Capitolo 1

Conan's POV

-Dai Conan, svegliati, o arriverai in ritardo già dal primo giorno di scuola!-

Mi alzai così in fretta che una dolorosa fitta mi pervase il capo.

-Che succede?!-

Ran mi fulminò, infastidita dalla mia pigrizia, prima di replicare con un urlo che danneggiò il mio sistema acustico.

-Succede che devi prepararti per andare a scuola!-

-E mi hai fatto prendere un infarto per questo?!-

Non si degnò neanche di rispondermi, ma mi guardò corrucciata ed incrociò le braccia. Solo allora mi ricordai che era arrivato il primo giorno dell'inferno che la gente chiamava scuola, e io non potevo oppormi al fatto che dovevo letteralmente andare all'inferno. Mi alzai di malavoglia e andai in bagno per iniziare la solita routine: feci una doccia, mi vestii e mi precipitai a fare colazione. Mangiai con gusto la colazione americana con cui era saltata inaspettatamente fuori Ran, lasciandoci allibiti da sua tale voglia, dopo di che mi sbrigai a lavare i denti, prendere la cartella ed uscire di corsa dall'appartamento in cui vivevo da quando ero diventato bambino.

Pensai di fare una breve passeggiata visto che ero stranamente in anticipo, così da poter rimettere ordine nei miei pensieri, che erano diventati un groviglio talmente contorto da assomigliare a delle cuffie appena tirate fuori dalla borsa. Quando vidi però in lontananza i tre "Giovani Detective" che correvano verso di me sventolando le mani e gridando ripetutamente "Conan! Conan! Aspettaci!", seppi che i miei piani sarebbero andati inevitabilmente in fumo.

"Potrei andare avanti e fare finta che non li abbia sentiti, ma ormai mi hanno visto e mi raggiungerebbero comunque" valutai le possibilità che avevo, ma non trovai nessuna via di uscita.

Quindi sospirai demoralizzato e mi dipinsi in faccia il sorriso più falso che potessi fare.

-Ragazzi!- gridai -Sono qui!-

E nel mentre capii che non mi avrebbero lasciato vivere in pace finché avrei avuto il corpo di Conan.

Mi raggiunsero e facemmo la strada verso scuola insieme, e, mentre loro parlavano di Kamen Yaiba, io decisi che nel pomeriggio sarei andato dal dottor Agasa per continuare a cercare informazioni sull'Organizzazione con il suo aiuto; in più era passato quasi un mese dall'ultima volta che gli avevo fatto visita, quindi dovevo rimediare. 

Una volta a scuola, ci dirigemmo verso la nostra classe e scegliemmo i posti in cui ci saremo seduti per il resto dell'anno e i nostri compagni di banco. Ayumi scelse, con dispiacere di Genta e Mitsuhiko, una sua amica di nome Sakura; Mitsuhiko sarebbe stato in banco con un bambino che aveva anche come vicino di casa, di nome Aroshi; Genta invece si sedette con un bambino di cui non conoscevo il nome, e sembrarono subito fare amicizia.

Io invece ero e volevo stare da solo: non mi andava di ascoltare le chiacchiere di un poppante per tutto il giorno. La maestra entrò e ci annunciò che avremo avuto una nuova compagna di classe, suscitando bisbigli emozionati dei bambini. 

Io, curioso com'ero, smisi di rigirarmi tra le mani l'orologio da polso modificato dal dottore, e aspettai l'arrivo di quella nuova bambina. La porta della classe si aprì di scatto e la bambina entrò guardandosi intorno. Appena incrociò il mio sguardo , mi rivolse uno sguardo molto strano, poi continuò ad "analizzare" gli altri bambini.

Intanto questi erano estasiati dalla nuova alunna, e non facevano altro che commentare il suo aspetto; ma non potevo dargli torto: era davvero molto bella. 

Aveva degli occhi blu talmente intensi da sembrare un oceano in tempesta, ma allo stesso tempo erano freddi e inespressivi come il ghiaccio. I capelli corti e ramati le ricadevano sulle spalle incorniciando il suo viso pallido e latteo, tonalità che spiccava anche sulla sua pelle. 

Aveva un naso piccolo, alla francese, e delle labbra rosee e abbastanza carnose. 

Un'altra cosa che notai di lei era il suo corpo alquanto... ehm... piatto. Non mi sorpresi più di tanto, era solo una bambina, ma anche Ayumi o le altre ragazzine della scuola un minimo di forme le avevano, invece lei niente. Piatta come una sogliola, se non di più.

Dopo averle fatto lo scanner, mi concentrai sulla sua presentazione:

-Ciao a tutti. Mi chiamo Ai Haibara e sarò la vostra nuova compagna di classe-

Il suo tono di voce era freddo e distaccato, quasi non avesse emozioni, cosa impossibile per una bambina di 6 anni... vero? 

-Bene, Ai, puoi andare a sederti dove vuoi- le sorrise dolcemente la maestra, sorriso che lei non ricambiò.

Con esclamazioni di sorpresa da parte di tutta la classe, me compreso, si accomodò di fianco a me, invadendomi con un mix di aromi strani ma piacevoli: nutella, cocco e vaniglia.

Avrei voluto dirle che preferivo stare da solo, però si voltò verso di me, facendo nascere sul suo viso un ghigno enigmatico, e la voce mi morì in gola. Dopo pochi istanti che però mi sembrarono interminabili, distolse il suo sguardo dal mio, prese la sua cartella e iniziò a prendere i libri che servivano per la prima ora.

Il lato divertente era che sbadigliava ogni due per tre, e spesso mi trattenevo dal chiederle se avesse dormito o meno. In quei casi riuscivo a trattenere a stento una risatina, suscitando una delle sue occhiatacce micidiali.

"Certo che è strana" pensai appoggiando la guancia sul palmo della mano "si è seduta vicino a me nonostante tutti gli altri posti liberi, ed in più non si comporta per niente come una bambina di sei anni. Sembra più matura, più seria... Devo ammettere che mi incuriosisce... Sarebbe bello conoscerla meglio... Chissà se diventeremo amici..."

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