In fondo allo specchio 1
L'ombra del faro era benigna, protettiva: celava i buoni e i cattivi, i miti e i violenti, i forti e i deboli.
Tornando a casa Novello trascinava le spesse suole delle scarpe, a ogni passo diventavano piu' spesse quelle scarpe, piu' alte, mostruosamente piu' alte, le tolse, le strinse al petto come il piu' caro dei tesori. E intanto sprofondava nella sabbia, avrebbe voluto sparire, affondare, in modo che nessuno potesse vederlo. Non voleva vedere proprio nessuno.
Ma, come spesso gli capitava Novello si imbattè in Policastro: quell'uomo era il piu' ricco della contrada, il padrone dell'azienda alimentare locale, piu' di cinquanta operaie lavoravano, in nero, per lui.
Quelle giovani lavoravano per dieci ore al giorno. spingendo e premendo dentro boccali di vetro riempite di melenzane, pomodori, zucchine, olive, a volte erano sott'olio, a volte sotto aceto: era diventato ricco Policastro grazie a questo sfruttamento.
Novello lo squadrò, l'uomo era accucciato accanto a un pilastro del faro, a causa dell'ombra lo si distingueva solo per il luccichio degli anelli d'oro, per il balenio dell'accendino di platino, quando accese la sigaretta Novello potè vederne gli occhi: occhi di animale in agguato, fissi, sulla casa di Giovanna.
Quando la bellissima Giovanna uscì di casa Policastro balzò in piedi: lo sguardo lascivo non dava adito a dubbi; Novello che non aveva peli sulla lingua esclamò: -Policastro? Quella è l'ultima donna che dovresti guardare.
Policastro lo guardò con commiserazione:
-caro Novello non puoi capire, queste sono dinamiche di bordello caro, non valgono per la gente comune, sono dinamiche da casino, che ne puoi sapere tu?
Novello masticò amaro, ma aveva una cugina molto carina, assunta misteriosamente nell'azienda dell'uomo, ne era uscita colma di monili d'oro. L'uomo si allontanò, Novello ne guardò le dita sporche di nicotina, le falangi con la sindattilia.
Come un faraone egiziano.
Intanto Giovanna incedeva, aureolata da gloriosa bellezza.
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