Capitolo 13

Conan's POV

Venni svegliato dalle urla dei giovani detective, che mi stavano scuotendo come fossi una maracas. Scesi dall'auto e, girando lo sguardo per cercare di abituarmi alla luce del sole, vidi il dottore che parlava dolcemente ad Ai.

-Perché mi trattano come se fossi un sacco di patate, mentre alla sbadigliona riservano un trattamento decente?!- mi lamentai.

Non mi resi conto di star pensando ad alta voce, me ne accorsi infatti solo quando Ai mi affiancò sbadigliando come suo solito, e disse:

-Perché io posso, e tu no-

-Divertente- commentai ironico e iniziai a camminare spedito verso il bagagliaio per prendere il mio zaino.

-Te la sei presa seriamente-

In realtà non ero affatto arrabbiato, solo un po infastidito, ma ero curioso di conoscere la sua reazione davanti ai sensi di colpa che le stavo sicuramente facendo sentire.

-Lascia stare- sbuffai fingendo.

-Se può consolarti, neanche io ho apprezzato le urla dei mocciosi dritte nelle mie orecchie quando mi hanno svegliata. Il dottore stava cercando di calmarmi e dissuadermi dalla mia intenzione di farla vedere brutta ai piccoletti- mi disse con voce quasi dolce.

Il "quasi" dice tutto.

Infatti subito dopo avermi rivolto tali parole prese il suo zaino da dentro la macchina e andò dal dottor Agasa rivolgendomi le spalle, ma non prima di aver appoggiato l'avambraccio sulla mia spalla e aver sussurrato nel mio orecchio.

-Bella recita, mini Sherlock-

Rimasi senza parole: come aveva capito che stavo fingendo? Come se mi avesse letto nel pensiero, senza fermare la sua andata, disse alzando la voce per farsi sentire:

-Dimentichi che non sei l'unico detective qui. Nessuno mi può ingannare, nemmeno un eventuale Holmes del XX secolo, mio caro Watson-

Quello fu un colpo basso, molto basso. Nessuno mi aveva mai chiamato Watson. Il mio soprannome era Holmes, e sentirmi chiamare Watson mi aveva a dir poco ferito nell'orgoglio. Sapevo che era ironica mentre lo diceva, infatti fu quello che mi trattenne dal non deprimermi. Dovevo ammettere però che le sue deduzioni non erano affatto male, se la cavava abbastanza bene in quel campo. O almeno, io dicevo "abbastanza" perché ero troppo orgoglioso per ammettere che era brava tanto quanto me in quel contesto.

"Magari potrebbe diventare una mia collega, quando torneremo normali... fatto sta che non so quanti anni abbia. E frustrante non sapere il nome e l'età di un possibile nemico o alleato"

Ci riunimmo per metterci d'accordo e decidere cosa fare. Ma a quanto pare i piani della sbadigliona erano altri, visto che non la smetteva di, appunto, sbadigliare.

Provai a spingermi oltre i limiti umani: irritarla più di tre volte nello stesso giorno.

-Ehi, Ai! Come mai sbadigli così spesso? Non so quanto tu abbia dormito questa notte, ma quella scorsa sono sicuro che tu abbia riposato abbastanza tempo per compensare altri tre giorni- esclamai facendo girare verso di me i volti confusi dei bambini, e quello stanco ma divertito del dottore.

-Come fai a sapere quanto ha dormito Ai?- chiesero i giovani detective con i loro faccini confusi a renderli ancora più teneri.

-Perché non lo chiedete ad Ai stessa? E' di lei che stiamo parlando- ghignai maleficamente.

Subito tutte le attenzioni furono rivolte alla piccola scienziata, la quale ormai era diventata una melanzana cotta: melanzana per via del suo attuale colorito; e cotta perché... beh... immaginazione o meno, vedevo delle nuvolette di vapore crearsi sulla sua faccia, per poi dileguarsi verso l'alto.

Lei si girò rivolgendoci la schiena, e qualche secondo dopo si voltò nuovamente verso di noi, molto più calma e con un colorito naturale.

-Lo sa perché abbiamo dormito insieme- disse tranquilla, spiazzando tutti tranne il dottore, che faticava a trattenere una risata.

Ora quello paonazzo ero io, non riuscendo a credere a ciò che le mie orecchie avevano captato, ovvero una frase detta con voce tranquilla e naturale, con nessun segno di nervosismo o imbarazzo. Scattai afferrando un braccio di Ai ed esclamai al resto della compagnia:

-Io ed Ai andiamo a... a-a montare una tenda!- inventai su due piedi, trascinandola subito dopo via di lì.

-Mini Sherlock, le tende sono nell'auto- sghignazzò lei lasciandosi tirare.

Non risposi e continuai a marciare fino ad essere abbastanza lontani dal gruppetto per poter parlare indisturbato. Appena fui sicuro che fossimo lontani dalle loro orecchie indiscrete, esplosi.

-Non lo hai detto sul serio!-

-Cosa?- chiese con noncuranza.

-Mi stai prendendo per il culo?-

-Perspicace il ragazzo- ghignò nuovamente, cosa che mi irritò ancora di più.

-Dimmi che non lo hai detto sul serio- la pregai.

-Ok, non l'ho detto sul serio-

-Porco cacchio, lo hai detto sul serio!-

-Da cosa lo intuite, mio detective?- mi domandò con fare teatrale.

-Dalla tua espressione soddisfatta nell'avermi spiazzato!-

-Le devo fare le mie congratulazioni, lei è molto intuitivo, signor detective- disse fingendo un paio di applausi e lanciando dei fischi acuti -comunque non capisco il tuo nervosismo. Se hai paura del modo in cui interpreteranno la frase, sta tranquillo. Sono bambini, non si dovrebbero scandalizzare visto che non ci capiscono una beata ceppa di doppi sensi-

-Cacchio, è vero! Sono bambini!- dissi spalmandomi una mano in faccia.

In effetti mi ero completamente scordato che, essendo piccoli, non avrebbero capito il problema nel dormire insieme o il rossore prima di Ai, e poi mio.

O almeno, la dolce Ayumi non ebbe nessuna reazione, in quanto ai due ragazzi... inutile dire che in seguito mi tempestarono di domande sulla mia dormita insieme ad Ai. Mi inventai delle risposte sul momento, non potevo certo dirgli:

"Niente di che... abbiamo solo parlato di un'organizzazione criminale, della famiglia di Ai, uccisa dalla stessa organizzazione, e poi infine ci siamo addormentati appiccicati insieme neanche fossimo fatti di colla"

Dopo quella mini conversazione con Ai tornammo degli altri e decidemmo che fino all'ora di pranzo avevamo la piena libertà di esplorare il bosco, in gruppo oppure in solitudine. I giovani detective si inoltrarono insieme nella fitta boscaglia, mentre sia io che Ai iniziammo a passeggiare individualmente, ognuno per conto suo. Il dottore invece, stette all'accampamento per sistemare i piatti sporchi dal pranzo appena consumato e montare la tenda che lo avrebbe ospitato per la notte.

Iniziai quindi ad entrare in quell'immenso bosco che ospitava centinaia di docili (e non, tra le quali anche Ai) creature di madre natura.


Ai's POV


Appena finita la piccola discussione con l'altrettanto piccolo detective sulla dolcezza con la quale eravamo stati svegliati entrambi, ci radunammo davanti alla macchina per decidere i piani per quel pomeriggio in mezzo alla natura.

Ironicamente quella era la stessa foresta nella quale si trovava il laboratorio dei miei defunti genitori, ma non mi sentivo abbastanza pronta per andarci: ero sicura che sarei subito crollata emotivamente per la tristezza e la malinconia dei ricordi che custodivo gelosamente nel mio cuore, o almeno, in ciò che rimaneva di esso.

Ma il detective da strapazzo doveva per forza mettermi al centro dell'attenzione, esclamando:

-Ehi, Ai! Perché sbadigli così tanto? Non so quanto tu abbia dormito questa notte, ma la scorsa sono sicuro che tu abbia riposato abbastanza per almeno altri tre giorni!-

Diventai paonazza, e subito dopo viola.

I bambini, ingenui com'erano, chiesero:

-Come fai a saperlo?-

-Perché non lo chiedete alla diretta interessata?- replicò lui con un ghigno.

"Giuro che te la vedrai brutta, più tardi" pensai rivolgendogli un'occhiata di fuoco che però non notò.

Il dottore continuava a sghignazzare, quindi, per farlo smettere e per ricordargli in che mani era la sua amata stanza degli esperimenti, lo fulminai con lo sguardo e, non facendomi vedere da nessun altro, gli mostrai la chiave della sua adorata camera.

Lui smise all'istante di ridere, e deglutendo nervosamente, distolse il suo sguardo dal mio.

Mi concentrai nuovamente sulla situazione che avevo scordato: gli occhi dei bambini erano fissi su di me, e il mini Sherlock stava aspettando una mia risposta, ghignando.

Voltai le spalle a tutta la compagnia e mi diedi un paio di schiaffetti.

"Oh, andiamo, sono patetica! Devo riprendermi!" pensai in un paio di secondi.

Mi girai finalmente "normale" e dissi con noncuranza:

-Lo sa perché abbiamo dormito insieme-

"L'ho seriamente detto? Oddio, sono un mito!"

Le reazioni furono diverse: il mini Sherlock impallidì alla mia risposta più che inaspettata, il dottor Agasa ricominciò a ridacchiare, mentre i giovani detective sembravano confusi.

Non feci in tempo a dire altro che il detective mi afferrò un braccio e mi trascinò nel bosco con la scusa più penosa che avessi mai sentito:

-Io ed Ai andiamo a montare una o due tende!-

Peccato che le tende si trovavano nell'auto del dottore e con noi non ne avevamo nessuna per poter rendere la scusa più realistica. Glielo feci notare, ma lui era così nervoso che non mi rispose, cosa che suscitò ancora di più la mia ilarità.

"Dovrei dire più spesso cose imbarazzanti se è questa la sua reazione...potrei persino farci l'abitudine..." pensai divertita.

Lui continuò a marciare trascinandomi con se, ed io, curiosa com'ero nel sapere come si sarebbe evoluta la situazione, lo lasciai fare. Quando fummo abbastanza lontani per i suoi gusti, mi piantò velocemente davanti ad un arbusto.

Mi appoggiai ad esso e incrociai le braccia, in attesa della sua prossima mossa.

-Non l'hai detto sul serio!- esclamò con gli occhi esageratamente sgranati.

-Cosa?- mi osservai con noncuranza le unghie della mano.

-Mi stai prendendo per il culo?-

-Perspicace-

-Ti prego, dimmi che non l'hai detto veramente- mi supplicò disperato.

Non capivo tutta quella sua preoccupazione, ma mi divertiva parecchio vederlo in quello stato.

-Ok. Non l'ho detto veramente- continuai a sfotterlo.

-Porco cacchio, l'hai detto sul serio!-

-Cosa te lo fa intuire?-

-Il tuo ghigno soddisfatto nell'avermi spiazzato!-

Iniziai ad applaudire e lanciare un paio di fischi di apprezzamento palesemente finti.

-Comunque stai esagerando- commentai -a parte il dottore, solo i bambini hanno sentito la mia famosa dichiarazione; e visto che hanno a malapena 6 anni, di certo non ne capiscono un cavolo di doppi sensi e robe simili- conclusi.

Lui solo allora parve calmarsi: si spalmò una mano in faccia e sembrò ricordarsi di qualcosa. Dopo aver tolto la mano dal viso, se la mise tra i capelli e cominciò a spettinarli, non facendo che peggiorare la loro pietosa situazione.

-Cavolo, hai ragione. Finché siamo in questi corpi avremo a che fare principalmente con bambini-

Dopo aver risolto la questione ci incamminammo finalmente sereni e tranquilli verso il resto del nostro gruppo.

Decidemmo di fare una passeggiata nel bosco, ma ero molto insicura al riguardo.

"Succederà come l'ultima volta?" mi chiesi titubante, iniziando ad incamminarmi da sola all'interno di quel groviglio di foglie, rami e cespugli.

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