Oba-san.
Regnava la pace su una certa isola del Nuovo Mondo, i gabbiani spalancarono le loro leggiadre ali contro le correnti d'aria, raggruppandosi insieme in una dolce danza nel cielo azzurro limpido, che per oggi si poteva dichiarare orgoglioso di non essere macchiato da una singola nube color panna. Il vento trasportava via alcune delle loro piume facendole navigare per chissà quale meta, fra l'altissima distanza dal cielo a terra, mentre continuavano ad andare giù, anche esse danzavano come se fossero delle culle che dondolavano dei neonati delicati, bisognosi di cure, e attenzioni, fino ad appoggiarsi delicatamente con il loro dorso ricurvo sull'erba setosa, decorata da miriadi di fiori colorati di ogni tipo, dai tulipani rossi a alle minuscole margherite color bianco puro. Il venticello fresco non aveva intenzione di cessare il suo lungo viaggio, continuava a proseguire il suo percorso accarezzando la mia delicata pelle (colore/pelle) facendola rabbrividire leggermente, spostando anche i miei capelli setosi all'indietro e come per dispetto, mi andò persino a scompigliare delle ciocche (colore/capelli) intromettendole nella mia meravigliosa vista sull'orizzonte del gigantesco oceano sfumato da alcune onde che si susseguivano una dopo l'altra, lasciando le loro impronte sulla sabbia. Ero seduta a gambe incrociate, con un libro (in questo caso sceglietevi il vostro libro preferito) appoggiato sulle mie esili ginocchia, sotto un'imponente albero di Sakura dal quale piovevano letteralmente dei petali di ciliegio, che emanavano un profumo intenso e dolce di questa omonima fragranza. A volte dei petali precipitavano sulle pagine bianche piene di lettere stampate a inchiostro nero, che mi fecero teletrasportare in un mondo tutto mio, colmo di sogni e fantasie che in nessun altro posto potrei fare, un rifiugio dove solo io potevo stare quando avevo bisogno di allontanarmi dalle mie responsabilità e da tutte le persone. Le mie pupille erano ampie alla massima estensione, per l'interesse che nutrivo nei confronti dell'opera che stavo leggendo fra le mie mani, un largo sorriso stampato sul mio volto da ebete sfuggì senza il consenso del mio cervello, sfogliai un paio di pagine una dopo l'altra in poche manciate di minuti, assaporando ogni singola virgola, ogni singolo punto e ogni scena ricca di filosofia e significati che nessuna persona al mondo mi potrebbe spiegare in un modo così toccante, quasi da coinvolgermi in prima persona tramite un semplice libro, qualsiasi persona non saprebbe spiegarmi dei semplici valori della vita, ma tranne oba-san*; lei sì che la sua anima si potrebbe paragonare a quella di un Angelo dalle ali argentate con un'aureola d'orata in testa, che indossava una semplice tunica in cotone bianco puro quanto la persona che era lei.
Oba-chan era l'unica parente che mi rimase, non avevo mai conosciuto i miei genitori e tutti mi odiavano perché ero la loro figlia, non avevo mai compreso le loro motivazioni di un così immenso rancore nei miei confronti. Spesso accadeva che dei ragazzi del villaggio mi insultarono chiamandomi "la discendente divoratrice degli Dei", ma onestamente non avevo mai capito il senso delle loro parole. Per quelle poche volte che provai a chiedere a Oba-san del perché loro mi chiamarono così, lei cercò sempre di rispondermi che non dovrei dare molta importanza a ciò che mi dicevano dei ragazzi infantili, oppure tentava in ogni modo di evitare di darmi una risposta concreta a questa domanda.
Che cosa significherà mai tutto ciò?
Era passata almeno un'abbondante ora fino a quando finì di leggere almeno la metà del mio libro, oramai ero stanca di avere gli occhi incollati addosso a quei fogli sottili. Presi fra le mie dita il segnalibro, incastrato infondo, e lo posizionai sulla pagina dove ero arrivata. Oramai il sole stava iniziando a nascondersi nell'orizzonte, per dare inizio alla sera e permettere alla luna di fare la sua comparsa. Rimasi a fissare per qualche istante i lunghi rami di Sakura stracolmi di fiori rosati, che fecero scivolare nella brezza i loro petali in movimenti leggiadri creando un'atmosfera quieta che mi fece abbandonare nella piacevolezza di un'ambiente quasi paradisiaco. A quest'ora Oba-san di sicuro mi stava aspettando per far ritorno a casa, dunque iniziai a camminare velocemente nel sentiero verso casa mia, portando il mio libro a braccia incrociate sul mio petto. Non vorrei ritardare di più per non farla preoccupare, dopotutto Oba-san era un'anziana di certa età.
Dopo qualche minuto, finalmente arrivai davanti all'ingresso della città, dove davanti a essa era stata eretta una gigantesca insegna con scritto il suo nome 'Cherry Aether'; presi un profondo respiro prima di avanzare di un passo sulla strada decorata da tantissime pietre incastonate nel cemento, tentando di imboscarmi per non farmi riconoscere fra la folla di abitanti, costituita da signore che stavano finendo di fare le loro ultime compere nei negozi per andare a cucinare per le loro famiglie; e da uomini che dopo aver terminato il quotidiano duro lavoro, si dirigevano verso le loro case per godersi il proprio meritato riposo, oppure alcuni si recavano direttamente nelle osterie per scolarsi qualche barile del miglior Sake della nostra città.
Quando svoltai a destra per andare verso il quartiere in cui abito, quest'atmosfera pacifica crolla sulle mie spalle quando i miei occhi incrociarono dei sguardi amareggianti, delineati fortemente dai ghigni antipatici che emanavano nell'aria una forte tensione di pericolo.
Oramai, ancora un'altra volta, avevo già capito in che grave situazione mi ritrovavo. Loro sono i due peggiori ragazzi che mi maltrattavano, da sempre. Non avevo mai avuto amicizie in questa città a causa del mio legame con i miei genitori, a eccezione di una sola persona che non si era mai permessa di giudicarmi male e mi aveva sempre difesa dalle pesanti critiche della gente, e solo dopo avermi insegnato a combattere, qualche mese fa era partito per i mari promettendomi che sarebbe ritornato.
"Tks! Guardate chi si rivede! Quella dannata di (Tuo/nome)... Hai avuto ancora del fegato per mettere piede nel nostro quartiere, e anche proprio una bella faccia tosta per essere venuta al mondo rovinandoci la vita!" Sghignazzò Haruo, ritorcendo la sua bocca dalla ripugnanza, mentre scrocchiava potentemente le sue dita uno per uno, come segno che non aveva delle buone intenzioni, infastidendo le mie orecchie.
"Sarebbe stato molto meglio per l'umanità che dei demoni come voi non fossero mai esistiti sulla faccia della terra! Senza la tua presenza su quest'isola non saremmo obbligati a sottometterci ai innumerevoli controlli della Marina per non rischiare di essere spazzati via dal Buster Call, solo perché quei bastardi dei Draghi Celesti vogliono che gente come te siano tutti morti!" Mi urlò in faccia Masaki stringendo i suoi pugni fino a far diventare le sue nocche bianche, per poi avanzare di qualche passo pericoloso verso di me, in modo di mettermi alle strette in un angolo.
Non riuscivo a smettere di tremare, tenevo il mio libro stretto fra le mani, abbassando la testa per cercare almeno di evitare i loro sguardi taglienti, ogni volta le loro parole mi ferivano direttamente nel cuore come una freccia scoccata nel petto. Sapevo perfettamente che non dovevo temere niente da queste persone che non facevano altro che farmi accuse senza senso, di peccati e storie di cui io non ho minimamente avere a che fare. Dovrei difendermi, sia con le buone o le cattive maniere, ma in qualsiasi modo ero io quella che doveva sempre subire le critiche, quindi è del tutto inutile.
Masaki e Haruo si piegarono con le ginocchia verso il basso per tendere le mani su dei sassi che giacievano sul suolo e li afferrarono saldamente con i loro pugni. Entrambi alzarono i loro sguardi mortali verso di me, puntandoli nei miei occhi e rapidamente Masaki iniziò per primo a lanciarmi i sassi addosso, slanciando in avanti il braccio mirando alla mia faccia. Per un pelo, riuscì a evitarli permettendo solo a un sasso di sfiorarmi la guancia tracciando un piccolo segno doloroso e colante di sangue purpureo. Prima che Haruo potesse fare la sua prossima mossa, mi giro di schiena e tentai di raggirarli il più lontano possibile, per imboccare un altro sentiero e fuggire di corsa fulminea dalla loro vista, lasciando un ultimo sasso colpirmi vicino alla spina dorsale facendomi stringere i denti per trattenere i gemiti di dolore.
Finalmente mancavano solo pochi metri dalla mia meta e per fortuna quei ragazzi decisero di non inseguirmi. Mi fermai davanti alla porta prendendo un profondo respiro. Dovevo trattenere tutte le mie lacrime e tutto il mio dolore, non potevo assolutamente permettere a oba-san di vedermi star male. Raccolsi un fazzoletto di stoffa dalla mia tasca e mi asciugai il sangue della mia ferita per poi bussare e aprire la porta.
"Oba-san sono tornata!" Esclamai con voce fiera entrando di un passo nel salotto e chiusi la porta dietro di me.
"Bentornata, cara." Rispose al mio saluto oba-san, seduta su una sedia a dondolo di legno che la portava continuamente avanti e indietro lasciandola rilassarsi nel movimento lento e adagiato. Mi sorrise delicatamente ricurvando le sue labbra contornate da numerose rughe, segno dei suoi lunghi anni pieni di ricordi raccolti nella sua mente e i suoi occhi bellissimi con davanti dei occhiali tondi e trasparenti. "Corri in cucina, oggi ti ho preparato una cena coi fiocchi!" Mi disse ridacchiando alla fine.
"Ma oba-san! Ti avevo detto che tu non dovevi fare assolutamente nessun sforzo!" Sussultai per la preoccupazione avvicinandomi davanti a lei, con le mani appoggiate sui miei fianchi come per rimproverarla, ovviamente portandole sempre rispetto.
"E suvvia, la mia vecchiaia non basta mica per impedirmi di preparare un pasto per la mia nipotina." Replicò continuando a ridere, senza prendere sul serio le mie parole.
"Oba-san... Tu sei incredibile." Tirai un lungo sospiro con il naso, arredendomi alla sua testardaggine e mi diressi verso la cucina individuando immediatamente la cena dal profumo squisito, ancora fumante sul tavolo sul quale mi lanciai con velocità per riempire il mio stomaco che implorava di essere soddisfatto.
Dopo aver finito di mangiare, riportai il mio piatto nel lavandino e mi recai in salotto sedendomi sul soffice divano di fronte a oba-san che sembrava essere assonnata, dopotutto sono le dieci di sera è tardi per lei. Mi alzai e appoggiai le mie mani sulle sue spalle sorridendo. "Oba-san, direi che è l'ora di andare a dormire."
Lei mi annuì con la testa e lentamente la aiutai ad alzarsi e la afferrai intrecciando le nostre braccia per salire le scale che portavano in camera sua.
Appena arrivate sull'apice delle scalinate, più avanti a sinistra c'era la camera di oba-san; invece a destra precisamente davanti alla sua stanza c'era la mia. Lentamente oba-san lasciò il mio braccio e alzò lo sguardo verso di me. "Buonanotte, tesoro."
"Buonanotte anche a te, oba-san." La baciai sulla sua fronte e mi diressi verso camera mia aprendo la porta. Mi buttai a peso morto sul mio soffice letto, ma me ne pentì subito.
Una forte scossa di dolore trapassò lungo tutta la mia schiena; risentì ancora i dolori dei sassi con cui mi avevano colpito Haruo e Masaki.
Finalmente, ora avevo un po' di tempo per sfogare i miei pianti.
Mi raggomitolai nel letto, portando la mia fronte sulle ginocchia concedendo un momento per le mie lacrime di dolore di scorrere lungo il mio viso.
Non potevo essere forte troppo a lungo. Le mie ferite peggiori non si trovavano nè sulla mia schiena, nè sulla mia pelle. Quelle più profonde e pungenti vivevano come un parassita nel mio cuore giorno dopo giorno, accomulandosi come le gocce d'acqua che cadevano dal cielo.
Ma non importava quanto sia forte il mio dolore, dovevo continuare a proseguire il lungo cammino della mia vita; dovevo vivere per oba-san.
Volevo vivere anche per conoscere la verità del mio sangue.
Perché tutti mi odiavano? Chi erano i miei genitori? E cosa avevano fatto di così grave per ritrovarmi gli occhi del mondo farmi soffrire?
Volevo solo continuare ad andare avanti, per trovare le risposte a queste domande. Era questo il mio solo e unico desiderio. Sognavo di andarmene da quest'isola e navigare i mari per sapere tutto.
Le persiane della mia finestra erano ancora aperte, lasciando la luce lunare infiltrarsi in camera mia fino a tingere le pareti di un colore biancastro illuminando l'atmosfera buia della stanza. Iniziai a sentire i miei occhi farsi più pesanti, a breve le braccia di Morfeo verrano a farmi visita, facendo riposare finalmente la mente.
Ma prima che potessi abbandonarmi completamente al mio pacifico sonno, una forte esplosione si fece sentire, accompagnato da una luce rossastra che si mischiò assieme al colore dei raggi lunari rimanendo permanente, facendomi letteralmente saltare dal letto picchiando con il sedere a terra.
Mi affrettai a catapultarmi sul vetro della finestra e i miei occhi rimasero paralizzati davanti all'orribile panorama che stavo venendo.
L'intera città era in fiamme.
Gli abitanti correvano da tutte le parti e urlavano come non li avevo mai sentiti urlare prima. Alzai la mia mano tremolante sulla mia bocca in preda allo shock. Stavo perdendo totalmente la calma.
Corsi di scatto spalancando la porta, ritrovandomi improvvisamente oba-san davanti a me facendomi sussultare ancora di più.
"Oba-san!! Che cosa succede?!" La mia voce terrorizzata uscì dalle mie labbra, cercavo con tutta la mia volontà di calmarmi ma non ci riuscivo.
"Tesoro, io non-..." L'anziana tentò di dirmi qualcosa ma venne interrotta dalle stordanti urla dei vicini e i rumori di spari di fucili.
"I PIRATI!! AIUTO!!" Una voce raccapricciante raggiunse le nostre orecchie, facendomi gelare il sangue.
Oba-san non mostrò nessun segno di preoccupazione o di ansia, il ché mi sembrò molto strano da parte sua.
Improvvisamente, mi prese per il polso e mi spinse con tutta la sua forza dentro la mia stanza, chiudendo la porta a chiave.
"Oba-san!! Oba-san!! Che cosa stai facendo?!" Bussai ripetutamente sulla superficie di legno urlando a squarciagola.
La vecchia, oltre alla soglia, appoggiò le punte delle sue dita sul uscio, respirando profondamente.
"(T/n), per cortesia stammi a sentire. Queste sicuramente sono le mie ultime parole. Hai poco tempo a disposizione, se dovesse capitare qualsiasi cosa... Ti chiedo di scappare! Abbandona questa casa e almeno tu continua a vivere! Qualsiasi ostacolo incontrerai, continua a lottare... E sappi che... Io ti ho voluto sempre bene!" Sussurrò con voce limpida e fine sorridendo per una delle ultime volte, prima che il suo tempo arrivi al limite.
//Angolo Autrice//
Oba-san/Chan= nonna.
Signore e signore(?) Ecco a voi la mia prima x Reader scritta da me *^*
Si lo so, sono passati tre mesi da quando l'ho annunciato. XD
Allora il primo capitolo come vi è sembrato?
Vi chiedete perché vi chiamano "la divoratrice degli Dei? Non posso dirvelo, è troppo presto.
Prima di lasciarvi andare voglio solo rubarvi ancora un pochino di tempo. In questa storia ci saranno alcune isole inventate da me (come cherry Eather) e non seguirà precisamente la trama di One piece dato che preferisco rendere questa cosa più personale.
Vi garantisco che ho bei piani che vi conservo per i prossimi capitoli.
Non vi prometto le date precise per le uscite dei capitoli, dato che sono quasi sempre occupata (e solo per scrivere questo ci ho messo 6 giorni xD).
Vi ringrazio per aver letto il capitolo, lasciatemi una 🌟 e commentate!!
By Miss_Akagami
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