CAPITOLO 11

Sono seduta da interminabili minuti con il viso adagiato su una mano, mentre giro con un cucchiaino una tazza di caffè e latte guardando un punto indefinito, sospirando di tanto in tanto.

Ieri ho provato a ridisegnare, più che altro a fare degli schizzi ma la mia mano ha iniziato a tremare e sudavo freddo, ho rinunciato dopo pochi minuti, riposando tutto nel mio armadio.

"Non sono ancora pronta, piano piano riprenderò un pennello in mano."

Poso la posata sul tavolo e non appena sto per afferrare il manico della tazza mi squilla il cellulare, pensando che sia Maya guardo lo schermo con la cosa dell'occhio e sorseggio il latte ormai tiepido, è un email... apro e leggo il contenuto.

Sputo il latte e tossisco per essermi mezza strozzata, afferro il cellulare con entrambe le mani e lo fisso incredula

"Oh mio dio... non ci posso credere! Avranno sicuramente sbagliato."

Corro in cucina.

«Zia!»

«Rachel... mi hai fatto venire un infarto! Cosa è successo?» si mette una mano al petto.

«Ti prego leggi qui!» Gli consegno il cellulare con l'email aperta, la legge dopo alza lo sguardo e mi guarda.

«Beh, cosa aspetti ad andarti a vestire?» Dice mentre mi consegna il mio telefono, lo prendo e le faccio un sorriso enorme per poi darle un bacio in guancia.

«Vado subito!»

Mentre esco dalla cucina la sento ridere. Una volta in camera cerco qualcosa da mettere ma non so cosa...

Alla fine ho deciso di indossare un pantalone bordeaux, una maglia rossa con sopra una giacca lunga bordeaux e degli stivaletti alla caviglia marroni con un tacco largo. Mi avvicino alla mia specchiera, faccio un trucco leggero e sistemo i capelli in modo semplice leggermente ondulati

Dopo essermi vestita chiamo Maya.

«Pronto?» mormora con un tono basso, stava sicuramente dormendo.

«Non immagini cosa è successo!»

«Mmmh, ti vedi con un ragazzo?»

«Ma no, ho ricevuto una email dall'azienda dove ho fatto il colloquio!» mentre parlo salto come una stupida.

«Veramente?! È grandioso!» Urla improvvisamente perforandomi un timpano.

«Sì! Mi sto recando lì, adesso scappo.»

«Dopo raccontami tutto!»

«Certo, a dopo.»

Mi precipito di sotto e vado da mia zia per un suo parere.

«Come sto?»

«Sei perfetta tesoro.» Si avvicina e mi abbraccia.

«Grazie zia.» La stringo a mia volta.

«Andrà tutto bene, stai serena piccola mia.»

«Speriamo, ciao zia, io vado.»

«Ciao tesoro, ah guida piano.»

«Stai tranquilla!» Urlo mentre apro la porta di casa.

Picchetto con le unghie il volante per il nervoso, devo essere lì per le dieci e in questo momento sono le nove e mezza, in più bloccata nel traffico... come sempre.

Dopo un quarto d'ora la strada si sblocca e io devo correre per non essere in super ritardo! Fortunatamente non sono troppo distante dalla sede.

Posteggio la macchina e corro verso l'ingresso, inciampo più volte a causa dei sassolini e il mio equilibrio precario, avrò i capelli in uno stato pietoso!

Una volta varcata la porta d'ingresso rivedo le stesse ragazze al banco d'accoglienza.

«Buongiorno, posso fare qualcosa per lei?» Mi chiede con un sopracciglio alzato, sembrerò una matta.

«Salve, sì ho un appuntamento con il signor Moore.»

«Mi dia il suo nome che verifico.»

«Rachel Carter.»

«Mmmh, qua non trovo nulla.» Dice mentre controlla nel PC aziendale, di rimando stringo la tracolla della mia borsa.

"Stai calma Rachel, non farti prendere dall'ansia... vedrai che troverà il tuo nome in qualche modo."

«È sicura? Perché io ho ricevuto una vostra email stamattina.»

«Mi faccia fare una chiamata a un mio superiore, forse avranno dimenticato di aggiungerlo.» Dopodiché prende la cornetta del telefono e rimane in attesa di una risposta.

Il respiro mi si blocca, mordo il mio labbro inferiore e rimango in balia dell'ansia per paura di un responso negativo.

«Signor Allen, salve, mi scusi per il disturbo, qui ho una ragazza che dice di avere un appuntamento con il signor Moore, ma nella rubrica online non risulta.»

"Signor Allen? Non ditemi che avrò un altro colloquio! Quello stolto mi ha dato l'appuntamento quando lui non c'è?! Per colpa sua sarò rispedita a casa..."

Faccio un lungo respiro per calmarmi, nel frattempo osservo la ragazza che annuisce a qualcosa che le stanno riferendo.

«D'accordo signore sarà fatto, scusi ancora per il disturbo, una buona giornata.» Finita la chiamata posa la cornetta e mi guarda.

«Il signor Moore ha avuto un imprevisto ed è andato via prima, quindi verrà ricevuta dal signor Allen. Il suo ufficio è al quindicesimo piano. Ci scusi per l'inconveniente.

Emetto un sospiro di sollievo e le sorrido.

«Si figuri e grazie mille.»

Entro in ascensore e premo il numero quindici, è l'ultimo piano dell'edificio.

Dopo un paio di minuti sento l'ascensore fermarsi, per poi aprirsi le bussole ed esco, vengo investita dal silenzio assoluto, sento solo il rumore dei miei stivali. Mi guardo intorno, è il piano più elegante che ho visto in questo edificio; il pavimento è bianco in marmo lucido con dei decori dorati, alle pareti ci sono vari quadri con delle cornice color oro e un mobilio classico ma elegante in noce. A destra hanno addebito una specie di salottino con due divani e un tavolino centrale in vetro, nella parte centrale del piano c'è una scrivania abbastanza grande, sicuramente per una segretaria, ma è vuota, la parete sinistra è formata da una lunga vetrata con all'interno un lungo tavolo con ai lati varie poltrone, "sicuramente qui si terranno le riunioni aziendali".

In fondo vi si trova una porta grande e una più piccola. Mi dirigo in quella grande perché la vedo socchiusa, vedo una targhetta in oro con scritto Sign. christopher  Allen.

Sistemo leggermente i capelli per essere presentabile e busso.

«Avanti.»

Spingo leggermente la porta, entro e la socchiudo, mi giro, alzo lo sguardo... impossibile non può essere.

Vedo colui che non mi sarei mai immaginata di vedere.

Che strano il destino.

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