Capitolo 2
Ai's POV
Quando entrai in classe, lo cercai con sguardo annoiato, ancora incredula di dover fare una cosa del genere. Lui era il motivo per cui mi trovavo in quella situazione, quindi il minimo che potevo fargli patire era il piano che iniziò a formularsi da se nella mia mente malvagia.
Quando mi sedetti scelsi appositamente il posto accanto a lui, perché da quel momento in poi avremmo avuto a che fare più di quanto immaginasse.
Passai la giornata scolastica a impegnarmi a fingere di non sapere le tabelline, le addizioni e le sottrazioni; e mancò poco che non facessi un balzo presa dall'euforia del momento quando l'ultima campanella suonò, segnando la fine delle lezioni, ma fortunatamente riuscii a limitarmi a uscire di corsa dalla classe.
"Bene, il piano può cominciare..."
Conan's POV
Stavo uscendo da scuola, e, anche se avrei voluto concentrarmi sull'Organizzazione, non potevo fare a meno di lanciare sguardi curiosi alla nuova alunna, Ai. Aveva appena finito di liberarsi della squadra dei Giovani Detective che le stavano letteralmente facendo l'interrogatorio sulla sua vita: l'avevano circondata e sembravano decisi a farla rispondere, con le buone o con le cattive, ma lei era più testarda di un mulo, infatti rispose solamente ad un paio di domande. Quando se ne furono definitivamente andati borbottando fra loro tirò un grande sospiro di sollievo.
"Come la capisco" pensai, avendolo sperimentato sulla mia stessa pelle.
In quel momento lei era completamente immersa nei suoi pensieri, e camminava sfoggiando un espressione soddisfatta, quasi fiera di se stessa.
A differenza di tutti gli altri bambini era sola, non aveva fatto nessuna amicizia, rimanendo chiusa nel suo guscio per tutto il giorno. Non so perché, ma mi venne voglia di farle compagnia e, magari, accompagnarla a casa sua.
Nel cortile non era rimasto più nessuno, se non noi due e alcuni altri bambini che stavano giocando nell'attesa che i loro genitori venissero a prenderli. Quindi la raggiunsi e la chiamai per nome.
-Ehi, Ai!-
Lei sembrò riscuotersi dai suoi pensieri, e mi fissò per qualche secondo sorpresa, poi si ricompose nella sua maschera apatica.
-Che vuoi?-
"Antipatica!" pensai infantilmente, impedendomi di metter su un broncio degno di un vero bambino.
Mi dipinsi in faccia un sorriso finto quanto una caramella senza zucchero, quindi le risposi:
-Ti va se facciamo la strada insieme?-
Si fermò un paio di secondi per pensarci, sembrava infastidita quanto confusa, poi improvvisamente sorrise in modo quasi vittorioso e annuì.
Ci dirigemmo quindi verso la casa della misteriosa bambina al mio fianco.
Stavamo camminando in un silenzio quasi imbarazzante, per quanto riguardava me, quando a d'un tratto chiese:
-Allora, Shinici, come va la tua vita da bambino?-
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