Imprevisti

Eloise Hammer se ne stava immobile davanti allo specchio, con lo sguardo fisso in quella giovane donna che riconosceva appena; il corpo, dalle curve formose, era compresso in un tubino rosa che le evidenziava le forme. Era un vestito semplice che le arrivava sopra il ginocchio, incorniciato soltanto da un cinturino di strass argentati stretto in vita.
Ci aveva pensato un'intera settimana prima di acquistarlo, lei e Ginevra erano andate in giro per trovare l'abito adatto a una testimone, e quello le aveva lasciate entrambe senza parole: nonostante ciò Eloise non era poi così sicura, si sentiva leggermente a disagio in quei panni poco comodi.
Eppure si vedeva bella come non accadeva da un po', sempre troppo persa tra casa e lavoro per ricordarsi di prendersi un poco di tempo anche per sé.
Ma questa giornata era diversa, l'aveva promesso ai suoi migliori amici.
Per l'occasione si era presa una giornata libera da lavoro, la prima degli ultimi tre anni, esattamente da quando era riuscita a realizzare il suo sogno di diventare una dottoressa; aveva dovuto prendersi un anno sabatico e un altro ancora per gli studi, ma alla fine ce l'aveva fatta.
Si era svegliata di buon ora e si era concessa il tempo di un lungo bagno caldo, giusto finché un rumore non la fece correre nell'altra stanza; aveva anche scelto di non chiamare la babysitter e portare il piccolo con sé, in fin dei conti i suoi amici lo adoravano ed erano degli zii davvero amorevoli.
Aveva optato per un trucco leggermente più vistoso del solito nelle stesse tonalità del vestito e un rossetto color Malva che alla sua amica piaceva tantissimo.
Alla fine erano entrambi pronti un'ora prima del previsto, cosa alquanto rara.


Mancavano ancora diverse ore all'inizio del matrimonio, ma sia Ginevra che Han le avevano chiesto di raggiungerli prima per aiutare con gli ultimi preparativi e calmare la famiglia Rottam in preda al panico, come accadeva spesso durante questi eventi.


La giovane raccolse la pochette dal letto ancora in disordine, prese suo figlio per mano e si accinse a raggiungere il taxi che era appena arrivato. Non era la prima volta che il piccolo affrontava un viaggio lungo, anche se si trattava solo di un'ora e mezza. La sua vita frenetica non le permetteva di fare molti viaggi che necessitavano di soldi e tempo. 

Arrivarono a casa Rottam in perfetto orario.


Tutta la famiglia era in pieno fermento e non appena mise piede lì dentro sentii subito le urla di Ginevra chiamarla dal piano di sopra.
Si guardò intorno per qualche secondo, incrociando lo sguardo di Julius, uno dei gemelli: con un gesto quasi istintivo spinse suo figlio tra le braccia di quella chioma rossa e di tutta fretta si diresse verso le scale.
Ginny si trovava nella sua camera, circondata da sua mamma e sua cognata Francine che la guardavano sorridenti: era incantevole dentro un abito a sirena color ciclamino, i capelli acconciati con delle margherite e gioielli dorati a incorniciarle il volto.


''Sei bellissima'' disse Eloise.

''Han non potrà credere ai suoi occhi'' enfatizzò Francine.

''Sono contenta che ce l'hai fatta ad arrivare in tempo, Scorpius ha fatto i capricci?'' chiese Ginny.

''Si sta comportando bene, era contento di mettersi i vestiti nuovi. L'ho lasciato giù con Julius, e onestamente spero di non pentirmene'' rispose Eloise.

''Al massimo farà indigestione di dolci'' disse Ginny.

A quest'affermazione Eloise assunse uno sguardo preoccupato, a volte forse era fin troppo severa, ma quel marmocchio si cacciava sempre nei guai e riuscire a tenerlo a bada era un'impresa, soprattutto adesso che stava diventando sempre più grande.

''Su, oggi anche lui ha diritto a divertirsi'' la rassicurò Francine: ''E poi sarà divertente vedere i ragazzi corrergli dietro o convincerlo a fare qualche scherzo. ''


~

 
Han e Wayne chiacchieravano seduti in un piccolo capannone allestito di tutto punto vicino alla casa per permettergli di prepararsi senza il rischio di vedere la sposa: da quando Eloise aveva raccontato a Ginny di questa tradizione  lei si era subito prefissata di rispettarla, per rendere quel momento ancora più unico e speciale. Erano vestiti con due bellissimi completi neri uno più elegante dell'altro.
Ora che erano entrambi due poliziotti si potevano permettere molte cose in più e la loro reputazione contava anche dal loro aspetto, nonostante nulla del loro carattere fosse cambiato.
Wayne stava terrorizzando Han, ipotizzando vari scenari di come la sua vita sarebbe cambiata da uomo sposato; gli parlava di figli e litigi casalinghi, pur restando realmente felice della scelta che il suo amico stava per fare.
Ridevano a crepapelle quando videro arrivare Julius, visibilmente sfinito, con Scorpius al seguito.

''Questa peste non sta fermo un secondo!'' annunciò avvicinandosi al fratello e al suo amico.

''Si tratta di un bambino, è normale'' disse Han.

''Bene, sono contento di non averne allora'' rispose Julius.

''Anche io da bambino ero così, forse potrebbe aver preso da me''  intervenne Wayne.

''Non è tuo figlio!'' urlarono in coro il fratello e l'amico.

''Come fate a esserne così sicuri, forse Eloise ce lo sta solo nascondendo perché mi ama troppo e non vuole che mi dedichi alla famiglia.''

'' Eloise non ti ama, ed è stata abbastanza chiara su questo. Pensavo che te ne fossi fatto una ragione'' disse Han.

'' E poi non ti somiglia per niente, non potrebbe essere un Rottam neanche per sbaglio '' disse Julius.

I tre si girarono a guardare il bambino, ancora impegnato a giocare con l'ultimo gioco che Julius aveva elaborato per il suo negozio: un rompicapo difficilissimo che era già sul punto di risolvere.
Scorpius era la copia in miniatura di Eloise, a esclusione degli occhi grigi e dei capelli biondissimi.
Non vi erano per niente dubbi, con tutte le combinazioni possibili quel bambino non assomigliava neanche lontanamente a quella famiglia tipica per i capelli ramati.
In cuor suo Wayne ci aveva sempre sperato, nonostante tra lui e Eloise non c'era mai stato niente e la possibilità di una cosa del genere era più che altro un suo remoto sogno.
La odiava ancora per quei piccoli momenti di illusione in cui l'aveva coinvolto prima di rivelargli tutta la verità, e soprattutto la odiava per non avergli mai svelato il nome di colui che era riuscito a prendersi il suo posto.
Eppure lei aveva rinunciato a tutto, riducendosi a vivere da sola con suo figlio e con la convinzione che fosse la scelta migliore per entrambi.
Per un primo momento Wayne aveva pensato che forse, prendendosi cura del suo bambino pur non essendone il padre lei si sarebbe potuta innamorare di lui, ma la giovane non gliel'aveva mai permesso.

~

 
Quando Eloise uscì di casa in cerca di Han era già tutto pronto per la cerimonia.
La giornata piuttosto calda aveva permesso di organizzare tutto all'aperto senza l'ausilio di tendoni aggiuntivi: tutta l'area era stata sistemata con dei lunghi tavoli disposti a ferro di cavallo per il rinfresco, addobbati con decorazioni color ciclamino come il vestito della sposa; mentre poco lontano una cinquantina di sedie erano disposte in fila davanti un piccolo altare.
Gli invitati erano già arrivati e stavano prendendo posto come deciso dagli sposi.
C'era tutta la famiglia Rottam al completo, compresa di parenti che non si vedevano da anni con figli e nipoti.
Immancabili erano alcuni vecchi amici della scuola, qualche professore e il capo della polizia che avrebbe celebrato il tanto atteso evento.
Ancora prima di trovare Han, Eloise intravide Laura tra la folla.

''Laura, sei arrivata!''

''Ciao El, scusami per il ritardo, ma Theo ha avuto un piccolo imprevisto. Come sta Ginny?''

''Agitata, la conosci non si tranquillizzerà finché il matrimonio non sarà finito'' disse Eloise, titubante se farle o meno quella domanda che le stava girando per la testa.

Fortunatamente non fu necessario, quando un ragazzo elegante e dal sorriso smagliante le si presentò davanti fu Laura a chiarirle le cose.

''Theo, conosci già El vero?''

''Si tesoro, la Hammer non passa di certo inosservata'' disse lui.

''Chiavez, che piacere vederti'' disse la riccia.

'' Io e Theo stiamo insieme da poco, non volevamo ancora renderlo pubblico, ma Han ha invitato lui e il resto della squadra. Quale migliore occasione per darvi la felice notizia'' disse Laura.


'' Il resto della squadra?'' chiese Eloise.

''Si. Theo, Peter e Nathan.''

L'espressione di Eloise si fece improvvisamente cupa.

''Ti vedo strana tesoro, va tutto bene?'' disse Laura.

''Si, è che stavo cercando Han. Devo dirgli una cosa da parte di Ginny'' mentii Eloise.

''Oh, l'ho visto nella tenda.''

''Grazie, lo raggiungo.''

A Eloise iniziò a girare la testa, dal giorno della fine della scuola mai avrebbe pensato di rivederlo, e aveva fatto di tutto perché ciò non accadesse.
Sapeva che era cambiato, ma contava sul fatto che mai e poi mai si sarebbe presentato a una stupida festa dei Rottam.
Non voleva pensarci, aveva un brutto presentimento.
Eppure i ricordi nella sua mente erano così vividi.


*Inizio flashback*


Eloise quell'anno era caposcuola e si aggirava indisturbata per la solita ronda notturna da quando erano iniziate le proteste e i ragazzi avevano preso possesso della scuola, quando intravide un sospettoso Nathan Maine dirigersi verso il settimo piano.
Le ci vollero diverse settimane di pedinamenti per riuscire a capire che qualsiasi cosa Nathan stesse tramando aveva a che fare con l'aula di anatomia.
Adesso si malediceva per non aver mai detto nulla in tempo e aver creduto alle sue parole.
Quando lei gli aveva spiattellato in faccia la realtà lui l'aveva convinta con un sacco di bugie, raccontandole del posto tranquillo di cui era alla ricerca per riposarsi e studiare da solo; era riuscito a ingannare la ragazza più in gamba degli ultimi tempi.
Si era avvicinato a lei con una gentilezza che la lasciava sconvolta, ammaliandola a tal punto di farla cedere al suo controllo.
In quelle notti si erano scambiati baci voraci e frettolosi, che attendevano solo il momento in cui i loro corpi si sarebbero uniti in un amplesso di piacere.
I giorni passavano in fretta e quel segreto che non poteva condividere con nessuno le dava al tempo stesso adrenalina e paura.
Parlarne con i suoi amici era fuori questione, e poi chi mai avrebbe creduto a quello strano intreccio.
Si era addirittura illusa di esserne innamorata a un certo punto.
Ma poi lui le aveva mentito, era stato la causa insieme alla sua famiglia della morte di un ragazzino innocente, aveva assistito mentre la scuola cadeva in pezzi e infine aveva comunque scelto di schierarsi dalla parte sbagliata.
Forse se avesse saputo che in quel momento portava in grembo suo figlio, sangue del suo sangue, non avrebbe permesso tutto quello; o forse l'avrebbe permesso comunque e sarebbe stato insopportabile.
Dopo tutto quello che avevano passato, aveva fatto una promessa a se stessa: lui non l'avrebbe mai saputo e suo figlio sarebbe stato al sicuro.

*Fine flashback*

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