Day 1: La gatta che scotta
Il telefono del cimitero del Cairo, in Egitto, squillava ininterrottamente, l'unica impiegata presente, centralinista e segretaria tuttofare, indossava una maschera da gatta e sbuffava infastidita.
«Possibile che il giorno di Halloween non si possa mai stare un minuto in pace?», disse ad alta voce, buttando di lato parole crociate e penna, prendendo il cordless. Sentì ridacchiare e alzò gli occhi al cielo - di nuovo quei ragazzini fastidiosi, ogni anno la stessa storia - pensò esasperata.
«Pronto?», sentì dire, «Vorrei sapere se è disponibile una tomba tripla, sa mi piace stare larga». Lei si stropicciò l'occhio destro leggermente oblungo e di un verde intenso prima di alzarli entrambi al cielo in una muta preghiera.
«Mi spiace signorina, sono tutte occupate, se ne libererà una solo quando un elisi diverrà un apocope», e riattaccò con malagrazia.
In quel momento entrò in ufficio una mummia alta più di due metri, un gigante, che reggeva in mano un lembo della sua tela di lino ingiallita dal tempo.
«Ciao Micetta», esordi guadagnandosi un'occhiataccia, «non é che magari hai della colla? Mi si è staccata la fascia da... ehm, da un posto un po' delicato, non vorrei usare gancetti di metallo, sai com'è, stasera ho un appuntamento», disse sorridente.
La gatta lo guardò assottigliando lo sguardo, stava per rispondere piccata quando un tremendo trambusto li fece voltare verso la finestra. Un'orda di mummie stava invadendo il cimitero, a guidarle una bambina, anzi una infante di non più di due anni, almeno cosi sembrava, con una coppia di braccialetti a ogni polso.
Le mummie, alcune avvolte in teli, altre solo essiccate dal tempo e dal clima secco e caldo, avanzavano compatte, urlando e digrignando i denti, chi i denti ancora li aveva, e sbattendo con forza i piedi a terra.
L'orda di cadaveri, provenienti dalla necropoli di Fag el-gamous, si avvicinava minacciosa, ora riuscivano a sentire le loro urla, reclamavano una tomba comoda, possibilmente vista mare, il ricongiungimento ai loro congiunti e la possibilità di vagare liberamente il giorno di Halloween. Minacciavano occupazione e lancio degli organi, organi, che a quanto pare alcuni di loro ancora possedevano, sui visitatori.
Bastet si massaggiò le tempie spazientita, non sapevano più cosa inventarsi questi giovani imbalsamati riportati alla luce da poco, gelosi del suo essersi portata dietro nel mondo Gigante. Aveva ragione quell'omino italiano divenuto famoso anche da loro, questa di Halloween era un americanata deficiente.
Uscì fuori dall'edificio a un piano situato all'interno del cimitero seguita da Gigante e alzò le mani in segno di pace, ma la ragazzina che guidava il gruppo le corse incontro e saltò per attaccarla alla gola. Il gigante la intercettò in aria e la tenne sollevata mentre questa sì dibatteva furiosamente.
Fu allora che successe. Bastet perse del tutto le staffe e la sua rabbia si trasformò in calore e fiamme che ridusse tutti in cenere.
«Gigante?», chiamò, «ti conviene annullare il tuo appuntamento, sai non vorrei dover usare il lanciafiamme anche sulla tua, ehm, parte delicata», poi tornò dentro con passo felino.
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