Capitolo 4
Conan's POV
Non so dopo quanto arrivai a casa del dottor Agasa, fatto sta che facendomi coraggio riuscii ad aprire la porta di casa con le mani tremanti che mi ritrovavo. Non credo di aver mai sentito il mio cuore battere così forte, sia per l'adrenalina, sia per la paura che possa essergli successo qualcosa.
Appena entrai in casa, mi accolse un silenzio tombale, e non capivo se fosse un male o un bene. Preoccupato come non mai, e incurante del fatto che potevo mettermi in pericolo se l'Organizzazione fosse stata li, iniziai a gridare:
-Dottor Agasa! Dottor Agasa! Dottor Agasa, sta bene?!-
Passarono un paio di minuti, e capendo che molto probabilmente non mi avrebbe risposto, caddi a terra: le ginocchia non mi reggevano più in piedi, e sentivo gli occhi pizzicare dalle lacrime che stavo trattenendo. Non avevo più voce, tanto che, quando provai a chiamarlo un ultima volta, la mia voce non uscì più di un sussurro:
-Dottor Agasa...-
Dopo essermi calmato per quanto possibile, decisi di ispezionare tutte le stanze della casa, ma, una volta in piedi, non riuscii a fare un solo passo, che sentii una porta aprirsi. Il mio primo pensiero fu di fuggire e nascondermi, perché potevano essere gli Uomini in Nero, ma non riuscii a muovere un solo muscolo. E quando vidi il dottor Agasa uscire dalla porta del bagno, mancò poco che cadessi a terra svenuto. Gli andai subito incontro stritolandolo con tutta la mia forza, anche se alquanto limitata, e gli chiesi:
-Dottor Agasa, sta bene, non e vero?-
Lui sembrava molto sorpreso della mia reazione, ma comunque mi rispose:
-Certo che sto bene, Shinichi. Perché non dovrei?-
In quel momento quello confuso ero io: non ci stavo capendo un bel niente, quando all' improvviso sentii il portone d'ingresso aprirsi. Mi girai veloce verso il dottor Agasa, sussurrandogli:
-Venga dottor Agasa, dobbiamo nasconderci il più presto possibile!-
Ma ormai era troppo tardi: il dottor Agasa si diresse verso la fantomatica porta e accolse (?) la persona che era entrata, esclamando:
-Ehi, ciao Ai! Come é andato il tuo primo giorno di scuola?-
La cosa che mi lasciò di stucco fu che, come se non fosse successo niente di importante quel giorno, rispose con la sua voce fredda come un ghiacciolo alla menta:
-Bene, dottor Agasa. Certo che però andarci é un inferno inutile: voglio dire, a che mi può servire frequentare le elementari insieme a dei bambini che sanno a malapena quanto fa 2+2, se io sono una scienziata?-
A quel punto il dottor Agasa scoppiò a ridere, e, scuotendo la testa, venne verso di me chiedendomi:
-Ehi, Conan, hai già conosciuto Ai, giusto?-
Ero sconcertato da quella domanda, e mentre io restavo con la bocca spalancata, Ai se la rideva sotto i baffi. Confuso come non mai, esclamai:
-Ma che razza di domanda é?! Dottor Agasa, lei é pericolosa, potrebbe metterci nei guai facendo saltare la mia copertura!-
Quando finii, rivolsi uno sguardo ad Ai, che a stento riusciva a trattenere una fragorosa risata. Il dottor Agasa, con uno sguardo misto fra divertito, curioso, severo e preoccupato, si rivolse a lei:
-Ai... devi per caso dirmi qualcosa?-
Ai, cerco per quanto possibile, di trattenersi dallo scoppiare, mentre rispose:
-Potrei aver detto a Shinichi parte della storia che lei già sa, tralasciando i dettagli più importanti, e, magari, spaventandolo un po...-
A quel punto non riuscendo più a restare seria, scoppiò in una fragorosa risata. La sua risata, al contrario della sua voce, non era fredda, era un suono vellutato e delicato, che per qualche secondo mi ipnotizzò: dolce e cristallina.
Quando mi riscossi, scuotendo leggermente la testa, e dandomi dello stupido per la piega che i miei pensieri stavano prendendo, vidi che Ai si stava asciugando le lacrime che si era procurata dal troppo ridere. Si era addirittura piegata in due dal mal di pancia venuto, anche questo, dalle risate.
La cosa che mi stupì di più, fu che anche il dottor Agasa si era unito alla risata di Ai. Quando tutti e due si furono calmati, esclamai:
-Che cos'é questa storia?!-
Il dottor Agasa esitò prima di rispondere:
-Ragazzi, io vado di la a... a... a fare qualcosa, ecco!-
Ai gli rivolse uno sguardo indecifrabile, divenuta improvvisamente seria. Dopo che il dottor Agasa fu scomparso dal nostro campo visivo, lei mi fece cenno con la testa di andarci a sedere sul divano. Solo allora cominciò a parlare:
-Sappi che quello che ti ho detto io é solo parte della verità- iniziò -allora, cominciamo dal principio... io, come ti ho già detto, lavoravo per l'Organizzazione. Sono una specie di scienziata... -
Mentre lei continuava a descrivere il suo lavoro, io volevo solo interromperla per poter ottenere informazioni specifiche, quando arrivo al pezzo forte del discorso:
-...quindi ho creato l'aptx4869-
A quel punto non riuscii più a trattenermi e scoppiai, rilasciando tutta la rabbia che avevo in corpo: balzai in piedi ed esclamai:
-Ma sei a conoscenza del fatto che la tua "creazione"- dissi, mimando sarcasticamente le virgolette -ha ucciso centinaia di persone?!-
Credetti di aver esagerato quando nel suo sguardo comparve un pizzico di tristezza, accompagnato da delle lacrime trattenute. Ma, alzandosi in piedi pure lei, continuò urlando:
-Lo so!-
La sua reazione mi colpì non poco: mi era sembrata un tipo calmo, ma forse lo era meno di quello che pensassi. Comunque poi si rese conto del suo tono di voce, e, tornando seduta, si calmò:
-Lo so. E per questo che ho chiesto di andarmene dall'Organizzazione-
Spiegò con un sorriso triste.
Non riuscivo a credere alle sue parole, dato che chi voleva uscire dall'Organizzazione aveva solo un modo per farlo: morire.
-Tu hai fatto... cosa?!-
Mi chiedevo come avesse fatto a salvarsi, visto che chiunque chiedeva di lasciare l'Organizzazione degli Uomini in Nero, andava incontro a una morte certa e dolorosa.
Ai, dopo un paio di secondi durante i quali prese un paio di respiri profondi, mi disse:
-Già...- sospirò amaramente -comunque mi vuoi lasciar parlare, o vuoi continuare tu, mini Sherlock Holmes?- finì incrociando le braccia al petto e riassumendo la sua espressione da menefreghista.
-Come vuoi tu...-
Dissi, alzando le mani in segno di resa.
-Ok, vado a dormire-
Disse Ai scrollando le spalle e dirigendosi verso le scale per salirle ed andare nella sua presunta camera, che doveva trovarsi al piano superiore.
Cercai di fermarla: io le spiegazioni di tutta quella storia le volevo ancora, visto che c'erano ancora tante, forse troppe, cose che non capivo; ma ormai lei aveva chiuso la porta della sua camera con uno scatto, e io, davanti a quell'asse di legno che mi separava dalla conoscenza di più dettagli riguardanti i miei peggior nemici, con gli occhi e la bocca spalancata, avevo solo un pensiero in testa:
"Cosa cacchio è appena successo?!"
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