Day 3: Sinfonia inversa

Devo restaurare per una società internazionale, gli affreschi di una cappella, cuore di un'antica abazia.

Tutto il complesso diverrà un resort e la cappella sarà una piccola sala adibita a conferenze e concerti, considerando l'ottima acustica, e la presenza dell'organo ancora in perfetto stato, che per rilassarmi, ogni tanto mi diletto a strimpellare.

È una settimana che lavoro alle foto degli interni, alla loro classificazione, agli schizzi, ai rilievi e all'analisi dell'intonaco: il classico lavoro preparatorio al restauro vero e proprio che poi seguirà.

È la sera di Halloween e io per festeggiare scarto una caramella a forma di fantasmino; mentre la succhio, seduta su una vecchia panca polverosa, noto ai piedi dell'arca in pietra, che fungeva da altare, una luminescenza innaturale di un colore leggermente verdastro. Mi avvicino inginocchiandomi e vedo che un liquido viscoso ne impregna la superficie.

Lo tocco con le dita e facendolo premo sulla pietra e odo un click, un piccolo vano nascosto, azionando quel meccanismo a pressione, si apre e all'interno c'è un rotolo che prelevo e svolgo con cautela, scoprendo sorpresa uno spartito.

Ne noto subito la particolarità: è leggibile in entrambi i lati.

Sono talmente curiosa di udirne il suono che salgo la scaletta a chiocciola che porta all'organo e poso con delicatezza lo spartito sul leggio. Suono prima la sequenza di note in modo classico, è un suono forte rassicurante che sembra colmare di luce la cappella; poi decido di provare a suonare partendo dalla fine fino a risalire alla prima nota.

Strano... dovrei udire la stessa melodia, ma questa è stridente, lucrubre e impregnata di oscurità. Quando termino le luci vacillano e odo un forte rumore, mi affaccio alla balaustra e spalanco gli occhi... l'altare si è spostato di lato. Sono sconcertata, spaventata ma curiosa, così scendo e mi avvicino. Ora è visibile una botola che prima, con l'arca a farle da schermo, era occultata.

Contrariamente a quanto mi sarei aspettata riesco ad alzare il pesante tombino senza problemi. Accendo la torcia del cellulare per vederne l'interno: è una cripta.

Decido di scendere le scale per visionarla, e mi trovo in un ambiente circolare con al centro un parallelepipedo di marmo nero con rifiniture in ferro, su cui è inciso un occhio con l'iride rosso fuoco.

La struttura è circondata da sei seggi su cui sono sedute le mummie di quelli che penso siano stati gli abati.

Brividi mi attraversano la schiena, sento una presenza silenziosa che mi osserva, mi guardo ripetutamente alle spalle, ma sono sola, un rivolo di sudore mi scende dalla tempia.

L'occhio mi chiama, quella che pensavo un'iride è in realtà un foro da cui filtra una luce rossa, luce che inizia a fuoriuscire, andando a formare una figura, mentre gli abati, urlando, si sbriciolano.

Fuggo su per le scale, ma invano. Vengo schiacciata dal demone che mi blocca polsi e piedi; il suo peso è bruciante e gelido, orrido il puzzo.

"Suonerai ancora per me" sibila, e il mio corpo non è più il mio.

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