Capitolo 21

Ai's POV

Finalmente arrivò il sacro giorno del riposo: il sabato.

Non ne potevo più di impegnarmi a fingere che non sapevo le tabelline. Era uno strazio vero e proprio. E pensare che avrei dovuto sopportare quella situazione fino a che sarei ritornata normale.

"A proposito, devo iniziare a lavorare sull'antidoto all'APTX" mi ricordai.

Quella notte, dopo essere stata svegliata dall'ennesimo incubo, ebbi molto tempo per pensare, e capii che la decisione che avevo preso il giorno prima era stata dettata dalla disperazione. Sapevo che c'era un fondo di verità in essa, nel senso che nel profondo desideravo davvero farla finita, ma cercai di essere ottimista e non pensare a cose negative, cosa che fu più difficile del previsto.

Titubai a lasciare il mio fantastico e caldo letto, ma le faccende mi chiamavano. Mi alzai stiracchiandomi e stropicciandomi gli occhi come una vera bambina, non prima di aver sbadigliato numerose volte, e sistemai il letto che era diventato un groviglio di coperte, lenzuola e cuscini; infine scelsi dei vestiti per farmi una veloce doccia: una tuta sportiva nera e una felpa del medesimo colore.

Era palese che il nero era il mio colore preferito, visto che mi rappresentava completamente in tutto e per tutto.

Uscii dalla mia stanza con i vestiti tra le mani pronta per rinfrescarmi con dell'acqua gelata, e, girando velocemente per la casa, capii che il dottor Agasa si trovava ancora nel mondo dei sogni, come al solito. Mi infilai nel bagno, chiusi la porta e mi feci una veloce doccia fredda, cosa non comune visto che solitamente stavo minimo tre quarti d'ora a godermi l'acqua fresca della doccia.

Una volta vestita mi asciugai i capelli, fissandoli mentre pensavo alle parole del mini Sherlock:

"Dovresti tenerli lunghi, i capelli intendo. Ti starebbero bene"

"Tentar non nuoce" pensai scrollando le spalle e decidendo di lasciarli crescere.

Misi la lavatrice con i panni sporchi ed uscii dal bagno per preparare la colazione. Il dottore intanto si era svegliato, quindi, prima di dirigermi in cucina, feci una sosta nella mia camera.

Presi un correttore e lo applicai sulle evidenti occhiaie che mi ritrovavo ogni giorno.

"Perfetto. Ora non dovrebbe notarsi che non ho dormito un cacchio"

Lasciai la stanza e andai dal dottore che stava guardando il telegiornale.

-Buongiorno dottore- lo salutai.

-Ciao, Shiho. Dormito bene?- mi chiese.

-Molto- risposi dipingendomi un sorriso in faccia.

Mi doleva il cuore quando gli mentivo, ma non volevo preoccuparlo più di quanto già non facesse da se.

-Che si mangia?- domandò allegro.

-Macedonia- gli risposi mentre aprivo il frigorifero.

-Cosa?!- esclamò con disappunto.

-Deve dimagrire, dottore. E mangiare ogni giorno pancake o dolci vari non lo aiuta- ribattei severa.

-Ok...- si arrese.

Misi su un tagliere delle arance, delle mele, delle banane, dei kiwi, delle fragole, delle pere, delle ciliegie, del mango e dei frutti di bosco. Dopo di che presi una ciotola grande e iniziai a tagliare la frutta. Una volta tagliata, la buttai nella ciotola e iniziai a mescolarla delicatamente per evitare che si spiaccicasse. Presi due ciotole più piccole e le riempii di quella invitante macedonia. Dopo i che chiamai il dottore e ci sedemmo a tavola per mangiare. Consumammo il pasto parlando e ridendo del più e del meno. Si vedeva che era felice nel vedermi mangiare di più, ed io ero contenta di vederlo allegro.

-Shiho, io esco per un pò con un vecchio amico che non vedo da molto- mi avvertì -devo comprare qualcosa?-

Annuii e gli porsi la lista che avevo preparato in precedenza. Diedi un ultima controllata al frigo e aggiunsi alla lista la frutta, visto che era finita.

-Ci vediamo dopo!- mi disse dopo essere andato in camera per vestirsi.

-Ciao! E non mangi troppo!- lo salutai.

Sbuffò in risposta ed usci di casa, prendendo anche la macchina.

Lavai i piatti e le posate, le asciugai e le misi ai loro posti.

Mi stavo per asciugare le mani bagnate quando sentii una dolorosa fitta al petto.

Istintivamente mi portai le mani sul punto dolente, sentendo fitte sempre più intense e bagnando la pesante felpa che indossavo. Ma l'indumento umido era l'ultimo dei miei problemi.

Lentamente caddi in ginocchio e mi piegai su me stessa trattenendo un urlo. Sapevo cosa significava quel dolore, ed avevo paura di scoprire che avevo ragione.

-Al diavolo- imprecai alzandomi a fatica in piedi e dirigendomi verso la porta principale.

La spalancai lentamente mentre le fitte cominciavano a diminuire. Non c'era nessuno alla soglia, ma, mentre stavo per chiuderla, notai una lettera ai miei piedi. La presi e, dopo aver lanciato un ultimo sguardo fuori, chiusi la porta a chiave. Mi sedetti sul divano visto che le gambe iniziavano a cedermi e, con le mani che tremavano vistosamente, aprii con fatica la busta completamente bianca.

Estrassi il foglio che si trovava all'interno di essa, e mi si gelò il sangue nelle vene mentre leggevo quelle lettere ritagliate da giornali:

"Ti ho trovata, piccola Sherry..."

E di certo, quella volta, non era un semplice attacco di panico.

Conan's POV

Finalmente era sabato, il giorno sacro delle dormite. Peccato che non riuscissi a fare ciò che mi ero prefissato (cioè un cacchio), visto che la brutta sensazione che mi accompagnava da lunedì si era fatta più attanagliante. Non sapevo il perché, ma sentivo il bisogno di andare dal dottore. Quindi dopo una veloce doccia bollente e una colazione abbondante, controllai che Goro e Ran stessero bene e mi avviai verso la mia destinazione.

Mano a mano che mi avvicinavo diventai sempre più irrequieto, e dopo un pò mi ritrovai a correre. Arrivai davanti alla porta del dottore con il fiatone, quindi mi piegai sulle ginocchia per riprendere fiato. Una volta calmatomi suonai ripetutamente il campanello, però nessuno mi rispose.

In un gesto istintivo afferrai la maniglia e la abbassai, sorprendendomi quando vidi che la porta era aperta. Agitato come poche volte mi catapultai all'interno della villetta a due piani e iniziai a ispezionare tutte le stanze una ad una. Non trovai nessuno e, nel vano tentativo di calmarmi, mi sedetti e guardai fuori attraverso la finestra. Notai solo dopo che la macchina del dottore non c'era, e mi rassicurai dicendomi che erano semplicemente usciti.

Dalla sedia mi spostai sul divano, sul quale mi sdraiai chiudendo gli occhi e appoggiando un braccio su di essi. Rialzai però le palpebre quando sentii una vibrazione. Confuso mi guardai intorno, notando solo allora il telefono di Shiho. Il dottor Agasa la stava chiamando, quindi confuso mi affrettai a rispondere.

-Shiho? Scusa se ti disturbo, ma mi potresti dire di nuovo quello che devo comprare? Ho perso la lista della spesa- ridacchiò nervosamente.

-Dottore?-

-Shinichi? Dov'è Shiho? E perché hai il suo telefono?- mi chiese confuso.

-Lei non è in casa, e ho trovato il suo cellulare sul tavolo che c'é in salotto- gli spiegai.

-Come hai fatto ad entrare?-

-La porta era aperta. Ma Shiho non è con lei?-

-No, oggi aveva deciso di fare le pulizie di casa, e quando ci si mette le fa per bene. Io sono uscito da circa una mezz'oretta, e quando sono andato via lei era ancora in casa- mi rispose allibito quanto me, se non di più.

-E' molto strano, non è il tipo che sparisce così, senza lasciare traccia- continuò il dottore iniziando ad agitarsi.

-Non si preoccupi, la troverò io- lo rassicurai prima di salutarlo e chiudere la chiamata.

"Questa è la volta buona che ti ammazzo, Shiho. Ma spero che la brutta sensazione non riguardi te..."

Mi scompigliai i capelli affranto, quindi mi misi il telefono della diretta interessata in tasca e feci per uscire, ma l'occhio mi cadde nuovamente sul piccolo tavolino di legno scuro. Presi in mano la busta che si trovava su di esso, girandola e rigirandola tra le mani, diventando sempre più stranito.

Era completamente bianca, mancavano persino l'indirizzo, il nome del mittente, il nome del destinatario e il francobollo. Dedussi quindi che il misterioso mittente l'aveva portata di persona. Era aperta, segno che di certo Shiho aveva preso ciò che si trovava al suo interno, probabilmente una lettera, e l'aveva portata con se, ovunque lei si fosse cacciata.

-Di solito questo tipo di busta serve a contenere un messaggio riguardante una suddetta minaccia o ricatto, ma Shiho ce l'avrebbe detto invece di sparire così... o forse no? E' inutile chiedermelo, so già che la risposta è no. Lei è il tipo di persona che non vuole far rischiare gli altri, e tende a rinchiudersi in se stessa, risolvendo di conseguenza da sola i suoi possibili problemi. L'ipotesi più realistica è che la lettera conteneva veramente una minaccia per Shiho, ma da chi? Mh... porco cacchio... l'organizzazione... Gin... ma non è possibile! Loro non sanno dove si trova Shiho ora che è tornata bambina, non sanno nemmeno che aspetto abb... cacchio! Sono uno stupido! La sbadigliona fa parte dell'organizzazione da quando aveva cinque fottuti anni! E' ovvio che la riconoscerebbero! Ma, da quanto ne so io, non è mai uscita di casa se non per andare a scuola o fare una veloce spesa in mancanza del dottore. No... non sono loro... non possono essere stati gli uomini in nero a portare la busta...-

Mi stavo tirando i capelli mentre formulavo infinite ipotesi sulla sua scomparsa, deciso a non credere a quella più realistica.

-Non si è portata neanche il telefono! Almeno avrei potuto contattarla!- esclamai -Però è inutile scervellarsi così. Prima la trovo, meglio è. Mi spiegherà lei il resto- mi calmai per quanto possibile.

-Okay, ragioniamo. Dove può essersi rifugiata? In un bunker sotterraneo che si trova sotto questa casa? Si, certo. E' più probabile che l'abbiano rapita gli alieni. Pensa, Shinichi... pensa...- mi massaggiai le tempie alla ricerca della risposta al mistero.

All'improvviso la mia mente mi ricordò alcune parole dette dalla diretta interessata tempo prima:

"Quel laboratorio ormai in rovine è come una specie di rifugio per me, una seconda casa, e può sembrare strano, ma si trova nel bel mezzo di un bosco. Lì mi sento al sicuro e protetta, perché mi ricorda i miei genitori".

-Sono un cretino! Perché non ci ho pensato prima?!- imprecai mentre lasciavo l'abitazione.

Prima di andare, però, mi preoccupai di chiudere la porta con la chiave di riserva che si trovava sotto lo zerbino.

Posto molto originale.

Fatto ciò, misi la chiave in tasca, promettendomi di rimproverare il dottore per il pessimo nascondiglio, e partii alla velocità della luce verso il bosco che ospitava uno dei luoghi più importanti per la sbadigliona dallo sguardo truce.

"Te la vedrai brutta, Shiho Miyano. Non te la lascio passare questa... puoi starne certa..."


Angolo autrice:

Ciao a tutti!

Mi scuso innanzitutto per il ritardo con cui ho pubblicato questo capitolo, ma come ho già detto in precedenza, in questi giorni non ho proprio avuto ispirazione per scrivere una nuova parte di questa ff.

Volevo avvisarvi anche del fatto che non pubblicherò più ogni lunedì, perché mi è difficile restare al passo con le date in cui dovrei aggiornare.

Questo implica che potrei aggiornare più spesso, o anche più raramente; ma spero davvero che continuiate a seguire questa storia.

Detto questo, a presto! X3

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