14 - Alchimia
«Mi sentite?» dice Aladino, nel microfono.
«Siiì!» urlano più voci in coro.
«Anche laggiù, in fondo?»
«Siiì!» gracchiano ancora.
«Benissimo! Innanzitutto ci tengo a ringraziarvi per aver partecipato così numerosi alla cena della Proloco.»
Parte un applauso. Ma perché? La cena era gratis, ovvio che è pieno di gente.
«Come ogni anno, è arrivato il momento di fare il punto della situazione» continua Aladino. «Prima di parlarvi dei traguardi raggiunti e dei futuri obiettivi però, vorrei spendere qualche parola per una persona cara a noi tutti. Un amico che per la prima volta, da quando abbiamo iniziato la nostra attività per il paese, non ha potuto essere presente a quella che è sempre stata una festa, piuttosto che una semplice riunione. Naturalmente mi riferisco al caro zi' Peppe, come noi tutti lo chiamiamo pur non essendo suoi nipoti nel vero senso della parola.»
In sottofondo parte un brusio di voci in cui capto le parole 'peccato' e 'pover'uomo'.
«Purtroppo,» continua Aladino dopo aver concesso qualche momento affinché la gente potesse metabolizzare, «il morbo di Alzheimer si sta accanendo su di lui.»
I commenti su zi' Peppe assumono toni drammatici. A sentire i mormorii intorno a me, sembra che stia lì lì per tirare le cuoia. Per fortuna Aladino se ne accorge e ridimensiona:
«State calmi, ehi! Ho parlato con l'operatrice sanitaria che lo assiste e so che ha iniziato una nuova terapia farmacologica. Lo vedremo ancora, anche se è difficile che potrà andarsene ancora in giro da solo, a bordo dell'Apollo.»
Molti, me compreso, sorridono pensando al tre ruote truccato, però tutti si incupiscono e le voci di sottofondo si fanno pacate.
In questa improvvisa quiete, che sa di rispetto, mi trovo a riflettere su come Peppe abbia fatto a diventare così amato, anche se è il più solo, il più sfortunato e pure il più svalvolato di Villagaia.
Realizzo che non è necessario aver compiuto grandi imprese per diventare un simbolo. Basta avere una scintilla qualunque e alimentarla fino a renderla tanto luminosa da risplendere un po' anche nella vita degli altri. E la scintilla di Peppe era la capacità di infilare un pensiero positivo nella testa di chiunque e in qualunque momento. Chissà cosa gli è rimasto di questa dote, ora che la sua mente è andata in corto circuito per colpa della malattia.
Giulia ed Erika hanno gli occhi lucidi. Mi guardo intorno e scopro che non sono le sole.
Mi sorge una domanda: quale potrebbe essere la reazione di queste persone se qualcosa di grave accadesse a me, che le ho sempre rifuggite?
Scuoto la testa con forza per liberare la mente dal nulla che riesco a immaginare e quasi lo invidio, zi' Peppe, per l'affetto che ha saputo conquistarsi nonostante la fissa per Kafka, una vera ossessione, che lo portava ad ammorbare tutti recitando i suoi aforismi o spezzoni dei suoi romanzi. Memorie, quelle, che nemmeno l'Alzheimer ha scalfito.
Aladino chiude la parentesi per iniziare a parlare del tesseramento annuale. È un discorso che non suscita grande interesse e lui fa fatica a tenere viva l'attenzione. Tutto però cambia quando passa all'argomento successivo: le somme raccolte dalla Proloco con le ultime iniziative organizzate.
«Quest'anno il grande successo della sagra della patata si è tradotto in un guadagno di ben venticinquemila euro!» dice e allarga le braccia per accogliere la grande ovazione che segue.
«La sagra dell'uovo di quaglia invece ha portato alle nostre casse diciassette mila euro!»
Sale un lungo applauso con tanto di rullata di pugni sui tavoli, per simulare i tamburi.
«Calmi, calmi, che c'è dell'altro. La cantina vinicola mi ha incaricato, in qualità di Presidente, di annunciarvi la ricca somma che ha intenzione di donare, come sponsor, per la festa del vino novello che si terrà nel mese di novembre: ben cinquemila euro!» proclama, alzando la voce.
Qui dentro diventa peggio di uno stadio, qualcuno addirittura sale sui tavoli per improvvisare una danza, ma a quanto pare non è tutto perché Aladino, urlando sempre più forte per farsi sentire, annuncia che anche il Sindaco ha qualcosa da dire.
E il Sindaco di Villagaia non si fa pregare: lo raggiunge con delle falcate da levriero e lo abbraccia come se fossero grandi amici.
Ormai questa manfrina mi sta dando noia, e mi verso da bere del vino che per fortuna, e misteriosamente, ancora abbonda sulla tavola. Giulia, per la seconda volta in tutta la serata, pare accorgersi della mia esistenza e mi tende un bicchiere vuoto in una chiara richiesta di ristoro.
Glielo riempio e lei mi ringrazia con un brindisi occhi negli occhi che dà le vertigini, come se fossi vittima della sindrome di Stendhal di fronte a un'opera d'arte. Le sue iridi sono smeraldi e giurerei di averci visto uno scintillio. Forse è solo ubriaca, tuttavia non mi sento di escludere che in quest'istante una sorta di elettricità stia scorrendo tra di noi.
Il Sindaco nel frattempo si prodiga di complimenti per l'impegno e i risultati raggiunti dalla Proloco. Lo seguo a malapena il suo stucchevole intervento, perduto in questa alchemica vibrazione. Ma poi il discorso riguardo l'impegno civico prende una piega accattivante perché vira sulla questione della ricompensa al merito, argomento succoso che mi ruba l'attenzione di Giulia.
«...E per premiare il grande lavoro che la Proloco ha svolto per il nostro paese, valorizzando il nostro territorio e le sue tradizioni, la giunta comunale ha concordato di finanziare gli eventi correlati alla ventura festa del vino novello con una somma di ben ventimila euro!»
Si scatena il delirio: rulli sui tavoli, ovazioni, scrosci di mani plaudenti, piedi pestati rumorosamente a terra... come se non bastasse degli uomini armati di du'botte, fisarmonica, e tamburello irrompono nella palestra intonando un brano popolare in dialetto. Quasi tutti i presenti si associano in un coro stonato e fuori tempo.
Pollice non si trattiene e scatta in piedi. Prende un tovagliolo di carta e si mette a sventolarlo mentre si butta nella mischia per cantare a squarciagola un'ode alle cosce di una contadina.
Giulia però si rabbuia: anche se la sua bocca sorride, gli occhi le diventano tristi. Erika nemmeno se ne accorge, presa com'è a battere le mani a tempo. Un tizio la agguanta per la vita e se la porta via a passo di saltarella.
Che diamine, ma sono l'unico ad essere immune a questo incantesimo popolare qui dentro? Aspe', no! Mentre il ritmo si fa convulso e i balli diventano scatenati, accade ciò che non avrei mai nemmeno osato sperare: Giulia ed io siamo rimasti soli, faccia a faccia, e con soltanto questo tavolo unto tra di noi.
«Che hai, non ti piace questa musica?» le domando.
Lei inclina la testa e si accarezza una guancia.
«No, cioè sì, è divertente, però...»
«Però cosa?»
«Però stavo pensando che tutti questi soldi che abbiamo raccolto potrebbero permettere di fare qualcosa di veramente figo, stavolta. Invece credo che non accadrà... Ho perfino paura di sentire i nomi degli ospiti per cui verranno spesi: cantanti visti e rivisti, qualche tizio uscito da Amici o persino qualcuno del Grande Fratello...»
Giulia butta giù il vino con l'aria di un ubriacone che beve per dimenticare dei grossi problemi e la capisco, perché anche io prevedo che tutti quei soldi verranno spesi molto, ma molto male.
«Quanto mi piacerebbe che si organizzasse qualcosa di più grintoso. Per una volta, almeno.»
Ride sconsolata.
«Se potessi decidere tu, chi faresti venire?» le domando sorseggiando il mio vino.
Lei ci riflette un attimo alzando gli occhi verso il soffitto. Quando li riporta su di me è come se avesse ritrovato l'entusiasmo.
«Tanto per cominciare mi piacerebbe vedere qualcuno che si sia fatto da solo la sua strada. Una strada autentica, che non sia stata costruita a tavolino dalle case discografiche o dalle agenzie di moda. Dovendomi basare sul budget che abbiamo appena sentito, proverei con i Marlene Kuntz, Caparezza, i Talco... Ma perché non un Lindo Ferretti poi, che anche se adesso è vittima di deliri mistico-religiosi, è sempre magia riascoltarlo.»
Ognuno di quei nomi mi fa vibrare l'anima, sempre di più, uno dietro l'altro, a intensità sempre più elevata, fino al nirvana che raggiungo quando cita Mr Lindo Ferretti. E se questo non è amore, di sicuro come minimo è una sublime, profonda, connessione. Desidero ciò che desidera lei, e ora più che mai, desidero anche lei.
Però siamo a Villagaia, e va bene sognare, ma non si può ignorare ciò che è reale quindi devo per forza ragionare su quanto sia difficile realizzare qui le nostre ardite fantasie.
«Cavolo, hai citato dei mostri sacri. Sonorità grandiose e testi orgasmici, sicuro, ma mi sa che non ce la faremo mai ad averli qui.»
Giulia si mordicchia le labbra.
«Lo so, lo so, è ogni volta la solita storia: bisogna conciliare le esigenze di generazioni diverse. Alla fine però l'ago della bilancia finisce sempre per pendere verso un gusto over settanta. Forse, puntando sulle sonorità, del buon folk potrebbe mettere d'accordo tutti. Voglio dire, melodie orecchiabili e ritmi allegri, ma non so, non so davvero. Forse questa conversazione è semplicemente inutile. I più anziani e quel vecchio dentro di Aladino non accetterebbero mai di rompere gli schemi. Ci vorrebbe un'idea davvero geniale per fargli cambiare opinione, un vero lampo di genio.»
Aladino saetta verso di noi. Non era questo il lampo di genio che si intendeva, eh. Che poi lui è proprio una fregatura: a dispetto del suo nome non ce l'ha proprio l'aria di uno che possa realizzare i desideri altrui. Mentre scavalca la panca mi dà una scarpata sul ginocchio. Fa finta di non essersene accorto, ma secondo me lo ha fatto apposta. Gli ha dato fastidio vedermi da solo con Giulia, me lo conferma il gomito che mi pianta nel fianco, altrettanto accidentalmente. Eppure si sono liberati diversi posti a sedere e c'è abbastanza spazio di manovra per infilarsi tra tavolo e panca senza fare danno. Quei colpi sono un velato tentativo, conscio o inconscio di scacciarmi. Sicuro.
«Avete visto quanto soldi abbiamo alzato, raga'?» dice, ancora stravolto d'emozione. Quel 'raga'' in bocca a lui è stonato come i miei fa bemolle quando imparavo a suonare il flauto alle scuole medie, come una canzone di Jovanotti, come un salmone acceso abbinato al viola.
No, decisamente non cambierebbe mai la vecchia strada, rodata e fruttuosa, per il rischio dell'innovazione, nemmeno se Giulia si offrisse di ricompensarlo in natura. Non rischierebbe tanto, soprattutto per la festa del vino novello dove c'è in gioco anche il guadagno della cantina di cui è Presidente.
Mi tiro avanti col busto e poi di lato, simulando anch'io un incidente di gomito. Aladino mi guarda in cagnesco e io ricambio col suo stesso sguardo, sfidandolo a lamentarsi, dopo che lui mi ha già colpito due volte senza scusarsi.
Ma Aladino risponde d'astuzia.
«Là in fondo stanno servendo il caffè. Vieni, dai, prima che finisca tutto» dice a Giulia.
Sceglie la fuga dunque, e lo fa pure da infame, cercando di portarsi via la mia bella. Non ci andare, Giulia, di' di no!
Ma lei si alza in piedi. Che diamine, non si fa così!
«È stato un piacere trovare qualcuno che la pensi come a me, spero che avremo ancora occasione di fare quattro chiacchiere» dice.
Con un soffio mi spedisce un bacio posato sul palmo di una mano. Per un attimo mi sembra che Aladino stia per buttarsi come un portiere su un pallone per impedire a quel bacio invisibile di raggiungermi. Ma poi si limita a diventare paonazzo, come se stesse trattenendo il respiro.
Il match, intanto, lo ha vinto lui prendendosi Giulia. Io ho perso, come sempre da un po' di tempo a questa parte.
Un lampo di genio, rimugino, mentre Pollice mi salta alle spalle e mi scrolla come un pupazzo per coinvolgermi nelle danze. Un lampo di genio.
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