinarsi esausto fino alla fine del percorso aveva ringraziato ogni ora del suo tempo trascorsa ad allenarsi.

Alla fine, il figlio del conte non era riuscito a fare i piegamenti, ma il Tenente Bradley lo aveva lasciato andare ugualmente senza punirlo, suscitando lo stupore e il disappunto delle altre reclute.

«Silenzio. Il vostro compito è eseguire gli ordini, anche se cambiano e non ne comprendete il motivo.» aveva detto, con un tono di voce pacato, per zittire le proteste. «I vostri superiori cercheranno sempre di prendere la decisione più logica. Io avrei potuto obbligare questo ragazzo a fare altre flessioni, ma sarebbe stato controproducente. È già troppo stanco, e io ho bisogno che segua l'addestramento anche nei prossimi giorni e arrivi al massimo risultato. Il mio compito è formare soldati competenti, non dare punizioni inutili.»

In quel momento Gray aveva ammirato profondamente Bradley, forse perché lo aveva compreso meglio: non era un istruttore spietato, ma un uomo razionale, severo solo quando era necessario. La minaccia delle flessioni era servita a fare in modo che tutti si impegnassero, ma metterla in pratica sarebbe stato dannoso, quindi lo aveva evitato, sapendo che la sua autorità non sarebbe comunque stata messa in dubbio.

A pranzo, Gray ci stava ancora pensando, con la sua porzione di cibo davanti e Byron seduto di fianco a lui, che ispezionava in modo sospettoso la sua zuppa, muovendola svogliatamente con il cucchiaio. Non aveva ancora avuto il coraggio di assaggiarla.

«Sicuro che non sia avvelenata?» chiese, dopo qualche minuto, con un'espressione di puro disgusto stampata in viso.

Gray sorrise. «Sì, abbastanza sicuro.»

«In che senso "abbastanza"?»

«Non si può mai sapere.» disse, e poi, notando la faccia disperata del compagno, aggiunse: «Stavo scherzando.»

«Lo so.» Byron si ficcò in bocca un cucchiaio pieno di zuppa, arricciando le labbra in un'espressione che mostrava chiaramente il suo livello di gradimento. «Tutto sommato pensavo peggio.» aggiunse, con scarsa convinzione. Gray lo trovava quasi comico, ma era contento che stesse cercando di abituarsi: non sarebbero usciti da quella situazione molto presto, quindi quello che dovevano fare era cercare di sopravvivere sperando che capitasse un'occasione per migliorare la loro situazione.

La pausa dedicata al pranzo durò poco, ma quando il Tenente Bradley ordinò alle reclute di prepararsi per la lezione successiva nessuno protestò apertamente. Alcuni si alzarono controvoglia, borbottando qualche improperio; Gray si lasciò sfuggire un sospiro per la stanchezza, ma si ricompose subito. Per quanto la situazione fosse difficile, doveva mostrarsi disciplinato per dare una buona impressione: nel migliore dei casi avrebbero capito che era innocente, nel peggiore sarebbe rimasto nell'esercito, ma senza crearsi più problemi del necessario. Sperò che tutti si mettessero in fretta in posizione e che l'istruttore iniziasse a parlare: aveva bisogno di ascoltare la spiegazione del Tenente, lo avrebbe distratto dal pensiero ricorrente dei suoi genitori che lo aspettavano a casa. Forse era proprio per quel motivo che non riusciva ad allontanare Byron nonostante lo ritenesse una calamita per i guai: il suo chiacchiericcio incessante gli impediva di pensare a casa anche nei momenti in cui non poteva tenersi occupato.

«Bene, ascoltate. Oggi lavoreremo sul combattimento corpo a corpo.» disse il Tenente Bradley, e subito dopo chiamò il nome di una recluta, facendole segno di posizionarsi davanti a lui. Il ragazzo chiamato obbedì, avvicinandosi all'istruttore. «Ora vi mostro le basi.»

Gray si fece subito attento, ansioso di distrarsi dai suoi pensieri e determinato a fare tutto il possibile per imparare a difendersi in un luogo ostile come l'esercito. Ricordava ancora l'aggressione di Phil, che lo accusava di essere un ribelle, e sapeva bene che in battaglia avrebbe potuto trovare persone molto più pericolose del suo compagno di classe. Si chiedeva se sarebbe riuscito a difendersi, ora che poteva reagire. I nemici probabilmente sarebbero stati un pericolo, ma se si fosse sparsa la voce che lui aveva collaborato con i ribelli non sarebbe stato al sicuro nemmeno tra i suoi compagni, per quanto fosse innocente. 

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