Capitolo 30
Angolo autrice:
Ciao a tutti!
Scusatemi tanto per la mia assenza, ma in questo ultimo periodo ho davvero avuto bisogno di una pausa. Tuttavia, ora che lo sto facendo di nuovo, mi rendo conto di quanto mi sia mancato scrivere nuovi capitoli riguardanti la nostra ship preferita XD
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia, e prometto che farò il possibile per pubblicare il prossimo al più presto, per farmi perdonare.
Detto questo,
Buona lettura e alla prossima! X3
Conan's pov
"Cacchio, cacchio, cacchio... porco cacchio!" imprecai mentalmente mentre correvo alla ricerca di un nascondiglio, con Shiho alle calcagna.
-Tranquillo, non ti faccio niente, vieni qua- continuava a cantilenare, come se io fossi talmente idiota da credere alle sue parole.
Era da circa dieci minuti che ci rincorrevamo, quando il campanello mi salvò la vita.
Letteralmente.
-Noi due ce la vediamo dopo- mi fulminò andando ad aprire.
Tirai un sospiro di sollievo e mi appoggiai al corrimano della scala per reggermi, sentendo le gambe cedermi dalla stanchezza che mi pervase improvvisamente.
La sentii aprire e in seguito richiudere la porta, quindi, sapendo di essere al sicuro data la presenza di Jodie, mi avvicinai a Shiho.
Essa stava fissando freddamente uno degli agenti dell'FBI, ovvero Shuichi Akai. Jodie la stava guardando nervosamente, quasi sapendo di aver fatto una mossa sbagliata nel portare il cecchino.
-Chi si rivede, Shuichi Akai- esordì la sbadigliona, apatica.
-Shiho Miyano- replico Akai, altrettanto inespressivo.
Mi sorpresi del fatto che già si conoscevano, infatti chiesi:
-Vi siete già incontrati?-
-Già- risposero in coro, senza distogliere lo sguardo dall'altro.
-Ehm, okay!- esclamò Jodie a disagio, avvertendo l'aria fattasi più pesante -occupiamoci del corpo-
Ma nessuno dei due si mosse, sembrava stessero discutendo telepaticamente.
-Bene- disse alla fine Shiho, guidando Jodie verso il corpo immobile dell'uomo.
-Scusa- sentii sussurrare da quest'ultima, ma ricevette un secco "non importa" da parte della sbadigliona dallo sguardo truce.
I due agenti caricarono il corpo su una specie di barella, coprendolo poi con un telo apposito; dopo di che afferrarono le estremità e la portarono sul retro del furgone con cui erano venuti accompagnati da Shiho, la quale gli porse le due buste contenenti il pacchetto di sigarette e l'accendino.
-Capisco- sospirò infine Jodie, una volta che Shiho ebbe finito di raccontare ciò che era successo -se questoè quanto, noi andiamo, vorremmo consegnare immediatamente il corpo dell'uomo ai nostri medici per cercare l'identità dell'uomo. Tu, Shiho, puoi stare tranquilla, ti copro io- disse Jodie, ottenendo la testa scossa in segno di assenso dalla diretta interessata.
Salirono velocemente in macchina e, dopo un'ultima occhiata enigmatica scambiata tra la finta bambina e Akai, Jodie fece rombare il motore, e partì.
La sbadigliona, come se niente fosse successo, entrò in casa con me al seguito e chiuse la porta, andando poi a prendere il necessario per pulire il salotto.
Capendo al volo che non volesse parlarne, la lasciai in pace, non volendo soprattutto che ricordasse il suo desiderio di farmi fuori.
La aiutai invece prendendo una scopa e una paletta, raccogliendo la polvere da sparo caduta a terra e i cocci di un vaso che non mi ero accorto fosse stato rotto.
Shiho lavò accuratamente il pavimento sporco di sangue, e una volta finito non sembrava per niente un posto dove poco prima era avvenuta una mini sparatoria.
Mettemmo tutto al loro posto e decidemmo di andare a dormire, dato che ormai si erano fatte le tre del mattino.
Però mi rifiutai di andare nella camera del dottor Agasa, non volendo che Shiho si ritrovasse nelle condizioni in cui l'avevo trovata ore prima; e, in effetti, ancora spaventato dallo scherzo che mi aveva fatto. Quindi andai anche io verso la sua stanza, e, forse capendo le mie intenzioni, o forse non volendo stare da sola, non protestò.
-Quell'idiota testa di cazzo- continuava a borbottare -è fortunato per non essersi beccato la mia seconda pallottola-
-Ehi, ti va di parlarne?- cercai di iniziare una conversazione, seppur titubante, ma venni stroncato sul nascere.
-No- rispose infatti, secca.
-Perfetto- sussurrai sarcastico, alzando gli occhi al cielo.
Entrammo nella sua camera e andammo direttamente verso il letto, completamente prosciugati da ogni forma esistente di energia.
Mi sdraiai infilandomi sotto il caldo e soffice piumone bianco e Shiho, come l'ultima volta, si raggomitolò all'estremità opposta del materasso, rischiando di cadere da un momento all'altro.
Sospirai affranto, ma decisi di non dire nulla a riguardo.
-Ehi, Shiho, come conoscevi Akai?- mormorai lanciandole uno sguardo, anche se mi dava la schiena, non volendo arrendermi ma non aspettandomi nemmeno una risposta.
-Era il ragazzo di Akemi- rispose in un soffio malinconico.
Sgranai gli occhi, non avendo neanche mai lontanamente immaginato una situazione simile.
-Oh- riuscii a dire soltanto, facendomi fare la figura dell'idiota.
-Stavano insieme quando sia io che Akemi facevamo ancora parte degli uomini in nero. Akai, invece, era un membro dell'FBI- continuò -quelli dei piani alti lo avevano mandato come un specie di spia, per estrarre informazioni ai pivelli dell'organizzazione, ovvero io e mia sorella. Da me non ottenne nulla, non ero così ingenua, ma Akemi... lei vedeva del buono in tutti, e non esitava a riporre fiducia nel prossimo, anche se esso era un perfetto sconosciuto. La avvertii sui miei sospetti, che alla fine si rivelarono fondati, ma presto cominciarono a frequentarsi ognuno per scopi diversi, e alla fine mia sorella si innamorò di lui. Akai colse l'occasione al volo, e fece finta di contraccambiare i suoi sentimenti, riuscendo ad ottenere risultati sempre più soddisfacenti. Quando i pezzi grossi dell'organizzazione lo scoprirono, Akai ormai se ne era andato, spezzandole il cuore e rivelandole la verità. Questo fatto fu l'ennesima scusa per farla fuori, ma decisero di tenersela buona ancora per un po. Quando io mi sono ribellata, però... fu la goccia che fece traboccare il vaso... è colpa mia...- concluse con voce rotta, e sapevo benissimo che si stava trattenendo dallo scoppiare in lacrime piene di amara tristezza e vecchi rancori.
-Ehi, non pensarlo nemmeno, non è colpa tua- mormorai contrariato, girandomi verso di lei.
Vedevo le coperte sotto cui era sdraiata alzarsi e abbassarsi velocemente, segno che stava arrivando al culmine della sopportazione.
Allungai una mano verso di lei, ma la ritrassi in fretta, sapendo che in quel momento era instabile, e non volli farla scoppiare.
-Jodie, invece?- domandai invece, cambiando argomento -ho notato che sembravate in confidenza, vi conoscevate già da tempo, vero?-
-Già- disse tirando su col naso -più o meno a sedici anni, la incontrai durante un'uscita solitaria. Ovviamente sono stata subito diffidente, quindi le rispondevo solo a monosillabi, cercando di allontanarla, ma non si arrese- la immaginai mentre sorrideva amaramente, col labbro inferiore tremante, e mentre, per farlo smettere, lo mordeva nervosamente -dopo un po di tempo ci legai, visto che ogni volta che uscivo durante le mie ore libere, la incontravo inspiegabilmente. Diventammo amiche, ma decisi di non dirle nulla dell'organizzazione: avevo appena trovato una persona a cui potevo parlare liberamente e con cui potevo scherzare, con cui potevo fingere di essere una ragazza normale, come tante altre; non volevo perderla. Col tempo, però, confessai tutto. Capii che era una persona di cui fidarmi cecamente, con un carattere forte ma allo stesso tempo dolce; e credimi quando ti dico che non mi sorpresi più di tanto alla notizia che faceva parte dell'FBI. Mi promise che non avrebbe detto nulla su di me ai suoi colleghi, e mai le fui così grata. Solo lei e Akai sanno di me, e ancora non mi spiego perché lui, quando ancora si vedeva con mia sorella, non ha detto a nessuno della mia esistenza; così come non so come sia possibile che l'FBI non l'abbia scoperto da sola. Però, una volta che gli uomini in nero saranno dietro le sbarre, dirò loro tutto. Non è giusto che io possa essere libera nonostante tutto ciò che ho fatto nel corso della mia vita. Mi merito come minimo di marcire in prigione- disse infine.
-Non credo che arriverebbero a tanto, se tu aiutassi ad arrestarli e confessassi poi tutto- ribattei fermamente.
-Sappiamo entrambi che non è così- diede fine alla discussione, e non potei non ammettere che aveva ragione.
"Quando arriverà il momento, giuro che troverò il modo di renderla libera e indipendente; se lo merita, dopo ciò che ha passato- promisi mentalmente, questa volta deciso più che mai.
Girai l'intero corpo verso la mia destra, ovvero verso Shiho, e notai che non si fosse spostata neanche di un solo millimetro. Se si fosse addormentata, di certo si sarebbe sbilanciata e sarebbe caduta dal letto.
Sbuffai infastidito, quindi le afferrai dolcemente i fianchi e la tirai verso di me, facendo frusciare il lenzuolo e disordinare le coperte.
-Ma che caz...?!- iniziò, ma la interruppi immediatamente.
-Sta zitta e dormi- farfugliai accostando il viso sui suoi capelli profumati di cocco, vaniglia e nutella.
Sentii un bruciore al braccio che mi fece sussultare ed esclamare un "ahia!", e mi resi conto che lei mi avesse pizzicato quando ridacchiò dolcemente.
-Non ti azzardare a dirmi ancora di stare zitta, capito?- scherzò, ma rilassò il corpo tra le mie braccia e si lasciò cullare dai nostri respiri alterni.
"Questa volta non si è irrigidita..." pensai come ultima cosa, prima di cadere tra le braccia di Morfeo.
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