Capitolo 24

Ai's POV

-Cavolo, mi sono addormentata- farfugliai stropicciandomi gli occhi.

Avevo il corpo che doleva terribilmente per via della scomoda posizione in cui mi ero appisolata.

-Quanto ho dormito?- mi chiesi guardando attraverso una finestra -è ancora notte, quindi penso non più di un paio di ore-

Ogni singolo osso scricchiolò inquietantemente quando mi alzai in piedi, e il tutto fu concluso da un mio rumoroso sbadiglio.

-Perfetto, sta ancora diluviando. Prevedo una bella influenza- borbottai guardando fuori attraverso quell'opaco pezzo di vetro quadrato.

Aprii la porta della casetta sull'albero e, facendo attenzione per non rischiare di scivolare e rompermi l'osso del collo, scesi lentamente le scale a pioli. Esse erano state costruite con dei pezzi di corda legati tra di loro, e sembravano piuttosto consumati dal tempo, quindi mi dichiarai fortunata quando toccai terra perfettamente illesa.

Qualche sbadiglio dopo, cominciai ad incamminarmi verso la casa del dottor Agasa, essendomi riuscita ad orientare ed aver capito dov'ero.

La pioggia scrosciante non sembrava aver intenzione di fermarsi, anzi: probabilmente avrebbe piovuto incessantemente anche il giorno dopo. Non camminai sulle pietre che componevano quella piccola stradina, non volendo rischiare di scivolare a causa dell'acqua; camminai invece sulla terra che presto si trasformo in fango, ed è facile intuire che le mie scarpe bianche ebbero visto tempi migliori.

Non corsi, ero talmente abituata che non feci neanche più di tanto caso alle condizioni del meteo.

"Gomme d'auto" pensai rapidamente sentendone il rumore, prima di arrampicarmi in fretta e furia su un albero che sembrava potermi reggere.

Mi appollaiai su un ramo, cercando di restare il più nascosta possibile, mentre mi chiedevo il perché di tanta agitazione.

La risposta venne da sola quando sentii delle fitte lancinanti al petto, e vidi una Porsche nera molto familiare fermarsi qualche metro lontano dall'albero su cui mi trovavo.

Spalancai gli occhi, letteralmente terrorizzata, mentre con la mano stritolavo un lembo di stoffa della felpa palesemente sporca.

Cercai di calmare i battiti frenetici del mio cuore, e di non far troppo caso al dolore che sentivo, volendo capire meglio ciò che stava succedendo. Sentii due portiere sbattere, prima di udire le inconfondibili voci dei due tra i più pericolosi membri dell'Organizzazione degli Uomini in Nero.

Gin e Vodka.

-Peccato non averla trovata, pensavo che si sarebbe rifugiata la dopo aver letto ciò che la busta conteneva. Pazienza, prima o poi farà un passo falso e si scaverà la fossa da sola. La piccola Sherry ha i giorni contati- fu la voce profonda di Gin a parlare, mentre l'altro rispose con una risatina.

-Posso sapere perché ci siamo fermati?- domando poi confuso vodka.

-Avevo voglia di fare una piccola sosta, ora possiamo andare- sentii dire prima che salissero di nuovo in macchina e sfrecciassero a tutta velocità verso una destinazione a me ignota.

"Lui sapeva che ero qui, si è fermato apposta per avvertirmi che la mia dolorosa fine è più vicina di quel che pensavo" pensai rannicchiandomi in posizione fetale, circondandomi le gambe che tremavano violentemente, con il petto sempre meno dolorante "mi ha scoperta. Ma cosa pensavo di fare?! Scappare e non farmi trovare?! Lui non sarà contento finché non vedrà esposta come trofeo la mia testa mozzata. Ho fatto una cazzata, ora ho messo in pericolo anche tutte le persone che mi conoscono! Per di più ora di certo mi pedineranno, quindi potrebbero scoprire la vera identità di Conan. Perché sono così fottutamente stupida?! Perché non mi sono tolta la vita quando ancora ne avevo la possibilità?! Sono una fottuta cretina!" mi trattenni dall'urlare, non volendo che qualcuno mi sentisse.

Parecchi minuti dopo scesi con un solo balzo dall'albero, constatando che la mia ipotesi era giusta: delle evidenti orme si trovavano un pò dappertutto, ovvero le mie, e sarebbe stato impossibile non notarle.

Con la paura iniettata nelle vene cominciai a camminare.

Arrivai a casa qualche quarto d'ora dopo, fradicia come una spugna, e con il corpo tremante come poche altre volte in tutta la mia vita. Suonai il campanello una sola volta, ma subito dopo la porta di apri con uno scatto, rivelando la figura del dottor Agasa.

-Oh mio dio, Shiho!- esclamò solamente, prima di tirarmi verso l'interno della casa e chiudere la porta a chiave.

-Stai bene?! Dove sei stata?! Hai incontrato Shinichi?!-

L'ultima domanda fece scendere il mio umore non sotto le suole delle scarpe, più giù: agli inferi.

Senza una parola mi tolsi le scarpe, ricordandomi solo dopo che il dottore non aveva nessuna colpa.

-Sto bene, dottore, stia tranquillo- dissi con una voce così calma da sorprendere pure me stessa.

"Tranquillo un corno!" diceva il suo sguardo, ma per qualche misterioso motivo decise di non parlare, si limitò quindi a sospirare e ad invitarmi a fare una doccia.

-Dammi un attimo per cambiarmi, e torno da te-

Solo allora mi accorsi che era vestito come se stesse per uscire, con tanto di cappotto.

-Va da qualche parte?- chiesi ancora scossa da numerosi e vistosi tremori.

-Avevo pianificato con l'amico che ho incontrato di andare ad Osaka per qualche giorno per assistere ad una mostra d...-

Non lo lasciai nemmeno finire di parlare:

-Allora vada- lo interruppi infatti, togliendomi le scarpe che da bianche erano diventate marroni.

-Puoi scordartelo, non vado da nessuna parte sapendo che sei in questo stato- ribattè subito lui.

Addolcii lo sguardo davanti a così tanta preoccupazione nei miei confronti:

-Tranquillo, dottore, davvero. Ora vado a farmi una doccia, mi farò una cioccolata calda e poi filerò dritta a letto-

Il suo sguardo vacillò per qualche secondo. Vidi che stava per controbattere nuovamente quindi finsi un ampio sorriso che mi riuscì stranamente bene e gli dissi:

-Sto bene, dottore, non si deve preoccupare. Semplicemente sono molto stanca- dissi fingendomi calma e serena.

Lui sospirò, prima di acconsentire, seppur con l'amaro in bocca:

-Ok, ma lasciami almeno chiamare Shin...-

-No!- esclamai categorica.

Vedendo il suo sguardo confuso, mi schiarii la gola e mi corressi nervosamente:

-Non c'è ne il bisogno, dottore. Ho quasi 18 anni, so badare benissimo a me stessa. In più siamo in piena notte, sicuramente starà dormendo, quindi sarebbe meglio non svegliarlo-

Lui inarcò un sopracciglio prima di pararmi davanti al viso il suo cellulare. Esso mostrava 19 chiamate del mini Sherlock, e l'ultima risaliva a qualche minuto prima.

Sbiancai, non trovando altre scuse per impedire al dottore di telefonarlo.

-Ok, non gli dirò di venire, ma tu stai veramente bene?- mi squadrò circospetto.

Annuii con enfasi.

-Va bene- sospirò arrendendosi -io vado, chiamami se succede qualcosa o non ti senti bene- mi avvertì mettendosi le scarpe e prendendo l'ombrello.

-Stia tranquillo, ci vediamo!- lo salutai.

Mi lanciò un ultimo sguardo insicuro, prima di varcare la soglia e scomparire nel buio della notte.

Conan's POV

"Cacchio, perché non è ancora tornata?!"

Stavo facendo avanti e indietro da non so quanto tempo, formulando infinite ipotesi sull'argomento.

Il cellulare squillò all'improvviso, e io non esitai nemmeno un attimo ad afferrarlo ed accettare la chiamata.

-E' tornata?!- chiesi con l'ansia che mi attanagliava l'anima.

-Si, ed io sono appena uscito per andare a quella mostra di cui ti ho parlato. Mi assenterò per alcuni giorni, ma non mi fido a lasciarla sola. Quando è tornata era zuppa dalla pioggia, tremava, e aveva le mani imbrattate di sangue e ferite, così come tutto il resto del corpo. Aveva gli occhi spalancati, e sembrava terrorizzata. Mi ha detto che sta bene, ma di certo mi ha mentito: non ha saputo nascondere ne il tremore, ne la tonalità spaventata della sua voce. Potresti andare a stare da lei per i giorni in cui non ci sarò?-

-Non deve neanche chiedere- risposi frettolosamente mentre infilavo in uno zaino abbastanza grosso dei vestiti e il necessario per passare alcuni giorni a casa del dottore.

-Presumo che non andrà a scuola- continuai mentre mi mettevo la giacca.

-Certo che no! Ho appena mandato un messaggio per avvisare i docenti delle assenze che farà-

-Ok, non ci andrò nemmeno io. Voglio tenerla d'occhio e scoprire cosa le è successo per farla ridurre in questo stato- dissi mentre prendevo l'ombrello.

-Grazie, Shinichi, ci vediamo- mi salutò prima di chiudere la chiamata.

Avvertii Ran e Goro che stavo uscendo e spiegai loro il motivo, ovviamente tralasciando alcune parti. Loro accettarono di buon grado, ma mi chiesero prima se non fosse più opportuno far stare la sbadigliona da loro.

"Certo! Perché, ovviamente, Shiho sarà felicissima di accettare e venire quà" pensai sarcastico, ma mi limitai a dissentire; dopo di che uscii.

Era mezzanotte circa, quando arrivai a casa del dottore.

"Cacchio, appena mi vede posso considerarmi morto e sepolto" rabbrividii prima di suonare il campanello.

Shiho venne ad aprirmi ma, contro ogni mia aspettativa, mi lasciò entrare e chiuse la porta a chiave.

-Sapevo che non mi avrebbe lasciata sola, date le condizioni che avevo quando sono tornata- mi spiegò notando il mio sguardo confuso.

-Vado a farmi una doccia, ne ho bisogno- mi avvertì prima di scomparire all'interno del bagno.

"Il dottore aveva ragione: trema davvero tanto e, anche se cerca di far credere il contrario, si vede a chilometri di distanza quanto sia nervosa e spaventata" pensai prima di andare nella camera del proprietario di casa, posto nel quale avrei dormito per le seguenti notti.

Mi cambiai con dei vestiti più caldi e comodi, poi mi misi sul divano e accesi la TV.

-Vediamo un pò...- mormorai mentre scorrevo i canali alla ricerca di qualche film.

L'unico genere che c'era?

Horror, ovviamente.

-Cacchio! Perché a me?!- mi lamentai.

Il film in questione, ovvero "Unfriended", sarebbe iniziato tra un paio d'ore, ed era sicuro come l'oro che la sbadigliona volesse guardarlo; quindi, nell'attesa che Shiho finisse la doccia, giocai un pò con il telefono.

"E' nel bagno da più di un'ora..." constatai preoccupato dopo quel lasso di tempo "l'ultima volta è stata per colpa dei troppi pancake..."

Mi alzai di scatto dal divano e bussai nervosamente alla porta, chiamandola per nome.

-Ehi, Shiho, stai bene? E' da un pò che sei chiusa in bagno-

In risposta la porta su cui stavo dando piccoli colpetti, si spalancò, rivelando la minuta e tremante figura della sbadigliona.

-Sto bene- disse soltanto, dirigendosi in cucina.

-Ma perche sei stata cosi a lung...-

-Lo faccio sempre, quando ho tempo- tagliò corto.

La mia espressione evidentemente mi tradì, rivelando che ero insoddisfatto, visto che lei sbuffando continuò:

-Mi piace stare sotto l'acqua bollente, è come se portasse via tutti i miei problemi e li lasciasse svanire nello scarico. In più mi aiuta a pensare e riflettere meglio- mi spiegò sussurrando.

"Cosa le è successo dopo che me ne sono andato?" mi chiesi, non riuscendo ad ignorare il suo costante tremore.

-Lascia stare, faccio io- le dissi quando tento di afferrare una tazza in porcellana.

-Cioccolata calda?- chiesi, accendendo nel frattempo un fornello.

-No, caffè- negò lei iniziando ad aprire la dispensa.

-Te lo scordi- replicai deciso, chiudendo con uno scatto l'anta.

Lei corrugo infastidita le sopracciglia, come a chiedermi cosa stessi facendo.

-Non ti lascerò bere caffè- incrociai le braccia fulminandola.

-Scusa? Devo aver sentito male- fece lei cupamente.

-Hai sentito benissimo. Hai già abbastanza caffeina nel sangue- le rivolsi uno sguardo ammonitore.

-E allora? Che te ne frega della salute di un'assassina?- domandò fredda.

-Non penso davvero ciò che ho detto- lasciai andare via la mia aria da fratello maggiore, sostituendola con un dispiaciuta e pentita.

-E perché lo avresti detto, allora?-

-Perché sono un'idiota- alzai le braccia al cielo.

-Lo so- annuì lei con un lieve ma vero sorriso ad aleggiarle dolcemente sul suo pallido viso.

-Ehi!- brontolai teatralmente offeso, mettendo su un broncio palesemente finto.

-Oh, il cucciolo di babbuino disabile si è offeso?- si avvicinò parlando con voce mielosa, tirandomi poi le guance con entrambe le mani.

-Mi shtai fashendo male- farfugliai con le guance dolenti.

-Te lo meriti- replicò.

Finalmente un vero "ghigno alla Shiho" si fece largo sulla sua faccia.

Fortunatamente poi mi lasciò andare, e io potei massaggiarmi la zona pizzicata dalle sue manine da bambina di sei anni.

-Davvero non lo pensi?- chinò il capo, con la voce spezzata.

-Lo giuro sullo Stige- mi misi una mano sul petto, fingendo di star facendo un giuramento di assoluta importanza.

-Percy Jackson, eh?- ridacchiò.

-Hai letto anche questo?-

-O-ovvio- annuì sempre a capo basso.

La sua voce aveva assunto un incrinazione pericolosamente familiare.

"No, non dirmi che..." iniziai a formulare il pensiero, ma lei tirò su col naso, confermando le mie ipotesi.

-No, ti prego, non piangere- mi avvicinai cautamente.

-Non voglio farlo nemmeno io, ma non riesco a fermarmi- singhiozzò contro la sua volontà.

La strinsi nel vano tentativo di calmarla, ma nulla cessò: ne le lacrime, ne il suo costante e vistoso tremore.

-Sono così debole da non riuscire neanche a fermare uno stupido pianto- balbettò contrariata dal suo stesso comportamento.

La mia maglia ormai era bagnata dalle salate lacrime che le rigavano incessantemente le guance, finendo poi su di essa, ma non me ne poteva importare di meno.

Posai il mento sulla sua testa, prima di sussurrarle dolcemente:

-Se una persona piange non vuol dire che è debole, dimostra invece che è stata forte troppo a lungo-

Non mi rispose, ma ci vollero comunque cinque minuti buoni prima che le acque si placassero.

Letteralmente.

Quando si staccò mi accorsi delle sue mani ferite, sulle quali il rosso del sangue spiccava visibilmente sul pallore della sua morbida e liscia pelle.

-Le hai disinfettate?- chiesi sospettoso.

-Si- annuì calma, asciugandosi gli ultimi resti di lacrime con la manica del pigiama.

-Vieni con me- le afferrai un braccio trascinandola verso il bagno.

-Ho detto che le ho disinfettate- protestò cercando di fermarmi.

-Ti aspetti seriamente che io ti creda?- chiesi retorico, ottenendo uno sbuffo infastidito in risposta.

Calai il coperchio della tazza del water e la feci sedere su di esso, dopo di che afferrai il disinfettante, delle garze pulite, e dei batuffoli di cotone per applicare il prodotto.

Non fiatò quando, dopo essermi inginocchiato davanti a lei, le presi una mano e applicai delicatamente del disinfettante sulle sue nocche divenute rosse, ma non ne fui per niente sorpreso: il bruciore di quel liquido era nulla in confronto a quello che aveva patito in silenzio per lunghi anni.

Feci lo stesso procedimento con l'altra mano, dopo di che le fasciai entrambe con delle garze.

-Fatto- dichiarai alzandomi rimettendo a posto ciò che avevo usato.

-Sono scomode- farfugliò lamentandosi mentre apriva e chiudeva i pugni più volte -posso toglier...-

-No- la interruppi categorico.

-Va bene, papà- sbuffò alzando gli occhi al cielo.

Uscimmo dal bagno e io andai in cucina per preparare due tazze di cioccolata calda.

-Senti, Shiho..." iniziai titubante -fra una mezz'oretta circa, ci sarà un film hor...-

-Guarderemo "Unfriended", questo è poco ma sicuro. Vuoi vincere la scommessa o no?- chiese retorica con un pericoloso scintillio negli occhi.

"Io preferirei evitare..."

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