Capitolo 37

Conan's POV

-Cavolo! Domani è il compleanno di Shiho!- urlai ricordandomene.

Sgranai gli occhi, non riuscendo a credere di essermene scordato.

-Cacchio, cacchio, cacchio, cacchio, cacchio, cacchio, cacchio...- continuavo a borbottare tra i denti mentre cercavo con foga il mio cellulare.

Appena riuscii ad impugnarlo, lo sbloccai e con mani tremanti cercai il numero di mia madre.

-Ti prego, rispondi- sussurrai disperato mentre controllavo l'ora: le tre del pomeriggio.

-Shinichi, come stai!- tirai un sospiro di sollievo quando sentii la familiare voce di mia mamma.

-Tutto bene, tu e papà?- sorrisi inconsciamente, sentendo un grande peso levarsi dal mio piccolo petto.

-Abbiamo litigato- sbuffò infastidita.

-Di nuovo?- inarcai un sopracciglio tra il divertito e l'esasperato.

-Già- confermo -per ora sto in un hotel- la immaginai mentre scrollava le spalle con noncuranza.

-Mamma, mi devi fare un favore- arrivai al punto -devi versare dei soldi nel mio conto in banca-

-Perché?- chiese confusa.

-Devo fare un regalo ad una mia amica- le spiegai frettolosamente, non volendole svelare per telefono la vera identità di Shiho: le avrei rivelato la questione quando saremo stati faccia a faccia.

-Amica?- ripeté con una voce molto strana.

-Si, perché?- feci confuso.

-Solo "amica"?- si fece capire, e non potei fare a meno di pensare al malizioso ghigno che in quel momento aveva di sicuro stampato in faccia.

-Già, solo "amica"- sbuffai in imbarazzo.

-Va bene, farò finta di crederti- diede fine al discorso -dirò a tuo padre di farti questo favore, tranquillo. Preparati ad una mia imminente chiamata, perché voglio che mi spieghi tutto su questa tua "amica"... ci sentiamo presto, tesoro!- mi salutò chiudendo la telefonata.

-Cosa ci sarebbe da spiegare?- borbottai sentendo le guance a fuoco.

Aspettai circa un'ora prima di ricevere il messaggio che mi informava dei soldi che erano stati versati nel mio conto.

Mi vestii in fretta e furia con dei semplici jeans, una maglia a maniche corte nera e una giacca rossa e bianca. Presi anche il mio solito berretto, afferrai il cellulare, mi misi le scarpe, ed uscii. Chiusi la porta con la mia copia della chiave dato che non c'era nessuno a casa, quindi la infilai in tasca e corsi verso l'abitazione del dottore.

Appena aprii la porta e mi tolsi le scarpe girovagai per le varie stanze, non trovando anima viva. Tentai quindi nel suo laboratorio, trovandolo alle prese con un paio di occhiali simili ai miei.

-Dottore!- lo salutai, facendolo sobbalzare dallo spavento.

-Shinichi, quante volte ti ho detto di non cogliermi così di sorpresa?!- mi rimproverò con la fronte aggrottata.

-Può venire con me in un posto?- gli domandai ignorando il suo ammonimento.

-Dove?- sospirò arrendendosi, posando gli occhiali che teneva in mano sul tavolo.

Mi avvicinai a lui con fare circospetto, sperando che Shiho non fosse nei paraggi.

-Dobbiamo andare in banca per ritirare dei soldi, quindi dopo andremo in un negozio di elettronica- gli spiegai in un sussurro.

-Perché? Cosa vuoi comprare?- domandò curiosamente.

-Voglio fare un regalo a Shiho, domani è il suo compleanno- gli spiegai -ho intenzione di regalarle un nuovo telefono, dato che il suo risale a non so quanti anni fa-

-Domani?!- gridò preso alla sprovvista.

-Si, domani- confermai -non lo sapeva?-

-Che giorno è oggi?!- mi chiese nel panico.

-L'otto ottobre- lo informai.

-Non le ho ancora preparato niente!- esclamò -cosa le posso comprare?!- mi chiese disperato.

-Nutella- risposi prontamente -tanta nutella-

-Sei sicuro?-

-Ne sono certo- annuii.

"Chi è che non vorrebbe della nutella come regalo di compleanno?"

-Va bene, dammi il tempo di prepararmi- disse sbrigativamente, alzandosi dalla sedia e andando in camera sua.

Mi misi quindi a cercare Shiho, per evitare che scoprisse qualcosa e dirle di non uscire per nessuna ragione al mondo mentre io ed il dottore eravamo fuori.

La cercai in camera sua, ma di lei nessuna traccia. Stessa cosa per la cucina, i due bagni, ed il salotto.

-Dov'è?- mi chiesi aggrottando le sopracciglia.

Fu a quel punto che sentii dei leggeri rumori, come tasti premuti frettolosamente. Seguii quel suono, arrivando all'inizio della rampa di scale che portava in quella che sapevo essere la cantina.

Le scesi sbrigativamente, arrivando alla porta sulla mia destra. I rumori si erano fatti più chiari, quindi dedussi che provenissero proprio da lì. Aprii lentamente la porta, scoprendo l'ultima cosa che mi sarei immaginato di vedere.

La cantina era stata tappezzata di carta da parati grigia, e il pavimento in marmo era lucido più che mai. Alla mia sinistra, contro la parete, si trovava un lungo tavolo che ospitava tre schermi e varie ampolle con all'interno di esse quelli che dedussi fossero intrugli chimici.

Alla mia destra, invece, si trovava un altro tavolo, ma pieno di piccole fialette con all'interno sostanze che variavano dai colori più semplici a quelli più sgargianti.

Ed infine, seduta su una sedia girevole da ufficio nera, davanti agli schermi, si trovava la piccola figura di Shiho, intenta a premere le dita sulla tastiera, senza distogliere lo sguardo dallo schermo centrale pieno di numeri e formule.

-Shiho?- la chiamai sorpreso, facendola girare di scatto verso di me.

-Oh, andiamo!- sbuffò infastidita, passandosi le mani sugli occhi sicuramente lucidi e stanchi -doveva essere una sorpresa!- si lamentò come una vera bambina, facendo ruotare la sedia nella mia direzione.

-Che cosa...?- balbettai, non riuscendo a capire nemmeno io ciò che volevo chiedere.

Che cosa era quel posto? Che cosa erano quelle sostanze chimiche? Che cosa stava facendo?

Ma lei sembrò capire ciò che volevo dire, parlando al posto mio.

-Io ed il dottore abbiamo ristrutturato questa stanza, rendendola adatta ai miei esperimenti- spiegò con uno sguardo di orgoglio sul viso.

-Stai...?- iniziai, con la bocca a formare una "o" di stupore misto a felicita.

-Già- annuì fiera -sto cercando di creare l'antidoto all'aptx- mi confermò con un piccolo sorrisetto soddisfatto.

In uno slancio mi catapultai davanti a lei e la abbracciai, non riuscendo a credere alle sue parole, eccitato come un bambino a cui avevano appena comprato un lecca-lecca gigante.

-Si, va bene, ma ora scollati- rise divertita, spingendomi lontano da lei.

Potevo immaginare di avere gli occhi luccicanti e un sorriso da ebete stampato in faccia.

Poi, però, posai gli occhi su una grossa tazza mezza piena di un liquido marrone e fumante.

-Cos'è?- mi feci serio, socchiudendo le palpebre con fare sospettoso.

-Cioccolata calda- scrollò le spalle, tranquilla.

-Non mi freghi- ribattei prendendo in fretta la tazza tra le mani e inspirandone l'odore.

-E' caffè- la fulminai con lo sguardo, impedendole di avvolgere con la sua piccola mano attorno alla tazza di porcellana bianca.

-Non è tanto- si lamentò -lasciamelo bere-

-Te lo scordi- ribattei severo, facendola sbuffare.

-Se non mi ridai quella tazza io smetto di lavorare all'antidoto- mi minacciò, non riuscendo però ad ottenere la reazione da lei desiderata.

-Sappiamo entrambi che non lo faresti mai- le ricordai con voce canzonatoria.

-Ti odio- borbottò tornando a concentrarsi sul computer.

-Non è vero, tu mi ami- cantilenai scherzosamente.

-Si, in un universo parallelo- continuò a borbottare tra i denti.

-Senti, io ed il dottore usciamo per qualche ora, tu non uscire fuori di casa per nessuna ragione; anche se è inutile dirtelo, visto che chiuderò la porta a chiave da fuori per sicurezza- la avvertii -non lavorare troppo all'antidoto, altrimenti ti faranno male gli occhi; e ricordati di mangiare qualcosa e dormire- le elencai.

-Certo, papà- sbuffò alzando gli occhi al cielo.

-Cercheremo di fare il più presto possibile- le dissi aprendo la porta del suo "laboratorio" -ci vediamo dopo- la salutai.

-A mai più- replicò a sua volta, facendomi ridacchiare.

"E ora... è tempo di usare tutti i soldi di mamma e papà..."

Rilasciai un sospiro di sollievo quando io ed il dottore uscimmo dal negozio di elettronica: quel tizio che cercava di farci comprare di tutto e di più stava diventando insopportabile.

Alla fine, oltre al regalo per Shiho, avevo comprato anche un secondo telefono per me, così arrivai a possederne due: uno per la mia identità di Conan, l'altro per l'identità di Shinichi; papà mi aveva lasciato più denaro di quanto ne avessi immaginato, quindi ne avevo approfittato.

"Ora posso finalmente dare il mio numero a Ran" pensai felicemente, immaginando già la sua sorpresa quando l'avrei chiamata per riferirle quella splendida notizia.

Salutai il dottor Agasa, quindi ci dividemmo, andando ognuno a casa sua.

Aprii la porta di casa, tuffandomi nel calore dell'appartamento, sapendo che Goro e Ran non erano ancora arrivati. Erano andati entrambi da un amico del detective in trance, probabilmente perché non si vedevano da molto tempo. Mi avevano invitato ad andare con loro ma, sapendo che io portavo solo guai, avevo preso la saggia decisione di non andare con loro.

"Devo approfittarne ora che non c'è nessuno" mi dissi prima di chiudere a chiave la porta, nascondere il regalo per Shiho in fondo ai miei vestiti, e scartare il mio nuovo cellulare.

Completai in fretta i primi passaggi, quindi come prima cosa inserii il numero che avevo comprato; e dopo di che registrai quello di Ran. Cercai ansiosamente il mio papillon cambia-voce, impostandolo su quella di Shinichi, quindi presi un respiro profondo, e la chiamai.

Dopo qualche squillo, la sua voce rispose.

-Pronto? Chi parla?- chiese titubante, probabilmente avendo notato il numero sconosciuto.

-Ran, sono Shinichi- dissi portando il papillon stretto in una mano appena sotto la bocca.

-Shinichi?- balbettò incredula, facendomi sorridere teneramente.

-Già- le confermai felice.

-Ma ti sembra il modo di chiamarmi dopo che non ti sei fatto vedere per non so quanti mesi?!- cominciò a sbraitare come una forsennata, obbligandomi ad allontanare il telefono dall'orecchio -lo sai quanto mi hai fatta preoccupare, visto che non ho avuto notizie di te da quando sei scomparso?! Ti ho chiamato infinite volte, ma non mi hai mai risposto! Dove sei?!-

-Ran, calmati- sospirai, interrompendola quando fece per protestare -sono impegnato in un caso all'estero. Mi hanno convocato urgentemente, per questo non ho nemmeno avuto il tempo di prepararmi una valigia. Non ho potuto salutare nessuno, e purtroppo ho perso il mio vecchio cellulare- cominciai ad inventarmi con una maestria che mi sorprese una storia che potesse convincerla.

-Questo non spiega il fatto che ti mi abbia chiamata solo ora, a distanza di mesi!- replico più tranquilla.

-Mi dispiace- mi passai una mano tra i capelli -ma sono stato occupato. Appena ho trovato un momento libero ho preso un nuovo cellulare e un nuovo numero, quindi ti ho chiamata. Questo caso sta occupando tutto il mio tempo, è più complicato di quanto avevo previsto-

-Ma sei hai perso il tuo vecchio cellulare, come hai fatto a trovare il mio numero?- chiese sospettosa.

-E' impresso nella mia memoria- inventai su due piedi, non riuscendo a trovare una giustificazione migliore.

La immaginai mentre arrossiva e iniziava a boccheggiare imbarazzata, cercando un argomento di cui parlare.

-Tu dove sei?- le chiesi poi io.

-Ero con mio padre da un suo amico, ora stiamo tornando a casa- mi spiega.

"Cavolo, sono già di ritorno?!" mi preoccupai.

-Ran, ora ti devo lasciare- le dissi facendo per chiudere la chiamata.

-Aspetta!- mi fermò -quando ci sentiremo di nuovo?- mi chiese con voce dolce.

-Quando vorrai tu- sorrisi.

-Cosa? Che vuoi dire?-

-Non so se l'hai notato, ma non ti ho chiamata con il privato-

-D-davvero?-

-Già- ridacchiai.

-Quindi posso registrare il numero?- continuò, sempre più emozionata.

-Certo che puoi- le acconsentii, cercando pero di chiudere la conversazione, dato che stavano arrivando a casa.

-Ci sentiamo, Ran- la salutai, chiudendo subito dopo la chiamata.

Con un sorriso ebete in volto andai nella stanza in cui dormivo, cambiandomi e nascondendo "il cellulare di Shinichi".

Dopo di che non feci altro che sdraiarmi e cadere in un profondo sonno senza sogni.

Il giorno era arrivato.

Non avendo scuola me la presi comoda, facendo una doccia, mangiando un'abbondante colazione, e vestendomi con calma.

Dopo di che, tranquillamente, salutai Ran, dato che Goro stava ancora dormendo, ed andai a casa Agasa, portandomi dietro il regalo per Shiho.

Quella volta bussai come un civile, non volendo far seriamente prendere un attacco al dottore. Venne ad aprirmi proprio quest'ultimo, con un espressione meno felice di ciò che mi aspettavo.

-Entra, Shinichi- mi fece passare, seguendomi e chiudendo la porta.

-Che c'è?- gli chiesi, non riuscendo ad ignorare la sua aria quasi scocciata.

-Shiho si rifiuta di uscire dal laboratorio- mi spiegò in uno sbuffo infastidito -volevo farla salire con la scusa della colazione, ma continua a ripetermi che non ha voglia di mangiare-

-Ci penso io- lo rassicurai scendendo le scale che portavano a quella stanza.

Bussai alla porta ma, non ricevendo nessuna risposta, la aprii lentamente.

-Dottore, le ho già detto che ora non ho fame. Mangerò più tardi, stia tranquillo- disse come un robot, e dedussi che non fosse la prima volta che pronunciasse quelle parole.

Stava seduta davanti ai tre schermi, quella volta tutti accesi e pieni di formule che non avrei mai compreso, e sorseggiava un bicchiere di quello che sicuramente era caffè.

Mi schiarii la gola, cercando di attirare la sua attenzione.

-Le ho ripetuto non so quante vol...- iniziò girandosi, ma invece di incontrare gli occhi del dottore, trovò i miei.

-Ah, sei tu- disse quasi sollevata, tornando a concentrarsi sul computer.

-Qual buon vento ti porta qui?- chiese non staccando gli occhi dallo schermo.

-Da quanto tempo è che stai in questa stanza?- la ignorai.

-Solo qualche ora- disse vagamente.

-Sono le dieci- le comunicai dando uno sguardo al mio orologio da polso -quando ti sei svegliata?-

-Verso le quattro- sospirò massaggiandosi le tempie per un attimo.

-Stai scherzando?-

-Un incubo- mi spiegò tornando a lavorare -non sono riuscita a prendere sonno, e non avevo nient'altro da fare-

-Oh- rilasciai, dispiaciuto.

"Ecco che si spiegano anche le sue occhiaie"

-Allora? Perché sei venuto qua?- chiese di nuovo.

-Ehm... per il tuo compleanno, forse?- dissi sarcastico.

-Basta con questi scherzi stupidi, il mio compleanno non è oggi- sbuffò.

Sospirai rassegnato prima di prendere il mio telefono e pararglielo davanti alla faccia.

-Oggi è il nove di ottobre, quindi, a meno che tu non mi abbia rifilato una data falsa, oggi è il tuo compleanno- le dissi rimettendo il cellulare in tasca.

-Te lo sei seriamente ricordato?- alzò un sopracciglio, allibita -non importa, fa lo stesso- scrollò le spalle, indifferente.

-Ma sei seria? Oggi diventi maggiorenne!- esclamai.

-E' un giorno come gli altri- ribatte pacata.

-Oh mio dio, sei frustrante- sbuffai prima di prenderla di peso e farla scendere dalla sedia su cui si era accomodata a gambe incrociate.

-Posso sapere esattamente cosa vuoi da me?- mi domandò seria appena posò i piedi per terra.

-Voglio che tu venga con me di sopra- indicai con un dito la porta.

-Perché?- continuo incrociando le braccia al petto e prendendo a tamburellare nervosamente un piede per terra.

A quel punto non ce la feci più. Aprii la porta e spinsi Shiho oltre di essa, costringendola ad uscire e a salire le scale, esortandola con una mano posata sulla sua schiena.

-Ok, va bene, ma calmati!- protestò cominciando a camminare di suo volontà.

-Era ora- alzai le braccia al cielo.

-Buongiorno, dottore- sbadigliò sonoramente appena arrivo in cucina.

-Buon compleanno!- esclamò lanciandomi uno sguardo riconoscente.

-C'è il tuo zampino vero?- si girò verso di me la diretta interessata.

-Forse- dissi vago, sorridendo apertamente.

-Ok, buon compleanno a me. Ora posso tornare al laboratorio?- tentò speranzosa, ottenendo il mio sopracciglio alzato e un espressione che chiedeva silenziosamente: "secondo te?"

Ci sedemmo al tavolo della cucina, e lei posò il mento sulle sue braccia incrociate sul tavolo, ma sobbalzò quando il dottore poso con ben poca delicatezza un torta di compleanno alla panna e al cioccolato davanti alla sua faccia sorpresa.

-E' l'ora della torta!- esclamò l'anziano, sedendosi dopo aver portato tre piatti, tre forchette, tre bicchieri e una grossa bottiglia di coca-cola.

-Sentite, accetto di mangiare la torta, ma, per favore, potete risparmiarmi la canzoncina?- ci pregò disperata.

Io annuii subito, capendo come si sentiva: la canzone di buon compleanno era una delle cose più imbarazzanti al mondo.

Anche il dottore, suo malgrado, accettò; quindi taglio la torta e la distribuì equamente nei piatti.

Mangiammo ridendo e scherzando, ed è inutile dire che io e Shiho ingurgitammo tre fette di torta ognuno, mentre il dottore fu obbligato dalla ragazza a mangiarne al massimo due.

-E ora, i regali!- esclamò dopo aver sparecchiato.

-Siete seri?- domandò allibita la festeggiata.

Non risposi, posando però sul tavolo la scatola del suo nuovo cellulare, spingendola verso di lei con due dita.

-Stai scherzando?- chiese sempre più perplessa, spostando gli occhi dal mio viso a ciò che le avevo spinto davanti.

-A quanto pare no- sorrisi.

-Questi, invece- intervenne il dottore, sbattendo sul ripiano del tavolo due barattoli di nutella da sei chili ciascuno -sono da parte mia-

Le si illuminarono subito gli occhi davanti a tutto quel ben di dio, e non la biasimai affatto.

-Avevo giusto finito due dei miei barattoli- disse cominciando a studiarli con occhio attento.

"Questo vuol dire che ne ha più di due, e che anche i suoi sono da sei chili... ma quanti ne ha? E come può nasconderli senza che nessuno li trovi, data la loro grandezza? Si noterebbero subito" ragionai portandomi una mano sul mento.

-E' davvero per me?- chiese poi, facendomi tornare con i piedi per terra.

Stava rigirando tra le mani il mio regalo, gli occhi e la bocca socchiusi.

-Già- annuii soddisfatto dalla sua reazione -visto che ti piaceva il mio, te ne ho preso uno uguale- le spiegai.

-Quanto ti devo?- disse poi, mandando in frantumi l'atmosfera festiva che si era creata.

-E' un regalo, cretina- le battei un pugno in testa -non mi devi niente. Ma, se proprio insisti, la tua scorta di nutella potrebbe soddisfarmi...-

-Hai detto bene: è la mia scorta; quindi puoi anche sognartelo- sorrise con uno scintillio felice negli occhi.

-Ecco... io...- balbettò dopo qualche minuto in cui l'aiutai a portare i barattoli in camera sua, ovviamente senza mostrarmi il suo nascondiglio -grazie, mini Sherlock- disse infine con una velocità sorprendente.

Sorrisi intenerito.

-Di niente, sbadigliona-

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