Capitolo 29 Di una strenua battaglia e di una famiglia di combattenti

Fenice scattò, respingendo con il potere telecinetico il palo della luce lanciato da Magneto contro Warren, prima che arrivasse a destinazione; lo rispedì al mittente, osservando Angelo liberarsi della giacca a vento e della maglia per affrancare le ali piumate.

Il giovane ripeté inconsapevolmente il gesto del giorno precedente e, senza averlo concordato con nessuno, afferrò Kate per la vita, sollevandola verso il cielo insieme a lui «Così potrai mirare meglio, arciera».

«Grazie» lei si preparò a puntare la prima freccia, cercando uno dei componenti del gruppo contrapposto ai suoi genitori e alle loro due squadre. Estrasse un curioso dardo dalla punta lilla, incoccandolo come le aveva insegnato suo padre da quando era bambina: la prima freccia da Avenger! La scelta del bersaglio fu facile, forse scontata. Lo stridio nelle orecchie all'apertura della bocca di Banshee aveva già infastidito l'azione degli Avengers e degli X-Men; Katherine Elizabeth Barton risolse, scagliando la freccia che, al contatto con il dorso di Sean Cassidy, rilasciò un gommoso e abbonante stucco viola che gli entrò nelle fauci, bloccando la fuoriuscita d'aria e di onde dalla bocca.

«Accidenti, che diavoleria era?».

«Si tratta della freccia putty arrow, rilascia un mastice viola. È un'invenzione di papà, e non sarà l'unica che vedrai, Angelo, preparati» tronfia per il centro e per il risultato appena ottenuto, sorrise. Le fossette ai lati della bocca si accentuarono, in un smorfia di soddisfazione.

«Bel colpo, biscottina» Clint, orgoglioso, si complimentò, alzando il pollice sinistro verso di lei.

Bruce, trasformato in Hulk era impegnato in un combattimento corpo a corpo con il più muscoloso della squadra di Erik, un giovane dai capelli scuri il cui nome di battaglia descriveva la sua fisicità spropositata: Colosso.

Una lingua di fuoco attraversò l'aria parallela alla sabbia della battigia, propagata dal giapponese, che, deciso e arrogante, si era alzato in volo.

«Non è un comune fuoco; Sole Ardente è capace di generare sfere di plasma incendiato, prestate la massima attenzione» il dottor McCoy, in supporto di Banner, spiegò ai colleghi la pericolosità di Shiro Yoshida, avendo studiato la particolarità del materiale residuo rilevato dai pompieri sul marciapiede posto dinnanzi il centro vaccinale attaccato.

«Vediamo che sa fare, allora» Matias si sollevò prima che la fiammata raggiungesse le ali di Angelo «Detesto la puzza di pollo bruciato» commentò simpaticamente, allargando le dita delle mani a raggiera. Un fuoco di differente natura, ma altrettanto potente, si contrappose all'abilità di Sole Ardente.

«Oddio, che il Signore ci aiuti» Nives prego il suo Dio affinché proteggesse tutti loro. Certa che persino suo padre, il generale De Giorgi, avrebbe apprezzato, imitò il figlio, unendo le forze con il mutante che aveva il suo medesimo potere. Accanto a Bobby, indirizzò un manto gelido sugli avversarsi più vicini, congelandone più che poté.

La mossa distrasse obbligatoriamente Yoshida, che abbondonò l'intenzione di arrostire Warren o quantomeno di farlo precipitare, per raggiungere i compagni bloccati dal ghiaccio e liberarli con il calore.

Tony si stava impegnando in un confronto con la femmina più affascinante dei cavalieri di Magneto. Psylocke, mutante dai lunghi capelli scuri, in un succinta uniforme che lasciava scoperte le curve abbondanti, era riuscita a gestire i modesti poteri telepatici, abituandosi a utilizzarli sotto forma di lama psichica. Con un'arma tagliente dalla lama lilla, usata magistralmente, fronteggiava Stark, fanfarone nella sua lucente armatura rossa e oro «Calma, bellezza, vuoi affettarmi come un salame? Sono Iron Man».

Wanda lanciava colpi d'incanto color amaranto, contrapposta a Julia, l'unica che potesse gareggiare con lei in scie d'energia della stessa intensità. Era molto migliorata dall'ultima volta che si erano scontrate, constatò Fenice, suo malgrado. Tenerla lontana da Kate e da suo marito, per lei, era la priorità.

«Spostiamoci, Charles, qui rischiamo di intralciare i colleghi» Natasha lo spronò a mettersi al riparo. Senza la possibilità di usare il controllo mentale non sarebbe stato di alcun apporto. Lei stessa si trovava inerme: al confronto dei poteri mutanti le sue pistole e la sua esperienza valevano ben poco. Altrettanto poteva dirsi del fucile di Poe «Generale Dameron, ti consiglio di attendere nelle retrovie, e pure tu, Kitty. Lucky, vieni con noi». Shadowcat la seguì; il cane, invece, non aveva voluto saperne di muoversi, e continuava a fissare alternativamente Julia, il Falco e Kate e Angelo.

Poe accettò il consiglio di malavoglia, ammettendo, tuttavia, che le abilità degli altri, Nives e Matias inclusi, fossero superiori all'M16 impugnato. Sua moglie non creava soltanto simpatici ghiaccioli per riempire i bicchieri di bibite degli ospiti, lo aveva sempre saputo; osservarla nella veste assai diversa da quella di donna di casa e famosa poetessa, lo impensierì e lo esaltò. Lo stesso per l'erede pirocineta.

«Credevo che tuo figlio fosse ingegnere» Romanoff, arrivata sotto il patio, lo schernì.

«Vuoi offrirgli un lavoro come Avengers? Lascia perdere».

«Magari negli X-Men, lo vedo più adatto» il professore osservava le bande di fuoco con un certo interesse professionale, alternandosi con la sua perenne angoscia: il vecchio amico.

«Arciere, sai fare solo questo?» Erik, infastidendo Clint, provò a strappargli l'arco usando il magnetismo; tuttavia il materiale sintetico da cui era appositamente composto glielo impedì.

Barton si difese; tirò una freccia fumogena a un metro da Magneto, ulteriore astuzia partorita dal suo talento. La punta conficcata nella sabbia, una miccia ingegnosa, rilasciò un acre fumo viola dalle alette posizionate accanto alla cocca, similare a un gas velenoso che provocava difficoltà di respirazione, prurito alla pelle e lacrimazione agli occhi.

Furioso del fastidio arrecatogli, Lehnsherr sradicò un altro palo elettrico, che divenne un primo missile verso l'arciere.

Fenice lasciò il confronto con Wanda per andargli in soccorso.

«Julia, ci penso io, ti copro» Tempesta richiamò gli elementi naturali che maneggiava fin da piccola. Inarcata la schiena a mezz'aria, gli occhi divenuti completamente bianchi sulle scomparse iridi scure, indirizzò una folata di vento con sollecitudine contro Wanda Maximoff, che si difese con un globo di forza rossa. Con precisione, la sfera prese in pieno il petto di Ororo.

La principessa incespicò nel vuoto, ricadendo rapidamente verso terra nell'attimo in cui Julia replicò con la telecinesi all'ennesimo palo metallico divelto da Erik, che a propria volta per difendersi lo rispedì indietro sulla medesima traiettoria.

La punta del pilone per un'incredibile e infausta coincidenza si conficcò nella schiena di Tempesta, trapassandole le viscere da parte a parte, poco prima dell'impatto col suolo.

«Ororo» Fenice caracollò verso l'amica, a terra, già soccorsa da Thor.

«Portami giù, Warren, mia zia ha bisogno me» Kate invitò Angelo a scendere sulle dune di sabbia dove il capannello di combattenti aveva smesso di darsi battaglia e osservava il corpo straziato di una Tempesta priva di sensi, posto di fianco. Un lungo pezzo di metallo sbucava dal dorso e dall'addome, perdeva sangue dalla bocca, risalito dall'intestino alla gola.

«Magneto, estrai il palo dal corpo di Ororo, lentamente» ordinò in tono autoritario la giovane Barton a Erik.

Compreso cosa volesse fare, Lehnsherr obbedì, curioso di vederla all'opera di persona. Il cilindro si sfilò dalle viscere della principessa africana, per deporsi una decina di metri lontano.

«Mi spiace, non vo-volevo» Julia balbettava, disperata, le mani a tenere le fredde dell'amica piu cara. Il capo di quest'ultima era posato sul petto del compagno. Gli occhi azzurri di lui, gonfi di lacrime di un destino di separazione già segnato ma giunto troppo presto, si posarono sulla figura in tuta viola, carichi di speranza.

«Non è stata colpa tua, Fenice, soltanto mia» Erik sembrò scusarsi; era rapito dalla figura della giovane in tuta viola, pronta a curare Tempesta.

«Forza, biscottina, siamo con te» Clint carezzò la guancia destra della figlia. Riponeva grande fiducia nelle sue abilità. Lui e la moglie avevano cercato di nasconderle ogni giorno della loro vita, da quando ne avevano scoperto dell'esistenza, e ora entrambi non desideravano altro che ne desse sfoggio.

La ragazza si chinò, posando le mani sul petto della zia acquisita, sopra i seni contenuti nel rivestimento argenteo dell'uniforme. Chiuse le palpebre, consentendo all'energia insita in sé di indirizzarsi nel costato di Ororo. I corpuscoli giallo-oro si diffusero rapidamente nelle membra intorpidite della mutante, scintillando nelle parti del visibili corpo, proprio come accaduto con il golden retrivier, il Falco e l'agente di Polizia.

La lacerazione all'altezza dell'intestino si richiuse miracolosamente, la pelle di luna si levigò fino a divenire più setosa di pochi minuti prima. Tempesta aprì gli occhi, scombussolata, il viso subito riempito dei baci bagnati dell'asgardiano che l'aveva ripulita del sangue vivo, le olive verdi di Julia sopra di sé.

«Che è successo? Avete certe facce» nell'impatto con il colpo d'incanto di Wanda aveva perso conoscenza, l'ultima cosa che rammentava era l'intenso azzurro del cielo. Toccò la tuta irrimediabilmente rovinata, facendosi una vaga idea dell'accaduto.

«La tua nipote preferita con la semplice imposizione delle mani ha posto rimedio ai disastri di Erik e al cruccio più grande di Thor» Xavier, tornato sulla spiaggia spinto da Poe e da Natasha, si espresse, confermando implicitamente che l'abilità di Kate non si limitasse a una mera cura delle ferite visibili riportate, guarite attraverso la tuta lacerata.

«È un potere troppo grande perché vada sprecato per gli umani o un cagnaccio» Magneto si riferì a Clint e Lucky.

«Non è affare che ti riguardi; se sei venuto qui perché pensi di portare mia figlia con te, ti sbagli di grosso» il Falco lo teneva sotto tiro con un freccia di plastica, stavolta puntata sul collo dell'avversario, libero da protezioni.

«Il disegno era quello, Kate, che potessi adoprarti in qualcosa di speciale per la nostra razza. Ma se non vuoi collaborare con noi, farai ugualmente una cosa per me. Rendermi un po' più sano...» l'avrebbe obbligata con la forza a impiegare il potere anche con lui, per allungargli la vita.

Era il cruccio di Fenice. Sua figlia in precedenza non aveva utilizzato l'abilità in quel modo, ma avrebbe messo la mano sul fuoco che potesse farlo. Lo stomaco le si contrasse, desiderò un bacio di suo marito e una calda tisana calmante.

«Il mio è un potere di guarigione, l'ho usato per aiutare chi non stava bene e non vedo ferite o menomazioni o malattie in te, tranne il parlare continuamente a sproposito» l'arciera rispose in tono sprezzante. Le parole non mancavano al suo repertorio come le frecce al suo arco, era svelta nella connessione fra il cervello e la lingua.

«Davvero, Kate? E chi ci bloccherà? Nemmeno Fenice in persona, la mutante più potente, può impedirlo» spavaldo dei caschi che impedivano alla telepate di indirizzare le loro azioni, la minacciò.

La freccia in plastica scagliata dal Falco senza alcun indugio morale - stavolta per uccidere - fu fermata da Pietro, che scattò in velocità, stringendola nel pugno e mostrandola al suo leader.

Lehnsherr, felicitandosene, sobillò il suo tizzone più ardente. Wanda, alle spalle di Kate, con Lucky che abbaiava per avvisarla, si mise in connessione mentale con la ragazza, cercando di manipolare i suoi pensieri.

Lascialo andare, Fenice, senza paura, lascialo andare! Due dita sulla fronte, Charles lo gridò nella testa dell'amica, a suo tempo allieva prediletta: un'allieva eccellente che aveva superato il proprio maestro di molte spanne.

Julia comprese il senso del messaggio e di avere una sola strada da percorrere: avrebbe difeso la sua famiglia carnale e quella acquisita composta dai suoi amici, a qualsiasi prezzo «Lascia stare mia figlia» con un urlo rabbioso, si innalzò a un paio di metri da terra. Le ali dell'uccello di fuoco si materializzarono alle sue terga, con innumerevoli sfaccettature di luce fluttuante. Incrociò le braccia al petto formando la classica x, simbolo della mutazione del suo sangue, e le allargò verso l'esterno. «Ah» con un altro urlo animalesco lanciò la sua energia contro la potenziata che fu sbalzata indietro e non poté difendersi nemmeno con l'inutile colpo d'incanto amaranto dispersosi nell'iridescenza dell'uccello mitologico. Il casco che Wanda indossava rotolò a pochi passi da lei, dividendosi in due parti al toccare del suolo.

Senza indugio, la mutante di classe cinque, sotto gli occhi ammirati e innamorati del suo consorte, attenzionò Erik «Veniamo a noi, bastardo» con un voce dall'oltretomba, lo avvertì. Mosse il polso destro formando un cerchio; il palmo della mano alzata, la pelle ricoperta da una patina dorata in cui si intravedevano lievi fessurazioni sotto la carne rossa, indirizzò il suo potere all'amico oramai non più tale, lo stesso amico che aveva attentato alla vita del suo Clint. Riempita di un'energia così potente da consumarla dall'interno del corpo, osservò, compiaciuta, l'elmo metallico di Lehnsherr accartocciarsi su se stesso intorno al capo di quest'ultimo. La pressione compresse i tessuti fino a provocare la rottura dei capillari dei bulbi oculari, diventati via via un purpureo reticolato a risalto sul bianco spettrale del suo volto.

Xavier avrebbe voluto dirle di fermarsi ma non osò; attese di vedere Magneto digrignare i denti, lamentandosi, e il casco disintegrarsi nei pezzi che ricaddero pigramente sulla sabbia.

I componenti della squadra delle Terre Selvagge - bloccati nell'attesa di comprendere il destino di Wanda e Magneto - esitarono. Pietro soltanto accorse per accertarsi dello stato del suo capo, sorreggendolo sulla vita con un braccio.

Stanca, Fenice si voltò verso i soci di Lehnsherr «Chi è il prossimo?». Senza nemmeno pensare, usando la medesima frase uscitale dalle labbra a Ginevra contro i terroristi, la potente telepate frantumò gli elmi dei suoi antagonisti uno a uno, con un importante impiego di vigore. Terminato con l'ultimo, scese sul bagnasciuga, esausta. Sentì il proprio nerbo scemare, lasciare il posto a un lieve torpore nelle membra, caratteristico di un grande sforzo.

Non se ne preoccupò al momento, ritenendo che Charles potesse tenere a bada col pensiero l'intera squadra avversaria e che lei stessa avrebbe potuto coadiuvarlo, seppur a mezzo servizio «Stai bene, biscottina?» la figlia, l'arco perennemente impugnato, era rimasta alla spalle di Clint e Angelo e si sincerò delle sue condizioni.

«Sì, mamma, sei stata grande, eccezionale» l'arciera passò fra i due per raggiungerla e congratularsi, udendo l'avvertimento strillato di Romanoff «Attenzione».

Natasha aveva intercettato uno strano bagliore al di là del roseto di Nives. Più di un reggimento di soldati delle forze speciali - addestrati per combattere in conflitti e guerre non convenzionali, in difesa interna e azione diretta - erano piombati nel giardino della casa dei Dameron e muovevano verso la spiaggia, le teste salvaguardate da un casco di metallo rodiato.

«Cos'è?» uno strano ronzio si diffuse nell'aria nel medesimo momento, aumentando via via d'intensità, Kurt mise le mani sopra le orecchie blu.

«Esistono apparecchi utilizzati per allontanare storni e animali, con un preciso obiettivo di disturbo: emettono, infatti, un suono estremamente irritante, a una frequenza di molte migliaia di mega hertz. Questo mi pare peggiore» alla spiegazione di un infastidito Hank il disagio aumentò. Bestia si coprì le orecchie pelose con le mani, provando ad attutire il suono.

«Non è esattamente il caso di chi non sopporta la presenza dei ragazzi davanti a negozi e abitazioni, e sostiene di voler evitare schiamazzi e confusione» Vedova Nera notò che i mutanti sembravano più colpiti e sensibili alle onde. Con prontezza, sparò contro i primi soldati che le si facevano incontro, colpendoli nei giubbotti antiproiettile, ostacolata nel mirare anche dal sibilo di qualcosa che le passò a velocità sostenuta accanto l'orecchio destro. Conosceva ogni tipo di munizione e la vibrazione non era accomunabile ad alcuna pallottola esistente. Poteva essere soltanto una cosa! «È il siero, la cura» gridò, accorata.

Pure Poe si era girato puntando la canna dell'M16 alle foglie in movimento «All'erta, state all'erta» scaricò una raffica di colpi verso il gruppo di una dozzina di seal sbucati da dietro il muro della villa, ognuno con indosso un elmo simile a quello di Erik e una tuta robusta degna di Guerre Stellari.

Capito chi fossero i bersagli dei militari e quale fra di essi dovesse essere tutelato maggiormente, Steve lanciò lo scudo a protezione di Kate, non abbastanza in fretta da evitare che la siringa la centrasse al braccio destro.

Nemmeno lo strattone di Warren, intervenuto immediatamente in sua difesa, l'aveva salvata dall'attacco a lei mirato.

Lasciato cadere l'arco, la ragazza crollò a terra, cercando di estrarre la siringa con l'aiuto di suo padre che l'aveva presa per lo stantuffo e tirata via subito. Clint esaminò il cilindro di vetro vuoto, certamente auto-iniettante, mentre numerose analoghe siringhe volavano nell'aria come saette impazzite in cerca di mutanti da colpire. Era complesso opporvisi, giacché i poteri dei presenti erano annientati dalla difficoltà di concentrazione nell'utilizzarli a causa del fischio continuo della frequenza molesta. E i soldati ricaricavano in continuazione.

Angelo spalancò alla massima apertura le candide ali piumate a salvaguardia della giovane, non temendo per la propria incolumità né di perderle assieme al suo potere. Julia fece di più. Con grande fatica generò un campo di energia dorata, che avvolse la sua famiglia, Lucky, e anche Warren.

Natasha, continuando a ricaricare le sue armi, si preoccupò dello stato di Kate, parlando allo storico collega attraverso la barriera variopinta creata da sua moglie «Falco? Come sta la nostra biscottina?».

Il foro d'entrata della siringa non aveva creato danni se non una zona più arrossata della pelle e la fuoriuscita di una goccia di sangue non coagulato «Prova a usare la telecinesi, Kate». Suo padre la pregò, per capire se il vaccino fosse stato efficace; lei mosse le mani sforzandosi di sollevare il golden retrivier da terra senza risultati «Il potere è andato. Andati tutti, temo. Ho questo, però» le dita callose recuperarono il suo strumento preferito. Nascose la delusione di aver perduto abilità usate pochissimo ma che rappresentavano, comunque, una piccola parte di sé. Le restava la sua passione: l'arco!

«Sei sempre la nostra biscottina» Clint la consolò, più in pena per il pallore sul viso di Julia.

«Piuttosto sei sempre un'arciera, Katherine Elizabeth Barton» Angelo le dette un bacino sulla fronte.

«Un'arciera che vuole usare le sue frecce. Non mi piacciono i ricatti e le prepotenze, di Magneto e di chicchessia» combattiva, si morse il labbro «Nessuno mi può fermare» Kate lo gridò: avrebbe combattuto con arco e frecce in difesa della libertà e dei soprusi, lei, figlia di una mutante eccezionale che le aveva insegnato a saltare fra due mondi.

Il campo di energia creato da Fenice attutiva il passaggio delle onde sonore. Invece, fuori da esso, mutanti più o meno potenti erano in enorme difficoltà. Matias, disceso in terra, si era piegato col capo fra le ginocchia, Nives e gli altri non erano da meno. Il clipeo del Capitano andava avanti e indietro contro i soldati, in un tentativo fisico di disarmarli, corroborato dalla partecipazione di Hulk, che non si risparmiava.

«Cerchiamo di non ucciderli» idealista fino al midollo, Julia lo mormorò; impegnatasi strenuamente nel tentativo di convivenza proprio con gli umani, realizzatosi grazie al suo amore, non avrebbe tolto la vita a nessuno di loro. Invocò la compassione degli amici.

«Tony, Thor, cerchiamo il generatore delle onde» Poe pensò a un rimedio per risolvere almeno uno dei loro problemi, perché la discesa di proiettili contenenti la cura sembrava inarrestabile.

La squadra di Erik si era posta, coraggiosamente, a sua difesa, con scarsi risultati, dato che nessuno era immune dagli hertz anomali, nemmeno Wanda.

Il vaccino aveva già colpito un paio di loro, Colosso e il pirocineta.

«Per uscirne c'è un unico modo, cercherò di disarmarli io e, parallelamente, di proteggere gli altri. Voi, Clint e Kate, tentate di coprirmi» se l'avessero trafitta col siero, non avrebbe potuto più fare nulla.

«Julia, amore, non ti sei risparmiata finora, individuiamo un'altra strada» anche in quel momento con la sua abilità sosteneva, ferma, la sfera attorno a loro, nonostante il fastidio delle onde; in fondo Julia Green aveva tenuto lontane le voci del mondo intero dalla sua testa per anni, poteva estraniarsi dal fastidio degli hertz. Nonostante ciò, il Falco paventò per la sua incolumità.

«Temo che non ci sia» baciò suo marito, d'impeto, di un bacio struggente che sapeva di addio, sollevando improvvisamente il globo che si fermò ad avvolgere soltanto Warren e il cane.

«Allora sarà come vuoi tu. Hai sentito la mamma, biscottina? Vieni con me, divertiamoci» agguerrito, l'arciere si mise in posizione, estraendo una freccia dalla faretra.

«Vedova, Bruce, Poe» compreso il piano di Julia, Steve richiamò all'ordine il suo, di esercito.

La bruna si sollevò ancora di un metro dal suolo per avere una migliore visuale e raccolse ogni briciolo di forza e concentrazione che aveva. L'uccello di fuoco si smaterializzò, uscendo dalla sua schiena e si divise in tante parti iridescenti, ciascuna delle quali si spostò a protezione di un mutante o di un gruppo di loro, come Nives e Matias, rimasti vicini. Non fece alcuna eccezione, Julia: le sfere coprirono sia gli X-Men sia i componenti della squadra di Erik, nessuno escluso. Il primo globo aureo tutelò proprio Magneto e Pietro, rimastogli accanto, a dimostrazione che per lei i mutanti erano tutti uguali, tutti ugualmente da difendere.

Gli occhi di giada della professoressa di letteratura osservarono sotto di sé le frecce del Falco e di Kate oscurare il cielo nella direzione opposta dei colpi di vetro ricevuti, assieme alle pallottole di metallo delle armi da fuoco dei due umani.

Ogni punta di freccia, ogni proiettile colpiva una boccetta di vetro, negli istanti in cui Stark volava inutilmente sopra le loro teste «Dov'è, maledizione?». Gli strumenti a sua disposizione, per quanto sofisticati, non avevano intercettato la fonte delle onde. Il principe lo supportava, imprecando di non poter usare il martello e i fulmini annessi; se lo avesse fatto, avrebbe mancato al giuramento silenzioso che aveva rivolto all'invocazione della telepate.

Fenice sdoppiò il proprio potere, come si era ripromessa di fare. Con una parte di esso manteneva attivi i campi di forza, con l'altra distruggeva con accuratezza le singole siringhe, una a una.

«Papà, la mamma...» Kate interruppe i tiri di suo padre, indicandone la figura.

La cute di Julia si stava lesionando maggiormente, notò Barton, ascoltandone la voce flebile nel suono ma ferma nel contenuto. Sua moglie, infatti, si era rivolta ai soldati, accorata, mostrando il bracciale bianco e nero regalatole dagli allievi della scuola di Xavier durante il ballo di un maggio molto lontano «Siete venuti a combatterci, ma a me pare che siamo sempre in guerra. Quando ignoriamo i bisogni dell'altro, quando urliamo le nostre ragioni, quando usiamo la gentilezza per soddisfare la nostra vanità, quando siamo disposti a tutto pur di difendere il nostro orgoglio, siamo in guerra. Quando ce la leghiamo al dito siamo in guerra. Quando neghiamo l'evidenza del nostro torto siamo in guerra. Quando le regole valgono solo per gli altri ma non per noi stessi siamo in guerra. In definitiva quando tradiamo la nostra umanità siamo in guerra... perché siamo tutti umani e pure se non ci consideriamo tali, abbiamo almeno la stessa anima, mutanti e umani. E come in ogni guerra, ricordatevi, non ci sono né ci saranno vincitori, solo perdenti». Era davvero spossata; capì che le forze la stessero abbandonando e che non avrebbe retto ancora per molto. Avvisò il Falco «Clint, non potrò continuare a lungo».

«Stai tranquilla, amore, in qualche modo ce la caveremo, vieni giù, ti prego» la rassicurò, come aveva fatto per ciascun istante della loro unione, gelato dall'incitazione più teatrale di Magneto «Fenice, smettila, così ti ucciderai. Non importa se ci colpiranno, interrompi il flusso di energia, interrompilo subito» pur certo che senza il suo ausilio avrebbero dovuto arrendersi con pessime conseguenze a lungo termine, e che certamente avrebbero perso per sempre i poteri, la supplicò di terminare l'azione, per una volta tirando fuori un puro e semplice altruismo e l'amicizia nutrita per lei.

«Steve, lì» a distanza, il generale Dameron aveva osservato l'immagine di una camionetta militare che andava e veniva a duecento metri dal vialetto di casa. Era scomparsa e riapparsa, offuscata dalla sabbia alzata dalle dune «Ė mimetizzata, ma non abbastanza». Sperò potesse trattarsi della vettura dov'era custodito l'apparecchio di diffusione delle onde, che non doveva trovarsi molto lontano; dall'alto restava invisibile poiché era in modalità ologramma, esattamente come i jet parcheggiati nella sua proprietà.

«Vediamo se hai un intuito migliore del mio, generale» Clint tirò una freccia acida sul tettino della jeep indicatagli da Dameron. Il liquido corrosivo si espanse sul metallo, segnalando esattamente l'ubicazione del mezzo di trasporto militare.

«Stark, Thor, distruggetelo subito» Rogers mobilitò i colleghi volanti e nessuno dei due si fece pregare. Come richiesto da Julia, evitarono di attaccare a distanza con raggi, cannoni, laser, booster, fulmini e martelli magici.

Tony, sceso a terra, scardinò la portiera destra, il principe spaccò la sinistra e tirò fuori i tre soldati dall'interno del veicolo strattonandoli per la collottola; i raggi dei guanti di Iron Man fusero l'apparecchio di forma squadrata, posizionato nel retro del fuoristrada e i pezzi del marchingegno si sciolsero istantaneamente come neve al sole.

«Fenice» Charles, ripresosi grazie all'interruzione delle onde sonore, strillò verso la sua amica. Non era riuscito a mettersi in contatto telepatico con lei e non perché lo tenesse fuori dalla sua mente in modo volontario.

La pelle del viso di Julia si era ulteriormente spaccata, le membra fiacche la facevano assomigliare a un brutto manichino. Le sfere di energia si alzarono tutte nello stesso momento, lasciando i mutanti scoperti; le particelle colorate si erano rinsaldate fra loro a formare nuovamente l'uccello di fuoco, che aprì le ali senza poter spiccare il volo e ricadde a terra nello stesso momento di Julia, disintegrandosi.

«Mamma» Kate si precipitò da lei, già raggiunta dall'arciere. Ambedue avevano abbandonato sulla sabbia l'arco e lasciato le loro posizioni, per soccorrere la bruna in difficoltà. Angelo le si era accovacciato vicino, passandole una mano sulla fronte fredda e sudata. Lucky latrava incessantemente.

«Julia» Nives bisbigliò verso l'amica, trattenendo il respiro e la propria disperazione. Il colorito sotto le screpolature del derma aveva assunto un alone bluastro, tipico della cattiva circolazione di chi si trovava vicino al trapasso. Nessuna medicina avrebbe guarito Julia dallo sforzo immenso che aveva compiuto. Si rallegrò che almeno i soldati avessero interrotto il tiro al bersaglio. La battigia era coperta da quanto restava dai frammenti di vetro delle fiale distrutte e dalle schegge metalliche delle siringhe spezzate dalle abilità della mutante, degli Avengers e di Poe.

«Ci sarà qualcosa che possiamo fare? Charles?» Erik interpellò il vecchio amico con sincera angustia. Aveva ammirato tante di quelle volte i poteri della mutante di classe cinque che avrebbe fatto carte false per un'alleanza con lei, certo non così; e l'averla vista in azione, coraggiosamente, per difendere tutti loro nel rispetto dei propri ideali, preservare persino chi le era stato nemico fino a pochi attimi prima, gliela aveva fatta apprezzare ancora di più.

«Ho paura di no... non la sento» mormorò Xavier, la mano stretta da quella di Natasha.

«Mamma» la figlia balbettò.

Kate, bambina mia, già donna altruista e coraggiosa, avrei desiderato assistere al tuo matrimonio, alla nascita dei tuoi figli, fare con te ogni più piccola cosa che i miei genitori non hanno fatto con me; almeno oggi ho avuto la fortuna di vedere il tuo primo bacio d'amore. È troppo presto...

«Julia, mi senti? Julia?».

Dio, quanto ti amo, Clint, mio arciere, mio Romeo, uomo e padre che mi hai mostrato il mondo oltre le acrobazie di cui sei capace con il tuo arco; mi sono fidata di te perché ti sei sempre preso cura di me e di Kate, nelle sole condizioni in cui poteva nascere il vero amore. Percepisco la tua presenza al mio fianco, ma non riesco a vederti o sentirti. Sono qui ma non sono qui.

Si stava smaterializzando, la sua anima stava lasciando il corpo fisico. Attese, pensando che fosse troppo presto.

«Julia, amore mio, no» la creatura sofferente fra le sue braccia lo aveva accolto nella sua vita incondizionatamente, gli aveva donato una felicità immensa e una figlia unica e ora doveva vederla morire? Barton la sollevò piano dalla schiena cercando di abbracciarla, di comprendere se respirasse. Le testa si ficcò nel manto dei morbidi capelli scuri, che lo solleticavano nei momenti di coccole. Che lo stesse abbandonando sulla spiaggia dov'erano stati tanto felici, dove si erano donati l'uno all'altra con le proprie debolezze, il luogo in cui avrebbero voluto trasferirsi, lo amareggiò ulteriormente. Era un cerchio che si chiudeva nella maniera peggiore che si sarebbe aspettato. Ringraziò un dio in cui contava poco per la gioia che essere suo marito gli aveva offerto, ma al tempo stesso lo maledisse per il male a cui lo stava sottoponendo.

«La scansione dei segni vitali è negativa» il sistema di lettura metrica del computer di Iron Man, attivato subito da Stark, aveva fornito una risposta disgraziata. Tony dovette dirlo e fu più delicato possibile, per quanto nelle sue facoltà.

«Mammaaaaa» Kate strinse il corpo di Julia dal lato opposto di suo padre, con Lucky che uggiolava sconsolatamente. In preda a una forte emozione, la guancia sulla sua, l'arciera scoppiò in lacrime. Nella sua mente vorticavano i ricordi della mamma che la portava a scuola ogni mattina, che le preparava il tiramisù al pistacchio, che era stata presente a ogni gara di tiro con l'arco, a ogni evento che l'aveva riguardata, le innumerevoli volte che avevano letto un romanzo insieme, che avevano visto Romeo e Giulietta... i suoi genitori vestiti in abiti assurdi che danzavano in salone sulle note della canzone A Time for Us.

Grosse gocce di sofferenza scaturirono dai suoi occhioni scuri scivolando sul volto della madre. Non appena ne toccarono la pelle, la trasparenza divenne un'aura dorata che si insinuò nelle fêlure del viso, cicatrizzandole all'istante. Le lacrime assorbite dal derma sprigionarono, d'improvviso, una luce gialla, simile nella sfumatura alle scie di energia lanciate proprio da Julia. La luce dorata si convogliò nel fisico femminile, attraversandolo e illuminandolo dall'interno alla stregua del negativo di una fotografia.

Un lieve movimento scosse il corpo di Fenice. Dette un colpo di tosse e le palpebre si sollevarono, rivelando le stupite iridi verdi. Gli occhi grigiazzurri del marito la scrutavano mentre riprendeva fiato. Si sentì rinvigorita, inspiegabilmente. Lui la stritolò nell'abbraccio della vita, nel momento in cui l'energia scintillante dell'uccello di fuoco si mostrò per un attimo alle sue terga, simbolo di una piena ripresa.

«Non ho più i poteri, com'è possibile?» Kate, abbarbicata alla mamma, si era resa conto di aver provocato lei la guarigione di Julia, non intenzionalmente.

«Il siero ha piegato la tua mutazione al volere altrui, ma le lacrime contenute proprio nel dotto lacrimale erano state prodotte per la lubrificazione dell'occhio prima che la siringa ti colpisse. Sono venute fuori con il pianto e hanno avuto un effetto taumaturgico, probabilmente perché il tuo potere era molto forte» Hank, commosso, cercò una spiegazione scientifica all'inspiegabile, in cuor suo ritenendo che l'interpretazione non fosse del tutto esatta.

Qualcun altro espresse ciò che da uomo di scienza Bestia non avrebbe ammesso «La forza è quella dell'amore, non della mutazione» Nives, infatti, il volto rigato dal pianto, volle dire la sua, sorridendo a suo marito e a suo figlio; i due amici non si erano ancora staccati da un bacio appassionato, li osservò con gli occhi lucidi ma rasserenati.

«Julia Green, Fenice, è una creatura speciale; perfino i soldati hanno abbassato le armi alle sue parole, forse dovremmo farlo tutti» Angelo confermò ciò che aveva sempre pensato di Fenice.

«E credo sia lei il motivo per cui siamo un po' meno soli, non trovate?» Poe scrutò la spiaggia. Impegnato nel soccorrere Julia, preoccupato per le sorti dei presenti e delle persone a lui più care, non si era reso conto delle figure che, a perdita d'occhio, avanzavano verso di loro o volavano sulle loro teste. Qualcuno usciva dall'oceano dove aveva nuotato: mutanti, di diverse età, colore della pelle e poteri, vestite nei modi più diversi. Un uomo bruno - che gli ricordò se stesso più giovane, qualche anno prima - avvolto in un'uniforme grigia chiara con uno spicchio di luna al centro del petto, alla vita affilate lame a forma di falce di luna e un mantello arricchito di un cappuccio sagomato, che lo avviluppava, si accompagnava con una bionda dal volto segnato da una cicatrice a forma di M fra il sopracciglio e l'occhio destro, in una tuta rossa e nera (*).

«Ci sono anche Miriam e Logan, Julia» Tempesta si riferì alla coppia di amici che si era concretizzata nella scia verde sfumata di un teleporta, esattamente negli abiti leggeri usati nel luogo di provenienza; una maglietta lilla e degli shorts bianchi per la bruna, una camicia a quadri a manica corta e dei bermuda di jeans per Wolverine, in bella vista gli artigli affilati spuntati dalle nocche delle mani, entrambi in ciabatte infradito e pronti per la battaglia.

«Come diamine sapevano dove fossimo?» Tony si voltò a ragione verso Hank, che lo illuminò «La telecamera del nostro jet è rimasta accesa e ha trasmesso in mondovisione le immagini degli ultimi minuti; ho impostato le frequenze giuste e sotto le immagini ho inserito l'indicazione fissa delle coordinate geografiche per individuarci». McCoy in fondo al cuore aveva avuto la speranza che mutanti dotati dei poteri più svariati si sarebbero uniti alla loro lotta per la libertà. E quelli, visto il trattamento riservato a Kate, il coraggio delle squadre degli Avengers e degli X-Men, e la strenua difesa di Julia, lo avevano fatto, per lo più grazie al contributo di teleporta che li avevano condotti con facilità sulla spiaggia di dune del North Carolina.

«Papà, è incredibile, sono qui per la mamma e per noi» Kate era ulteriormente impressionata. Si rialzò, e corse a imbracciare di nuovo il suo arco, pronta a ricominciare a tirare.

«Cerchiamo un accordo, una tregua, per il bene di tutti. Charles, vecchio amico, vuoi accompagnarmi?» Erik si rivolse a Xavier ma la sua attenzione principale fu per Julia, a cui era grato per la difesa del suo gruppo «Grazie, Fenice, per averci protetto. Sono spiacente delle mie ripugnanti azioni nei vostri confronti. Spero tu possa perdonarmi. Clint, anche tu» tese la mano al Falco, la medesima mano ancora dolorante della ferita causata dalla freccia di plastica con cui l'armiere l'aveva colpito.

Barton la prese, accettando l'aiuto per alzarsi da terra «Ci proverò, non garantisco».

«Aspetterò» Magneto si voltò versò i militari, intuendone chi fosse il capo, e s'incamminò, seguito dalla seggiola del professore e dal Capitano Rogers, portavoce del gruppo, intanto che la battigia continuava a riempirsi di altri mutanti... erano migliaia... e pure di moltissimi umani, arrivati a piedi o in auto dalle zone limitrofe «Credo proprio che stavolta ci ascolteranno».

«Guarda, amore mio, ha ragione nostra figlia, sono qui per te, per noi» l'arciere si piegò sulle gambe per sollevare Julia fra i bicipiti come una novella sposa. Il paragone anche mentale lo ispirò di un desiderio sentito «Vuoi sposarmi ancora, Giulietta, su questa spiaggia, appena sarà possibile?» col viso nascosto nei folti capelli scuri svolazzanti nella brezza del mare d'inverno, lo domandò, sentendola annuire, e ridere e piangere assieme. Fenice, la voce tremante di felicità, rispose «Mille volte, Romeo».

(*) Segnalo il voluto riferimento al personaggio di Mark Spector del fumetto di "Moon Knight", recente serie Marvel .

La bionda al fianco di Mark Spector è Layla Miller, mutante che possiede il potere di riportare in vita i morti.

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