Imboscata
"Ginny, cosa sta succedendo?" chiese Eloise, su tutte le furie.
"Sono al covo dei rivoltosi" disse lei, sospirando "avevo promesso di non dire nulla"
"Sono degli stupidi, si faranno ammazzare" disse nuovamente Eloise, che per il nervosismo aveva iniziato a vagare per la stanza.
"Sono grandi e responsabili" intervenne Nora "anche se questo non rende quello che stanno facendo meno pericoloso"
"Sanno quel che fanno e abbiamo bisogno di risposte El" disse Ginny.
"El sta tranquilla" intervenne Laura.
"No, c'è sicuramente qualcosa che non va" disse Eloise.
"Non c'è niente che non va" disse Ginny, volgendo poi lo sguardo sul comandante appena addormentato "beh, forse giusto qualcosa"
"Da quanto non si fanno sentire?" chiese Eloise, che aveva preso a tormentarsi le mani per sfogare l'ansia.
"Da quando sono partiti, circa un paio d'ore fa" disse Laura.
"È troppo tempo" mormorò Eloise.
"Non è una missione semplice, ci vuole del tempo" cercò di rassicurarla Ginny.
"Dovremmo andare a controllare" disse Eloise.
"Per metterci nei guai anche noi?" chiese Ginny, adesso preoccupata.
"Siamo già nei guai fino al collo" rispose Eloise.
Effettivamente era vero, erano in guai terribili e chissà quando o come ne sarebbero uscite. Non erano più i problemi di quando erano ragazzini, non c'era una protesta di mezzo e non erano più avventati, forse proprio per questo dovevano essere molto più responsabili. Avrebbero subito le conseguenze di tutte le loro azioni. Azioni non facili, ma più complicate del previsto.
"Come faremo con Scorpius e con il comandante?" disse Laura.
"Ci penserò io, non preoccupatevi" intervenne Nora.
Eloise indietreggiò di qualche passo, appoggiando le spalle al muro. Stava riflettendo, doveva sul serio allontanarsi da suo figlio? Avevano davvero tutto sotto controllo? Queste domande le stavano ronzando in testa. Era confusa, stanca e in parte disperata. L'istinto di protezione era sempre stato parte di lei, non aveva mai lasciato soli i suoi amici, neanche nelle situazioni più disperate e improbabili. Si erano messi nei guai un miliardo di volte e ne erano usciti insieme. Ora, nel silenzio di quell'immensa villa, qualcosa nel profondo le diceva che avevano bisogno di lei. Non sapeva bene cosa, era una sensazione. Poteva sbagliarsi, e si sarebbe allontanata da suo figlio per un motivo futile. Oppure poteva avere ragione, e dovevano sbrigarsi. Gli occhi della giovane si posarono sulla madre di quel ragazzo che aveva amato per tanto tempo, ancora indecisa se fidarsi del tutto.
"Non guardarmi così, se pensi che sia la cosa giusta allora andate. Scorpius è stabile e il comandante non si sveglierà ancora per molto" disse Nora, intuendo quasi i pensieri di Eloise.
"Sei sicura El?" chiese Ginny, che in ogni caso non avrebbe esitato un solo secondo a seguirla.
La riccia ci pensò un altro secondo "Sì, dobbiamo andare".
"Allora sarà meglio sbrigarci, se hanno davvero bisogno di aiuto stiamo perdendo già troppo tempo" disse Laura.
Arrivare a destinazione non fu difficile. Fortunatamente Han si era premurato di lasciare a Ginny tutte le indicazioni in caso di necessità, una mossa azzardata ma che si stava rivelando la scelta giusta. Il giovane detective sapeva che probabilmente Eloise avrebbe scoperto tutto e convinto l'amica a darle tutte le informazioni, ma sapeva anche quanto era pericoloso quello che stavano facendo. A differenza degli altri, Han sperava nel loro aiuto. Non era mai stato un tipo molto orgoglioso e proprio per questo sapeva che non potevano farcela da soli. Ovviamente, quando aveva raccontato tutto a Ginny era sicuro che Eloise l'avrebbe saputo, neanche lui stesso sarebbe stato in grado di tenere un segreto del genere, la riccia era come una sorella per entrambi.
"Ahi, che cos'è?" chiese Ginny, che aveva appena sfiorato qualcosa di appuntito.
"Rovi di malva, state attente" disse Eloise, che procedeva davanti alle altre.
"È tutto troppo tranquillo" disse Laura.
"E voi siete troppo sospettose" replicò Ginny.
"Penso che Eloise abbia ragione, stanno perdendo troppo tempo e non c'è ombra del loro passaggio" rispose Laura.
"Forse perché hanno fatto bene il loro lavoro" disse Ginny.
"Sssh" intervenne Eloise "lo sentite?"
Le tre si protesero in avanti, cercando di non emettere il minimo rumore. Poco distante, da oltre le fronde degli alberi, arrivava un rumore leggero. Avanzarono con cautela, ascoltando. Era un rumore che conoscevano abbastanza bene, quello di una sparatoria. C'erano delle voci a tratti irregolari e il suono dei proiettili che vanno a vuoto. Non era una battaglia complicata, ma il pericolo era sempre dietro l'angolo. Le giovani ci misero un attimo a riconoscere i rumori, ma quando finalmente capirono iniziò la loro corsa per salvare gli amici in pericolo. Cercavano di non fare troppo baccano, correndo tra rovi e massi che deviavano il loro percorso. Non ci misero molto a ritrovarsi davanti il covo, le indicazioni di Han erano piuttosto precise. Dalle finestre si vedevano le scintille seguite dalle voci dei loro amici, alternate al buio improvviso e alla risposta di voci sconosciute.
"Quanti sono?" chiese Ginny
"Due o tre, non sembrano molti" rispose Eloise
"Giriamo di qua" disse Laura facendo strada "meglio spuntare alle loro spalle"
"State attente" disse Eloise
"Anche tu" disse Ginny
Per un secondo, prima di procedere con quel piano improvvisato, le due amiche si guardarono. Una pistola usciva dalla cintura della riccia, era stata la nuova e improvvisa ex suocera a procurargliela. Entrambe ricordavano l'ultima volta che si erano dette una cosa del genere, durante le proteste. Era stato un momento difficile che le aveva segnate nel profondo. Quella notte però non erano disposte a perdere nessuno.
"Eccoli" disse Laura, affacciandosi di soppiatto a una delle finestre
"C'è troppo buio, non è facile colpire il bersaglio giusto" disse Ginny "e poi siamo sicure di voler colpire? Finiremo in carcere sicuro".
"Non possiamo rischiare di fare luce, ci scoprirebbero" disse Eloise.
"Quindi entriamo?" disse Ginny
Laura ed Eloise abbassarono entrambe la testa, in segno di approvazione.
Cercavano di fare ancora meno rumore, ogni singolo passo in quel momento era fondamentale. Trovarono una porta socchiusa e vi si infilarono con la massima cautela. I loro amici stavano facendo lo stesso gioco ma non potevano rischiare di avvertirli, speravano solo di non essere scambiate per dei nemici. Arrivate nella stanza dove stavano combattendo fecero un ultimo sospiro. Erano riuscite a individuarli, erano tre e i loro amici li stavano conducendo verso il centro della stanza. La loro strategia era improvvisata, ma l'effetto sorpresa era essenziale. Si avvicinavano piano, tutt'uno con l'ombra e le tenebre, dividendosi e spostandosi verso gli angoli della stanza. Erano in maggioranza, eppure sembravano nettamente in difficoltà.
Dei proiettili partirono dall'arma che teneva in mano la giovane, con un'accuratezza che stava a significate che quella non era di certo la prima volta. Nonostante il buio cercò di colpire a punti non vitali e in un batter d'occhio i tre rivoltosi erano improvvisamente disarmati. I ragazzi, nel caos della battaglia, non avevano neanche capito come. Ma in quel momento non importava, il loro primo gesto fu quello di immobilizzare immediatamente gli aggressori e assicurarsi la vittoria e la salvezza. Fu solo quando si accese la luce che videro finalmente le loro amiche, rimanendo con un'espressione di incredulità stampata in faccia.
"Qualcuno mi spiega cosa ci fanno qui?" chiese Nathan, voltandosi verso i compagni.
"Di nulla Nath, è stato davvero un piacere salvarti la vita" disse Ginny, dalla quale Han si precipitò immediatamente, assicurandosi che stesse bene.
Anche Theo si precipitò da Laura, in fin dei conti anche i più duri ogni tanto avevano un animo dolce e apprensivo.
"State tutti bene?" chiese Eloise, che non smetteva di essere preoccupata.
"Siamo tutti salvi, anche grazie a voi" disse Peter, ringraziandole.
"Come avete fatto a trovarci?" chiese Wayne, che stava cercando di riprendersi.
"Le ho lasciato una mappa, in caso di necessità" rispose Han.
"In caso di necessita?" disse ironico Nathan.
"Beh ci hanno salvato la vita no?" disse Han.
Su questo nessuno poteva dissentire, ancora qualche altro minuto e probabilmente gli aggressori avrebbero avuto la meglio su di loro. Difatti, i tre si dimenavano per quanto possibile, immobilizzati e incatenati tra di loro. Era stava davvero una fortuna quella di essere in maggioranza e di poter contare sulle amiche, avevano rischiato grosso. Un piano troppo azzardato perfino per loro. Cosa pensavano di trovare in un covo come quello, una calorosa accoglienza? In cuor loro speravano di trovarlo deserto, ma era andata male. Almeno erano ancora sani e salvi, e soprattutto quel materiale era ora in loro possesso.
"Questi vanno in centrale e poi dritti in cella" disse Theo, sfilando le maschere ai tre.
Erano degli uomini barbuti di mezz'età, nessuno di loro li aveva mai visti prima. Ce n'erano ancora troppi in circolazione e questo era davvero un bel problema. Erano passati anni ma quelli che non avevano ancora voglia di arrendersi, giravano per le strade.
"Avete trovato qualcosa?" chiese Eloise.
"Un paio di formule che potrebbero essere utili" rispose Nathan "noi ci occupiamo di questi qui, voi prendete quello che potete e rientrare alla villa"
Eloise sbuffò spazientita, non sopportava quel suo modo di fare ma era troppo stanca e sconvolta per mettersi a discutere proprio in quel momento.
"Sì, sarà meglio rientrare e vedere come va la situazione" disse Eloise.
"Quale situazione? Scorpius sta di nuovo male?" chiese il biondo. Non l'aveva mai visto così preoccupato, possibile che tenesse davvero così tanto a suo figlio ora che sapeva di averne uno?
"È stabile" tagliò corto la giovane, alla quale non andava di spiegare troppe cose "Ma abbiamo lasciato tua madre da sola con lui e con il comandante addormentato"
"Il comandante cosa?" chiese lui, e un paio di altre voci.
"Ginny gli ha dato il sonnifero" affermò Laura.
"Ma siete impazzite?" urlò Wayne.
"Non sapevo cosa altro fare, aveva scoperto troppo" disse Ginny
"Non ci credo! Ci spedirà tutti dietro le sbarre" rispose il rosso.
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