Capitolo 29

Ai's POV

-Cazzo- mugugnai avvertendo una fitta lancinante alla spalla destra.

-Porca merda- continuai una volta aperti gli occhi, vedendo il punto dolente coperto di sangue.

-Shiho!- sentii chiamare il mio nome da una voce rotta dalla preoccupazione.

-Tu, piccolo idiota- cominciai alzandomi in piedi, pronta ad ammazzare anche lui, ma non avevo messo in conto l'ennesima fitta che mi pervase la spalla, la quale mi provocò un sussulto e una smorfia di dolore.

-Devi stare ferma- dissi avvicinandosi a me, e notai che con un gesto fugace si asciugò una lacrima.

"Ha pianto... per me?" mi chiesi allibita, sbattendo un paio di volte le palpebre.

-Chiamo un'ambulanza- mi avvertì prima di estrasse dalla tasca il suo telefono.

-Ma sei deficiente o cosa?!- sbottai fermandolo -cosa gli vorresti dire appena arriverebbero qua, mh? Abbiamo un uomo morto in casa, come lo spiegheresti?- sibilai, e, inevitabilmente, guardai il corpo giacente nel salotto, ricoperto di sangue, ricordandomi che avevo dato fine ad un'altra vita.

Iniziai a tremare, guardandomi le mani intrise di quella sostanza cremisi, e corsi in bagno con l'intenzione di lavarmelo di dosso.

Presi la spugna da doccia e la riempii di sapone, cominciando a sfregare così forte da farmi divenire la pelle rossa e irritata.

-Shiho, basta- sentii la voce rassicurante di Shinichi mentre mi toglieva la spugna di mano.

"Sei un'assassina... sei un'assassina..." sentii mormorare nella mia mente.

Aprii l'acqua bollente e misi le mani sotto il getto, ignorando l'acuto dolore che le pervase.

-Shiho, ho detto basta- disse con voce più dura e chiudendo il rubinetto.

-Ho ucciso di nuovo- caddi in ginocchio, afferrandomi i capelli con le mani in fiamme e incendiandomi la cute.

-Shiho, mi hai salvato- ribatté Shinichi abbassandosi alla mia altezza.

Apprezzai il fatto che non mi avesse contraddetta, perché sarebbe stata una bugia più che palese.

-Ho ammazzato un'altra persona- continuai scossa.

-Era un nemico, ed in più sei stata costretta a farlo- replicò dolcemente.

-No scossi la testa, puntando i miei occhi lucidi nei suoi -avrei potuto tramortirlo, sparargli una freccia narcotizzante, farlo svenire, sparagli in un punto non vitale, non lo so, ma avevo molte altre opzioni... invece l'ho ucciso... forse sarei dovuta morire anch'io...- sussurrai, avendo perso il sangue freddo di cui mi ero riempita le vene durante lo scontro.

-Certo che anche tu sei scema al quadrato- sbuffò -ti rendi conto di quello che stai dicendo?- domandò duramente.

-E tu ti rendi conto che ho assassinato l'ennesimo uomo?!- sbottai con il petto che si alzava e si abbassava molto più velocemente del normale.

-Dovevi farlo- mi ricordo con un cipiglio serio in viso -anche se tu lo avessi tramortito, lui si sarebbe comunque ripreso e ci avrebbe fatti fuori. Hai fatto la scelta più saggia che ti era concessa-

Non risposi, il corpo scosso da violenti tremori ed il respiro ansante, gli occhi spalancati dal terrore.

-Shiho, guardami- mi prese il viso tra le mani, facendo in modo che puntassi i miei occhi nei suoi -prendi dei respiri profondi- mi istruì, ma io non lo feci, la mente ancora occupata a realizzare l'accaduto -prendi dei respiri profondi- ripeté scandendo bene le parole, e questa volta feci come ordinato.

Mi sembra inutile dire che non cambiò un cacchio: il consiglio dei respiri profondi è inutile, non migliora la situazione, ti fa solo sembrare un idiota in preda ad un attacco d'asma.

Poi sentii un botto.

Non era una pistola, sapevo riconoscere il suono di uno sparo, ma in quel momento non riuscii ad identificare il rumore, e non mi preoccupai neanche di farlo.

Saltai addosso al mini Sherlock, avvolgendogli intorno le braccia e le gambe, ignorando la spalla sanguinante e le fitte provenienti da essa.

Serrai gli occhi, il corpo più tremante di prima.

"Ciao, piccola Sherry, ti va di giocare un po con me?" il ricordo di Gin che camminava verso di me con in mano una pistola da cui faceva partire colpi, si fece largo nella mia mente, paralizzandomi all'istante.

-Shiho, tranquilla, era solo un tuono- ridacchio Shinichi, ma vedendo che io non ricambiai ne mi staccai si preoccupò ulteriormente -Ehi, Shiho?! Che hai?!-

Il cuore mi batteva all'impazzata, mentre il terrore che provavo in quei momenti che erano diventati ricordi, mi attanagliava le viscere.

Un altro tuono rimbombò, facendomi sobbalzare, poi un altro, e un altro ancora.

-Ho p-paura- sussurrai con voce flebile, rotta da quell'emozione.

-Perché dovresti?- mi chiese Shinichi, confuso quanto preoccupato.

-G-gin... la s-sua pi-stola...- balbettai in preda al panico quelle parole sconnesse, ma il mini Sherlock sembro capire a cosa mi riferivo, perché mi avvolse velocemente le braccia intorno.

-Ehi, va tutto bene... non sei più sola... non ti farà più del male...- mormorò nel tentativo di rassicurarmi, e ci riuscì, fino a quando un ennesimo tuono scosse il cielo in tempesta.

Mi strinsi, se possibile, ancora di più a lui; e vedendo che le parole non avevano effetto, si mise a riflettere.

All'improvviso, come colto da un'illuminazione, si alzò dal pavimento del bagno, con me ancora in braccio, e andò verso la mia camera.

-Non pesi niente- constatò mentre apriva la porta ed entrava nella mia stanza.

-Dov'è il tuo telefono?- mi chiese piano.

-Non lo so- scossi la testa, un altro boato si fece sentire.

-Allora, l'ultima volta era... sul tavolino in salotto- riflettè, rendendosi conto troppo tardi delle sue parole -Cacchio...- imprecò.

-Useremo il mio- concluse tirandoselo fuori a fatica dalla tasca della tuta.

-Le tue cuffie?- mi domandò nuovamente.

-Sul comodino a destra del letto- sussurrai non capendo a cosa gli servissero.

Avanzò e si abbassò leggermente in avanti, stringendo la sua presa su di me per non farmi cadere, e afferrò le cuffie. Poi mi fece sedere sul letto. Mi sentii improvvisamente gelare, senza avvertire il suo calore, quindi cercai di rimediare stringendomi le ginocchia al petto.

Mi porse le cuffie, facendomi cenno di metterle, quindi le presi e le ficcai a fatica, vedendo che le collegava al suo cellulare. Subito dopo venni invasa dalla musica ad alto volume, abbastanza alto da coprire il temporale che fuori dominava il cielo.

Sentii il mio corpo calmarsi, non avvertendo più rumori forti di alcun tipo, e mi rilassai ascoltando la melodia attraverso le cuffie.

Non mi ero resa conto di essermi addormentata, ma evidentemente lo feci, perché mi svegliai avvertendo la calda mano di Shinichi scuotermi per un braccio, ovviamente quello sinistro.

-Shiho- mi chiamò dolcemente, togliendomi le cuffie e appoggiandole insieme al suo cellulare sul mio letto -il temporale è finito- mi rassicurò subito dopo -ma dobbiamo medicare la tua spalla- divenne preoccupato.

Annuii e mi alzai sbadigliando rumorosamente come mio solito, suscitando una risatina divertita dal mini Sherlock. Andammo in bagno, quindi mi sedetti sulla tavoletta abbassata della tazza. Vidi Shinichi prendere disinfettante, cotone e garze; e alzai un sopracciglio quando si parò davanti a me.

-Che c'è?- chiesi confuso.

-Niente- risposi sarcastica -ma forse dovrei ricordarti che ho un proiettile dentro la spalla, e non credo che tu lo possa togliere con del cotone impregnato di disinfettante- gli ricordai facendolo sbiancare.

-Quindi devo chiamare l'ambulanza concluse alzandosi.

-Ti ho già detto di no- lo fermai duramente -ci sarebbero troppe cose da spiegare, troppe domande scomode a cui dare risposta-

-Allora cosa facciamo? Andiamo in ospedale?- iniziò ad agitarsi.

-Certo, perché tu, ovviamente, sapresti come spiegare un proiettile nella spalla di una bambina di sei anni- dissi sarcastica.

-E allora cosa?!- sbottò spalancando le braccia.

-Prendi una pinzetta, non credo sia entrato troppo in profondità. Ah, e dammi anche un cuscino, puoi prenderlo dalla mia stanza- lo istruii serrando i denti, sentendo le fitte farsi più acute.

Annui, seppur confuso, e corse a procurarmi ciò che gli avevo chiesto, probabilmente non capendo a cosa mi sarebbero serviti.

Tornò e mi porse il cuscino, che afferrai, ma rifiutai quando fece per darmi la pinzetta.

-Perché non la prendi? A proposito, a cosa dovrebbero servirti una pinzetta e un cuscino?- mi domando infatti.

-Shinihi, ascoltami attentamente- lo guardai seriamente -devi togliermi il proiettile dalla spalla con la pinzetta-

-Cosa?! No!- esclamò impaurito.

-Vuoi che mi si infetti e che alla fine debba amputarmi il braccio?- inarcai un sopracciglio.

-No! Ma non voglio nemmeno farti male!- protestò.

Mi addolcii davanti alla sua preoccupazione.

-Tranquillo, non mi farà male- lo rassicurai, ma quella volta fu lui ad aggrottare la fronte.

-Mi prendi per il culo?- chiese retorico.

-Ok, mi farà male, è vero, ma ormai ci sono abituata- gli risposi sinceramente.

-Non posso- sussurrò abbassando lo sguardo.

-Bene, dammi la pinzetta- mi arresi allungando la mano sinistra.

-Cosa vuoi fare?- si preoccupò.

-Lo tolgo da sola, sono abituata anche a questo- scrollai le spalle indifferente.

-No che non te la do- protestò.

-Suonava parecchio male- ghignai facendolo avvampare.

-Sei cattiva! E anche pervertita!- piagnucolò come un vero bambino.

-E' vero- ammisi con un sorriso innocente.

-Ma ora sbrighiamoci- ritornai seria -dobbiamo anche occuparci del corpo- gli ricordai.

Sospirò profondamente prima di avvicinarsi a me e inginocchiarsi davanti alla spalla ferita.

Sorrisi compiaciuta che lo stesse per fare di sua iniziativa, perché di certo se lo avessi tolto da sola mi avrebbe fatto ancora più male.

Prima che iniziasse, tolsi la felpa, rimanendo con una maglia a maniche corte nera; e morsi il cuscino, così da poter soffocare le eventuali urla.

Alzai la manica destra per facilitargli il lavoro e serrai gli occhi, pronta a sopportare il dolore.

All'inizio non fece molto male, ma quando afferroò il proiettile e cominciò a tirarlo verso l'esterno, nemmeno il cuscino contribuì molto a nascondere i miei acuti versi di dolore. Ringhiai, cercando di trattenere le grida, limitandomi a delle smorfie e dei rantoli che ovviamente non riuscii a trattenere.

Shinichi prese la presa sul proiettile solo un paio di volte, cosa impressionante date le sue mani tremanti, ma sentire le pinzette entrare ed uscire dalla ferita era una cosa insopportabile.

Iniziarono a lacrimarmi gli occhi, e cominciai a sudare freddo, per non parlare del pallore della mia pelle e del sangue che sgorgava copioso.

Quando Shinichi finalmente riuscì a estrarre il proiettile, sentii ancora più male di quando era ancora dentro la mia carne. Riuscii pero a tirare un sorriso che lui ovviamente sapeva essere falso.

-Scusa- mormorò poggiando le pinzette e il proiettile sul bordo del lavandino.

Scossi la testa, ringraziandolo.

Prese poi il disinfettante, il cotone e le garze e cominciò a pulirmi la ferita, per poi fasciarmela.

-Non sarebbe meglio metterci dei punti?- consigliò.

-Tranquillo- scossi nuovamente la testa in segno di diniego -va bene così- e mi alzai per ripulire accuratamente le pinzette, metterle al loro posto insieme agli altri medicamenti e prendere il proiettile.

-Non possiamo lasciarlo qui, sarebbe pericoloso- ragionai girandomi e guardando Shinichi -ora che sanno che abito qui, potrebbero venire da un momento all'altro, e questo proiettile ha il mio sangue, quindi il mio DNA; avrebbero troppe informazione se ne venissero in possesso. No, devo trovare un posto dove buttarlo senza che lo trovino, dopo averlo pulito-

-Potremmo tenerlo qui- propose il detective, ma rifiutai categoricamente.

-No, e se lo vedesse il dottore? Non voglio preoccuparlo inutilmente. Di questo ce ne occuperemo dopo- decisi incamminandomi fuori dal bagno, ma prima presi il cuscino strappato dai miei denti e la felpa bucata e macchiata del mio sangue e li misi in un sacchetto della spazzatura nero, con l'intenzione di buttarli al più presto possibile.

Andai in salotto e, anche sapendo ciò che mi sarei ritrovata davanti, sussultai alla vista dell'uomo che avevo ucciso a sangue freddo.

-Mini Sherlock, dove hai messo le pistole e i silenziatori?- gli chiesi vedendo che mi aveva seguito.

-Nei tuoi cuscini- mi rispose.

-Perfetto- annuii, non volendo che qualcuno le vedesse.

-Cosa facciamo, ora?- mi domandò guardandomi disorientato.

-Hai il numero di Jodie, no? Chiamala e digli il minimo indispensabile. Anzi, dammi il numero, la chiamo io- conclusi andando a passo lento a prendere il mio cellulare, il quale si trovava sul tavolino fortunatamente intatto.

-Aspetta un attimo- gli dissi poi, inginocchiandomi vicino al corpo -vai a prendere due paia di guanti in lattice, li trovi in cucina- gli dissi esaminando l'uomo da capo a piedi.

Tornò in un lampo, porgendomene un paio e indossando l'altro. Poi, con uno sguardo di intesa degno di due partner, cominciammo a perquisirlo.

Purtroppo l'uomo fu previdente: con se non aveva altro che un pacco di sigarette immacolato e un accendino.

Questa volta fui io ad andare in cucina, e presi due bustine che il dottore usava per mettere vari cibi all'interno di esse.

Presi i due oggetti che trovammo all'interno della giacca nera dell'uomo e li misi con cura in una busta ognuno, dopo di che le sigillai.

Mi tolsi i guanti e, prendendo anche quelli di Shinichi, li buttai nel cestino.

Presi il mio telefono e composi il numero che mi dettò il mini Sherlock, portandolo poi all'orecchio.

Dopo nemmeno due squilli Jodie mi rispose, nonostante l'orario.

-Chi parla?- sentii la sua voce minacciosa, probabilmente per aver visto il numero sconosciuto.

-Shiho Miyano- dissi ferma.

-Quella Shiho Miyano?- si sorprese.

-Ne conosci altre?- chiesi sarcastica.

-Credo di dovermi preoccupare- ritornò seria.

-Dovresti- ammisi -sono con Shinichi nella casa del dottor Agasa, il dottore sarà fuori per qualche giorno. Abbiamo da poco avuto uno scontro con un membro dell'Organizzazione degli Uomini in Nero- le spiegai professionale, fissando l'ambiente intorno a me alla ricerca di altri danni.

-Uno dei pezzi grossi?-

-Non lo so, non conosco la sua identità, ma non credo: i pezzi grossi mandando sempre i pesci piccoli per fare il lavoro sporco-

-Capisco. L'avete perquisito?-

-Si, ma non abbiamo trovato niente se non un pacco di sigarette e un accendino. Li abbiamo messi in due buste-

-Bene, li faremo analizzare. In questo momento sto salendo in macchina, devo portare qualcun altro?-

-Si, farebbe comodo- annuii -il fardello da alzare è abbastanza grande- dissi sorridendo ironicamente.

-A questo punto posso dedurre che lo hai ucciso, vero?- sospirò, e sentii una portiera sbattere e un motore accendersi.

-Sai già la risposta- dissi amaramente.

-Ma, dimmi un pò, cos'è che ci fate tu e Shinichi nella stessa casa e svegli a quest'ora di notte?- chiese maliziosa.

-Niente di ciò che pensa la tua mente malata. Per la cronaca, ora siamo entrambi bambini di sei anni- borbottai arrossendo e attirando l'attenzione del mini Sherlock.

-Che hai?- mi chiese curioso.

-Niente- farfugliai dandogli le spalle.

-Giuro che se quando arrivi qui inizi a fare commenti imbarazzanti, la mia prossima pallottola colpirà te- mormorai.

-Non ti prometto nulla- cantilenò.

Sbuffai infastidita.

-Certo che però e da un po di tempo che non ci si vede, eh?- continuò l'agente della CIA.

-Già, da circa due anni- concordai malinconica.

-Appena ritorni normale dobbiamo uscire come ai vecchi tempi- propose, ricevendo un assenso da parte mia.

-Ah, a proposito- continuò come se si fosse ricordata di qualcosa -sei rimasta ferita?-

-Io? Nah- dissi cercando di essere convincente.

-Certo, e a me piace la nutella- disse sarcasticamente.

-Io ancora non capisco come sia possibile che non ti piaccia- sospirai contrariata.

-Io invece non capisco come sia possibile che tu non ingrassi nonostante tutti i dolci che mangi- replicò.

-Meglio per me- scrollai le spalle.

-Sicura di stare bene?- mi domandò nuovamente.

-Si, sto bene. Ti ho già detto che non sono stata ferita, tranquilla- la rassicurai scandendo le parole.

-Cosa?!- udii esclamare da Shinichi, prima che accostasse la sua bocca al telefono.

-No, non sta bene. Si è beccata un pr...- ma non lo lasciai finire, scattando all'indietro con un balzo.

-Shiho, dimmi la verità- disse duramente.

-Ok, ok- mi arresi.

-Giuro che ti uccido- mormorai a Shinichi, ottenendo una linguaccia infantile in risposta.

-Jodie, devo lasciarti, ho una persona da ammazzare. Quando arrivi ti spiegherò tutto- le dissi prima di chiudere la chiamata sotto le sue proteste e mettermi il cellulare nella tasca della tuta.

Shinichi sbiancò all'improvviso, e corse su per le scale nel vano tentativo di sfuggirmi.

"A noi due, mini Sherlock..."


Angolo autrice

Ciao a tutti!

Spero che questo nuovo mega-capitolo appena sfornato (letteralmente, visto che l'ho appena finito di scrivere) vi sia piaciuto!

In questi ultimi giorni sono molto ispirata, ho molte nuove idee per continuare questa ff, e spero vivamente che questa ispirazione rimanga ancora per molto tempo XD

Detto questo, ci vediamo alla prossima! X3

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