39. CADUNT TOTI MONTES
Ormai soltanto grazie alla sua vista eccezionale Aidan riusciva a scorgere dettagli chiari di quella lotta. Il gruppo di soldati nemici aveva sospeso l'assalto per affrontare il corpo a corpo con i suoi uomini. Attorno a loro danzavano le stelle di fuoco di Edhel, che la magia di Silanna indirizzava contro le macchine d'assedio, ormai preda delle fiamme. Pulviscolo scintillante si muoveva nella nube di polvere e fumo che nascondeva la scena. I due incantatori, l'uno di fronte all'altra, gli occhi chiusi, i palmi che quasi si toccavano, recitavano incantesimi in una lingua incomprensibile per Aidan che, dalla sua posizione, percepiva solo il movimento delle loro labbra, instancabile e ipnotico. D'un tratto, e in una maniera a lui inspiegabile, gli sembrò di poter udire anche le parole. Si sentì afferrare da una sensazione sconosciuta e trascinare all'interno di un fiume che sembrava volergli rapire il cuore. Si liberò con difficoltà da quella malia e rivolse di nuovo lo sguardo verso lo scontro.
Un rombo sordo squarciò il cielo, quindi seguì la quiete assoluta. La cenere si adagiò con dolcezza al suolo e si spense, il fumo salì a congiungersi alle nuvole lontane e le mura bruciate di Valkano ricomparvero dalla nebbia. I corpi dei soldati caduti giacevano in gruppi scomposti e uno strano silenzio di morte si impadronì delle orecchie degli Uomini sopravvissuti a terra e degli Elfi assiepati sulle mura del monastero.
L'arciere abbracciò la scena con uno sguardo, calcolando le perdite subite e le reali possibilità che gli restavano di salvare quella gente. I Nani che stavano cercando di espugnare l'edificio erano pochi, giusto uno squadrone di soldati, più i genieri e una mezza dozzina di macchine d'assedio. Tuttavia gli sembrava inverosimile e troppo, troppo semplice che tutto si fosse spento così, in una vampata. Esitò un istante, prese un lungo respiro, poi ordinò ai suoi di trovare un varco per entrare. Fare irruzione, radunare i superstiti e andare via il prima possibile gli sembrava l'unica scelta sensata.
La voce del gemello che chiamava il suo nome da una distanza siderale gli attraversò la mente. Edhel sbatté le palpebre e fu sbalzato fuori dalla trance indotta dal cerchio magico. Silanna ebbe un sussulto e le sue mani sfiorarono quelle dell'incantatore, un attimo prima che il suo sguardo si posasse sull'edificio.
"Muovetevi!", li esortò l'arciere.
L'elfo non prestò la minima attenzione all'espressione perplessa e diffidente del fratello, mentre correvano a raggiungere gli uomini sotto le mura.
"Dobbiamo fare in fretta", continuò il principe. "È troppo pericoloso..."
Le sue ultime parole si persero nel rombo improvviso che si levò dalla montagna. La parete fu scossa da un fremito violento, che fece vibrare le mura fino alle fondamenta. Gli uomini, sorpresi, vacillarono. Aidan vide Edhel cadere, ma non ebbe nemmeno il tempo di accorrere in suo aiuto, perché la terra sussultò sotto i suoi piedi.
Una fenditura si aprì nella roccia.
Troppo, troppo semplice!, ripeté la voce nella sua testa.
Aidan si sforzò di capire cosa gli stesse sfuggendo: la spianata di neve, sporca di sangue, fango e cenere, era ingombra solo di cadaveri e di impronte. Che cosa sfuggiva ai suoi occhi?
La terra vibrò di nuovo e una roccia precipitò dall'alto, infrangendosi nell'urto e rotolando a valle con un tonfo sordo. Anche Aidan finì al suolo e, in quella caduta, il suo sguardo si posò sul fianco della montagna. Seguì la fenditura che si era aperta nella roccia come una ferita della carne e balzò in piedi.
"Trovate l'ingresso! Presto!", urlò all'indirizzo dei suoi uomini.
Raggiunse Edhel e gli tese una mano.
"Aidan, che succede?"
"Stanno entrando dall'altra parte".
"Ma come... c'è la montagna, dall'altra parte!"
"Sono Nani, sanno quello che fanno. Chissà da quanto tempo stanno scavando la montagna, senza che nessuno se ne sia accorto".
Edhel passò uno sguardo sullo scenario deserto che aveva di fronte.
"Ma... i Nani sono tutti morti", osservò, cercando di tenersi stretta la speranza come poteva.
"Sono morti i guerrieri lasciati qui per tenere impegnati gli Elfi in un finto assedio", tagliò corto il fratello, con tono brusco.
Un'espressione di sgomento si dipinse sul volto dell'elfo. Vide anche lui la fenditura che si era disegnata sulla roccia e sentì che il cuore rallentava il suo battito al pensiero di quanto erano stati ingannati, del tempo prezioso che era stato sprecato e della stupida contentezza che aveva provato.
Silanna ascoltò quello scambio senza dir nulla. Raggiunse i soldati assieme ad Aidan e non gli diede neanche il tempo di parlare.
"Seguitemi, io so come entrare".
Aidan non obiettò. Le fece cenno di procedere mentre lei, svelta, costeggiava le mura. Si muoveva come se non vedesse la distruzione che dilagava ai suoi piedi, superando le pietre cadute, i corpi devastati dalla battaglia, le spade abbandonate, i segni dell'incendio appena spento. Si arrestò solo di fronte a un basso portale, nascosto da una parete fitta di rampicanti. Aidan sfoderò il pugnale e tranciò via i rami intricati, quindi ordinò ai suoi uomini di forzare l'ingresso. Mentre seguiva con apprensione quell'operazione, la sua mente continuava a macinare domande. Gli assedianti erano una trappola in cui loro erano caduti in pieno, ma erano stati comunque uccisi. Perché non vedeva più nessuno? Perché gli Elfi non erano andati loro incontro? Non li riconoscevano come amici?
Cominciò a tormentare il cuoio dei suoi guanti. Doveva forse aspettarsi un'altra imboscata? Non era pronto.
A distanza si udivano suoni bassi e intervallati da pause di cupo silenzio. Anche il più piccolo scricchiolio della pietra era sufficiente a fare sussultare l'animo di Edhel, ormai incapace di sopportare quella pressione. Si accostò al gemello, intento ad osservare il lavoro dei soldati sulla porta.
"Se riescono a entrare dall'altra parte", gli mormorò all'orecchio con urgenza, "devasteranno ogni cosa. Perché non cerchiamo di fermarli?"
Aidan sgranò gli occhi e lo fissò incredulo.
"Fermarli? Edhel, stanno buttando giù le mura, questo edificio tra poco crollerà! Non c'è nulla che si possa fare, se non cercare di radunare più gente possibile e scappare via subito!"
Edhel, si passò una mano sulle labbra. I suoi occhi tormentati si volsero in alto, ad accarezzare la parete. Un rumore improvviso rivelò loro che le ultime assi di legno della porta avevano ceduto sotto i colpi dei soldati. Aidan strinse il braccio del fratello.
"Aiutami a portarli in salvo".
L'elfo ricacciò indietro il cocente pensiero del suo fallimento.
"Andiamo", disse, ed entrambi seguirono Silanna oltre l'oscuro ingresso.
La memoria di quelle stanze era ancora viva in lei. Nessuna sosta, nessuna esitazione. Silanna avanzava aprendo alte porte, salendo in fretta scale strette. Di tanto in tanto, quando la terra sotto i suoi piedi tremava, era costretta ad appoggiare una mano contro la parete, ma un istante dopo continuava il suo cammino.
I due gemelli le stavano da presso, senza mai perderla di vista. A ogni sala che attraversavano in fretta, Edhel passava di stupore in stupore, mentre i suoi occhi si posavano sulle pitture delle volte e sui segni magici che decoravano le pareti. Ad ogni passo avrebbe voluto fermarla e chiederle la spiegazione di questo o di quel simbolo che catturava la sua attenzione, ma la foga con cui lei e Aidan procedevano, seguiti dai loro uomini, lo obbligava a tacere e a seguirli senza indugiare. L'arciere, invece, avrebbe voluto chiederle perché non stavano incontrando nessuno. Il suo cuore era sempre più in ansia per l'inusuale, apparente abbandono in cui versava l'edificio.
Quando giunsero infine al piano superiore, li trovarono. Gli incantatori si erano asserragliati in una delle stanze più interne. Erano una trentina, tra giovani e vecchi, stretti gli uni agli altri come topi in trappola. Aidan li fissò con stupore chiedendosi ancora perché non avessero tentato di fuggire, né di andare incontro ai soccorritori, ma lasciò che fosse Silanna a parlare per prima.
"Siamo qui per portarvi in salvo!", esclamò lei appena superata la soglia, senza troppi convenevoli.
L'elfo più anziano si staccò dal gruppo e si fece avanti. La sua veste decorata di segni arcani era coperta di polvere e sul fianco la seta elegante aveva uno squarcio profondo. Studiò Silanna e subito la riconobbe.
"Sorella", si rivolse a lei con tono fiero e confidente al contempo, "voi conoscete la nostra missione. Chi ha voluto abbandonarla, si è già messo in salvo da giorni, ma chi è qui, ha scelto di restare, di assistere questo luogo di culto fino alla fine. Non esiste vita per noi fuori da queste sacre mura".
Silanna esitò. Sapeva che, al posto dell'altro, anche lei avrebbe preso la stessa decisione. Anche lei non l'avrebbe lasciato mai, se non fosse stata spinta a cercare altrove il compimento del suo destino. Fece uno sforzo per cercare le parole migliori per la sua preghiera.
"Maestro, il mio cuore comprende il vostro desiderio, ma umilmente vi supplico di seguirci. Non c'è più nulla che possiate fare per Valkano e quei profanatori non meritano il sacrificio della vostra vita".
Un sussulto più possente dei precedenti scosse la roccia dal profondo. Aidan si acquattò sul pavimento, tese i sensi verso quelle vibrazioni e intuì che i Nani stavano per raggiungere il proprio obiettivo.
"Stanno arrivando!", esclamò.
Quasi a supporto di quell'osservazione, un'altra scossa li obbligò tutti ad ancorarsi alle pareti o al pavimento. Silanna scivolò, ma trovò il braccio di Aidan a sorreggerla. Edhel vide una giovane adepta, a un passo da lui, ritrarsi dalla parete un attimo prima che il rivestimento del muro si staccasse e si infrangesse sull'ammattonato. L'incantatore l'afferrò e la tirò a sé, proteggendola nel suo abbraccio. Quando lei si voltò per ringraziarlo, il cappuccio scarlatto della sua tunica di novizia scivolò, rivelando la sua chioma dorata. L'elfo indugiò in quella stretta, in attesa che il tremore cessasse, quindi la liberò. La paura che aveva provato nel sentire il cuore della ragazza battere furioso contro il suo petto, però, non andò via. La sua attenzione si rivolse allora all'anziano maestro, che appariva ancora imperturbabile. Sentì di dover fare qualcosa, di dover dire qualcosa, ma l'intera situazione gli era così nuova ed estranea, che non riusciva a immaginare un modo per intervenire. Avanzò fino a sfiorare Silanna e pregò gli Dei perché gli ispirassero parole abbastanza eloquenti.
"Maestro, vi scongiuro: non indugiate oltre. Ve lo chiedo in nome degli Dei che onoriamo, dei sacri Daimon che serviamo, dello Spirito stesso della nostra razza... perché solo salvando le vostre vite, voi salverete Valkano".
L'elfo lo squadrò da capo a piedi e il suo viso si accese di un vivo stupore.
"Un figlio dell'Acqua e del Fuoco...", mormorò. "Oscuro Signore di Spiriti..."
Edhel ebbe un brivido all'udire quelle parole e sperò che nessun altro fosse stato in grado di coglierle, così da poter credere di averle solo sognate. Quell'uomo lo conosceva, e conosceva il suo nome e la sua natura senza mai averlo visto prima. Quel pensiero lo terrorizzò e gli impedì di replicare.
"Se lo chiedete, vi seguiremo", proseguì il vecchio con tristezza, spostando lo sguardo dal giovane alla pietra delle pareti, che iniziava a mutare in polvere dorata. "Ma Valkano è già morta".
"La ricostruiremo", esclamò Edhel d'istinto, senza nemmeno fermarsi a riflettere. "Portate in salvo la vostra conoscenza e io prometto che vi darò un luogo in cui ricreare la stessa bellezza".
I due si scambiarono un'occhiata che a tutti i presenti parve infinita, poi l'Alto Elfo fece un cenno con il capo e si rivolse ai suoi.
"Obbediremo al Daimonmaster".
Aidan e Silanna si diedero subito da fare per guidare il gruppo in salvo. Lei, sempre davanti, sceglieva con sicurezza il percorso migliore; lui, invece, si guardava alle proprie spalle per assicurarsi che nessuno restasse indietro.
Il mondo attorno a loro cominciava a crollare. I terribili rumori della struttura che cedeva in lontananza, amplificati dalle alte volte di roccia, risuonavano con terrore nelle loro orecchie. Sembravano quasi persone vive all'inseguimento dei fuggitivi. Edhel, che chiudeva il gruppo, udì le prime travi pesanti che si schiantavano dietro i suoi passi, sollevando cumuli di cenere e polvere antica.
Corsero fuori e si fermarono soltanto quando l'aria fresca della montagna riempì loro i polmoni. Si fermarono dove gli arcieri di Aidan avevano sferrato il loro primo attacco, in tempo per vedere uno dei fianchi dell'edificio spaccarsi con un urlo cupo e violento, e assistere al crollo delle pareti che si ripiegarono su se stesse in un unico movimento. Una nuvola di polvere coprì loro la scena, così quegli spettatori inermi poterono solo immaginare la distruzione dietro la coltre di pulviscolo e sabbia in sospensione. Quando il velo si dissolse, lo spettacolo delle rovine di Valkano divenne realtà davanti ai loro occhi.
Alcuni Elfi caddero in ginocchio, alcuni si sciolsero in pianto. Silanna si nascose il volto tra le mani e non disse nulla. Gli Uomini non osarono interrompere il dolore di quel momento. Pur non appartenendo a quel luogo e a quella storia, rimasero muti di fronte alla sofferenza di quelle creature sottili, che sembravano sul punto di spezzarsi assieme al loro mondo magico ridotto in cenere.
NOTA DELL'AUTORE
Terra superne tremit magnis concussa ruinis (...) quippe cadunt toti montes: In alto la terra trema, scossa da grandi catastrofi (...) poiché crollano montagne intere.
Ho scelto il De rerum natura di Lucrezio a suggello di questo capitolo un po' triste in cui abbiamo assistito alla caduta di Valkano 😔
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