Capitolo 17

Conan's POV

Mi svegliai sentendo un freddo assurdo sulla faccia. Alzai il busto e sbattei gli occhi un paio di volte, risvegliandomi completamente. Realizzai che il gelo era stato causato da una secchiata d'acqua ghiacciata che mi era stata scaraventata in faccia. Vidi davanti a me Ai che, piegata in due, e con un secchio che non sapevo neanche dove si fosse procurata ai suoi piedi, stava ridendo come se non ci fosse un domani.

-Sei una stronza!- le urlai scuotendo la testa come un cane, nel vano tentativo di asciugarli un minimo.

-Grazie, lo so- mi rispose lei, asciugandosi le lacrime causate dalle risa.

Mi passai una mano tra i capelli sbuffando. Sentii poi qualcosa sfregare sul mio capo; era Ai che, con un espressione divertita che non le abbandonava la faccia, me li stava asciugando con un asciugamano bianco.

-Grazie- borbottai, alzandomi e continuando a sfregare la testa.

-Cos'è una stronza?- chiesero gli ingenui detective.

Ai ed io ci lanciammo uno sguardo fugace, preoccupati dalla domanda che stavo cercando di evitare da quando eravamo arrivati in quel campeggio. Il dottore ci guardava con espressione contrariata, ma scosse la testa divertito, in attesa della nostra risposta.

-Ehm...ecco...- cercai di prendere tempo, rivolgendo continuamente sguardi disperati ad Ai, la quale si era messa a pensare.

Si illuminò improvvisamente, e, facendomi cenno di aspettarlo, sparì nella sua tenda. Tornò qualche secondo dopo, con tre pillole tra le mani. Avanzò verso i bambini e gliele porse:

-Ingoiate queste- li invitò tranquilla a ficcarle in gola.

-Cosa sono?- le chiesero in coro, esaminando le piccole pillole bianche.

-Servono a ricordare una vita passata, volete provare?-

-Certo!- esclamarono all'unisono, mettendole in bocca e ingoiandole velocemente nello stesso, identico istante.

Cosa inquietante? Non poco.

Dopo di che si misero a confabulare tra loro sulla loro ipotetica vita passata. Persero però conoscenza un minuto esatto dopo. Ai, il dottore ed io ci affrettammo a reggerli, tenendo rispettivamente Ayumi, Mitsuhiko e Genta.

"Perché devo sorreggere il più pesante?" piagnucolai fra me e me, facendo sedere Genta a terra.

Presto però mi concentrai sulla situazione.

-Perché sono svenuti?! Era droga quella?!- chiesi allarmandomi.

-Esatto. Cocaina pura al 64%- annui Ai.

-Stai scherzando, vero?!- la guardai preoccupato.

-Mi sembra ovvio- sbuffò -non credevo avessi così poca fiducia in me-

-Hai ragione, scusa. Ma cos'erano quelle pillole?-

-Quelle fanno perdere la memoria delle cose avvenute da mezz'ora a quella parte-

-Che figo!- esclamai ammirato -le hai create tu?- chiesi curioso, pendendo dalle sue labbra.

-Ovvio. Solo una mente geniale come la mia poteva inventare un farmaco del genere. Però non l'ho mai mostrato a nessuno- ghignò passandosi una mano tra i capelli corti.

-Modesta mi dicevano- alzai gli occhi al cielo.

-Da che pulpito viene la predica...- mi rinfacciò lei.

-Le hai mai usate primo d'ora?-

-Spesso- annuì.

-A chi le hai somministrate?- domandai sempre più curioso.

-Ad Akemi- abbassò lo sguardo.

-Perché?- mi stranii.

-Quando tornavo a casa e vedeva le cicatrici faceva troppe domande alle quali non potevo rispondere, quindi le davo questo farmaco e coprivo le ferite con del correttore e fondotinta. E' per questa ragione che ho creato queste pillole- sussurrò dondolandosi e lasciandosi ricadere la frangia sugli occhi.

-Ah...- riuscii soltanto a dire -per... per quanto tempo resteranno in questo stato?- indicai nervosamente i bambini sdraiati sull'erba fresca.

-Dalla somministrazione del farmaco, la persona rimane priva di coscienza per 10 minuti. Quindi ne rimangono ancora... 4- terminò guardandosi l'orologio da polso che fino a quel momento non avevo notato.

Il dottor Agasa stava cercando di accendere il fuoco con la legna che avevamo raccolto, con scarsi risultati.

-Ora che ci penso... io non ero svenuto nel bosco?-

-Si, e allora?-

-Io quando mi sono svegliato ero qua, vicino alla mia tenda. Quindi come ci sono arrivato?-

-Ti ci hanno portato gli alieni che ti avevano rapito nella foresta- ghignò ricordandomi l'ultima frase da me detta prima di perdere coscienza.

-Ero sul punto di svenire! Cosa ti aspettavi?! Una parte della Divina Commedia recitata da me?!-

-Cagasotto... comunque ti ho portato io qui- sbuffò divertita.

-Tu?! Ma se pesi a malapena 15kg?!- chiesi sbigottito indicandola.

Come un fulmine si piantò davanti a me, si abbassò un pò e, sollevandomi dai polpacci, mi prese a mo' di sacco di patate.

-Chi è quello debole ora?- rise iniziando a girare su se stessa.

-Sta ferma!- la pregai mettendomi una mano sulla bocca, sul punto di vomitare.

-Mamma!- piagnucolai con la voce abbastanza udibile anche se coperta dal mio palmo nel vano tentativo di placare la nausea.

-Dottore, le dica qualcosa! La faccia smettere!- mi girai verso di lui, ma era troppo impegnato a farci un video.

-Traditore! Pensavo fossi dalla mia parte!- gli urlai contro.

-Ti sbagli, mio caro Shinichi. Io sono dalla mia parte- rise di gusto lui mentre io avevo assunto un colorito giallognolo.

Ai si fermò improvvisamente, e svelto come non mai scivolai via dalla sua presa ed andai a vomitare dietro ad un albero. Il vomito sembrava non finire più, purtroppo per me.

-Ehi, mini Sherlock, tieni- mi diede una pacca sulla spalla Ai, la quale mi aveva seguita, trattenendo una risata e porgendomi una bottiglietta d'acqua.

Mi sciacquai la bocca con essa, e subito dopo mi sentii meglio.

-Come mai tu non hai la nausea?- mugugnai riprendendo il solito colore.

-Immagina di fare almeno tre volte a settimana giri su giri dentro un auto. Dopo un pò ti ci abitui- fece spallucce.

-E tu li hai fatti perché...?-

-Per addestrarmi ad eventuali incidenti d'auto. Il tutto generosamente offerto dall'Organizzazione, con aggiunta di allenamenti riguardanti sollevamento pesi dai 20kg in su, assolutamente non obbligatori- mi rispose ironica.

-Non pensarci, il passato è passato. Ora hai una vita nuova che ti attende- la rassicurai stringendole una spalla una volta calmatomi.

-Non ne sarei così sicura...- sospirò lei sotto voce.

Non risposi, per paura di dire qualcosa di sbagliato.

-Cos'è successo?- sentimmo chiedere da Ayumi.

Ci voltammo immediatamente verso di lei, notando che anche i ragazzi si erano svegliati. Tutti e tre si stavano stropicciando gli occhi guardandoci confusi. iI non sapevo cosa dire, quindi cercai con lo sguardo quello che Ai, e lo trovai subito. Non so come riuscii a capirlo, ma nei suoi occhi leggevo chiaramente una frase:

"Tranquillo, ci penso io"

Confuso annuii, e la vidi sorpresa quanto me quando intuì che avevo capito quello che stava cercando di dirmi.

Comunque si voltò verso i bambini, che intanto si erano alzati da terra e si stavano guardando attorno spaesati, e cominciò a parlare:

-Qual'è l'ultima cosa che ricordate?-

-Beh, che voi eravate andati a cercare della legna e noi eravamo rimasti col dottore per sistemare i piatti- le dissero in coro -perché questa domanda?-

Fossi stato al suo posto, di certo sarei stato nel panico più totale dopo quella domanda. Ma lei, più tranquilla di una capra mentre dorme, non si scompose e rispose con calma:

-Ve l'ho chiesto perche vi eravate addormentati quando siamo tornati, forse per colpa della stanchezza. Ma ora non ha importanza- batte le mani entusiasta -lo vogliamo accendere questo fuoco o no?-

-Si!- gridarono i giovani detective alzando i pugni al cielo.

-Allora andiamo!- esclamo Ai.

I tre ragazzini corsero subito dal dottore per farsi spiegare come accendere il fuoco. Fece per andarsene anche Ai, ma io la fermai:

-Per quanto tempo sono rimasto privo di conoscenza?-

-Intendi dopo che gli alieni ti avevano rapito?- mi rise in faccia.

-Me lo rinfaccerai per tutto il resto della vita?-

-Puoi scommetterci i tuoi gioielli, e non intendo le pietre preziose- ridacchiò nuovamente.

-Che scherzo idiota...- sbuffai infastidito, incrociando le braccia al petto.

-Credo che tu abbia confuso lo scherzo con te stesso- chiuse la conversazione con un dab.

-Sai una cosa? Lascia stare. Con te è inutile provare a vincere un dibattito- sospirai affranto, ma in fondo, molto in fondo, ero alquanto divertito.

-Vedo che l'hai finalmente capito- annuì lei, dirigendosi verso la legna che dovevamo far bruciare.

Raggiunsi anche io il resto della compagnia, ma restai confuso alla mancanza di fiammiferi o accendini.

-Scusate, ma i fiammiferi?- chiesi infatti.

-Caro Conan, dove siamo in questo momento?- mi domandò la sbadigliona.

-In un bosco, forse?- risposi ovvio.

-Esatto. E si possono trovare fiammiferi in un bosco?-

-No, ma che centra?- chiesi confuso dal suo ragionamento.

-Dobbiamo usare solo e soltanto le cose che la natura ci offre, in questo caso dei legnetti- mi indico la catasta di rametti che avevamo raccolto io e lei.

-Ma non riusciremo mai ad accendere un fuoco in questo modo!-

-Parla per te- ghignò lei.

Si mise seduta un pò lontana dal falò, prese due legnetti, e comincio a strofinarli tra di loro, simulando dei vecchi film di sopravvivenza. Dopo cinque minuti buoni che continuava a sfregare iniziai ad annoiarmi, quindi le dissi:

-Non ce la farai mai!-

-Chiudi il becco e sistemati gli occhiali sugli occhi che Dio ti ha donato- mi rispose seccamente.

Assottigliai lo sguardo, notando solo allora del lieve fumo alzarsi dai due ramoscelli. Il fumo presto si fece più denso, fino a far comparire delle scintille, che si evolsero in delle fiamme guizzanti. Gettò i due legnetti in mezzo agli altri, e, soffiando leggermente su di essi, in circa due minuti il falò era accesso.

-Sei grande, Ai!- si esaltarono i bambini.

-Lo so- la udii mormorare impercettibilmente con un ghigno.

Ma ai giovani detective rispose con un semplice "grazie". Anche io ed il dottore eravamo rimasti ammirati da tale impresa.

-Chi è che non ce la può fare, ora?- sghignazzo lei quando mi passo affianco.

Sbuffai rumorosamente, attirando la sua attenzione, ed incrociai le braccia al petto, indispettito. Si piantò davanti a me e, scompigliandomi i capelli, mi disse:

-Povero cucciolo di bulldog rugoso con la sindrome di down! Si è arrabbiato perché se lui non riesce a fare qualcosa, questo non vuol dire che nessun altro non riesca a farla!-

Alzai gli occhi al cielo mentre se ne andava e la scimmiottai alle sue spalle.

-Ehi, mini Sherlock, vuoi stare ancora molto dietro la mia schiena?- si girò da sopra una spalla, non fermando pero la camminata.

-E la madonna! C'è qualcosa che non riesci a scoprire?!-

-Siamo detective, è il nostro lavoro- mi fece l'occhiolino, allontanandosi subito dopo.

-Allora, ascoltatemi bene!- gridò battendo le mani per farsi sentire da tutti -prendete posto, perché è l'ora delle storie horror!- dichiarò con un sorrisetto maleficamente spaventoso.

-Ma non possiamo... che ne so... tipo... n-non raccontare nulla?-

-Certo che si!- mi rispose sorpresa.

-Quindi ora andiamo tutti nelle nostre tende e...-

-No, non hai capito. Tu hai chiesto se non possiamo raccontare nulla. Quindi non racconteremo niente, infatti racconteremo delle storie-

-La tua logica è strana, ma in effetti hai ragione- mi arresi alla sua volontà.

Intorno al fuoco c'erano quattro tronchi rovesciati che fungevano da panchine e ci sedemmo cosi: io, Ai e il dottore ci sedemmo ognuno in un tronco, mentre i bambini tutti e tre sull'ultimo rimasto.

-Tutti avete una storia da raccontare, giusto?-

Tutti annuimmo spaventati da tale serietà.

-Perfetto. L'unica luce che deve esserci è quella del fuoco acceso, ok? Questo per creare un'atmosfera lugubre degna per dei racconti horror. Chi vuole iniziare?-

-Io!- alzò la mano il dottore.

-Bene... allora, che la notte abbia inizio...-

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