Capitolo 5
Conan's POV
Era passata quasi una settimana da quell'episodio, tra vari casi da risolvere, uscite e compiti più semplici di quelli dell'asilo, e non avevo ancora parlato con Ai: a stento la vedevo, se non per qualche nostra occasionale conversazione in cui erano compresi sguardi truci e sbadigli alquanto numerosi.
Erano le dieci un nuovo venerdì sera e, dopo essermi liberato di Genta, Ayumi e Mitsuhiko, decisi che avrei passato la notte dal dottor Agasa, per avere la possibilità di parlare con Ai il giorno dopo, dato che sarebbe stato sabato.
Arrivato a casa del dottor Agasa, presi la chiave di scorta da sotto lo zerbino, aprii la porta e me la richiusi alle spalle, chiamando poi Ran al cellulare, pronto per una bella ramanzina da parte sua:
-Ciao, Ran...-
Ma non mi lasciò finire che cominciò a urlare così forte che dovetti spostare il telefono dall'orecchio, per non rischiare di perdere l'udito:
-Dove sei Conan?! Lo sai che ore sono?! E perché non sei ancora tornato a casa?! Ho preparato la cena e si raffredderà se non la mangiamo subito! Avremmo già dovuto cenare da un pezzo!-
Sospirai e dissi:
-Calmati Ran. Sono dal dottor Agasa perchè ho provato un nuovo videogioco che ha inventato da poco. Rimarrò a dormire qui, visto che domani è sabato e non c'é scuola. Quindi buonanotte!- e attaccai prima che lei potesse aggiungere altro.
Sospirai nuovamente, e mi diressi verso la camera del dottor Agasa per chiedergli dove avrei potuto dormire. Entrai nella stanza scoprendo che stesse sfogliando pigramente una rivista, quindi, facendolo sussultare, esclamai:
-Dottor Agasa!-
-Shinichi? Che ci fai qui? Come sei entrato?- mi domandò perplesso.
-Lo zerbino non è il posto migliore dove nascondere la chiave. Senta, dottore, dove potrei dormire questa notte?-
-Perchè dovresti dormire qui?- chiese nuovamente con un cipiglio stranito sul volto.
-Beh...ecco... vorrei dormire qui per avere la possibilità di parlare con Ai, domani; vorrei che mi spiegasse un paio di cose-
Lui mi guardò sbattendo un paio di volte le palpebre, ma comunque mi rispose:
-Beh, se vuoi passare la notte qui, dovrai dormire con Ai. In camera mia non se ne parla proprio, e la camera degli ospiti e sotto sopra: la devo dipingere-
Quando analuzzai le sue parole, chiesi titubante:
-Ma in camera di Ai, ci sono due letti... vero?-
Il dottor Agasa scosse la testa:
-No, mi dispiace, c'é solo un letto matrimoniale-
"Ma stiamo scherzando?" pensai disperato.
Valutai i pro e i contro, ma dato che non trovai altra scelta, acconsentii e augurai al dottor Agasa la buona notte. Prima di aver lasciato la stanza, però, il dottor Agasa mi disse:
-Shinichi, ascolta, non farla soffrire, ne ha già passate troppe...-
Uscii sentendomi alquanto confuso dalle parole del dottor Agasa, e pensandoci su, mi diressi in bagno per indossare il mio pigiama di riserva, il quale si trovava sempre lì in caso di emergenza. Dopo di che, titubante, andai verso la porta della camera di Ai.
Bussai, e, con mia sorpresa, la porta si aprì subito, rivelando così un esemplare di Ai in un pigiama davvero largo ma che la faceva sembrare più dolce e coccolosa.
-Dottor Ag...- iniziò, ma appena mi vide, mi chiuse la porta della sua camera in faccia.
"Che scorbutica! Alla faccia della bambina dolce e coccolosa!" mi lamentai mentalmente.
Bussai nuovamente con più insistenza, ma questa volta quando la porta si aprì, Ai esclamò immediatamente:
-1. Che ci fai qui? 2. Che vuoi?-
"Ripeto: che scorbutica!"
Nonostante questo, mi dipinsi in faccia un sorriso e le dissi:
-Ecco... oggi volevo dormire qui, però il dottor Agasa non mi lascerebbe mai dormire con lui per non so quale motivo, e la stanza degli ospiti va dipinta. Quindi...-
-Quindi...?- mi incitò lei, scocciata.
-Quindi devo dormire con te- dissi tutto d'un fiato.
Avevo paura della sua reazione: ero sicuro che avrebbe iniziato a urlarmi contro, invece, contro ogni mia aspettativa, sospirò rassegnata e si spostò per farmi entrare, dicendo:
-Entra ma sta zitto e non russare. Altrimenti al tuo risveglio potresti casualmente ritrovarti in ospedale appena uscito dal coma-
Avrei voluto discutere per il suo carattere a dir poco commentabile, ma decisi che era meglio non rischiare di farla arrabbiare, perché sicuramente mi avrebbe sbattuto fuori senza troppe cerimonie a forza di calci in culo. Dopo che fui entrato, avevo intenzione di chiedere ad Ai di continuare il "racconto" interrotto una settimana fa, ma ormai si era già sdraiata sul bordo del letto. Quindi mi arresi e mi infilai sotto le coperte, e, ripensando alle enigmatiche parole del dottor Agasa, mi addormentai nel giro di pochi minuti.
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