La cura

La febbre di Scorpius non accennava a diminuire. Il piccolo continuava a riposare grazie ai sonniferi e ai calmanti, ma le sue condizioni preoccupavano altamente Eloise. La ragazza non sapeva più cosa fare, sentendosi impotente davanti a tutta quella situazione. Aveva visitato il figlio e ora sfogliava un vecchio libro alla ricerca di quel intruglio che lo aveva colpito. Tutti stavano dando il loro contributo, mettendo sottosopra la biblioteca dei Maine in cerca di una risposta. Lì dentro doveva per forza esserci la soluzione, dovevano solo trovarla e il più in fretta possibile. Eloise non avrebbe sopportato ancora per molto di vedere il figlio in quelle condizioni. Quello che aveva tra le mani era già il decimo libro che sfogliava, ormai la giornata era quasi passata e si era fatta di nuovo sera. Erano quasi passate ventiquattro ore e lei non aveva praticamente toccato cibo, troppo preoccupata per fare altro se non rivolgere tutte le sue energie a Scorpius. L'aria di quella casa le faceva venire i brividi, i ricordi erano ben presenti seppur non avesse tempo per fare mente locale. Tutto era cupo e triste ancora più di quella situazione stessa. Anche loro stavano prevalentemente in silenzio, tutti troppo intenti a controllare quelle pagine impolverate.

Eloise sbuffò, sedendosi su una sedia, sfinita.

''Dovresti mangiare qualcosa El, non puoi continuare così'' disse Ginny, avvicinandosi a lei e chiudendo il grosso libro che teneva tra le mani ''niente neanche qui'' disse poggiandolo su un tavolo.

''Tieni, prendi uno muffin di zucca'' disse Laura, che era arrivata da poco.

''Grazie'' rispose Eloise, accettando il cibo e mangiando un po' controvoglia.

Si sentì un tonfo improvviso.

Wayne aveva fatto cadere sul pavimento un'intera fila di libri, sbraitando e lanciandone un altro in aria.

''Stai attento a quello che fai, sono libri vecchi'' disse Theo.

''Sono libri inutili'' sbuffò Wayne.

''Inutili o no ci servono per trovare una cura per Scorpius'' intervenne Ginny.

''Forse Wayne ha ragione, in questi libri non c'è niente'' disse Eloise, alzandosi e camminando per la stanza.

''El, non mi sembri neanche tu'' sospirò Han.

Stavano cercando da ore ma i risultati erano praticamente nulli, ogni libro, ogni pagina, non li avevano ancora portati a niente. C'erano così tanti libri che ci sarebbero voluti giorni per riuscire a controllarli tutti.

''Forse abbiamo tutti bisogno di una pausa'' disse Peter.

''Si, hai ragione'' concordò Wayne.


~

 
Una cena più che modesta era stata preparata e imbandita a tavola, tranne Eloise erano tutti piuttosto affamati. La stanchezza si stava facendo sentire e del buon cibo era esattamente ciò di cui avevano bisogno.

''Vado a vedere come sta Scorpius'' disse Eloise, alzandosi e congedandosi per ritornare dal bambino.

La stanza era buia, l'unica luce presente era quella di una piccola lampada che illuminava appena la zona vicino alla finestra consentendo a Scorpius di riposare meglio. Eloise si sedette accanto a lui, guardandolo. Non poteva credere di vederlo in quelle condizioni, tremante e dolorante.

''Piccolo mio, farò qualsiasi cosa per farti stare meglio'' gli sussurrò, accarezzandogli il viso.

La porta che cigolava fece più rumore del dovuto, aprendosi. Eloise voltò lo sguardo, un Nathan Maine visibilmente stanco aveva fatto il suo ingresso.

''Pensavo fossi a cena con gli altri'' disse Nathan, vedendo la ragazza accanto al letto.

Che insolente a pensare che avrebbe abbandonato il figlio solo per stare a cena, era sempre il solito Maine. Eloise sbuffò pesantemente, guardandolo male. Non c'era neanche bisogno di parole per far intuire quanto era contrariata da quella sua affermazione.

''Che ci fai qui?'', gli chiese.


Nathan la guardò, non aveva voglia di mettersi a discutere in quel momento, tutti contavano su di lui e risolvere quella questione era il problema principale. In realtà quella sera non aveva voglia di mettersi a discutere con lei a prescindere: gli mancavano i loro dibattiti, ma capiva che per lei non doveva essere facile.

''Il suo corpo sta reagendo male, dobbiamo provare con un'altra pozione'' disse Nathan, mostrando una fialetta che teneva tra le mani.

''Mio figlio non è una cavia'' disse lei, contrariata.

''Se vuoi che tuo figlio si salvi, lo è'' rispose lui.

Non gli piaceva parlare di un bambino in quel modo, ma sapeva che con la Hammer quel tipo di approccio era l'unico modo per farla ragionare.

''Dovresti uscire ora, è un procedimento complicato''.

Se Eloise non fosse rimasta stupita da quelle parole l'avrebbe assalito immediatamente, ed era quello che stava per fare sbraitandogli contro.

''Non so cosa tu ti sia messo in testa ma non lascerò mio figlio un solo secondo'', urlò.

Nathan rimase impassibile, sapeva che avrebbe reagito male.

''Devo solo fare il mio lavoro, Hammer''.


Fu salvato per miracolo, poiché Ginny e Wayne accorsero nella stanza, attirati dalle loro urla. O meglio, dalle urla di Eloise.

''Che sta succedendo qui...'', disse Wayne.

''Le ho solo detto che deve uscire, ho bisogno di concentrazione per somministrare la nuova medicina al bambino'' disse Nathan.

''E io ti ho già detto che non uscirò'' rispose Eloise.

''Va bene, tutti calmi'' disse Ginny.  Poi guardò l'amica ''Troveremo un compromesso pacifico.''

Eloise guardò male anche lei, cedendo e abbassando lo sguardo.

''Niente compromessi'' rispose Nathan ''uscite tutti, io faccio il mio lavoro e poi rientrate. Semplice.''

''Dai El...'' disse Wayne ''è per il bene di Scorpius, Nathan non gli farà del male, è la nostra unica possibilità al momento''.

Nathan sollevò un sopracciglio ''Wayne che mi difende, siamo proprio arrivati al limite''.

''Non ti sto difendendo. Ho solo detto una cosa ovvia'' disse il rosso.

''Si si come no'' rispose Nathan.

''Adesso smettetela tutti e uscite, forza'' disse Ginny.

Afferrò Eloise per un braccio e Wayne per l'altro, trascinandoli entrambi fuori.

~

 
Nathan era finalmente rimasto solo nella stanza, aveva trascorso tutta la giornata a preparare quella medicina nonostante fosse consapevole che non era ancora quella definitiva. Doveva fargli bere una goccia ogni trenta secondi, nulla di complicato, ma sapeva che con la Hammer intorno si sarebbe sicuramente distratto. Quando pensava di volerla di nuovo vicino non intendeva di certo in quel modo. Ormai le cose tra di loro erano irrecuperabili, ma salvare suo figlio era il minimo che potesse fare. Le avrebbe ridato la sua famigliola felice, ripagandola in parte per tutto il male che le aveva fatto, e poi sarebbe tornato alla sua solita vita.

''Scorpius, svegliati'' disse scuotendolo appena.

Che strano nome che gli avevano dato pensò, molto bello, ma di certo non tipico delle loro famiglie. Chissà da dove era saltato fuori. Mentre Scorpius iniziava a svegliarsi, Nathan ripensò a quella volta in cui le aveva raccontato di come i suo antenati avevano la tradizione di dare ai propri figli dei nomi legati alle stelle. Ma quella era solo una casualità, doveva esserlo per forza si disse scacciando quel pensiero.

''Mamma...'' chiamò Scorpius, ancora stordito.

''La mamma arriva presto, ora devi prendere una pozione'' disse Nathan.

Gli somministrò la prima goccia, rimanendo a contare per poi fargli ingerire anche tutte le altre.  Nei momenti di pausa, in cui attendeva qualche risultato tra una serie di somministrazioni e l'altra, Nathan rimaneva a guardare quel bambino. Assomigliava molto alla Hammer ma per niente a tutti quei Rottam fatti con lo stampino, non aveva neanche i capelli rossi. Chissà che colpo per quei vecchi dei genitori. Era così stanco e giù di morale che per un attimo pensò a come sarebbe stato ritrovarsi al posto del suo quasi nuovo amico, Eloise al suo fianco e un figlio loro.

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