Fuga disperata.
Dopo aver sentito le sue parole, leggermente ovattate oltre alla porta, i miei occhi si spalancarono rimanendo a fissare il vuoto e spontaneamente persi il controllo delle mie lacrime che mi rigavano il volto bagnando le mie guance rosee.
"Oba-san!! Che stai dicendo?! Non è il momento adatto per fare scherzi!" Busso alla porta con più insistenza, arrossando le mie nocche ululanti dal dolore, non volevo assolutamente che l'unica persona che avevo al mondo sparisca dalla mia vita. Non accetterò mai per nessun motivo di lasciare oba-san andare incontro alla sua morte. Dovrebbe sapere che senza di lei io... Non potrei mai continuare ad andare avanti! Lei era il mio raggio di sole che mi donava energia dalla mattina alla sera e la mia piccola fiammella che mi teneva al caldo di notte. Un tesoro, povero di ricchezza e lussuria, ma ricco di emozioni dalla felicità ai brutti litigi. Lei era la mia bussola che mi indicava sempre da che parte dovevo andare e se scomparisse io non avrei la più pallida idea in che direzione dovrei andare. Sarò totalmente persa, senza nessuna persona per cui valeva la pena di fare dei sacrifici e senza qualcuno a cui possa almeno volere bene. In quale posto dovrei andare in questo sudicio mondo dove tutti mi detestano? Ovunque io vada, non troverò mai la serenità con cui venivo accolta in questa piccola casa, nessun profumo sarà uguale alle deliziose cenette che mi preparava lei e soprattutto, nessuna persona sarà mai gentile quanto oba-san. Le prometterei l'impossibile, ora che comprendo che forse non la rivedrò mai più, le chiederei in ginocchio il perdono per tutti i miei stupidi errori, l'abbraccerei ancora un'ultima volta prima che lei voli fra le stelle. Oba-san era sempre stata molto testarda, sapevo che non mi avrebbe mai aperto questa porta.
"Tesoro... Questo è il mio ultimo desiderio... Non avere rimpianti se tu scapperai lasciandomi qui, oramai per te è il tuo tempo di aprire un nuovo capitolo nella tua vita e realizzare tutti i tuoi sogni, e per me invece... Non resterà altro che dileguarmi da questa epoca, di cui oramai, sono solo uno sporco scarto, ma non ti preoccupare io veglierò su di te dai cieli. (T/n)... Io mi sacrificherò per un tuo futuro migliore. Più avanti ti assicuro che anche se dovessi perderti nelle tempeste, persino se dovessi percorrere dalla cima a fondo gli inferi... Ci saranno persone che ti vorranno bene, in questo mondo non esiste una singola persona che possa essere condannata alla totale solitudine, anche se sei speciale qualcuno ti saprà accettare così come sei perché sei umana, ti chiedo di continuare a vivere, di conoscere te stessa e questo mondo!" Sussurrò l'anziana dalla sua bocca, allontanandosi dalla porta e scese adagio dalle scale, ignorando i continui pianti disperati della fanciulla. Nonostante la sua schiena ridotta male e le sue gambe fragili come un sottile strato di vetro, lei continuava a calare i gradini con totale serenità. Aveva una promessa da mantenere, ovvero quella di assicurarsi che in ogni modo la sua adorata nipotina viva felice scoprendo da sola il significato della sua esitenza. Tutti in questo mondo erano nati con un motivo ben preciso, fu già stato tutto prescritto nel destino dal momento preciso in cui ognuno di noi siamo venuti alla luce. Ma secondo l'anziana alcune persone erano speciali, proprio perché è il cielo a sceglierli, ma questa verità per ora deve essere nascosta alla sua nipote, se il mondo scoprisse che gente come lei è ancora in vita, la sua piccola anemone, il fiore della delicatezza e fragilità, sarà come spazzato via dal vento disperdendo via i suoi petali dai colori vistosi e vivaci che in pochi raccoglieranno per farle vedere la luce del sole.
Appena i suoi piedi aderirono con il pavimento del salotto, l'anziana prese in mano il suo bastone da passeggio, appoggiando un palmo della mano sopra il dorso dell'altra, sforzandosi di non perdersi in lacrime inutili, non si doveva far sconfiggere dalla dolorosa morsa della morte.
Neanche il tempo per ammirare un'ultima volta la sua cara dimora e far proiettare nella sua mente tutti i suoi ricordi come una vecchia filmina, che la porta si spalancò con violenza sbattendo sulla parete incrinandola. Un uomo si insediò nella casa avanzando con passi lenti, facendo rieccheggiare il suono dei suoi passi in tutto il salotto, e afferrò la sua pistola avvolta in una benda legata attorno ai suoi fianchi. Un ghigno fragoroso a stenti venne intrattenuto da quelle labbra circondate da una folta peluria corvina e gli occhi dello sconosciuto si agganciarono direttamente sulla povera vecchia, priva di peccati e colpe, che davanti alla figura virile non dimostrò neanche un briciolo di emozione nei suoi occhi, continuado a esaminarlo per cercare di capire cosa volesse da lei questo estraneo.
"Oi... Vecchia decrepita, io sono un pirata di una ciurma molto rinominata in questo mondo. Adesso quest'isola è sotto il nostro controllo e voi abitanti dovete pagare delle tasse ogni settimana di una cifra che ammonta a 300.000.000 berry! Dato che siamo approdati qui, per oggi chiudiamo un occhio per questo piccolo sconticino. Tuttavia non hai altra scelta che di saldare tutto il tuo denaro immediatamente, oppure metterò a repentaglio la tua inutile esistenza." La sua voce profonda uscì dalla sua bocca alzando un sopracciglio all'anziana in attesa della sua risposta.
"Io non possiedo tutti quei soldi. E anche se ce li avessi, non butterei mai una grande cifra come quella, nelle mani di uno sporco pirata." Rispose fredda l'albina dai capelli arruffati, sentendosi infastidita dalle parole di quell'uomo; ella in questo momento forse potrebbe sembrare la solita vecchietta scontrosa dal carattere pungente come le spine di una rosa, ma in realtà dentro il suo animo non prova altro che grande preoccupazione per sua nipote, che ora di sicuro stava ancora in camera sua sperando che non accadesse nulla di grave alla sua carissima nonna.
"Perfetto. A quanto pare ci siamo intesi bene." Il pirata si preparò con la pistola puntata contro l'anziana con l'indice posizionato sul grilletto, in attesa di premerlo senza pietà.
La sua clessidra iniziò a scaricare lentamente gli ultimi granelli di sabbia, il primo incontro con la sua piccola figliola, adesso stava sbocciando nella sua mente.
All'ora, era sola una bellissima neonata che già a soli pochi attimi dalla sua nascita, lei aveva uno splendido sorriso luminoso che le inteneriva ancora di più il suo volto. Le sue piccole manine uscivano fuori dal lenzuolo bianco in cui era avvolta, per tenderle in direzione di colei che l'aveva cresciuta fino ad oggi. Lo stesso giorno in cui lei venne al mondo, era lo stesso in cui anche sua madre abbandonò tutti, potendo vedere solo per pochi minuti la dolce grazia che aveva dato alla luce, adagiata in braccio come sui petali rossi, riparata da innumerevoli spine assottigliate per la volontà di sua nonna e quando la fanciulla raggiunse l'età più adatta, in una comune mattina d'estate, fra la brezza e le rugiade che scivolavano sul suolo dai crisantemi, conobbe davanti alla tomba la sua defunta madre. E per tutto questo tempo oba-san era sempre stata una rosa, le sue spine pungevano dolorosamente ma ogni suo petalo erano sempre stati capaci di amarla fino alla fine.
L'eco della sparo si propagò in tutta la stanza facendo arrivare in neanche dopo un secondo la pallottola dritta al cuore dell'anziana, che sussultò dallo spavento per l'improvvisa interruzione del suo triste flashback.
Crollò a terra subendo una brusca botta sulla schiena immergendosi in una pozza del suo stesso sangue, sentendo come l'ultimo suono il rimbalzo del suo bastone da passeggio, ma come ultimo pensiero la figura della sua amata nipote sorridere per lei ogni singolo giorno.
Sotto gli occhi del pirata, oba-san esalò il suo ultimo respiro.
Sentì un rimbombo stordante arrivare dal piano di sotto.
Declinai immediatamente la mia intuizione. Era tutto solo un brutto incubo, vero?
Mi sollevai con forza la pelle della mia mano pizzicandomi, ma purtroppo tutto ciò corrispondeva alla dura realtà.
Le mie lacrime oramai sembravano ruscelli che scorrevano dalla vetta di una montagna. Mi morsi le mie delicate labbra per trattenere i miei singhiozzi e mi precipitai subito alla finestra; con le mani tremolanti circondai con il mio palmo la fredda maniglia e con rapidità la girai aprendola per abbassare lo sguardo guardando con occhi sgranati la distanza che c'è fra me e il suolo.
Deglutì per la paura che mi scorreva nelle vene facendomi spuntare i brividi su tutta la pelle.
"Io mi sacrificherò per un tuo futuro migliore."
Le ultime parole di oba-san percossero la mia mente da una parte all'altra.
Portai le mie mani sulle mie goti e mi asciugai le umide lacrime che mi scivolavano senza interruzione sul viso.
Ti chiedo scusa oba-san. Non avrò più timore davanti ogni ostacolo che avrò davanti. Nessun fardello sarà più pesante quanto quello che hai dovuto sopportare tu a causa mia.
Presi un profondo respiro riempendo i miei polmoni per calmarmi e alzai lo sguardo dritta davanti a me, per prepararmi a superare il mio primo ostacolo.
-----------------------------------------------------------
Mezz'ora dopo,
Nei paraggi di Cherry Aether.
In una cabina tetra di una nave che navigava a tutta velocità fra i mari del Nuovo Mondo, un uomo dalla figura possente, stava seduto su una sedia affiancato dai suoi due compagni più fedeli. Avevano un'aria severa sui loro volti e una potente tensione si propagava nell'atmosfera opaca contrastata da leggeri barlumi rossastri provenienti da una candela rinchiusa in una gabbia metallica, mentre guardavano con nervi tesi la radiosnail squillare muovendo le sue labbra per emettere la sua eccentrica suoneria.
"Birubirubiru~ Birubirubiru~ Birubirubiru~"
Non c'era ombra di dubbio che dovrebbe essere una chiamata di estrema importanza, dopotutto era da un bel periodo di tempo che il capitano di questa nave, stava avendo delle continue discussioni con uno dei più temibili pirati di quest'era.
Senza neanche battere ciglio, l'uomo allungò la sua mano verso il microfono per afferrarlo e portarselo subito vicino alle sue labbra, facendo smettere di squillare la radiosnail che mimò all'improvviso un'espressione facciale tracciata da un'enorme ghigno malefico.
"Non mi sarei mai aspettato una sciocchezza simile... Un pirata come te che si fa sfuggire di mano il controllo della situazione nella propria isola in un modo così patetico? Quante altre volte te lo devo continuare a chiedere? Se unirai le tue forze alle mie, saremmo in grado di conquistare il mondo e diventeremo i più potenti, ma per colpa della tua testardaggine, ora molte persone in cui credevano in te stanno morendo una dopo l'altra." La voce misteriosa terminò il suo dialogo perdendosi in una fragorosa risata alla fine.
Gli ascoltatori nella tetra cabina, si guardarono nei occhi confusi senza capire di cosa stesse parlando. Speravano che un nemico come lui non si fosse spinto a così tanto per un semplice rifiuto alla sua assurda proposta.
Perché mai era così ossessionato di avere un grandissimo potere fra le sue mani? Sicuramente, potrebbe essere l'immenso rancore accomulato da anni nel suo passato nei confronti del Governo Mondiale ad averlo acciecato completamente, senza permettergli di vedere un lampo di ragione. Il primo principio di una nave pirata era quello di vivere liberi, senza essere controllati da nessuno e senza aver l'interesse di dominare nulla.
L'uomo parecchio irritato, strinse fra le sue dita il microfono alzandosi di scatto in piedi e colpì con un pugno la fredda superficie del tavolo rotondo.
"Kinjishi! Bastardo! Non ti sarai mica permesso di mettere in mezzo delle persone innocenti in questa faccenda, solo per un tuo infantile capriccio?!"
Egli urlò stringendo i suoi pugni fino far pulsare le vene sul dorso delle sue mani per il nervoso.
"Finché tu non mi darai ascolto, io continuerò a tormentare tutto ciò a cui dai tanto valore. E più continuerai a ribellarti, ti assicuro che non esiterò a torcere un solo capello ai tuoi cari compagni. Avrai ancora poco tempo a disposizione, altrimenti ti toccherà dire addio a qualche tuo caro amico. Ah, un'ultima cosa... Mi sembra proprio che a Cherry Aether i miei uomini si stiano divertendo un po'. Alla prossima, Gol D. Roger." Il Leone D'oro riattaccò la chiamata e la piccola radioSnail ritornò nel suo profondo sonno, ritirandosi lentamente nel suo guscio.
I tre uomini si scambiarono fra loro dei sguardi fugaci e il capitano uscì fuori dalla cabina di fretta e furia, spalancando la porta di legno, facendo sussultare i suoi uomini sul ponte che stavano svolgendo la loro solita routine da pirati. Naturalmente, anche un cuore temerario come il suo, può provare agitazione per gente a cui aveva promesso che avrebbe difeso con tutte le sue forze, ma il nemico era stato più sleale che astuto ad aver messo in mezzo dei innocenti per una tale sciocchezza. Egli non avrebbe mai sottomesso nessuno, nè tanto meno si sarebbe permesso di privare la libertà ad una qualsiasi persona. Il suo sogno era quello di navigare fino ai confini dei mari, cambiando radicalmente le ingiustizie che incontrava nel suo percorso. E ora farebbe l'impossibile pur di cambiare questa situazione, prima di tutto aiuterà gli abitanti dell'isola, che sarebbe dovuta essere sotto la sua protezione e infine il Leone d'Oro assolutamente ne pagherà le conseguenze al più presto.
"FERMATE TUTTE LE OPERAZIONI IN CORSO E PRENDIAMO LA ROTTA VERSO SUD!!" Urlò perdendo ogni minimo auto-controllo delle sue azioni. I suoi uomini mollarono immediatamente tutto ciò che tenevano in mano e di fretta corsero da una parte all'altra sul ponte per cambiare la rotta; loro conoscevano molto bene il loro capitano e si fidavano ciecamente di lui. Tutti comprendevano in che difficile situazione si ritrovava il loro capitano e assolutamente erano disposti a tutto pur di combattere al suo fianco.
• • • • •
L'imponente Oro Jackson finalmente approdò sulla costa dell'isola. I pirati si stavano preparando a scendere dalla nave per combattere ma...
"Oi, Buggy! Si può sapere dove è finito quell'imprudente?!" Domandò con impazienza un uomo dai capelli biondo cenere tirati all'indietro, rivolto a un ragazzino che stava seduto sulla ringhiera a pulire la lama del suo pugnale con uno straccio.
"È corso come un matto verso l'isola non appena abbiamo abbassato l'ancora... Tsk, mi auguro solamente che non si faccia vedere mai più." Borbottò il turchino continuando a sfregare il suo pugnale senza alzare lo sguardo da esso.
"I giovani di oggi appena percepiscono l'odore di avventura non sanno proprio contenersi..." Si lamentò un uomo dai capelli corvini mentre afferrava i suoi arpioni.
-----------------------------------------------------------
Qualche ora dopo, sull'isola.
Is this the final scene in our tragic play?
Only courtains remain to fall.
There's no reason left to stay in this place.
We move backwards against the wall.
Sentivo il mio corpo pensate come una roccia, stavo esaurendo le mie energie e non ne avevo la più pallida idea da quanto tempo stavo correndo, tentando di nascondermi dai pirati dietro a quei pochi brandelli di muri che erano rimasti. La città era totalmente in fiamme e stava ardendo tutto ciò che incontrava, causando un rimpugnante odore di fumo, obbligandomi a coprire con le mani il mio naso perché non tolleravo il suo orribile odore. C'era molta confusione, questa di sicuro era la più brutta esperienza che abbia mai passato in vita mia. C'erano molte donne che fuggivano stringendo fra le braccia i loro bambini, incapaci di correre in autonomia e chi non ne era in grado, vengono uccisi senza alcuna pietà dai colpi di pistole oppure dall'affilato acciaio delle spade.
Conversation's over.
Communication's down.
The monologue is taking over.
Le grida forti e prolungati dai uomini non esprimevano affatto solo dolore e la sofferenza, ma quello che tormentava di più i loro cuori è la rabbia; mentre nel mio non c'era altro che un vuoto profondo come un abisso oscuro. Ed era dannatamente doloroso. Senza oba-san, mi sentivo sola nonostante non sia passata neanche mezza giornata. Questo bruciore dentro di me ardeva molto più forte delle fiamme che stavano distruggendo tutto, la rabbia la sofferenza che portavo dentro di me svanirono, vennero completamente neutralizzate dalla mia sensazione di vuoto che mi lasciò oba-san. Non riuscì più a provare sentimenti.
I'm still broken.
I took you in with arms wide open.
My color fades to grey.
There's nothing left to say.
Now it's all dead.
Appena recuperai il tempo del mio respiro, mi affacciai oltre al muro per controllare che non ci siano persone nei paraggi.
Non c'era nessuno.
Con un passo furtivo avanzai di un passo, pronta per continuare a correre, ma improvvisamente qualcuno mi strinse il braccio con veemenza scaraventandomi a terra. Gemi dal dolore appena caddi bruscamente ferendomi le ginocchia e i polsi, e non avevo neanche il tempo di alzarmi del tutto che mi ritrovavo una pistola puntata a pochi centimetri dalla mia fronte impedendomi di continuare con il mio percorso.
"Tu, dove credi di scappare?? Eri davvero convinta che saresti riuscita a scappare da quella finestra senza farti notare?" Sibilò il pirata piegandosi in avanti per appoggiare la pistola con violenza sulla mia fronte. I miei occhi rimannero fissi e sgranati su quello sguardo dipinto di pura pazzia, e capendo che mi ritrovavo di fronte all'assassino di oba-san cominciai a tremare pensando che oramai la mia fine era vicina. Ero completamente terrorizzata davanti a questo criminale, decisamente troppo forte per me. Ma una piccola scintilla dentro di me si accense, mi incitò a combattere e di non arrendermi. Non dovevo avere paura, era questa persona che ha portato alla mia sola e unica oba-san a sacrificarsi per me, ma se mi facessi uccidere proprio adesso il suo gesto sarà invano.
Spinta da questa piccola speranza, cercai di smettere di tremare, in qualche modo dovevo almeno provare a reagire. Senza distaccare il nostro contatto dei occhi, mentre sono ancora in ginocchio sul suolo, con un movimento più rapido che potevo mi alzai, allungando le braccia verso di lui e afferrai la sua pistola con entrambe le mani per deviare il tiro di fuoco in modo che non punti contro di me, per poi prendere immediatamente il controllo del braccio del pirata con intenzione di slogarlo.
Prima che potessi fare quello che stavo pianificando, il pirata terribilmente irritato dal mio gesto, mollò la presa della sua pistola facendola rimanere nelle mie mani e con tutta la forza che possedeva, mi tirò un violento pugno sul mio stomaco facendomi piegare in due e sputare fili di sangue dalla bocca. Le mie gambe ceddero nuovamente, con quell'uomo alle mie spalle, tossisco premendo con il palmo della mano il mio addome cercando di attenuare il dolore, sostenendomi con il gomito appoggiato sul suolo.
Vorrei continuare a scappare, ma il mio corpo sembrava pesante come un'enorme palla di cannone, dalle mie spalle sentì dei passi avvicinarsi e una risata perfida raggiungermi molto lentamente. Avevo paura, non voglio morire in un posto del genere.
"È molto meglio per te che non avanzi di un solo passo in più verso quella ragazza." Udì un'altra voce maschile dalle mie spalle, con cautela girai il mio capo per identificare da chi provenissero quelle parole e i miei occhi si incontrarono con una sagoma di ragazzo con la schiena rivolta verso di me, che stringeva fra le sue mani una spada puntata verso il mio nemico.
"Riesci ad alzarti?" Mi chiese voltandosi leggermente verso di me senza abbassare la guardia, permettendomi di vedere i suoi occhi neri pece, in forte risalto con i suoi capelli rossi scarlatti.
Gli annuì solamente con la testa un sì e con delicatezza mi alzai in piedi, tutto il mio corpo faceva sempre più male, non riuscirò a correre ancora per molto.
"Maledetto!! Come ti sei permesso di colpirmi?!" Sputò acido il pirata avanzando con un passo, intento a tirare un pugno al rosso, che velocemente lo schivò spostandosi lateralmente, lasciando una brezza d'aria spostargli i capelli all'indietro.
Quel ragazzo, sembrava avere diciassette anni, proprio come me e ero sicura di non averlo mai visto in città. E con questo, mi risalirono in mente mille domande nella mia testa.
Perché fra tutte le persone che c'erano qui, ha scelto proprio me?
Tuttavia, era un ragazzo troppo giovane, uno come lui non poteva sperare di sconfiggere un pirata con molti anni di esperienza.
Nella natura solo i più forti potevano vincere.
Infatti nonostante abbia evitato un colpo, non si era reso conto che oramai, era già in trappola fra le grinfie del pirata che con un passo furtivo gli assestò un calcio sulle caviglie facendolo cascare a terra.
Per quanto era meschino e rozzo il pirata, gli calpestò la mano obbligandolo a mollare l'impugnatura dall'elsa della spada per poi rubarla e puntare la lama tagliente sul suo collo pronto a trapassargli senza pietà il punto vitale.
Dinanzi a quella scena violenta, i miei occhi si sgranarono, vorrei salvare a tutti i costi quel ragazzo nonostante io non lo conosca, ma il mio corpo non cessò di tremare, la mia mente non riusciva a elaborare alternative soluzioni per aiutarlo, ma non potevo lasciarlo e andartemene via così.
Casualmente il mio occhio ricadde sulla pistola che avevo fatto cadere prima al pirata, e con molta cautela la presi in mano stringendola forte a me. Sembrava che l'uomo mi abbia messa da parte per ora, e questo per me era un grande vantaggio.
Allungai le braccia posizionando il dito indice sul grilletto indirezione del pirata.
Sono davvero pronta a sporcarmi le mani per la prima volta?
Ancora non riuscivo ad avere la meglio sul mio tremolio e di conseguenza non ce la facevo a prendere la mira. Temevo che se sbagliassi, finirei per sparare al ragazzo.
I miei occhi non smettevano di fissare quell'orribile scena. Una persona stava per perdere la vita proprio davanti a me, e l'unica che potrebbe salvarlo ero proprio io, una ragazza che non aveva mai avuto a che fare con questo genere di cose e dalle poche qualità di combattimento, capace solo a darsele a gambe.
I'm still hoping.
That we can find the words once spoken.
My senses bow to break.
How long have we to wait still it's all dead?
"Scappa!!" Il rosso spostò leggermente la testa all'indietro per poter guardarti nei occhi. "Non devi per forza farlo!! Qui è troppo pericolos-..."
"NO! Ora ne ho abbastanza di scappare lasciando le persone morire al posto mio!! Io voglio sopravvivere, non posso assolutamente farmi privare della mia libertà di vivere da questi pirati!!" Interruppi le sue parole dando un piccolo sfogo di quello che mi sentivo realmente dentro, facendomi sfuggire qualche lacrima dai miei occhi.
Non era giunto il mio momento per morire, non ora.
Instantaneamente le mie mani smisero di tremare, una strana adrenalina iniziò a sbocciare dentro di me, adesso ero ferma e decisa, non importava se mi sporcherò le mani, io dovevo avere la mia libertà.
Presi un profondo respiro e premetti il grilletto. Le urla dei cittadini, il fuoco che consumava le case, tutto mi sembrava arrestarsi. Riuscivo solo a sentire lo sparo che si propagava con un eco molto forte in tutto l'ambiente, come se fosse al rallentatore. In quei secondi infiniti speravo che tutto andasse bene. Speravo di riuscire a scappare e a salvarmi. Il mio cuore non smetteva di battere forte, ho paura di coinvolgere anche quel ragazzo che mi stava aiutando.
E se... Invece sparerò a lui? Andrà realmente tutto bene?
La tensione era forte nell'aria.
Chiusi gli occhi abbassando la testa appena vidi la pallottola conficcarsi nella tempia del pirata, che lasciò la presa della spada per poi accasciarsi al suolo in fin di vita, facendomi giungere alle orecchie il fastidioso rumore della carne lacerata. Urlai dallo spavento cadendo in ginocchio a terra.
Avevo ucciso una persona. Ora le mie mani erano sporche. Non mi sarei mai aspettata di fare questo nella mia vita che fino a tre ore fa era serena e tranquilla.
Mi sentì sollevare da terra e mi ritrovai a mo' di sposa fra le forti braccia dal ragazzo con i capelli rossi, per un attimo rimanni persa nei suoi occhi scuri e il suo sorriso gentile che tentavano di riassicurarmi che riusciremo a scappare. Senza perdere tempo lui iniziò a correre verso Sud, dove ho sentì delle voci che in quella direzione, c'era una nave della Marina pronta ad accoglierci e per potercene andare.
"Perdonami per averti coinvolta in tutto questo, se solo fossi più forte... Non saresti stata costretta a uccidere." Mi sussurrò il ragazzo con un filo di voce mentre il suo volto era coperto dall'ombra del suo bizzarro cappello di paglia.
"No, non è successo niente." Scossi la testa cennandogli un no. "Ma tu chi sei?" Gli chiesi guardandolo nei occhi.
"Io sono Shanks."
I will find you.
You will find me.
How I can live if it's all dead?
//Angolo autrice//
Ecco a voi il secondo capitolo! Sicuramente ci sono dei errori grammaticali, ma presto rimedierò.
Come vi sta sembrando la storia per adesso?
Ah, un'altra cosa. Vorrei davvero abbracciarvi tutte una per una perché non è passata neanche una settimana e solo per il primo capitolo siamo salite con rapidità già alle 126 visualizzazioni!❤ Grazie di cuore 😘
Comunque, vi devo anche chiedere scusa per ieri xD avevo pubblicato il capitolo al posto di salvarlo e il primo capitolo l'ho aggiornato cambiando qualcosina😂
Sono una grande pasticciona.🙊
P.s. se volete la canzone è questa qua:
Vi ringrazio per aver letto, lasciatemi una 🌟 e commentate!
By Miss_Akagami
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top