Primi rimedi

La giovane bussò piano alla porta. Era rimasta per più di un ora in compagnia di Ginny e Laura, sorseggiando una tazza di tè e cercando di spiegare la situazione. Han si era allontanato insieme a Wayne, cercando di calmarlo. Erano tutti piuttosto agitati, ma l'unica consapevolezza, la più importante, era quella di riuscire a occuparsi del bambino. I problemi tra di loro erano nulla in confronto a quello. Ora però toccava ad Eloise iniziare a sistemare tutto. Il lungo filo di incomprensioni e problemi era iniziato da lei, e con lei si sarebbe risolto.

''Avanti'' disse la voce dall'altra parte della stanza.

''Mi scusi il disturbo, posso parlarle?'' chiese Eloise.

''Certo cara, accomodati pure'' risposte Nora.

La padrona di casa sedeva su una delle comode poltroncine di velluto della sua stanza, la stessa che un tempo condivideva con il marito. Eloise le si avvicinò leggermente intimorita, sedendosi lì vicino, seppur a debita distanza. Parlare sembrava tremendamente difficile e fu proprio Nora a interrompere il silenzio che stava diventando imbarazzante.

''Scorpius eh?'' disse, abbozzando un sorriso, per poi tornare a guardare altrove '' sai che è una tradizione dei Maine scegliere nomi che si rifanno alle costellazioni?''

''Nathan me ne aveva parlato una volta''

''Sono due gocce d'acqua, strano che nessuno si sia fatto delle domande''

"Perché farsi delle domande su cose che sembrano impossibili''

''Nulla è impossibile se solo si impara a guardare oltre''

Eloise sembrava senza parole, cosa che le capitava davvero raramente. Non aveva quasi mai avuto occasione di parlare con quella donna e solo ora si accorgeva di quanto in realtà sembrasse diversa dal contesto al quale apparteneva. Non le era mai sembrata malvagia, ma le azioni che aveva compiuto avevano parlato per lei.

''Capisco perché l'hai fatto, una madre farebbe di tutto per proteggere il proprio figlio. Ma Nathan non farebbe mai del male a quel bambino, dovresti saperlo''

''Penso di saperlo, ma il rischio di non esserne sicura ha dettato le mie azioni''

''Facciamo tutti degli errori nella vita, l'importante è saper rimediare''

''Cosa pensa che dovrei fare?''

''Lasciagli il suo tempo, ma non ti dimenticare di andargli a parlare. Ti ascolterà''


~

 
Wayne continuava a camminare avanti e indietro già da almeno 10 minuti finché, forse troppo stanco o ormai al culmine dell'esasperazione, si gettò di peso su di una delle panchine del giardino.

''Non posso proprio farci niente, vero?'' chiese a Han e Peter che erano lì con lui.

''Puoi solo accettarlo'' rispose Peter.

''È così difficile, come posso accettarlo se non riesco neanche a crederci''

''Puoi perché le vuoi bene, come tutti noi'' rispose Han.

''Voi come fate?''

''Ci sforziamo di capire quali sono le ragioni che l'hanno portata a tanto'' disse il moro.

''Ovvero?'' chiese Wayne.

''Scorpius  prima di tutto, voleva proteggerlo'' disse Peter.

'''Esatto'' concordò Han ''per non dire che è normale avere paura in questi casi, o temere la nostra reazione''

''mmh forse sì'' disse Wayne, sconfortato.

''La cosa importante è riuscire a risolvere questa situazione, non credete?'' chiese Peter.

''Assolutamente, e sono sicuro che El avrà bisogno del supporto e dell'aiuto di tutti noi'' disse Han.


~

 
Il tubo che collegava il braccio del biondo a quello del piccolo proveniva dalle scorte dell'ospedale. Quella era ormai l'ultima soluzione. Per il momento procedeva tutto secondo i piani e quel silenzio che c'era in giro lo lasciava pensare anche fin troppo. Le voci che provenivano dal piano di sotto si erano pian piano attenuate sino a scompare del tutto. Sicuramente non avevano chiarito, ma almeno si erano calmati. Chissà quando sarebbe toccato a lui, chiarire: ma non era quello il momento in cui pensarci. Si sforzava di rimanere il più calmo possibile, perché la lucidità è fondamentale in casi del genere. Aveva buttato fuori da quella stanza persino Theo. Non aveva bisogno di nessuno, non voleva nessuno.

~

 
Le stelle nel cielo sopra alla villa sembravano splendere più del solito. Eloise era stata avvertita che la prima trasfusione era andata a buon fine, ma nonostante le sue suppliche l'avevano convinta a non varcare la soglia di quella stanza. Era importante sia per Nathan che per il bambino riposare e stare tranquilli. Così si era convinta malamente, promettendo che non avrebbe aspettato più di ventiquattro ore. Con la situazione che sembrava più calma i suoi amici ne avevano approfittato per ritornare momentaneamente alle proprie famiglie, era stata lei stessa a insistere. Da sola in quella grande villa non riusciva a chiudere occhio, ritrovandosi a fissare le stelle con l'aria fresca della notte che le faceva compagnia. Aveva trovato un posticino appartato in un angolo del giardino, dopo che si era messa a vagare. Quel posto le metteva malinconia e le riportava alla mente solo brutti ricordi.

''Mi credi una persona tanto orribile?'' la voce provenne da poco lontano e mentre i passi si facevano più vicini Eloise sentì la presenza di qualcuno che si sedeva accanto a lei. Non girò neanche la testa per accertarsi di chi si trattava, lo sapeva già.

''Non sapevo più a cosa credere, ma sapevo che non gli avresti fatto del male''

''Allora perché?''


''Forse l'idea di sapere che non avresti voluto, che non ci avresti voluti...non volevo averne la certezza. Sapere che non amavi me era un conto, ma come l'avrei spiegato a lui''

''Ti ho amata ogni singolo secondo, ma non potevo abbandonarli''

''Allora hai abbandonato me''

Una risata trattenuta risuonò nell'aria.

''Quando sono tornato eri già tra le braccia di quel Rottam, avevi fatto la tua scelta, non c'era più spazio per me''

Gli occhi di Eloise si girarono verso quelli di Nathan, che per la prima volta dopo tanto non erano carichi di odio.

''Avrei potuto avere una vita felice con lui, tutta la serenità di cui avevo bisogno, un padre per mio figlio, ma avevo scelto te con la convinzione che non saresti mai più tornato. E ti ho aspettato, tutte le notti e tutti i giorni, finché non ho capito che non c'era più tempo per noi''

I loro sguardi si sostennero per minuti interminabili.

''Non portarmelo via'' fu l'unica cosa che Nathan riuscì a dire prima di trovare il coraggio di voltarle le spalle e rientrare in casa.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top