Capitolo 33
Conan's POV
-Allora...- cominciai, senza però sapere minimamente cosa dire.
-E' inutile cercare di iniziare una conversazione- mi interruppe pero Shiho, la quale stava camminando davanti a me, scrutando con sguardo attento i boschi che probabilmente conosceva come le sue tasche.
-Beccato...- borbottai calciando un sassolino con la punta della scarpa.
-Però, se vuoi scusarti, accomodati pure- continuò senza neanche prendersi la briga di girarsi e guardarmi in faccia.
-Scusarmi?- ripetei fermandomi -perché mai dovrei scusarmi? Sei tu quella che si dovrebbe scusare!- ribattei infastidito.
-Almeno abbi le palle di ammettere che mi devi delle scuse, ti chiedo solo questo-
-Te lo scordi, non sono io che devo porgere le mie scuse- rifiutai categorico.
-Bene. Questa è la tua decisione- disse senza voltarsi prima di correre via lungo un piccolo vialetto di ciottoli.
-Oh, andiamo!- sbottai alzando le braccia al cielo -Sei seria?! Dove diavolo stai andando?!-
Non mi rispose, né si voltò indietro, facendomi sbuffare rumorosamente.
"Avrei dovuto chiederle scusa e mettere da parte l'orgoglio" realizzai con un sospiro sconfortato, ma ormai il danno era fatto e, conoscendola, non si sarebbe fatta vedere finché la maestra non ci avrebbe fatti nuovamente radunare.
-Porco cacchio- imprecai massaggiandomi con due dita la base del naso -quella ragazza mi sta facendo impazzire- sussurrai mettendomi le mani in testa e scompigliandomi i capelli già disordinati.
Passai il resto di tempo a rimuginare e a convincermi che, almeno per quella volta, lei avesse ragione ad essere arrabbiata.
Lungo la mia "passeggiata" incontrai a malapena uno scoiattolo, cosa che fece fallire miseramente il mio tentativo di tornare dagli altri con delle foto da mostrare.
"Scommetto che Shiho avrà già fatto amicizia con un orso" pensai ironico ma leggermente invidioso del suo legame con gli animali.
Quando ricevetti un messaggio da parte della maestra dove mi diceva di tornare all'autobus (dato che tutti avevano portato il proprio telefono, ognuno di noi aveva scambiato il proprio numero con quello della maestra), mi incamminai verso quella direzione.
O almeno, quella che pensavo fosse la direzione giusta.
-Non ci posso fottutamente credere- esclamai dopo circa mezz'ora che camminavo, passandomi le mani in faccia -Mi sono seriamente perso?!- sbottai incredulo.
-Guarda un po chi abbiamo qua- sentii dire da una voce che inizialmente non riconobbi.
Mi guardai attorno ma, non vedendo nessuno, spostai lo sguardo in alto.
-Da quando sei una scimmia?- corrugai la fronte confuso, parandomi una mano sugli occhi per proteggerli dai raggi del sole che mi stavano letteralmente accecando.
-Molto divertente- rise sarcastica Shiho, piegando le ginocchia, saltando dal ramo su cui si trovava, e facendo una tripla capriola mortale prima di poggiare i piedi per terra; per poi guardarmi come se la cosa che aveva appena fatto fosse assolutamente comune.
-Non sapevo fossi una scimmia- continuai, sicuro che la mia supposizione fosse giusta: un normale essere umano non avrebbe mai e poi mai potuto fare una cosa neanche lontanamente simile; già stare in piedi su un ramo traballante come aveva fatto lei sarebbe stata un'impresa degna di nota.
-Vedo che hai smarrito la via del ritorno- disse assumendo l'aria di una poetessa da due soldi, mentre mi girava attorno come un lupo avrebbe fatto con la sua preda.
-Puoi smetterla, per favore?- le chiesi infine, spazientendomi leggermente.
-Mhh, lasciami pensare... no- scrollò le spalle mentre iniziava a camminare verso la mia sinistra.
Mi misi in fretta e furia a seguirla, certo che se non ci fosse stata lei mi sarei ritrovato a dovermi accampare in quel bosco per la notte e cacciare per rimanere in vita.
-Come sapevi che ero lì?- le chiesi dopo qualche minuto passato in silenzio.
-La maestra si è preoccupata non vedendoti tornare, quindi mi sono proposta per andarti a cercare. Sapevo che ti eri smarrito come un cucciolo di babbuino in mezzo all'Antartide- rispose semplicemente.
-Scommetto che non le hai nemmeno lasciato rispondere che te ne sei andata subito- scossi la testa con un sorriso divertito.
-Bingo- mormorò girandosi da sopra una spalla e facendomi l'occhiolino, facendomi mio malgrado arrossire.
-Ma come hai fatto a trovarmi?- insistetti, non avendo ricevuto l'informazione che cercavo.
-Le tue bestemmie non si possono di certo non udire in mezzo a questo silenzio- ridacchiò.
Sbuffai imbarazzato, sentendo le guance leggermente calde, ma non parlai più. Lei fece altrettanto, e così arrivammo all' "accampamento" in un silenzio interrotto solo dalle faglie secche calpestate dalle nostre scarpe.
Mi beccai una lunga ramanzina da parte della maestra, ma il suo sollievo nel vedermi mi risparmiò altri dieci minuti o più di strillate.
Lanciai uno sguardo a Shiho con la coda dell'occhio, e notai che aveva assunto un espressione fredda come il ghiaccio, nessun tipo di emozione esistente si poteva scorgere sul suo viso; ma quando posai lo sguardo sui suoi occhi glaciali, ritenendomi fortunato dato che non si giro nemmeno una volta verso di me, vi lessi rabbia e fastidio. Chiunque avrebbe pensato che fosse bipolare, cosa che anche io all'inizio sospettavo, ma avevo imparato a conoscerla.
"Cacchio, si è ricordata del nostro litigio" imprecai mentalmente, evitando di bestemmiare ad alta voce dati i bambini che mi circondavano "Forse sono masochista, ma devo rimediare al più presto. Non posso continuare a saperla infuriata per colpa mia, a non sentire più la sua risata, a vedere il suo sorriso divertito mentre mi prende in giro, o anche semplicemente a non essere picchiato da lei" decisi sicuro.
Passammo le tre ore successive a mangiare, vedere le foto che avevano scattato i bambini, analizzare le piante che ci circondavano e a giocare. Quando tutto quell'inferno finì non potei impedirmi di tirare un sospiro di sollievo, ma sorrisi quando vidi Shiho fare lo stesso e massaggiarsi la base del naso con due dita, sicuramente stufa delle attività che avevamo svolto.
Fui tra gli ultimi a salire sull'autobus, quindi mi diressi verso il sedile dove mi ero accomodato durante l'andata. Tuttavia mi fermai qualche secondo a guardare Shiho, la quale, con le cuffie alle orecchie e il mento appoggiato sulla mano, scrutava pigramente il paesaggio fuori dal finestrino.
Mi sedetti di fianco a lei cercando di non fare rumore, ma lei in qualche modo mi sentì comunque, girandosi subito verso di me. Appena mi vide si alzò e mi passò davanti nel tentativo di allontanarsi, ma la fermai afferrandole delicatamente la vita e facendola cadere pesantemente su di me; ritrovandomela seduta sulle mie gambe.
-Lasciami andare- cercò inutilmente di divincolarsi dalla mia presa -o qualcuno potrebbe farsi delle domande- sibilò furiosa.
Inarcai un sopracciglio, dato che eravamo seduti in fondo all'autobus, e i posti alla nostra destra erano completamente vuoti, così come quelli davanti.
-Una scusa migliore?- la provocai non lasciandola andare.
-Giuro che ti tiro un calcio nelle palle, e ti assicuro che farà male, molto male- mi minacciò con un pericoloso scintillio negli occhi.
-Avrai tempo per farlo dopo, ora ti devo parlare- la sollevai da me e la feci sedere sul suo sedile.
-Ti ho già detto che se è per l'antid...-
-Scusami- la interruppi di colpo.
-Cosa? Non credo di aver sentito- si levò le cuffie dalle orecchie, anche se ero sicuro che avesse da tempo messo in pausa la musica, e cercò inutilmente di reprimere un ghigno soddisfatto.
-Scusa, sono stato un cretino a parlarti in quel modo, ma non mi scuso del fatto di non volerti sapere sola fuori da casa- aggiunsi serio -l'antidoto può anche andare a farsi fottere, a me importa della tua incolumità. Se tu dovessi essere sola, e non avere nessun'arma con te, cosa impedirebbe agli uomini in nero di farti fuori? Questo riporta al fatto che voglio che tu mi comunichi ogni tuo spostamento, e che se vorrai uscire dovrai prima chiamarmi, dirmelo, e aspettare che io arrivi da te. So benissimo che sai cavartela da sola, l'ho sperimentato sulla mia stessa pelle, ma in questo corpo da bambina sei limitata, e non li danneggeresti tanto quanto potresti fare nel tuo corpo normale. Ci siamo capiti?-
Shiho mi stava guardando con le labbra rosee dischiuse e con gli occhi sgranati dallo stupore, i quali dopo appena qualche secondo si fecero pericolosamente lucidi.
-Ti stai preoccupando... per me?- chiese in un sussurro.
-Certo, perché non dovrei?- aggrottai la fronte confuso, ma appena vidi che era sul punto di piangere aggiunsi:
-Ti prego, non piangere! Puoi picchiarmi e farmi quello che vuoi, ma non piangere!- spalancai gli occhi in preda al panico, muovendomi nervosamente sul sedile.
-Nessuno si è mai preoccupato in questo modo per me oltre ai miei genitori, Akemi e JJ- sussurrò, probabilmente non sapendo che l'avessi sentita.
"Chi è questo JJ?" mi chiesi stranito.
-Comunque non sto piangendo- borbottò corrucciata e con la voce leggermente roca -e queste tue precauzioni sono decisamente esagerate, dato che io so benis...-
-Ho detto, ci siamo capiti?- ripetei duramente, non accettando una negazione in risposta.
-Come vuoi, mini Sherlock- alzò gli occhi al cielo infastidita, ma forse nascondeva il fatto che nel profondo fosse felice.
-Ehi, sbadigliona- la richiamai, ricevendo un cenno del suo capo inteso come un segno per continuare a parlare, quindi lo feci -prima, nel bosco, quando ti sei allontanata da me, hai avuto qualche attacco di panico?- le chiesi preoccupato.
-No- scosse la testa, evitando pero il mio sguardo, cosa che mi fece insospettire.
-Shiho- la ammonii.
-Solo due- sospirò stancamente, arrendendosi stranamente in fretta.
"Devo trovare un modo per farli smettere" pensai cominciando a riflettere, ma un improvviso peso sulla mia spalla sinistra mi fece girare verso quella direzione.
Sorrisi dolcemente alla vista di Shiho che si accoccolava contro il mio braccio, quindi, per farla dormire più comodamente, la avvolsi con le braccia e le feci appoggiare la testa sul mio collo. Le sue piccole manine si intrecciarono a loro volta attorno al mio busto, cosa che mi fece intuire che fosse davvero molto assonnata, probabilmente in uno stato di dormiveglia. Appoggiai la guancia sul sua capo, dopo di che chiusi gli occhi, decidendo che un pisolino me lo meritassi.
Stavo quasi per addormentarmi, quando qualcosa mi fece spalancare gli occhi dallo stupore e dall'incredulità.
-Ti voglio tanto bene, mini Sherlock- mugugnò Shiho strofinando il naso contro il mio collo e facendomi venire numerosi brividi lungo la schiena.
Chiusi nuovamente gli occhi, appoggiando la guancia contro i suoi capelli profumati come al solito di cocco, vaniglia e nutella; con un sorriso da ebete stampato sulle labbra.
-Ti voglio tanto bene anche io, sbadigliona-
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