Rosso (parte 2)

Un tuono squarciò il cielo e per un attimo il lampo illuminò l'ambiente in penombra. Non che ne avesse bisogno, sapeva bene come orientarsi tra le ombre, lo avevano accompagnato e circondato per così tanto tempo da portarlo a credere che fossero serpeggiate dentro di lui fino ad intossicarlo. Avanzò lentamente, salì ogni gradino con innaturale calma diviso tra il bisogno di convincersi di non provare più nulla e quello di ritardare ciò che avrebbe visto e lo avrebbe ucciso. La sua lentezza però non gli impedì di trovarsi di fronte alla porta della stanza in cui tanto temeva entrare, aveva solo prolungato l'agonia. Come se fosse stato qualcun altro ad impartire l'ordine alzò un braccio, appoggiò la mano sul pomello e lo girò. La porta si aprì con un sinistro cigolio, nella stanza aleggiava un senso di morte. Senza indugiare entrò sapendo che quando ne sarebbe uscito non sarebbe stato più lo stesso. Si sentiva come se il filo su cui era stato in precario equilibrio per tutto quel tempo fosse in procinto di rompersi. Sapeva che era solo questione di tempo, quando il filo si sarebbe spezzato allora ci sarebbe stato solo il vuoto e un rapido precipitare. Era pronto alla morte, si rese conto con inaspettata calma, desiderava solo che il dolore e il tormento cessassero. L'unica ragione per cui aveva continuato a vivere era stato quel fragile filo ma ora non avrebbe avuto più neanche quello. Non ebbe il coraggio di guardare il letto mentre attraversava la camera e si accostava alla finestra accanto ad esso. Il cielo plumbeo era ricoperto di nuvole che minacciavano di piovere da un momento all'altro e su ogni cosa era scesa un'ombra.

Un'ombra di morte.

<< Draco>> sussurrò debolmente la sua voce cui lui rifiutò di rispondere. "Ti prego", pensò con disperazione chiudendo gli occhi, "non voglio vedere, non costringermi a vedere". Una mano però gli toccò e strinse il braccio gentilmente e con un sussulto contro la  propria volontà puntò lo sguardo sul letto. Tutta la freddezza e la calma di cui si era armato con così grande cura si dissolsero in un attimo. Un lamento gli scappò involontariamente dalle labbra e il respiro si fece affannoso.

Non era pronto alla morte.

<< Draco>> ripeté con infinita tristezza e pena sua madre. << Siediti>> gli sussurrò facendogli con fatica spazio sul letto.

Si sedette a malapena consapevole dell'azione appena compiuta avendo dedicato tutta l'attenzione al viso della madre, deperito e sofferente, che non riusciva più a rassicurarlo come quando era bambino. Adesso vedeva solo la fine, la loro fine e il mondo gli crollò definitivamente addosso. Un dolore sordo gli colpì il petto, la disperazione e il panico lo soffocarono.

<< Non mi lasciare>> la supplicò con voce rotta mentre le lacrime cominciarono a rigargli le guance con il cuore che sembrava voler uscire dal petto. L'abbracciò e vi si aggrappò come se volesse impedirle di scappare da lui, dalla vita. Si sentì accarezzare i capelli amorevolmente e comprese che lo stava facendo per provare a calmarlo e confortarlo ma se possibile quel gesto peggiorò le cose perché quella carezza sapeva tanto di un addio.

<< Draco>> lo chiamò ancora assaporando il nome del figlio << Dopo che me ne andrò...>> esordì.

<< No, no io troverò un modo!>> le disse tornando ad essere combattivo e abbandonando la rassegnazione di qualche minuto prima, tremante e scosso dai singhiozzi.

<< ...voglio che tu non ti chiuda alla vita>> continuò con apprensione. << Non sarai solo, Hermione ti aiuterà ne sono certa. Lo vedo...>> si interruppe  per tossire << lo vedo come ti guarda, ti vuole bene. Ti prego, non rifiutare il suo aiuto. Promettimelo>> concluse con voce roca ed un tono di urgenza. << Draco guardami>> quasi lo supplicò e nell'udire quel tono di voce obbedì e alzò la testa<< Ti prego promettimi che ti farai aiutare>> gli chiese con gli occhi lucidi mentre gli stringeva le braccia.

Guardò il suo viso sfuocato a causa delle lacrime e batté più volte le palpebre per scacciarle via e vederla meglio << Lo prometto>> le sussurrò mentre il suo cuore sanguinava con voce malferma per rassicurarla.

<< Sarò sempre con te, amore mio>> la sentì sussurrare stanca mentre gli baciava una guancia e si sentì soffocare per il dolore e l'emozione nel sentirsi chiamare in quel modo così affettuoso per la prima volta.

<< Andrà tutto bene. Troverò un modo e staremo ancora insieme>> continuò a convincersi accarezzandole i capelli, sorridendole forzatamente e trattenendo i singhiozzi e altre copiose lacrime. Vide la madre sforzarsi visibilmente di non piangere e si rifiutò di comprenderne il motivo.

<< Draco>> esalò solamente mentre un lampo illuminò il suo viso e la luce lentamente abbandonò i suoi occhi. Le mani smisero di stringergli le braccia e si adagiarono sulle coperte come la neve che fuori cadeva ricoprendo il terreno e gli alberi spogli.

Il silenzio calò nella stanza.

Rimase immobile, senza emettere alcun suono, nemmeno un singhiozzo. Si convinse disperatamente che stesse dormendo guardando la sua espressione serena e gli occhi chiusi  eppure c'era qualcosa di diverso in lei, era innegabile, come se il suo corpo fosse stato privato di una componente essenziale. E allora l'orrore lo colse. Le toccò le braccia e la scosse aspettandosi che da un momento all'altro aprisse gli occhi come aveva sempre fatto. Quando quel tentativo però si rivelò vano uscì la bacchetta dalla tasca e dopo essersi sforzato di non far tremare la mano gridò provando più volte e con crescente agitazione: << Reinnerva!!! Reinnerva! Reinnerva. Reinn...>>. Quando si convinse che l'incantesimo non funzionava si alzò lentamente in piedi fissando la madre con occhi sgranati. Aprì la bocca come se volesse gridare da un momento all'altro ma l'unico suono che udì fu quello del suo respiro affannato e spezzato.

Si guardò intorno cercando qualcosa a cui appigliarsi, allentandosi la cravatta non riuscendo a respirare e fu quando osservò la stanza che li vide, fermi sulla soglia della porta. Lo fissavano. Avrebbe voluto urlare al Medimago di non compatirlo e alla Granger di non guardarlo piangendo perché avrebbe reso reale ciò che era successo e lui non voleva che lo rendesse tale. Avrebbe voluto cacciarli via e sfogare tutta la sua rabbia e il suo dolore su di loro. Avrebbe voluto infine distruggere quella stanza, l'intero Manor e ridurli in cenere. Avrebbe voluto eppure tutto ciò che fece fu rimanere in silenzio agghiacciato dall'orrore e dal male che lo corrodeva. Prese a far vagare lo sguardo per la stanza sentendosi un animale in gabbia sull'orlo della follia e cominciò ad elencare mentalmente ciò che vedeva sentendo il filo iniziare a sfilacciarsi lentamente.

Comodino, specchio, armadio, mensole.

Continuava a guardare i vari oggetti senza metterli davvero a fuoco nella stanza per non pensare, per ritardare il momento in cui gli avrebbero chiesto cosa farne del corpo di sua madre. Ma lei non era morta! Non era morta!

Comodino, armadio, mensole, vasi.

Vasi.

La vista dei vasi preferiti della madre posti sulle mensole d'un tratto fermò il suo delirio e lo spinse a muoversi. Si avvicinò ad essi con cautela come se potessero attaccarlo da un momento all'altro. Fissò i loro decori raffinati ed eleganti che le piacevano tanto e capì che non aveva più via di fuga dall’orribile verità. Si piegò di colpo su se stesso come se avesse ricevuto un pugno allo stomaco mentre provava a sostenersi poggiando una mano sulla mensola. Il dolore si tramutò in rabbia e digrignò i denti quando pensò a quei vasi odiandoli con tutto se stesso perché non era giusto. Non era giusto che la bellezza di sua madre fosse sfiorita e la loro no. Non era giusto che lei avesse perso la vita, a quel pensiero si portò una mano alla bocca come se fosse sul punto di vomitare, mentre loro continuavano ad esistere. Non era giusto che lo tormentassero con il ricordo dei tempi felici che avevano vissuto e che non sarebbero mai più  tornati. Non era giusto. Si coprì gli occhi con le mani non volendoli vedere, non volendo ricordare nè osservare tutto ciò che le appartenesse.

<< Malfoy>> si sentì chiamare da una voce femminile che ignorò rifiutando qualsiasi tipo di conforto. L'unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento era solo che quei vasi sparissero e con essi la terribile consapevolezza della morte di sua madre. Di scatto li prese e li gettò a terra rompendoli in mille pezzi ma mentre osservava il suo operato se possibile si sentì ancora peggio e il filo infine si spezzò. Si piegò su se stesso sopraffatto dal dolore iniziando a gridare e a stringersi i capelli tirandoseli con violenza non sapendo come attenuare il dolore che lo stava uccidendo fino a quando non sentì qualcuno che provava a fermarlo e infine il buio.

La prima cosa che udì fu il battere della pioggia contro il vetro della finestra e il vento fuori infuriare. Lentamente con sollievo prese consapevolezza di essere avvolto da pesanti e calde coperte e di trovarsi nella camera che da qualche giorno condivideva con Hermione. Il sogno però era ancora vivido e doloroso. Non era stato un semplice incubo, pensò quando lo ripercorse con la mente, ma un ricordo che aveva tentato di seppellire nelle profondità del proprio essere e che aveva scelto proprio quel giorno di emergere. Rimase immobile, in silenzio e rannicchiato sopraffatto dal dolore, la stessa reazione che aveva avuto durante le settimane seguenti alla morte della madre, e a quel pensiero tornò indietro con la mente a quei terribili giorni.

Non sapeva per quanto tempo fosse rimasto in quello stato nel continuo tentativo di lasciarsi andare. Hermione in quel periodo non l'aveva lasciato mai solo, gli aveva sottratto la bacchetta poiché il primo giorno aveva tentato di uccidersi e ogni giorno si premurava che si nutrisse tenendolo aggiornato su ciò che accadeva nel mondo magico. Non si opponeva mai, acconsentendo passivamente ad ogni sua cura memore della promessa fatta alla madre, ma sperava solo che la fine a quell'agonia arrivasse presto. Era andata avanti così per giorni, settimane e quando la situazione per lui però era divenuta insostenibile nel momento in cui Hermione l'aveva tirato su a sedere parlò per la prima volta da quando era morta la madre.

<< La...>> esordì roco provando a schiarirsi la voce << Lasciami andare>> le chiese con gli occhi lucidi.

La reazione di Hermione lo spiazzò. Aveva distolto lo sguardo dal suo viso per trattenere e nascondergli le lacrime che premevano per uscire. In completo silenzio poi si era alzata dal letto ed era uscita dalla stanza lasciandolo solo. All'inizio era stato felice della sua reazione ma quando le ore erano trascorse e non era tornata per tutto il giorno ebbe paura che lo avesse davvero abbandonato a se stesso. Poi la sera stessa la porta si era aperta di nuovo ed Hermione era rientrata. Si aspettava che lo avrebbe costretto a mangiare ma lo sorprese ancora quando si limitò a sdraiarsi accanto a lui. Era rimasta per giorni così rifiutando il cibo che portava Poppy quando lo rifiutava anche lui e convinto fino a quel momento che non gli importasse nulla di lei, si scoprì preoccupato e in colpa nei suoi confronti. Dopo tutto ciò che aveva fatto per sua madre che le aveva voluto bene come se fosse una figlia non poteva sopportare che sprofondasse con lui. A quel pensiero una fitta di dolore, che per la prima volta interruppe la sua apatia, lo colse. Decidendo di fare qualcosa e notando che mangiava nel momento in cui lo faceva anche lui non rifiutò più il cibo portato dall'elfo. Un giorno, uno dei più importanti della sua vita, dopo settimane in quello stato le prese delicatamente il polso facendole girare il viso nella sua direzione.

<< Che succede, Granger?>> le sussurrò guardandola negli occhi.

<< Sono stanca>> gli rispose con un'alzata di spalle.

<< Dovresti alzarti e stare con Potter e Weasley>> cercò allora di convincerla stringendole il polso.

<< Mi alzerò se lo farai anche tu>> ribatté stringendogli la mano.<< Perché no?>> gli chiese quando lo vide  scuotere la testa.

<< Non ho più nessuno>> le disse piano fissando il soffitto.

<< Questo non è vero>> lo contraddisse Hermione portandolo a guardarla di nuovo << Hai me... se vuoi>> continuò e la sua voce fece trapelare un velo di insicurezza. Ricordò l'incredulità che aveva provato al pensiero di poter ricominciare tutto da capo e poi la speranza che sbocciava nel suo petto mentre fissava gli occhi pieni di vita della Grifondoro, una vitalità che lo attirava e non era più sicuro di voler abbandonare. "C'è ancora qualcosa di bello in questo mondo, qualcosa per cui valga vivere", fu il pensiero che formulò mentre fissava le sue iridi e lo spinse a prendere una decisione.

<< Insieme?>> gli chiese allora Hermione stringendogli la mano.

<< Insieme>> rispose con un filo di voce mettendosi a sedere e sentendo il peso sul petto alleggerirsi.

<< Cos'hai? Ti senti male? Mi senti?>> furono le parole che lo strapparono ai suoi ricordi e lo fecero tornare alla realtà. Riconobbe immediatamente la sua voce e d'istinto alzò lo sguardo sull'altro letto di fronte al suo trovandolo vuoto.

<< Vado a chiamare Poppy>> continuò preoccupata ma Draco sentendo quelle parole le strinse il polso e si distese sulla schiena per guardarla negli occhi.

<< Sto bene>> la rassicurò ma dall'espressione con cui la Grifondoro lo guardava, agitata e tremante, non doveva essere sembrato troppo credibile. Eppure era il massimo che poteva fare in quel momento, odiava ricordare il suo passato, soprattutto quel giorno. Un'inaspettata carezza tra i suoi capelli lo fece trasalire e il cuore gli si gonfiò di amore. Hermione, seduta sul suo letto, aveva preso ad accarezzargli il viso con l'altra mano asciugandogli le lacrime sulle guance. Lo guardava comprensiva adesso e Draco capì che aveva intuito quale fosse stata la  causa del suo malessere. Si abbandonò alle sue carezze che lo facevano sentire al sicuro, protetto chiudendo gli occhi e si trattenne dal piangere quando si rese conto che Hermione aveva lo stesso tocco di sua madre. Poggiò una mano sulla sua ancora ferma sul proprio viso,  e non seppe per quanto tempo fossero rimasti in quella posizione. D'un tratto Hermione ruppe il silenzio.

<< Come ti senti?>> gli chiese piano la riccia con dolcezza.

<< Meglio, con te meglio>> le rispose Draco prendendo una ciocca di capelli che le era scivolata davanti al viso preoccupato e portandola dietro l'orecchio. Fece un respiro profondo concentrandosi sui suoi occhi per non pensare. << È meglio che vada a controllare cosa sta facendo Poppy per la cena di stasera>> sussurrò poi sedendosi, mettendo  fine a quel momento a malincuore, volendo mostrare a lei e a se stesso che si era ripreso. Si alzò e indossò la vestaglia poggiata sulla testiera del letto.<< Quell'elfo è matto!>> commentò volendo ironizzare  per avvalorare ciò che stava tentando di dimostrare ma la voce rotta come se fosse sul punto di piangere e tremante lo tradì. Hermione vedendo che non stava bene lo abbracciò con forza e sentì il suo viso affondare tra i suoi capelli. << Siamo ancora in tempo per annullare la cena, non devi sentirti obbligato>> gli propose.

<< No, stasera è la Vigilia e ti ho promesso questa serata. Il passato è passato, ho solo bisogno di un attimo per riprendermi>> le rispose sciogliendo l'abbraccio << Ci vediamo più tardi>> le disse forzando un sorriso che in realtà sembrò una smorfia.

Hermione lo fermò prendendogli una mano. << Ti dispiace se ti aiuto con Poppy?>> gli chiese non volendolo lasciare da solo. I suoi occhi che si illuminarono furono una risposta più che sufficiente.

La mattina e il pomeriggio erano passati in fretta, Draco con il passare del tempo si era ripreso ed era tornato ad essere padrone di se stesso. Tutta la vulnerabilità di qualche ora prima era sparita, così la riccia si era sentita più tranquilla quando si congedò per chiudersi in camera e prepararsi. Fuori era già buio. Durante il bagno in vasca aveva ripassato mentalmente ciò che avrebbe dovuto dire a Ron quella sera. Le si stringeva il cuore al solo pensiero ma era doveroso che fosse corretta con lui soprattutto per ciò che era successo in quei giorni. Quando era in compagnia di Draco non riusciva a pensare a nient'altro che a lui, neanche a Ron e di ciò si sentiva profondamente in colpa, come se in certo senso lo stesse tradendo. Eppure non era qualcosa che poteva controllare, desiderava un contatto con il Serpeverde e ne gioiva quando lo riceveva. Non riusciva nè voleva in cuor suo rinunciare  a tutte le sensazioni che provava con il biondo.
Avvolgendo attorno al corpo un asciugamano uscì dal bagno e, attraversando la stanza dalla luce soffusa per le poche candele accese, si diresse verso l'armadio per poi aprirlo.  Esaminò attentamente ogni abito che vi era all'interno e ne trovò alcuni così eccessivamente preziosi ed eleganti che stentò a credere fossero suoi. Alla fine optò per un tubino nero, l'unico abito più sobrio che riuscì a trovare. Nonostante avesse già scelto il capo rimase ancora ferma a fissare l'armadio aperto. Da quando indossava abiti con profonde scollature sulla schiena, sul décolleté oppure con un vertiginoso spacco sulla gamba? Si sentiva come se stesse osservando il guardaroba di un'estranea e ciò la fece rabbrividire. Chi era stata, che cosa aveva fatto in quegli anni? Con riluttanza abbassò lo sguardo, esaminò il resto e fissò con scetticismo e incredulità il collier di diamanti davanti a lei. Era fermamente convinta che non fosse un suo acquisto, era decisamente troppo costoso. Le venne in mente che poteva trattarsi di un regalo ma chi mai avrebbe speso tutto quel denaro per lei? Per un attimo il pensiero andò a Draco ma lo escluse subito dopo. Perché avrebbe dovuto farle un regalo così costoso? Loro due non erano niente, al massimo colleghi. Alla fine si convinse che quel collier non era decisamente suo, sicuramente apparteneva a qualche sua antenata, d'altronde l'armadio era diventato di sua proprietà solo temporaneamente, non aveva mai vissuto al Manor prima d'ora. Sentendosi più sollevata nell'aver trovato una spiegazione prese le calze e un paio di tacchi neri non troppo alti. Una volta vestita si pose di fronte allo specchio e lavorò sulla matassa di capelli che si ritrovava acconciandoli in un morbido raccolto. Avrebbe voluto lisciarli ma alla fine vedendo i ricci incorniciarle il viso  si ritenne soddisfatta del risultato. Per una sera voleva tornare a sentirsi bella, a stare bene. Un leggero bussare la fece sussultare e la sua immagine riflessa le restituì un'espressione ansiosa e insicura. Si raddrizzò ripetendosi che non vi era alcun motivo per agitarsi. Si diresse perciò spigliatamente verso la porta ma quando l'aprì la sua sicurezza vacillò. Involontariamente trattenne il respiro davanti alla visione che stava avendo. Non avrebbe saputo in che altro modo descrivere infatti ciò che stava vedendo se non con la parola visione perché colui che aveva davanti non era mai assomigliato così tanto ad un angelo prima d'allora. Di fronte a tanta bellezza Hermione di colpo si sentì inadeguata ed ebbe il timore di non piacergli. Si rimproverò mentalmente per quei pensieri, era comunque Malfoy, il serpeverde che la prendeva di mira a scuola e a cui aveva tenuto sempre testa. Non ricordava se fosse stato così bello anche quando andavano ad Hogwarts ma all'epoca la sua boria e il suo disprezzo non le permettevano di apprezzarlo da quel punto di vista. Eppure ora che lo osservava senza veli davanti agli occhi dovette ammettere a se stessa che non l'aveva mai trovato tanto seducente come in quel momento. Percorse senza rendersene conto il profilo della gola che la camicia nera abbottonata fino al colletto faceva risaltare, i tratti delicati e in alcuni punti aguzzi del viso diafano ed infine i capelli soffici. Con sorpresa ed emozione Hermione notò l'inarrivabile, l'impeccabile Malfoy guardarla come se non avesse visto mai nulla di più bello in tutta la sua vita. Trattenne il fiato. Ogni insicurezza sparì e si sentì bella sotto il suo sguardo che la stava facendo avvampare. Draco le porse il braccio ed Hermione accettò scendendo insieme a lui al piano inferiore dove si sarebbe tenuta la cena. Arrivarono davanti al portone principale contro cui si stagliavano già delle figure che si guardavano attorno. Ad Hermione non sfuggì lo sguardo di Ron che si era soffermato sul braccio di Draco che stava stringendo e sentendosi improvvisamente a disagio e in colpa si staccò da lui con il pretesto di andare a salutarli. Il Serpeverde strinse la mascella, mentre dava loro un formale benvenuto come avrebbe fatto un ottimo padrone di casa, avendo compreso il motivo del suo gesto.

<< Harry!>> esclamò abbracciandolo con affetto venendo ricambiata calorosamente per poi salutare anche Ron con un abbraccio.

<< Sei bellissima, Hermione>> le disse il rosso un po' impacciato con un sorriso.

Hermione lo ringraziò imbarazzata e passò a salutare Ginny abbracciandola con cautela per non infastidire il bambino che teneva tra le braccia.

<< Sono così felice di vedervi e di vedere anche te>> disse Hermione piegandosi di poco verso il bambino che rise quando venne accarezzato dalle sue dita delicate. << Ha i tuoi  capelli>> commentò raddrizzandosi  guardando Harry e condividendo la sua stessa emozione. Ginny guardò suo marito con amore ed Harry le lasciò un bacio leggero sulle labbra. Ron tossì sentendosi a disagio.

<< Sul serio, Ron?>> commentò Ginny alzando gli occhi al cielo per la reazione di suo fratello per un semplice bacio<< Voglio dire, abbiamo avuto un bambino>> e sollevò con le braccia di poco suo figlio per rendere l'idea.

<< Lo so, vorrei ricordarti che c'ero anch'io quando è nato>> ribatté Ron orgoglioso.

<< Oh si che me lo ricordo. Avresti dovuto vederlo, Hermione, sembrava che stesse per avere lui un bambino>> le raccontò Ginny con un sorriso divertito che fece ridere Hermione ed Harry. Riuscì a divertire perfino Draco che dovette trattenersi dal ridergli in faccia non per un particolare riguardo nei confronti del rosso ma per non ammettere apertamente che la sua battuta era stata davvero buona. Non l'avrebbe mai ammesso ma la Weasley era l'unica di quella famiglia che gli andasse a genio.

<< Ginny!>> protestò Ron diventando rosso come i suoi capelli.

Hermione smise di ridere con fatica comprendendo il disagio dell'amico e non volendo infierire. << Come si chiama?>> perciò chiese guardando il bambino per cambiare argomento.

<< James Sirius>> rispose Harry ed Hermione cercò di ricacciare le lacrime che premevano per uscire al pensiero che una parte di James e di Sirius vivessero in quel bambino. Harry la guardò preoccupata e si accorse che anche gli altri stavano assumendo la stessa espressione. Quando si toccò il viso e lo trovò bagnato capì il motivo delle loro reazioni.

<< Sto bene, scusate, non so cosa mi è preso. Sono felice, solo felice di stare con tutti voi>> si giustificò Hermione asciugandosi in fretta il viso.

<< Anche noi lo siamo>> le rispose Ginny dolcemente accarezzandole il viso con delicatezza e affetto. Poi un movimento del bambino la distrasse e la portò a sorridere divertita. << A quanto pare gli piaci, Malfoy>> gli disse vedendo suo figlio protendere le braccia verso il biondo.

Tutti puntarono lo sguardo stupito prima sul bambino e poi sul Serpeverde. Draco si sentì di colpo osservato e sotto pressione. Notando come tutti fossero in attesa di una sua reazione si avvicinò al bambino che lo osservava ridendo e con gli occhi sgranati come se gli stesse chiedendo qualcosa. Non riuscendo a capire cosa volesse, perplesso e incerto si limitò a prendergli la mano e a stringerla. Ginny scoppiò a ridere e Draco stizzito fece un passo indietro. << Cosa c'è di tanto divertente, Weasley ?>> chiese sulla difensiva incrociando le braccia al petto e alzando il mento.

<< Si vede che non te ne intendi di bambini>> rispose come se questo spiegasse tutto.

<< Prego?>> chiese Draco sollevando un sopracciglio.

<< Voleva essere preso in braccio, era evidente>> gli spiegò con ancora il sorriso che aleggiava sulle sue labbra.

<< Non era evidente>> si difese.

<< Vuoi provare a prenderlo in braccio?>> gli propose Ginny vedendo ancora il bambino insistere. "No!", fu il pensiero che formulò immediatamente Draco non sapendo nemmeno come si facesse a prendere in braccio un bambino. Stava per dire la stessa parola ad alta voce ma poi vide lo sguardo di Hermione carico di aspettativa e non volendola deludere annuì anche se non totalmente convinto. Ginny gli porse il bambino ma Draco rimase fermo a fissarlo studiando quale potesse essere il modo migliore per prenderlo in braccio. Hermione vedendolo in difficoltà lo aiutò ad adagiare il bambino perfettamente nell'incavo del suo braccio.

<< Incredibile>> commentò Ginny non potendo credere di star vedendo suo figlio tranquillo e sorridente tra le braccia di Malfoy. Il serpeverde d'altra parte non udì le sue parole concentrato sulla sensazione che le attenzioni del bambino gli stavano provocando. Lo guardava stupito mentre appoggiava il visino contro il suo petto e stringeva tra le dita la stoffa del completo. Qualcosa gli si mosse dentro quando realizzò che un essere così piccolo e indifeso si stava abbandonando completamente a lui.

<< La cena è pronta>> disse una vocina all'improvviso facendolo sobbalzare e portando il bambino a muoversi e spostarsi. Tutti abbassarono lo sguardo sull'elfo che li guardava in trepida attesa con i suoi occhi a palla e  sembrarono risvegliarsi improvvisamente dal torpore che li aveva avvolti. Harry riprese suo figlio in braccio e guardò Draco così piacevolmente sorpreso da farlo sentire per un attimo a disagio. Il biondo, dissimulando l'imbarazzo che provava nel vedere la medesima espressione sul viso della Weasley e di Hermione, fece loro strada verso la sala da pranzo.  Le candele accese e disseminate ovunque gettavano luce sul lungo tavolo di legno finemente intagliato e rafforzavano l'effetto delle decorazioni natalizie illuminando ulteriormente l'ambiente. Il Manor non era mai stato così luminoso. La tavola era già apparecchiata e la cena servita, ogni dettaglio era impeccabile dalla posizione dei bicchieri e delle posate alla scelta della tovaglia e alle pieghe dei tovaglioli perfettamente allineati proprio come aveva voluto Draco che vi aveva insistito per tutto il giorno. Sulla disposizione delle sedie in legno  dall'alto schienale invece era intervenuta Hermione. La riccia aveva tolto il posto a capotavola desiderando che Draco potesse integrarsi con loro e non sentirsi escluso ma ora che fissava la tavola vide disattese le sue aspettative e dal grande numero di sedie vuote si rese conto che il resto dei Weasley non era e non sarebbe venuto. Tutti quei posti vuoti le misero tristezza, per sé perché si era convinta che volevano rivederla dopo ciò che le era successo e per Draco che avrebbe potuto vivere quel giorno con tutta l'allegria della famiglia Weasley. Vide Harry, Ginny e Ron sedersi vicini lungo un lato del tavolo e la solitudine che avrebbe avuto il posto di Draco la colpì più di quanto pensasse. Il Serpeverde vedendola rabbuiarsi e comprendendo il motivo le si avvicinò poggiandole discretamente una mano sulla schiena ed Hermione avvertì la sua presenza, un contatto che anelava sempre più spesso e non le bastava più.

<< Staremo bene lo stesso>> provò a confortarla cercando i suoi occhi. Hermione annuì, alzò lo sguardo e il cuore cominciò a battere impazzito quando lo incatenò al suo. Non riusciva a vedere altro che lui ormai e festeggiare il Natale con il biondo e i suoi amici era quanto di più potesse desiderare. Draco le sorrise preso da lei con uno sguardo adorante ed Hermione pensò di non aver mai visto cosa più bella e di non essersi mai sentita così felice, euforica e piena di vita. Lo prese delicatamente per mano non riuscendo più a resistere, godendosi le emozioni che la sua pelle diafana, morbida e calda le stava provocando e si diresse all'altro lato del tavolo di fronte ai suoi amici dove si sedettero. Solo quando guardò davanti a sé realizzò, osservando lo sguardo attonito di Ron e stranamente compiaciuto di Harry e Ginny, di aver mostrato apertamente davanti ai loro occhi, ai suoi occhi, ciò che provava nei confronti del biondo. Nuovamente nel vedere Ron si sentì in colpa arrossendo e si stupì di quanto facilmente si era dimenticata della loro presenza quando era stata vicina a Draco. Doveva parlare a Ron il prima possibile.

<< Gli altri non verranno?>> chiese la riccia per rompere il silenzio creatosi ma anche per comprendere il motivo della loro assenza.

<< Oh, ehm... Sono tutti andati a trovare Charlie>> le rispose Ron impacciato guardandola negli occhi con difficoltà << Sono molto dispiaciuti di non essere qui ma ti mandano i loro auguri, ci chiedono sempre di te>>

"Bugiardo", pensava Draco mentre guardava torvo il rosso che se possibile divenne ancora più agitato. Sapeva perché non erano venuti e di certo il motivo non era la scusa che le aveva rifilato. Da quando si erano fidanzati ed Hermione aveva lasciato Weasley, la sua famiglia non si era fatta mai vedere tranne la rossa. L'avevano evitata e se una parte di loro lo faceva per la sua rottura con Ron, un'altra non la frequentava più a causa propria. La maggior parte delle feste le avevano passate da soli e se alla solitudine ormai Draco si era abituato Hermione invece ne soffriva sempre tremendamente. Il Serpeverde allora non potendo sopportare la vista della sua sofferenza era riuscito ad organizzare ogni anno la Vigilia di Natale con Potter e la Weasley ma l'atmosfera era sempre stata tesa e terribilmente fredda, formale, nulla che si avvicinasse al suo calore.

<< Non lo metto in dubbio, sono una parte della mia famiglia>> gli rispose Hermione interrompendo i suoi pensieri e il Serpeverde notò dal suo tono di voce che aveva intuito che qualcosa non andava. Poteva aver perso la memoria ma non era una stupida e Weasley non l'aveva ancora capito.

<< È buona>> commentò Ginny assaporando la zuppa che era stata servita << L'hai preparata tu, Malfoy?>> gli chiese in tono di scherno con l'evidente intenzione di stuzzicarlo senza offenderlo per cambiare quell'argomento spinoso.

<< Con le mie mani>> le rispose ironico con il cucchiaio pieno di zuppa in mano, conscio del suo intento.

<< Malfoy con il grembiule che ci prepara la cena... già ti immagino>> ridacchiò Harry mentre visualizzava quella scena surreale contagiando anche gli altri con la sua risata.

<< Molto divertente>> ribatté con un falso sorriso storcendo il naso nell'immaginare se stesso con un grembiule a cucinare. Hermione, che aveva trovato il coraggio di tornare a guardarlo sicura che stavolta non avrebbe fatto trapelare nulla, trovò segretamente tenero quel modo tutto suo di storcere il naso.

<< Oh, andiamo! Sei un pozionista, cucinare non è poi così tanto diverso!>> esclamò Ginny alzando per un attimo gli occhi al cielo.

<< Scherzi? Cucinare è roba da elfi domestici, le pozioni sono un'arte>> ribatté Draco indignato non riuscendo a capire come facesse a non vedere la differenza.

<< In realtà>> si intromise Hermione e istantaneamente tutti gli occhi si puntarono su di lei << anche cucinare è un'arte, potrei insegnartelo, è molto più simile alla preparazione di una pozione di quanto pensi>> gli propose con un timido sorriso e le guance che ormai contro la sua volontà stavano andando a fuoco. Draco senza quasi accorgersene si ammorbidì immediatamente, aspettava in continuazione dei passi avanti da parte sua, delle prove che di lui le importasse e quella richiesta implicita di passare del tempo insieme non poté che riempirlo di gioia e speranza. Poco importava che gli avesse chiesto di cucinare, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di rivedere quel sorriso così caloroso e complice. Se fossero stati soli le avrebbe subito risposto di sì ma era comunque davanti ai Weasley e a Potter, non poteva nè voleva mostrare loro la sua vulnerabilità, quella era riservata solo ad una persona.

<< Ci penserò>> le rispose provando a darsi un tono ma Hermione comprese che era un sì dal suo sguardo e dalla mano che ora stringeva la sua sotto il tavolo facendole mancare un battito. Lentamente alzò lo sguardo sul suo viso con il cuore che sembrava voler uscire dal petto e lo fissò negli occhi mentre ricambiava la stretta vedendo lui invece reagire con un'emozione che sentiva attraverso il battito del suo polso. Un tossire improvviso la destò all'improvviso e si girò notando che ad aver prodotto quel suono era stato Ron. Ecco che la stretta allo stomaco e il disgusto per se stessa tornarono prepotenti all'idea di ciò che aveva appena fatto e sentendosi colpevole sciolse la stretta tornando a mangiare e causando l'irrigidimento di Draco. Poppy arrivò per fare sparire i piatti vuoti con uno schiocco di dita e sostituirli con la seconda portata. Hermione desiderosa di distrarsi dai propri pensieri seguì con lo sguardo l'elfo e appena lo vide appoggiarsi alla parete per vederli con il sorriso mangiare si sentì doppiamente in colpa. Senza esitare scostò una sedia e lo guardò.

<< Vieni Poppy, siediti con noi>> lo invitò con un sorriso dolce.

L'elfo guardandola adorante si avvicinò alla tavola e infine alla sedia ma prima di sedersi esitò stropicciandosi l'indumento che indossava e guardando Draco con un misto di timore e speranza. Il serpeverde nuovamente avvertì la fastidiosa sensazione di essere osservato e gli fece un semplice cenno di assenso con la testa. Poppy esultò alternando il riso per la felicità al pianto per la gratitudine mentre saliva sulla sedia.

<< Cos'è, Weasley? Ti è andato qualcosa di traverso?>> gli chiese Draco stizzito vedendo la sua bocca dischiusa per lo stupore e i suoi occhi puntati su di lui per l'incredulità.

Chiuse di scatto la bocca rabbioso << Da quando tratti così gli elfi?>> gli chiese.

<< Da quando me lo chiede Hermione>> ribatté Draco chiamandola per nome di proposito per sottolineare il grado di intimità che stavano recuperando.

<< La volete finire di fare i bambini?>> li rimproverò Ginny interrompendoli. Ron fece per ribattere qualcosa ma lo sguardo della sorella lo fece desistere dal farlo e Draco se ne chiese il motivo mentre si stava preparando a dire la sua non potendo accettare di essere zittito.

<< Non pensi anche tu che Poppy assomigli a Dobby, Harry?>> chiese però Hermione e quella domanda fece calare il silenzio.

<< È vero, gli assomigliano soprattutto gli occhi>> le rispose Harry con leggerezza e un sorriso pensando con affetto all'elfo che non c'era più.

<< A proposito, come sta?>> gli chiese mentre accarezzava le orecchie di Poppy che la assecondava socchiudendo gli occhi.

<< Sta bene, lavora ancora nelle cucine di Hogwarts>> le mentì Harry e il silenzio che ne seguì gli fece sperare che il discorso fosse caduto.

<< Ah! Che stupida, ho dimenticato il suo regalo, prima che ve ne andiate ricordami di darti un calzino, a Dobby piacciono molto i calzini>> gli rispose lei invece con il sorriso che contagiava anche gli occhi.

<< Certo, lo avrà non preoccuparti>> la rassicurò Harry dissimulando il dolore che ancora provava al ricordo della sua morte.

<< Dato che la cena è finita, direi di spostarci in salotto davanti al camino, lì staremo più comodi>> disse Draco alzandosi in piedi e interrompendo la discussione. Tutti cominciarono perciò a seguire il biondo, che faceva strada anche se conoscevano benissimo dove andare, tranne Hermione che invece si attardò sfiorando con delicatezza il braccio di Ron per attirare la sua attenzione. Il Grifondoro si girò immediatamente e quando la vide gli si addolcì lo sguardo. La sua espressione la convinse a portare a termine ciò che si era ripromessa.

<< Ho bisogno di parlarti, puoi dedicarmi qualche minuto?>> gli chiese con il cuore in gola per l'agitazione e l'ansia.

<< Certo, tutto il tempo che vuoi>> le rispose adesso anche lui agitato sedendosi sulla sedia di fronte a quella su cui aveva già preso posto Hermione.

Tutto il coraggio e la determinazione che l'avevano spinta a parlargli adesso sembravano venirle meno mentre guardava il suo viso carico di aspettativa.

<< Va tutto bene, puoi dirmi qualsiasi cosa, lo sai>> la rassicurò prendendole e stringendole le mani che avevano preso a tremare.

Hermione stavolta non riuscì a guardarlo negli occhi temendo come sarebbe mutato il suo sguardo dopo ciò che avrebbe sentito, così fissò il suo petto coperto dalla camicia e fu quel dettaglio che le portò alla mente dei dettagli che aveva notato a cena ma a cui non aveva inizialmente fatto caso. Ricordò il modo innaturalmente composto con cui si era seduto con la schiena dritta e rigida e il modo in cui  aveva mangiato, troppo lentamente e con una gestualità che le ricordava fin troppo bene qualcun altro. E allora capì con un brivido cosa stava tentando di fare. Non aveva fatto altro quella sera che imitare Draco perché evidentemente aveva notato e intuito la sua attrazione nei confronti del Serpeverde e stava provando a cambiare sé stesso per piacerle. Quella consapevolezza le spezzò il cuore. Nessuno doveva annullarsi o trasformarsi per piacere a qualcun altro, tanto meno lui cui voleva troppo bene per permettergli di farsi così tanto del male. Quei pensieri l'aiutarono a prendere coraggio.

<< Ron>> esordì ormai determinata guardandolo nei suoi occhi chiari. << Io ti voglio bene, lo sai, siamo cresciuti insieme... abbiamo affrontato tutto insieme>> si fermò un attimo e continuò quando lo vide annuire. << Ma è proprio perché ti voglio bene che devo essere sincera con te, anche se farà male>> a quelle parole Ron provò a rispondere ma Hermione lo interruppe temendo che se non l'avesse detto in quel momento non ci sarebbe mai più riuscita. << No, aspetta, fammi finire. Io non so esattamente cosa provo per te e mi dispiace perché è tutto così confuso e vorrei darti una risposta ma non posso. Quello che ti sto chiedendo è una pausa>> concluse e il silenzio scese tra loro.

Hermione si era aspettata di tutto, che l'accusasse di preferire Draco a lui, che si arrabbiasse o piangesse invece vide sul suo viso una triste rassegnazione come se già in cuor suo lo sapesse e attendesse la conferma. Le prese le mani e si avvicinò a lei con il busto abbandonando la postura rigida di poco prima. << Lo capisco e te l'ho già detto, devi essere tu a decidere. Non devi sentirti obbligata di nulla>> le disse accarezzandole il viso. << Raggiungiamo gli altri>> continuò alzandosi in piedi e porgendole la mano con un sorriso che la rincuorò. Hermione la prese alzandosi anche lei ma prima di andare lo fermò di nuovo.

<< Ti chiedo solo una cosa, non farlo più>> iniziò a dirgli causando in lui un'espressione perplessa. << Non cambiare te stesso per piacere a me o a chiunque altro perché io ti ammiro e ti voglio bene così come sei e a me basta che tu mi stia vicino>>

Ron nel sentire le sue parole l'abbracciò  stretta e venne prontamente ricambiato. << Sei sempre così buona e giusta>> le sussurrò mentre le accarezzava il viso e fece un respiro profondo per prepararsi a dire ciò che aveva in mente. << Non ti merita ma se ti rende felice lo accetto. Mi basta solo che tu stia bene>> le disse infine con immenso sforzo ed Hermione lo guardò con affetto e gratitudine per aver accettato la situazione ma anche dispiaciuta per il sacrificio dei suoi sentimenti. A quel punto si chiese se anche gli altri l'avessero intuito e la conferma le si presentò quando, arrivata in salotto in cerca del Serpeverde con lo sguardo, senza neanche chiedere le dissero che era andato al piano di sopra.

Hermione allora salì le scale e dopo averlo cercato nella loro camera lo trovò nel suo studio intento a sistemare dei documenti. Bussò leggermente per attirare la sua attenzione.

<< Cosa stai facendo?>> gli chiese osservandolo mentre riponeva un fascicolo in uno scaffale.

<< Dovevo sistemare delle cose urgenti, non preoccuparti torna di sotto, ti raggiungo presto>> le rispose senza guardarla e ad Hermione non sfuggì  un dettaglio che le fece capire che qualcosa non andava. Le spalle che erano sempre dritte e rigide erano leggermente incurvate in avanti come se portassero un peso.

<< Che succede, Draco?>> gli chiese piano avvicinandosi alla sua schiena che si irrigidì.

Il biondo avrebbe potuto rifilare qualsiasi scusa o negare tutto invece con infinita stanchezza e tristezza le chiese voltandosi: << Ti fa stare bene?>> A quella domanda Hermione capì il motivo del suo comportamento, il suo fraintendimento nell'averli sicuramente visti abbracciarsi e da un lato sentì l'impulso di spiegargli che era tutto un malinteso non volendolo vedere così ferito ma dall'altro la sua reazione la riempì di gioia al pensiero che di lei qualcosa gli importava.

<< Si>> perciò gli rispose << Mi fa stare bene ma non quanto ci riesci tu>> Lo sguardo di Draco passò da ferito a perplesso e infine speranzoso << Gli ho chiesto una pausa>> si sentì Hermione in dovere di dirgli e a Draco si mozzò il fiato.

<< Perché?>> le chiese avvicinandosi a lei che adesso ricambiava a fatica lo sguardo.

<< Perché non so cosa provo per lui, sono confusa, non sento ciò che provo quando...>> si interruppe bruscamente conscia di essersi troppo esposta e si sentì terribilmente vulnerabile, insicura e timorosa che Draco considerasse le sue parole delle sciocchezze. Eppure se c'era qualcosa che il maleficio subito le stava insegnando era che bisognava cogliere l'attimo perché non si poteva mai sapere cosa avrebbe riservato il futuro. Così tornò a guardarlo negli occhi che la fecero arrossire per come la guardavano quasi a volerla divorare e con una stretta piacevole allo stomaco lo abbracciò affondando il viso nel suo petto sentendosi al sicuro e protetta. Draco non riuscì a resistere più, al suo profumo, ai suoi abbracci, a quel sentimento inespresso che era convinto la riccia provasse anche se non riusciva ancora a dargli un nome. Gli aveva confidato che era confusa e decise allora di aiutarla a fare chiarezza o almeno così si convinse perché la verità era che non riusciva più a resisterle e stava bruciando d'amore.

La strinse con forza tra le braccia e le sfiorò con le labbra delicatamente una guancia tastando la sua morbidezza per darle modo di sottrarsi se l'avesse desiderato. All'inizio sentì la Grifondoro sussultare ma poi notando che invece si stringeva ancora di più a lui si sentì incoraggiato a continuare e a premere maggiormente le labbra dischiuse sulla sua guancia. Per Draco fu come tornare a vivere, non c'era altro che lei con il suo corpo che respirava contro il suo, la sua arrendevolezza, il modo delizioso con cui gli accarezzava i capelli e la nuca. Fu un'esplosione di sensi e Draco non capì più nulla. Si fece più audace e con le labbra scese sulla sua mandibola studiandone il contorno fino ad arrivare sotto il suo orecchio dove sapeva che era più sensibile. Riuscì a strapparle un ansito che parzialmente riuscì a trattenere e prese a vezzeggiare il lobo del suo orecchio con i denti. Si stava ubriacando di lei e sapeva bene che più si beveva più si voleva bere. Scese con la mente offuscata a baciarle il collo e a morderlo leggermente con una sensualità che le fece tremare il cuore. La Grifondoro sentì le gambe farsi molli come gelatina e sarebbero cedute se Draco prontamente non l'avesse sostenuta con un braccio attorno alla vita. Il modo in cui riusciva a comprendere il suo corpo prima ancora di lei le fece girare la testa, gli occhi ormai chiusi le facevano percepire le sensazioni in modo più intenso e si ritrovò a stringere i suoi capelli con il desiderio che quel momento non finisse mai. Proprio in quel momento Draco sentì il filo iniziare a riformarsi.

ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Con questo capitolo un po' più lungo del solito desidero augurare a tutti un buon anno che sia sereno e ricco di soddisfazioni. Vi ringrazio per essere stati presenti quest'anno con i commenti e le vostre letture della storia. Spero davvero che il capitolo vi piaccia! Buona lettura e a presto!

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