Capitolo 12


Conan's POV

Uscii dall'appartamento nel quale abitavo da ormai qualche mese, dirigendomi verso la casa del dottor Agasa con lo zaino in spalla. Appena arrivato suonai ripetutamente il campanello, impaziente di partire. Mi aprì una scocciata Ai che, incrociando le braccia al petto, mi fulminò con lo sguardo.

-Smettila, cretino-

-Taci un po e fammi passare- sbuffai infastidito.

Pessima mossa.

-Scusa? Non credo di aver capito bene...-

-Potresti spostarti e farmi entrare?-

-Certamente- si fece da parte.

Titubante mi avvicinai, ma quando le passai di fianco il mio brutto presentimento divenne realtà.

-Non ti conviene provocarmi, Kudo, potresti vedertela brutta. Chiedi al dottore, lo ha sperimentato sulla sua stessa pelle- e se ne andò, camminando tranquilla verso la sua stanza.

Lanciai lo zaino sul divano ed andai di corsa dal dottor Agasa, che si trovava nel garage, intento a preparare la macchina. Sembrava molto turbato.

-Buongiorno dottore, come sta?-

-Potrei dire bene, ma mentirei-

-Cos'è successo?-

-Diciamo solo che provocare Ai non è stata una buona idea-

-Ma allora stava dicendo la verità... cosa le ha fatto?!-

-La stanza dove progettavo i miei nuovi e ingegnosi marchingegni è stata lasciata al suo atroce destino fatto di polvere e ragnatele-

-In poche parole Ai ha chiuso la stanza a chiave e lei per adesso non può entrare, giusto?-

-Già- annuì sconsolato.

-Per fortuna non è niente di grave, pensavo che le avesse provocato danni fisici- sospirai sollevato.

-A questo punto sarebbe stata meglio la tua ipotesi. Togliermi quella stanza e come toglierti la possibilità di risolvere i tuoi amati casi. Ragiona, meglio il dolore fisico o il "sequestro" del tuo lavoro?-

Rabbrividii al solo pensiero.

-Non risolvere più casi sarebbe come non mangiare più, per me. Preferirei mille volte essere picchiato. Ma "picchiato" è un parolone, sarebbe più corretto dire "preso a leggeri schiaffi in faccia". Sarà pure brava con le parole, ma è pur sempre una ragazza, e non credo riesca a picchiare come si deve un ragazzo molto probabilmente più grande di lei-

-Io non ci giurerei, se fossi in te. Ma io non corro il rischio, sono anziano, mi rispetta e mi vuole bene. Non lo farebbe mai. Quello in pericolo sei tu, mio caro Shinichi- mi canzonò allontanandosi e tornando in casa.

-A proposito di età... quanti anni ha? E soprattutto, come si chiama? Sono quasi certo che "Ai" sia solo il nome della sua copertura, ma quello vero? Ironico, le ho praticamente fatto l'interrogatorio sulla sua vita, ma non so né come si chiama né quanti anni ha. Devo rimediare... ma non ora, è irritata, e non voglio perdere la possibilità di avere un erede per colpa di un danno permanente alle parti basse- ragionai a bassa voce.

Ormai era arrivata l'ora di partire, quindi salimmo velocemente in macchina. Il dottore ovviamente si posizionò al volante del veicolo, mentre io ed Ai ci sedemmo vicini sui sedili posteriori. Ai sfortunatamente riuscì a soffiarmi il posto vicino al finestrino, quindi mi accontentai di quello di fianco a lei. La posizione delle persone nella macchina, escludendo il dottore, l'avevano già decisa i giovani detective, comunicandocela per telefono, e non ammettendo repliche. Genta si sarebbe seduto sul sedile anteriore, vicino al dottore, mentre Ayumi si sarebbe seduta vicino al finestrino di sinistra, con a fianco Mitsuhiko. Quei tre mocciosi avevano deciso anche la postazione mia e di Ai, alleandosi con lei e dandole il loro sostegno nella battaglia su chi aveva il diritto di sedersi vicino al finestrino. Infatti lei in quel momento, ghignando, stava beatamente osservando il paesaggio che scorreva veloce davanti ai nostri occhi, con la testa sorretta dalla mano.

Facemmo velocemente salire i bambini che stavano aspettando il nostro arrivo seduti sul marciapiede, impazienti di arrivare al bosco. Tutti i nostri zaini vennero messi nel portabagagli, o almeno, tutti tranne quello della sbadigliona. Lei infatti lo stava gelosamente stringendo al petto con la mano libera.

-Ehi, Ai-

-Che vuoi?- chiese, non degnandomi di uno sguardo.

-Posso vedere il tuo zaino?- domandai, curioso del motivo di tanta segretezza.

-Tieni- sbuffò scocciata, porgendomelo.

Con uno scatto glielo strappai dalle mani e iniziai a curiosare all'interno di esso.

"Vediamo un po..." iniziai ad elencare qualsiasi cosa mi si parasse davanti "un cellulare, un cappellino, una tenda, dei pop corn, un cambio con non voglio nemmeno sapere cosa... qui ci sono anche delle medicine. Mh... delle pillole per mal di testa, delle bustine per il mal d'auto, pillole per mal di pancia... e queste cosa sono?"

-Ehi, Ai-

-Che vuoi, ora?!- si girò verso di me spazientita.

-Calmati! Volevo chiederti che medicine sono queste-

-Quali?-

Gliele indicai con un dito.

-Non sono medicine. Sono dei farmaci da utilizzare in caso di estrema urgenza-

-Che tipo di farmaci?- chiesi, ormai pendendo dalle sue labbra per la curiosità.

-Niente di che... sono dei prototipi dell'antidoto contro l'aptx4869...- rispose con noncuranza.

-Scusa? Credo di aver sentito male... mi è sembrato di sentirti dire che sono dei prototipi dell'antidoto contro l'aptx4869- dissi lentamente.

-Infatti è quello che ho detto-

-Stai scherzando?!-

-Perché dovrei?-

-E quando avevi intenzione di dirmelo?!-

-Dirti cosa?-

-Che hai l'antidoto del veleno!-

-Ma mi ascolti quando parlo? Ho detto "prototipi", e non "antidoto definitivo"-

-Cosa cambia?-

-Vai a studiare medicina e poi ne riparliamo-

-Dai!- insistetti.

-Se ingerisci uno di questi ritorni normale solo per un certo lasso di tempo, non per sempre-

Mi illuminai di scatto e con fare lascivo le chiesi:

-E tu me ne darai un paio, vero?-

-No- rispose semplicemente, riprendendosi lo zaino.

-Dai, Ai! Non fare la difficile...- mi avvicinai cercando di sottrarle lo zaino.

-Ho detto no. Quindi la risposta rimane no-

-Ma perché?!- piagnucolai agitando le braccia e cercando di far cadere la borsa dalla sua presa.

-Forse perché dopo una certa quantità di volte che ingerisci questa pillola, quando avrò creato l'antidoto, esso non avrà effetto?- replicò sarcastica, tenendo lontano dalla mia portata lo zaino.

-Ma io non te ne sto chiedendo molte! Solo un paio!- insistei non lasciandomi intimorire.

In tutto questo i bambini e il dottore non si accorsero di nulla, troppo presi nel cantare una canzoncina.

Mi avvicinai ulteriormente, non riuscendo comunque ad afferrare quel maledetto zaino.

Ormai mi trovavo quasi sopra di lei, quando mi sussurrò:

-L'hai voluta tu-

Dopo questo avvertimento, vedendo che non demordevo e che continuavo a tentare di acchiappare quel dannatissimo contenitore di cose inutili, prese un bel respiro e strillò con voce squillante:

-Conan! Lasciami stare!-

Subito tutta la compagnia si giro verso di noi, ma il dottore, che aveva subito capito la causa di quel battibecco, ritornò a concentrarsi sulla strada sospirando sconsolato e scuotendo la testa, non nascondendo però un lieve sorriso divertito.

-Conan! Lascia in pace Ai!- urlò arrabbiata la piccola Ayumi.

-Ha ragione! Non vedi che sta per piangere?!- la sostenerono in coro Genta e Mitsuhiko.

Mi girai verso di lei, non lasciandomi ingannare, ma mi ritrovai Ai con delle lacrime sulle guance che singhiozzava.

-Chiedile subito scusa!- gridarono nuovamente i tre bambini.

"Se non lo faccio non mi lasceranno stare per tutto il giorno, ma io voglio godermelo questo campeggio" sospirai mentalmente.

-Scusa...- farfugliai infastidito.

-Cosa? Non ho sentito- si prese gioco di me la diretta interessata, poggiandosi una mano all'orecchio, come a voler sentire meglio.

-Stronza- sussurrai facendo in modo che solo lei mi sentisse.

-Scusa? Ancora non ho capito- ripeté divertita.

-Scusa!- cedetti alzando le braccia al cielo.

-Bravi!- annuirono soddisfatti i giovani detective -Ora fate la pace!-

Ci stringemmo velocemente la mano, staccandole un attimo dopo.

Dopo questo mini litigio i bambini tornarono a cantare con il dottore, quindi, sapendo che non stavano facendo caso a noi, mi girai verso Ai:

-Belle le gocce d'acqua a simulare le lacrime. Soprattutto i singhiozzi. Un'attrice nata- la complimentai sarcastico.

-Grazie, grazie- rispose lei agitando teatralmente una mano.

-Però sei davvero una stronza- mormorai.

-Sei molto gentile, oggi- inarcò l'angolo della bocca in un sorriso divertito.

-Va a cagare- farfugliai incrociando le braccia al petto.

-Puoi ripetere per favore? Non ho sentito nulla nuovamente, forse dovrei prendere un apparato acustico- ghignò perfidamente.

"Almeno non è irritata..." pensai un minimo sollevato.

Quello irritato però stavo diventando io a furia di ascoltare le canzoni da poppanti cantante dai bambini e dal dottore.

-Sarà un lungo viaggio- conclusi sbuffando.

-Parole sagge- sospirò a sua volta Ai -capisco i bambini, ma il dottore...-

-Svegliami quando siamo arrivati- dicemmo nello stesso momento, insieme a due bei:

-Ma va a cagare-

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top