Capitolo 43
Conan's POV
"Un programma di protezione?!" ripetei mentalmente, sgranando gli occhi mentre cominciavo a rifletterci su.
-Stai scherzando, spero- sbuffò stizzita Shiho.
-Ascoltami, prima di rifiutare categoricamente- insistette Jodie, facendo cedere la sbadigliona -se lo accetti andresti a vivere a chilometri da qui, senza nessun rischio riguardante l'organizzazione o quant'altro. Saresti al sicuro, e potresti condurre una vita normale, come ogni altra diciottenne. Ovviamente ogni tuo dato cambierebbe, così come il tuo aspetto, ma i pro sono decisamente più numerosi dei contro. Potresti tornare di tanto in tanto in Giappone, e le persone a te care potrebbero venire a trovarti nel posto in cui andresti-
-Jodie...- sospirò Shiho, tentando di dire qualcosa.
-Pensaci, almeno- la pregò l'agente, lanciandole una lunga occhiata dallo specchietto retrovisore -mi comunicherai la tua decisione quando ti sarai ristabilita-
La sbadigliona non rispose, immergendosi nei suoi pensieri.
-Non sarebbe poi così tanto diverso dall'idea che avevo...- mormorò dopo un po, sicura che nessuno avrebbe sentito quella breve frase.
Ma io la udii.
E fu una delle poche volte in cui il pensiero di perderla prese posto nella mia mente.
Nei giorni in cui era stata costretta a stare a casa, Shiho si era tenuta occupata cercando informazioni riguardanti sua sorella e sorbendo le squillanti chiacchierate dei giovani detective, che si erano preoccupati di farle visita almeno sette volte al giorno.
Io ovviamente non feci lo stesso.
Saltai direttamente la scuola, stando con lei praticamente tutto il giorno.
E anche tutta la notte.
Non sapevo se la ragazza riteneva la mia presenza scocciante o altro, ma dal perenne sorrisetto che potevo intravedere sulle sue labbra sperai che non la infastidissi così tanto come diceva.
"Visto che di sicuro nel giro di una settimana non la potrò più vedere, voglio almeno godermi questi ultimi giorni in sua compagnia. Anche se li trascorriamo insultandoci"
Fortunatamente le sue ferite ci avevano messo appena tre giorni per rimarginarsi per la maggior parte, permettendole di non usare più le stampelle; anche se, sotto le mie minacce di torturarla a suon di solletico, mi aveva confessato che, quando camminava, una lieve fitta le percorreva la gamba.
Così passò, a mio parere fin troppo velocemente, una settimana esatta, e presto arrivarono le dieci di una fredda mattinata domenicale.
Jodie da un momento all'altro sarebbe venuta a prelevare Shiho per andare a discutere altrove riguardo al programma di protezione, quindi la sbadigliona si era occupata di mettersi addosso una giacca e infilarsi gli stivali neri.
In quel momento, con le mani arrossate dal freddo ficcate nelle tasche del cappotto, mi stava fissando attentamente, cosa che ricambiai con tristezza.
Dopo un po di tempo si decise ad aprire bocca.
-Shinichi- esordì, facendomi fin da subito morire dentro.
"Mi ha chiamato per nome... non è un buon segno... non è per niente un buon segno..." disperai mentalmente, non scartando l'idea di chiuderla in una stanza e non lasciarla andare via.
-Ho deciso di accettare la proposta di Jodie- disse schietta, come suo solito.
Il mio cuore sprofondò in un abisso senza fine, anche se dovevo ammettere che già me l'aspettavo.
-Quindi suppongo che questa è l'ultima volta che ci vedremo. Ho discusso con lei per telefono, e alla fine abbiamo deciso che andrò in Germania con il primo volo disponibile. L'FBI si occuperà dei miei effetti personali e di una scusa plausibile per la mia scomparsa. Il dottore non è a conoscenza di questa mia decisione, gliela riferirà Jodie quando io sarò ormai lontana da qui. Appena mi sarò sistemata ricomincerò a lavorare all'antidoto, e nel frattempo cercherò di trovare la posizione di Akemi. Con la mia sparizione spero che anche la situazione con gli uomini in nero si placherà, lasciandoti un po di respiro. Cavolo, è stressante dover dire queste parole- borbottò infine.
-I-Io...- balbettai -ok- sospirai -accetto la tua decisione, perché capisco che è la migliore per te. Spero che finalmente troverai un po di pace e tranquillità- sussurrai a sguardo basso, rialzandolo quando ricominciò a parlare.
-Perché parli come se volessi suicidarmi?- inclinò con fare curioso il capo.
-E tu perché non capisco la serietà della situazione?- borbottai infastidito.
In quel momento il suono di un clacson risuonò nell'aria fredda, avvertendoci dell'arrivo di Jodie.
-Beh... temo che questo sia un addio...- mormorò Shiho, lanciandomi una breve occhiata timorosa.
In uno slancio la strinsi tra le braccia, reprimendo a forza le lacrime che volevo lasciar evadere dalle prigioni dei miei occhi, ma mi imposi di riservarle per quando sarei stato solo, alla larga da qualunque sguardo.
Le manine della sbadigliona mi massaggiarono dolcemente la schiena, mentre tiravo su col naso.
Quando ci staccammo lo strofinai con foga, usando la manica della maglia anche per asciugare una piccola lacrima che era sfuggita.
Riaprii gli occhi, scoprendo che anche quelli di Shiho erano lucidi, e che l'ombra di un sorriso aleggiava sul suo volto.
Di nuovo Jodie suonò il clacson, quindi ci costringemmo ad allontanarci di qualche passo, lasciando che gli occhi comunicassero ciò che le sole parole non potevano esprimere.
-Addio, mini Sherlock- mormorò Shiho, lanciandomi un ultimo sguardo prima di sparire dietro la porta di casa Agasa.
Quello stesso giorno, sedici ore più tardi, mi ritrovavo a vagare lungo le strade di Beika, calciando pigramente i cumuli di neve ai miei piedi.
Lungo la mia passeggiata notturna non avevo incontrato nessuno, cosa plausibile dato l'orario ed il tempo atmosferico discutibile.
Mi sentivo come svuotato da qualsiasi emozione, e non potevo neppure vantare la tristezza, dato che l'avevo tirata tutta fuori in pianti incessanti.
Avevo lo sguardo basso e le mani ficcate nelle tasche del cappotto che stavo indossando, essendo consapevole del fatto che Shiho, in quel momento, sicuramente si trovava in Germania, arrotolata come un burrito dentro ad un cumulo di coperte, intenta a leggere con un cipiglio concentrato un giallo.
L'immagine che si era formata nella mia mente mi strappò un lieve sorriso, ma presto tornai a crogiolarmi nell'infelicità.
Sospirai una nuvoletta di vapore, non curandomi nemmeno del freddo che sentivo, patendo con noncuranza la temperatura bassa.
Mi ritrovai a percorrere nella testa tutti i momenti passati con Shiho lungo i pochi mesi che avevamo trascorso insieme, momenti composti più che altro da insulti e botte. Mi tornarono in mente le sue risate cristalline, i suoi sguardi truci e i suoi infiniti sbadigli, ricordandomi di come spalancava la bocca all'inverosimile, non preoccupandosi nemmeno di portarsi una mano davanti alle labbra schiuse.
Nonostante non l'avevo conosciuta per chissà quanto tempo, mi sentivo legato a lei in una maniera stranissima, ed ero più che consapevole che mi ero affezionato a lei sin dal primo sbadiglio a cui avevo assistito, curioso di scoprire cosa si nascondesse sotto la facciata che si ostinava a mostrare al mondo.
Le volevo un bene dell'anima, era inutile negarlo, e il pensiero che non avrei più rivisto il suo ghigno divertito mi corrodeva da dentro.
Quella sbadigliona dallo sguardo truce si era intrufolata scaltramente nel mio cuore, riservandosi un posto d'onore tra le persone che amavo di più.
-Mini Sherlock...- mi sentii chiamare silenziosamente, facendomi immobilizzare di scatto.
"C'è solo una persone che mi chiama così..."
Mi girai come una scheggia alle spalle, scoprendo la minuta figura della ragazza che occupava i miei pensieri ferma davanti a me.
-Shiho...?- mormorai spalancando a poco a poco gli occhi, osservando come i candidi fiocchi di neve si posavano sui suoi capelli ramati.
-Ottima deduzione, Holmes- mi fece l'occhiolino con fare divertito.
-Prima che tu possa fare qualunque domanda, ti spiegherò brevemente cosa è successo- interruppe il mio tentativo di aprire bocca e iniziare a tempestarla di domande -allora, cominciamo dal principio- esordì, spostando il peso da una gamba all'altra -non è vero che ho accettato la proposta di Jodie- rivelò -Non ne ho mai avuto l'intenzione, ad essere sincera. Però, come ben sai, sono una stronza della peggior specie-
-Perché?- esalai in un sussurro appena udibile, sapendo con certezza che avrebbe capito a cosa mi riferivo.
-Non voglio iniziare una nuova vita, anche se vorrebbe dire essere libera, perché dovrei cercare di scordare tutto ciò che avevo vissuto fino a quel momento. Ricominciare da capo. E io non ho alcuna intenzione di farlo. Quello che ho passato fino ad'ora ha fatto di me ciò che sono, e niente può cambiarlo. Non posso e non voglio assolutamente scordare ciò che è avvenuto nel corso dei miei diciotto anni di vita, sia nel bene che nel male. Non voglio accettare quel programma di protezione, perché dovrei cancellare dalla mia memoria ogni singola cosa, per poter costruire nuovi ricordi e nuove esperienze. E io non voglio farlo, perché dovrei scordarmi anche di te- si decise infine di incastrare i suoi occhi ai miei.
Nessun suono si fece largo dalle mie labbra schiuse, e tutto il mondo sembrò immobilizzarsi per più di un minuto. Fino a quando mi decisi a muovere le chiappe.
Scattai in avanti, eliminando i metri di distanza che mi separavano da Shiho, quindi mi buttai su di lei.
Letteralmente.
Le saltai addosso, facendole perdere l'equilibrio e ritrovandoci seduti a terra, io sopra di lei, consapevole del fatto che quella scena sarebbe potuta benissimo entrare in una telenovela composta principalmente da cliché.
La neve attutì la sua caduta, ovattando anche il suono che altrimenti il suo fondoschiena avrebbe fatto a contatto con il marciapiede.
La strinsi a me con tutta la forza che avevo in corpo, usando anche le gambe per circondarle la vita ed enfatizzare il mio stato d'animo. La abbracciai per un tempo infinito, fino a sentire dolere i muscoli delle braccia.
-Sei una stronza- dissi con voce roca.
-Lo so- annuì leggermente, ricambiando la mia stretta con altrettanta forza.
-Però ti voglio bene lo stesso- continuai.
-Lo so- mormorò nuovamente, accarezzandomi con la mano gelata i capelli spettinati -ma non pensare nemmeno per un attimo che anche io te ne voglia. Sarebbe una cosa ripugnante- sussurrò debolmente contro la mia spalla.
-Tranquilla, lo so- sorrisi dolcemente -come potresti mai provare affetto per un mini Sherlock da strapazzo?-
-Vedo che hai afferrato il concetto- concordò, contraddicendosi però quando riprese a stringermi con maggior vigore.
-Mini Sherlock...- sussurrò dopo qualche minuto.
-Si?-
-Io...- cominciò insicura.
-Cosa c'è?- le chiesi curiosamente.
-Io...- ripeté, scandendo le lettere, ma non riuscendo ad eliminare la tonalità incerta nella voce.
Ad un tratto sentii il cuore iniziare a battere un pelo più velocemente, e avvertii un lieve rossore spargersi sulle mie guance. Rossore che non aveva nulla a che vedere con il freddo.
-Io...-
-S-Shiho, che t-ti p-prende?- balbettai quando si staccò da me, fissandomi intensamente negli occhi, con i visi ad un palmo di distanza.
-Io... ho il culo ghiacciato-
Angolo autrice:
Salve, popolo di Wattpad!
Eccomi ritornata, più ispirata di prima, pronta a narrare le vicende della nostra ship preferita!
Scusatemi per il periodo in cui sono stata a dir poco assente, ma, come ho già accennato in precedenza, non ho avuto a disposizione il mio PC, quindi non ho avuto la possibilità di aggiornare, dato anche che mi trovo scomodissima a scrivere e postare qualche capitolo dal cellulare.
Spero comunque che possiate perdonarmi :D
Detto questo, cosa ne pensate del capitolo?
Ammettetelo che avete sperato in qualcosa di più dolcioso del solito... if you know what I mean XD
Ma il tempo non è ancora giunto, quindi portate pazienza e ritirate le armi, il momento tanto atteso arriverà prima di quanto ve lo aspettiate... o forse no... vedremo...
Ci vediamo, bella gente! X3
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