Capitolo 9


Conan's POV

Stavamo ancora mangiando, entrambi con lo sguardo basso sui nostri piatti, quando un brontolio proveniente dallo stomaco di Ai ruppe l'imbarazzante silenzio che si era creato tra di noi.

"Se ha così tanta fame da far addirittura brontolare lo stomaco, perché ha mangiato solo 5 pancake?" mi chiesi stranito dal suo comportamento.

Lei si portò una mano alla pancia e, con voce alquanto innaturale, mi disse:

-Vado un attimo in bagno- e senza attendere una mia risposta si fiondò su per le scale dirigendosi al bagno del piano superiore.

Pensai che avesse un attacco di "cacca mitragliatrice", come la chiamavo io da quando avevo circa 5 anni; ma ormai era da quasi dieci minuti che era in bagno, e non avevo sentito la porta né aprirsi, né chiudersi per segnalare la sua uscita da lì.

Iniziavo a preoccuparmi che fosse affogata nel water, e, dopo aver finito in un solo boccone l'ultimo pancake, mi diressi in bagno.

Bussai alla porta chiamandola:

-Ai? Ci sei? E' da circa dieci minuti che sei chiusa là dentro. Stai bene? Non è che un alligatore è uscito dal cesso e ti ha sbranata viva mentre cagavi?-

Non ottenendo risposta abbassai leggermente la maniglia, scoprendo che la porta era aperta.

-Io entro, ok?- titubante avanzai, ma non mi sarei mai aspettato che Ai, china sulla tazza del water, stesse vomitando l'anima.

Mi fiondai subito di fianco a lei e le tenni i capelli in una mano per non farli sporcare di pancake appena vomitati. Era pallida come un lenzuolo, ma fortunatamente dopo una decina di secondi si calmò.

Si alzò lentamente e andò a sciacquarsi la bocca per togliere il sapore di vomito.

-Stai bene?- le chiesi.

Come risposta mi annuì leggermente. Notai con sollievo che la sua pelle stava riassumendo colore. Fece per uscire dal bagno quando ebbe un mancamento, ma fortunatamente fui abbastanza agile da prenderla al volo per evitare che cadesse a terra.

La presi in braccio a mò di sposa e, dopo aver "abilmente" sceso le scale senza rompermi nulla, cosa per la quale fui grato a Dio, la sdraiai sul divano davanti alla TV.

Nel frattempo che lei si riprendeva io mi occupai dei piatti sporchi: mangiai i pancake che erano stati lasciati al loro crudele destino, e lavai i piatti e le posate. Dopo un paio di minuti aprì gli occhi, quindi le chiesi:

-Ehi, stai bene?- 

Lei con un po di fatica si alzò a sedere e mi rispose con il suo solito sarcasmo:

-Mai stata meglio-

Sbuffai infastidito dalla sua risposta.

-Il sarcasmo sempre, eh?-

-Non hai davvero bisogno di una risposta- confermò lei.

Il suo comportamento mi irritava non poco, ma comunque le domandai:

-Sei malata?-

-No-

-E allora perché hai vomitato?-

-Perché ho mangiato troppo-

-Troppo?! Stai scherzando?! Hai mangiato CINQUE pancake!- le risposi sottolineando il numero.

-Appunto. Per te saranno anche pochi, ma per me è come mangiare dieci pizze al salame piccante in una volta sola-

-Vuoi dire che non hai mai mangiato dieci pizze di seguito?-

-Esattam... aspetta un attimo... hai mangiato dieci pizze una dopo l'altra?-

-No...- allungai la vocale, con una voce palesemente finta -forse... si, e allora?-

Scoppiò in una fragorosa risata.

-Non ci credo... se mangiassi dieci pizze di seguito vomiterei anche gli organi interni-

Dopo questa sua affermazione mi feci serio e le chiesi:

-Da quanto hai questo problema con il cibo?-

Ai si irrigidì di colpo, abbassando il capo.

-Da quando sono entrata nell'organizzazione-

-E quando e successo?-

-Quando avevo circa cinque anni-

Sgranai gli occhi incredulo ma deciso a continuare il mio "interrogatorio".

-Qual'è la quantità massima di cibo che mangi da allora?-

-Un'insalata a cena, quando capita-

-Tutto qua?!-

Annuì semplicemente.

-Dobbiamo risolvere questo tuo problema-

-Come se fosse possibile-

-Scommettiamo?-

-Tanto vinco io-

-Vedremo... allora? Accetti o no?-

-Andata!- ghignò stringendomi la mano che le avevo teso.

-Però su cosa scommettiamo?- chiesi dubbioso.

Il suo ghigno si allargò.

-Chi perde sarà lo schiavetto del vincitore per un giorno-

-Sei proprio sicura di vincere, eh?-

-E' scontato, visto che è la pura e semplice verità-

-Continua a sognare...-

-E tu ad illuderti-

Ci sfidammo con lo sguardo ma dopo un po scoppiammo a ridere.

-Ora che facciamo?-

-Film e pop-corn?- proposi.

-Tu occupati del film e io dei pop corn- disse alzandosi.

"Almeno quelli li mangia" pensai scrollando le spalle.

Accesi la TV e vidi che gli unici film disponibili erano "Saw l'Enigmista" o "Titanic". Ero sicuro che avrebbe scelto il film diabetico ma le chiesi comunque:

-Saw o Titanic?-

Tornando con due ciotole che strabordavano di pop-corn e inarcando un sopracciglio mi rispose ironica:

-E' una domanda?-

Sbuffando misi il Titanic e lei, girandosi verso di me, mi chiese:

-Perché hai messo il film diabetico?-

-Non volevi vedere questo?-

-Ma sei deficiente?-

-Pensavo che amavi i soliti film romantici e strappalacrime- ribattei stranito e confuso.

Fece finta di vomitare piegandosi e ficcandosi un dito in bocca.

-Ok, ho capito- ridacchiai mettendo Saw l'Enigmista.

-Ora si che si ragiona...- disse con gli occhi che scintillavano e ingozzandosi di pop-corn già all'inizio dei titoli d'apertura.


Alla fine del film ero a dir poco traumatizzato al contrario di Ai che balzò in piedi esclamando come una psicopatica:

-E' stato fighissimo! Guardiamolo di nuovo!-

-No!- urlai guardandola terrorizzato.

-Perché?- domandò confusa con un faccino da cucciolo bastonato che la rendeva tremendamente carina.

"Altri pensieri inopportuni... cacchio.." imprecai mentalmente.

-Facciamo un'altra volta, ok?-

-Va bene- accettò scrollando le spalle -Ma la prossima volta guardiamo Annabelle-

-No!- gridai nuovamente come protesta.

-Che cagasotto che sei- sbuffò incrociando le braccia al petto, infastidita dal mio comportamento più che logico -La mia parte preferita è stata quando il tizio ha ficcato la sua mano nell'acido per recuperare la chiave e liberarsi. A te e piaciuta?-

-Più o meno...- risposi, rabbrividendo al ricordo della scena.

Si mise a pensare e dopo un po si colpì la fronte con una mano.

-Che stupida che sono-

"Finalmente ha capito..." mi tranquillizzai sprofondando nel divano.

-La tua parte preferita è stata quando l'altro tizio chiuso nella stanza ha colpito forte e ripetutamente il suo piede con un masso fino a rompere l'osso e poi l'ha mozzato con la motosega per liberarsi dalla manetta legata al suo piede e al palo, per poi prendere la chiave della stanza e uscire! Ora ho azzeccato, vero?-

"Come non detto..."

-Ma sei cretina?! Durante quella scena volevo solo tapparmi le orecchie e gli occhi!- mi lasciai scappare.

Non avrei mai pensato che fosse un'amante degli horror. La cosa più strana era che nelle scene più impressionanti lei esclamava:

"Si, merda! Strappagli quelle dannate budella che si ritrova!" oppure "Ma stiamo scherzando?! Gli ha solo versato dell'acido addosso!" o ancora "Trafiggigli la gola con quella motosega! Non usarla solo per farli pisciare nei pannolini!"

Sinceramente mi faceva più paura lei che il film in se.

-Se ti spaventi con questo alle 10 del mattino, immagina con un horror pesante, e alle tre di notte-

-Questo sarebbe stato un horror leggero?!- inorridii.

-Questo?! Ma sei serio?!- mi guardò incredula.

-Tu non sei normale- le dissi.

-Parla quello per cui mangiare dieci pizze di seguito è assolutamente comune-

-Quando risolverò il tuo problema le farò mangiare anche a te, stanne certa-

-Come no-

-Vuoi scommettere?-

-E' la seconda scommessa che mi proponi-

-Hai paura di perdere?-

"Colpita e affondata..." ghignai silenziosamente.

-Ti piacerebbe!- 

Ci stringemmo nuovamente la mano per sugellare anche quella scommessa, entrambi con un sorriso di sfida che non accennava a sparire.

-Per questa scommessa cosa mettiamo in palio?-

Ci pensai un attimo.

-Il perdente pagherà un pranzo e una cena ovunque vorrà il vincitore-

-Uno schiavo e una giornata in cui non spendo un dollaro, cosa c'è di meglio nella vita?-

-Niente, infatti quando vincerò entrambe le scommesse sarò molto felice-

-Convinto tu, contenti tutti- scrollò le spalle -visto che tu mi hai proposto 2 scommesse, una la voglio proporre io-

-Del tipo?-

-Scommettiamo sul fatto che se mai guarderai un horror pesante alle 2 di notte, resterai terrorizzato per almeno una settimana-

Rabbrividii. Se Saw per lei non era neanche lontanamente spaventoso, allora cosa considerava "pesante"?

Dovevano essere passati un paio di minuti, perché improvvisamente mi risvegliò dal mio stato di trance dicendo:

-Lo sapevo. Non hai le palle, mini Sherlock-

-Accetto!- esclamai di getto, non avrei fatto la figura dell'idiota per colpa di uno stupido film horror, per di più davanti alla sbadigliona.

-Bene... ora scommettiamo un po di verdoni...-

-Va bene...- accettai titubante.

Ero certo che questa scommessa l'avrebbe vinta lei, ma non volevo sembrare un bambino terrorizzato da tutto e da tutti. Questo però non voleva dire che volevo finire al verde per colpa del mio essere facilmente impressionabile.

-10 dollari mi sembra un buon affare, che ne dici?-

-Ok, andata-

Parlammo del più e del meno per una mezz'oretta, quando mi ricordai di un paio di cose che volevo chiederle.

-Senti, vorrei farti 2 domande-

-Spara- mi fece un cenno del capo.

-Perché mi chiami "mini Sherlock Holmes"?-

-Perché a volte fai delle deduzioni degne di Holmes e perché, beh... sei in formato mini- rise.

-Ah... aspetta, cosa vorresti dire con "a volte"?-

-Non sei infallibile, caro mio- mi canzonò scuotendomi l'indice sotto al naso.

-Perché? Conosci qualcuno più bravo di me nel risolvere casi?!-

-Se devo essere sincera si, un giorno magari te lo presento... ma non avevi detto di avere due domande?-

-Ah, già! Senti...- mi avvicinai per non far sentire a nessun altro quella domanda.

"In realtà non c'è nessuno, ma dettagli. Meglio non rischiare" pensai guardandomi intorno circospetto.

-Hai della nutella?-

Mi guardò sbigottita.

-Ma sei serio?! Certo che si! Nella mensola sopra il forno ci sono due barattoli-

-No, intendevo: hai una scorta di nutella di riserva?-

-Ho capito!-

-Cosa?-

-Tu sei un'amante della nutella, ma nessuno conosce questo tuo segreto, e quindi hai chiesto a me, che prima ho cucinato usandone un'abbondante quantità, sperando di trovare un modo per ingozzarti di nascosto-

-Come...?- iniziai, sorpreso.

-Semplice- mi interruppe -Hai chiesto a me, quando avresti potuto tranquillamente domandare al dottor Agasa. Questo spiega che lui non sa che ti piace. Inoltre perché chiederne a noi quando potevi comprarla in un supermercato? I soldi di certo non ti mancano: hai il portafogli pieno di verdoni, da quello che ho potuto vedere prima. Non volevi farti scoprire da altra gente. E in più potevi accettare la nutella nella mensola, ma temevi che il dottore notasse l'assenza di quel prodotto, quindi hai chiesto a me. Un altro motivo per cui l'hai chiesta a me è che profumo di nutella, quindi per te è stato facile dedurre che piace anche a me. Poi non mi hai chiesto semplicemente un barattolo, ma un'intera scorta. Questo dimostra che adori mangiarla e che un barattolo normale non ti basterebbe. Come se non bastasse quando mi hai posto la domanda ti sei avvicinato molto e me l'hai sussurrata, questo perché avevi paura che qualcuno ti sentisse, anche se la stanza è deserta a parte noi. Elementare, Watson- disse con noncuranza.

-E tu hai pensato tutto questo in un paio di secondi?- inarcai un sopracciglio, divertito ma allo stesso tempo sorpreso.

-Ovvio, Per poter svolgere indagini e risolvere misteri non basta avere una mente brillante, devi anche essere veloce a formulare pensieri e ipotesi.-

-Queste cose te le ha insegnate il tuo "amico detective"?- mimai le virgolette.

Un velo di malinconia le coprì il viso, e un sorriso triste si dipinse sul suo viso latteo.

-Più o meno... Diciamo che eravamo una squadra...-

-Eravate? Cacchio... scusa... non lo sapevo...-

Mi sentii tremendamente in colpa, non ne combinavo una giusta con lei: prima la facevo piangere ricordandole i genitori e la sorella defunti, poi la facevo ingozzare di pancake non sapendo che aveva un problema con il cibo, e poi la rendevo triste facendola parlare del suo amico che, da quello che potevo immaginare, non era più in vita.

-Non è morto- mi tranquillizzò -Semplicemente non ci vediamo da anni. Era il mio migliore amico, nonché unico. Facevamo tutto insieme. Non mi ha mai abbandonata, soprattutto nel momento del bisogno. C'era sempre per me, e io per lui. Ci sostenevamo a vicenda. Poi, all'improvviso, in un giorno qualsiasi, l'organizzazione ci costrinse a non vederci più, minacciandoci. Non so neanche perché lo fecero, dato che non sapevano che gli avevo raccontato tutto degli uomini in nero-

-Scusa. Non volevo farti tornare in mente brutti ricordi...-

"Perché mi racconta così tanto della sua vita?" mi chiesi confuso "Ci conosciamo da due settimane scarse! Forse, visto che sa tutto di me, vuole farmi conoscere il più possibile di lei" ipotizzai mentalmente.

-Tranquillo. Ormai ho imparato a conviverci. Anche se la speranza di rivederlo non mi abbandona mai. Comunque, ritornando a noi- si riprese -modestia a parte, sono sempre stata più brava di lui nel risolvere enigmi e misteri. Infatti ero io che insegnavo a lui, non il contrario-

-Non vorrai mica dirmi che...- iniziai sbigottito.

-Davanti a te hai uno dei detective migliori del Giappone- mi confermò interrompendomi.

-Quindi tu- iniziai indicandola -Pretenderesti di essere più brava di me? Ma non farmi ridere-

Lei si abbassò alla mia altezza e con finto sguardo comprensivo mi diede varie pacche sulle spalle, annuendo a non so cosa con la testa.

-So che la realtà è dura da accettare, ma devi farlo e imparare a convivere con la notizia che tu sarai sempre e comunque il primo... ma dopo di me- mi sfottè con un ghigno divertito.

-Ma sei seria?!- aggrottai la fronte.

-No, sono Ai- ribatté ovvia.

-Ma che simpatica- ruotai gli occhi al cielo.

-Lo so, lo so. Sono fantastica- finse in modo teatrale di asciugarsi una lacrima di commozione.

-Certo, certo- finsi di essere d'accordo con lei-

-Comunque facciamo una gara di deduzioni per capire chi è il migliore?- le domandai sentendo l'adrenalina e la voglia di competizione scorrermi nelle vene.

-Tanto vincerò io- scrollò le spalle.

-Nel corso del tempo di certo ci imbatteremo in molti casi. Alla fine di un tot di tempo, stabiliremo chi è il migliore contando i casi risolti da ognuno. La fine della gara vedremo in seguito come stabilirla-

-Andata. Cosa mettiamo in palio?-

Restammo un paio di minuti a pensarci, senza trovare qualcosa di soddisfacente.

-Non ho nulla in mente-

-Facciamo che chi vincerà potrà far fare una cosa a sua scelta al perdente, senza che l'altro possa opporsi, rifiutare o contraddire?- proposi allora io, ormai a corto di idee.

-Ok. Però non ci sono limiti per la richiesta. Qualunque cosa sarà permessa-

Ci stringemmo la mano per "ufficializzare" la quarta scommessa del giorno.

"Certo che quando vuole sa essere simpatica" mi ritrovai a pensare, piacevolmente colpito.

Improvvisamente sentii la tasca vibrare e feci un balzo indietro per lo spavento, facendo ridacchiare divertita la diretta interessata. Quando capii che era il telefono sospirai sollevato ma questo mio gesto non fece che far ridere ancora più forte la sbadigliona dallo sguardo truce.

"Ho un deja vu..."

Estrassi il cellulare dalla tasca e notai che era un messaggio di Ran in cui diceva di tornare per pranzo.

-Ehi, Ai!- mi ricordai di una cosa.

-Che vuoi?- cercò di calmarsi.

-Ci scambiamo il numero?-

-Perché? Il tuo non ti piace?- sfoggiò una perfetta faccia da schiaffi.

-Non posso credere che tu l'abbia detto sul serio...- sospirai affranto scompigliandomi i capelli con una mano, non riuscii a nascondere però un sorriso alquanto divertito.

-Da qua- mi fece segno di porgerle il telefono.

-Mi posso fidare? Non è che me lo disintegri?- esitai.

-Ti lascio con il beneficio del dubbio...- cantilenò mentre lo afferrava e lo sbloccava.

Mi pentii subito di aver lasciato il mio prezioso aggeggio elettronico in mano al nemico.

Lei mi diede il suo, mettendomi in mano un telefono che sarebbe potuto benissimo essere scambiato per un fossile. Era fortunata che avesse lo schermo, e non i tasti come i classici cellulari degli anziani.

-Perché un telefono così... ehm... poco moderno?- cercai un termine il meno offensivo possibile.

-Lascia stare- sospirò sconfitta -è un telefono di merda, ma sono al verde-

"E se..." elaborai velocemente un piano mentre le salvavo il mio numero.

La sua triste rubrica ospitava solo un numero: quello del dottor Agasa.

Le porsi il suo telefono e lei mi porse il mio.

-Carino il tuo, comunque- commentò.

"Bene..." pensai.

Il mio piano si era semplificato di molto.

Posai il telefono in tasca e la salutai con un cenno della mano.

-Ciao, Ai! Io vado a casa!-

-Ok, ci vediamo- rispose indifferente.

Prima di dirigermi a casa di Ran, feci un salto nella camera del dottor Agasa per svegliarlo e comunicargli la decisione (forzata da me grazie ad una delle scommesse) di Ai, di mangiare sempre il massimo di alimenti che riusciva ad ingerire senza vomitare tutto quel ben di Dio.

Fu sorpreso di quella notizia, ma in positivo; sembrava un nonno preoccupato per la sua nipotina.

Quando uscii sentii la risata vittoriosa della sbadigliona. Confuso me ne andai, e sfortunatamente solo sotto l'agenzia di Goro mi ricordai di un piccolo dettaglio: mi aveva distratto dalla questione "nutella" per non rispondermi, e ora dovevo trovare un altro approccio per tirarle fuori le risposte che volevo.

Mi rassegnai, e imprecando in aramaico antico contro di lei con tutte le parolaccie che mi venivano in mente, salii le scale che conducevano all'appartamento di Goro e Ran.

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