Capitolo 28
Ai's POV
-Era uno sparo intenzionale. Perché ci hanno avvertiti? Potevano tranquillamente mettere il silenziatore e farci fuori prima che ce ne rendessimo conto. Perché non lo hanno fatto?- ragionai ad alta voce prima di afferrare i miei due cuscini e aprirli, estraendo due pistole e due silenziatori che applicai immediatamente alle armi.
-T-tieni delle p-pi-stole nei t-tuoi c-cuscini?- balbettò Shinichi, ma non avevamo il tempo per andare nel panico.
Non gli risposi, lanciandogliene invece una, che afferrò goffamente al volo.
-Sta zitto, chiuditi a chiave e rimani qui. Proteggiti con quella, se necessario. Se tutto va bene tornerò nel giro di una decina di minuti- gli dissi prima di chiudere la porta della mia stanza, non lasciandogli il tempo di protestare.
"Loro non sanno di Shinichi, e non devono venirlo a sapere" pensai mentre piazzavo davanti alla porta, la quale si apriva verso l'esterno, una grossa e pesante sedia che si trovava nel corridoio per non so quale assurdo motivo.
Mi precipitai di corsa sulle scale, le scesi in fretta e furia, e, tenendo la pistola tra le mie mani piccole ma esperte, camminai a passo lento e felpato, cercando qualunque cosa mi risultasse sospetta.
-Allora è vero- udii dire alle mie spalle, quindi mi affrettai a girarmi verso di lui -la piccola Shiho è viva e vegeta-
Un grosso uomo si trovava a circa una ventina di metri da me. Doveva aver varcato la soglia dei cinquanta anni: i numerosi capelli bianchi e le rughe ne erano la prova, così come la schiena leggermente ricurva. Era vestito dalla testa ai piedi di nero, cosa che mi confermò che facesse parte dell'organizzazione.
-Ti manda Gin?- gli chiesi alzando la pistola nella sua direzione.
-Ma come, non mi dai nemmeno il benvenuto?- disse sarcasticamente puntando la sua pistola, ora con silenziatore, verso di me.
-Se con benvenuto intendi una pallottola in mezzo alla fronte, te lo do volentieri- replicai a sangue freddo.
Non potevo considerarmi spaventata: quella era la mia routine prima di scappare, quindi ero più che abituata a scontri del genere.
-Vedo che il carattere e la lingua tagliente sono gli stessi- sorrise maligno.
-Senti, sappiamo entrambi che sei qui per farmi fuori, quindi smettila di sparare cazzate e dimmi chi ti ha mandato- strinsi più forte la mia arma, tenendo gli occhi puntati sul nemico.
-Quanta fretta!- protestò con una risatina malevola -come hai già intuito, mi ha mandato il capo- mi rispose calmo.
La mia presa vacillo, colta alla sprovvista.
"Questo vuol dire che... no, non è possibile..."
L'uomo approfitto di quella mia breve distrazione per scattare verso di me, ma io ero più furba, e avevo predetto la sua mossa.
Balzai all'indietro, ma ebbi la sfortuna di incontrare il muro, mettendomi in trappola da sola.
-Cazzo- sibilai lanciando una veloce occhiata alle mie spalle, per essere sicura di non avere via di scampo.
Beh, inutile dire che avevo ragione: ero fottuta.
-Bene, bene... vedo che sei fuori allenamento... o forse è per colpa del tuo nuovo corpo?- cantilenò facendo ondeggiare la sua pistola.
Presi la mira e sparai una pallottola, che sibilando sfiorò il suo collo e gli provocò un taglio sanguinante.
Poi puntai la mia semi-automatica alla sua fronte, facendolo ricredere sulle sue parole. Il suo sguardo vacillò visibilmente, ma si riprese in fretta.
-Non voglio ucciderti, ho le mani già abbastanza sporche, non voglio macchiarle ancora più di sangue altrui- gli dissi fredda ma sincera.
-Oh, davvero? Meglio per me, mi rendi il lavoro più facile- rise di gusto, chiudendo un occhio e alzando la sua pistola verso il centro del mio petto.
-Ehi tu, vecchietto da quattro soldi!- gridò una voce da sopra le scale.
"Giuro che questa è la volta buona che lo ammazzo" pensai correndo verso la sua direzione.
Tuttavia cambiai idea, e mi diressi a una ventina di metri dal fianco destro dell'uomo.
-Guarda un po, chi abbiamo qui?- esclamò divertito -è il tuo fidanzatino?- rise divertito nella mia direzione.
-Non sia mai- borbottai fulminandoli entrambi.
-Mi sento offeso!- ribatté il mini Sherlock fingendo un broncio adorabile.
-Più che offeso ti sentirai dolorante quando mi occuperò di te, prima pero devo sistemare questo qua- lo trucidai facendolo contemporeanamente sbiancare, tacere e sudare freddo.
-Non credo che vivrai abbastanza per rimproverarlo- ghignò l'uomo di cui non conoscevo nemmeno il nome, ma non mi interessava.
-Oh, ma io non voglio affatto rimproverarlo- dissi facendo sospirare il detective dal sollievo -voglio ammazzarlo- sibilai irata.
-Tranquilla, lo farò io per te, ma solo dopo aver ottenuto la tua testa mozzata- sghignazzò venendo verso di me.
Mi misi in posizione di attacco, ma Shinichi, da idiota quale era, scese le scale e si precipito verso di lui.
Lo guardai con gli occhi spalancati mentre veniva afferrato per il collo e sollevato verso l'alto. Il finto bambino subito serrò gli occhi e portò le proprie piccole mani su quelle dell'uomo nel vano tentativo di allentarle, iniziando contemporeanamente a scalciare.
Guardai impotente quella scena, con il corpo scosso da fremiti di terrore.
-Lascialo andare- esclamai nascondendo il tremore e alzando per l'ennesima volta la pistola verso di lui.
-Altrimenti?- mi provoco facendo la mia stessa mossa, ma puntando la canna alla testa di Shinichi.
-Tu spari a me, io sparo a lui; ma dubito lo farai, non hai abbastanza sangue freddo nelle vene- ghignò mentre il suo ostaggio cominciava a sbiancare pericolosamente.
"Ha ragione" pensai disperata, quando, improvvisamente, mi vennero in mente delle parole pronunciate dal mini Sherlock: "Tu sei una delle persone più forti che conosca"
"Non posso deluderlo, non ora che ha bisogno di me. Mi ha sempre confortato, è il momento di ricambiare il favore"
-Sai una cosa? Hai ragione- dissi prima di mollare la pistola e farla cadere a terra.
Sembrò molto sorpreso dalla mia azione, e io approfittai di quel misero attimo per slanciarmi in avanti, prendere la rincorsa, saltare, piegare una gamba al petto, e assestargli un forte calcio al petto con l'altra.
Lui cadde a terra, probabilmente perché non se lo aspettava: la mia forza era nettamente inferiore alla sua.
Mi parai sotto Shinichi e lo afferrai al volo, quindi lo posai in un angolo buio del salotto in cui ci trovavamo, dove non si sarebbe notato.
-Shiho...- mi chiamò alzando un braccio mentre portava l'altro sul punto dolente -cosa vuoi fare?- mi chiese con una nota preoccupata nella voce scossa da spasimi di dolore e tosse.
-Proteggerti- gli risposi per quella che probabilmente sarebbe stata l'ultima volta, prima di lasciarlo e correre verso la mia pistola a terra, che, facendo una breve scivolata, afferrai ed impugnai saldamente.
L'uomo si mise in piedi in fretta e furia, e ci trovammo presto l'uno di fronte all'altra, con le canne puntate verso l'avversario, aspettando che l'altro facesse la prima mossa.
-Ora siamo ad armi pari, se non contiamo il fatto che io ho il corpo più piccolo del normale- gli dissi non sbattendo le palpebre nemmeno una volta, non volendo rischiare di perdere una sua eventuale mossa.
-Sai vero che finiremo col spararci e ucciderci a vicenda?- inarcò un sopracciglio, per niente scosso.
-Nulla di nuovo per me- scrollai le spalle indifferente.
Nessuno dei due parlo per un po, ma io nel frattempo stavo facendo lentamente pressione sul grilletto, cercando di non farmi scoprire.
Ma, evidentemente, l'uomo ebbe la mia stessa idea, perché i due colpi partirono nello stesso identico istante.
Tutti e due cademmo a terra, sanguinanti.
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