Capitolo 28 Di un primo bacio e di un sospettato voltafaccia

«Tua madre è fantastica, Matias; esistono tanti mutanti che manipolano il ghiaccio ma sculture come le sue sono da veri professionisti, mai visto niente del genere» Warren durante la cena aveva costretto Nives a creare ghiaccioli di ogni forma che gli era venuta in mente e aveva smesso soltanto al terzo bicchierone di Coca Cola. Era affascinato dalla perfezione dei dettagli dei pezzi di ghiaccio.

«I proiettili sono stati i migliori o quasi» Matias ridacchiò, servendo un'ulteriore tazza di tisana ai suoi due ospiti. In pigiama, si erano seduti a terra sul tappeto posto davanti al camino ancora acceso «Almeno stavolta ha evitato di creare frecce come quelle usate da te e Clint».

«L'ultima volta papà si è offeso a morte, erano più belle delle sue, lo giuro» Kate portò la mano alla bocca, al ricordo. Lei e il Falco continuavano ad allenarsi anche in vacanza in North Carolina, in uno spazio messo a disposizione da Poe nella struttura adibita per il restauro delle auto d'epoca e l'italiana si era esibita centrando più bersagli dell'arciere con i dardi di ghiaccio.

«Hai idea di dove i tuoi vogliano portarti?» il giovane Dameron lo chiese pentendosi immediatamente «Scusa, se ce l'hai non dirla, ne va della nostra incolumità. Di tutti».

«Sì, una mezza idea» almeno aveva potuto indossare abiti suoi, che lasciava nel cottage da un anno all'altro e per la notte un pigiama composto da camicia a maniche lunghe e pantaloni in satin rosa con motivi stampati a golose ciliegie, dalla linea comoda.

Passando la mano fra il manto biondo, Warren formulò un'ipotesi in precedenza celata «Potreste venire nelle Terre Selvagge, Erik vi accoglierebbe a braccia aperte» la bloccò con la mano aperta per terminare prima della replica «Quello che è successo a Ginevra preoccupa pure me, l'avversione di Magneto per Clint e la possibile formazione di un esercito. Vedi posti migliori di una nazione di soli mutanti per nasconderti?».

«Lehnsherr non vorrebbe usare il potere di Kate e farsi guarire da lei se fosse ferito o malato, oppure se lo fossero dei mutanti a cui tiene? E vorrebbe qualcosa in cambio dell'ospitalità? Che Julia, Kate e Clint si unissero al suo fantomatico esercito e combattessero gli umani o gli ex colleghi?» l'ingegnere, scevro da astio e acredine, pose delle questioni irrisolte. In rete e sui social aveva letto molto dello stato di Erik: i racconti su Pietro Maximoff e il pirocineta giapponese presenti all'assalto al centro vaccinale lasciavano immaginare un inasprimento di condotta verso il genere umano.

Warren rifletté, sorseggiando la tisana. Il gusto del rooibos e della cannella erano addolciti maggiormente dal miele di acacia, i biscotti a forma di ferro di cavallo accompagnavano le chiacchiere della merenda notturna «Probabile ma almeno Kate non sarebbe sottoposta a esperimenti scientifici e nessuno le inietterebbe la cura a sua insaputa o contro la sua volontà».

«Ehi, maschioni, sono qui, parlate di me» lei si urtò, sentendosi esclusa dalla conversazione.

«Vi mostro delle foto pubblicate su Instagram» il display dello smartphone di Matias dalla galleria di foto scaricate svelò scatti di elementi delle teste di cuoio statunitensi con fucili dal singolare caricatore. L'ingrandimento ne chiarì il contenuto: fiale di materiale trasparente, vetro o plastica, riempite di un liquido azzurrino.

Kate si mordicchiò il labbro inferiore, rammentando il discorso di Angelo della sera prima «Sono come i fucili usati nei safari o allo zoo per sedare gli animali, solo che per i mutanti non sarebbe una sedazione temporanea ma la perdita delle abilità. Ho usato poco i miei poteri, per l'educazione alla convivenza con umani che non ne possedevano, è stato uno degli insegnamenti dei miei genitori. Perdere la mutazione non sarebbe un trauma per me. Ma non riesco a immaginare mia madre o zio Charles senza poteri».

«Già».

Julia e Clint nel cottage limitrofo erano impegnati in medesime riflessioni.

«I federali hanno perquisito casa nostra, il quartier generale degli Avengers, la X-Mansion. Il Presidente ha chiamato Steve e Xavier, accusandoli di avergli omesso l'esistenza di una mutante col potere di Kate. Il che è vero» steso sul letto matrimoniale, completamente vestito e pronto per entrare in azione, il Falco aveva gli occhi coperti dal braccio destro, l'arco e la faretra con le frecce deposti ai piedi del letto. Innumerevoli servizi e pareri di tuttologi che sprecavano fiato sulla natura del potere della figlia, teorie di statistici attuariali e grafici di sovrappopolamento del pianeta a causa delle guarigioni riempivano i canali televisivi di ogni nazione, in un'abbondanza terrificante. Il loro peggior incubo era diventato realtà.

«I nostri amici gli hanno mentito nel lungo periodo e continuano a farlo ora, asserendo di non sapere dove fossimo. Il mondo intero ci considera fuggitivi. E non credo affatto che vogliano esclusivamente interrogarci, per come si sono messe le cose» Fenice lo raggiunse sedendo al bordo del materasso «Andare da Miriam e Logan può essere una soluzione ma non a lungo termine» si allungò accanto al marito che si mise di fianco, argomentando «almeno Lucky starà bene con gli Stark. Volevo solo una vita tranquilla con te, forse ho sbagliato a non smettere di lavorare con gli Avengers e dedicarmi, invece, al nostro matrimonio».

«È sbagliato rammaricarsi; il potere di guarigione non sarebbe passato inosservato, ovunque si fosse manifestato. Non avremmo potuto chiudere Kate in un bunker. Senti, Clint, se fosse necessario per il bene di nostra figlia saresti disponibile a separarci o a tapparti il naso di fronte a...».

«A Erik?» Barton deglutì, appesantito dalla conversazione e dalla mangiata dei manicaretti di Nives. La tiella barese di riso, patate e cozze di cui si era servito tre volte e le cartellate fritte col vincotto gli si erano messe sullo stomaco «Forse, sai che farei di tutto per voi. Perché separarci, Julia, amore?».

«Sto valutando quello che potrebbe succedere, anche che mi colpiscano con il siero. In tal caso, se perdessi i poteri, fra i due saresti tu il più forte. Fisicamente, perché tiri con l'arco come nessuno al mondo e sai pilotare qualsiasi mezzo con le ali e non. Potresti portare Kate alle Terre Selvagge o in un altro posto e io rappresentare un peso nella vostra fuga» avevano esaminato sul tablet di Nives le stesse foto che Matias aveva mostrato ad Angelo e Kate. I post anonimi in rete delle immagini rubate erano indicativi delle intenzioni di milizie non solo americane.

«No, mai, non ti lascerei mai e non ti lascerò. Non chiederlo più, signora Barton» strinse la mascella, provando a contenere l'aggressività che gli stava montando dentro insieme al reflusso acido. A sedere, viso a viso, indicò l'ingresso «Se non ti sta bene, quella è la porta, come mi hai detto qualche giorno a fa. Giusto o sbagliato io sono così. Prendere o lasciare».

La mutante lo afferrò per la camicia prima di baciarlo appassionatamente «Prendo, non serve che fai il duro». Non c'erano alternative a restare insieme, ne fu consapevole ascoltando il battito del proprio cuore che le rimbombava nel petto e nella mente.

Un forte bussare alla porta del cottage interruppe le loro effusioni nella stanza silenziosa; il grattare sul legno preannunciò un tornado di pelo. «È Lucky» Clint scattò in piedi precipitandosi ad aprire. Il golden retrivier impazzito di contentezza lo travolse e lo leccò sul viso direttamente sul parquet.

Julia verificò sul vialetto che non ci fosse nessuno, incrociando lo sguardo di Poe «Kurt è stato così veloce che non mi sono neanche accorto della sua presenza, ho visto solo il sacco di pulci che buttava giù la porta. Torna dentro» le fece il segno del pollice alzato e proseguì nella ronda notturna, il fucile di precisione imbracciato con virilità.

Fenice non se ne meravigliò: oltre al teletrasporto Wagner aveva la capacità di fondersi con l'oscurità, grazie alla quale riusciva a mimetizzarsi nel buio della notte. «Bello» il cane si era alzato sulle zampe per leccare anche il suo viso. Carezzandolo sulla testa notò un biglietto agganciato al collare che subito mostrò a Barton.

«Chi lo manda? Abbiamo appena sentito i colleghi col walkie talkie» suo marito si incuriosì.

«Tempesta» srotolato il biglietto, lesse le poche righe a voce. Clint ha lasciato nella tua aula due scatoline di tisane ai gusti di albicocca e miele, e ciliegia e cannella, spero di berle con te. Vi voglio bene.

Il lunedì era il giorno in cui, appena arrivata in classe, curiosava sul tavolo dedicato alla pausa, poiché spesso l'arciere le faceva trovare un piccolo dono, con la complicità dei colleghi. Le tremò il labbro superiore, al solo pensiero «Grazie infinite, amore. Per tornare alla tua affermazione: prendo, lo sai, e non potrebbe essere altrimenti. Sono stata la prima a prometterti che non ti avrei abbandonato in nessuna circostanza, proprio sulla spiaggia che ci circonda, e non mi tirerò indietro adesso» accoccolandosi con suo marito nel letto del cottage, si domandò con tristezza se sarebbe riuscita a bere l'infuso con Ororo.

«Lucky è rimasto con nostra figlia» dopo un momento iniziale di coccole ricevute da Clint e Julia, il cane aveva fiutato la presenza di Kate nel cottage accanto, manifestando il desiderio di ricongiungersi con lei.

Barton aveva aperto la porta lasciandolo uscire. Lo aveva semplicemente seguito con lo sguardo soltanto per sincerarsi che arrivasse a destinazione.

«Sta meglio coi giovani e io e te meglio da soli» Fenice aveva preparato la colazione nel cucinino della dependance, consumata all'interno per via della bassa temperatura del mese di febbraio «Mi piace il mare d'inverno». Il cielo era grigio di plumbee nuvole basse, il vento sferzava sull'acqua generando spumeggianti cavalloni in un paesaggio suggestivo.

«Anche a me» il Falco si sporse verso di lei ponendole le mani sulla vita.

La moglie comprese che la volesse ancora più vicina e si alzò per sedersi sopra di lui «Amore mio» il braccio ripiegato dietro il suo collo, lo strinse con forza, con la disperazione della paura di perdersi. Non aveva chiuso occhio nel corso della notte appena trascorsa. Prima perché impegnata in discussioni e confronti, poi con l'orecchio teso all'esterno in cerca di qualsiasi rumore che le indicasse un pericolo per l'arciere impegnato nella ronda. Non con l'M16 ma con arco e frecce.

La bruna strofinò i loro nasi inclinando il volto per farsi baciare, le palpebre abbassate, presa da un attimo di travolgente passione che coinvolse entrambi.

Le labbra di Julia erano sempre state il paradiso per Clint, morbide e dolci della leziosità zuccherina di una polposa pesca matura. Mugolò, spingendola sulla parte libera del tavolo della cucina nel proseguo dei baci sul collo. «Non vorrei dare spettacolo» aveva voltato la testa a sinistra verso la porta finestra, l'attenzione catalizzata dalle tre figure in giacca a vento che camminavano sulla battigia, precedute da Lucky.

«Hanno fraternizzato, è un bene» l'arciere rimandò le effusioni a un momento successivo, osservando Matias fermarsi a rispondere al cellulare «L'ingegnere ha una fidanzata, temo non ci imparenteremo coi Dameron, ahimè» non poté nascondere un briciolo di delusione.

«No» Julia persino da lontano captava l'entusiasmo della figlia per il nuovo amico mutante.

«C'è un vento freddo» Warren sollevò il cappuccio sulla testa di Kate per ripararla dalla sferzata di tramontana «Ti ammalerai. No, magari quello no, giusto?» il potere di rigenerazione le aveva limitato ogni genere di malanno dai cinque anni in su, non era mai stata colpita nemmeno da un raffreddore, come gli aveva raccontato nella lunga notte di poco sonno e tante chiacchiere.

«Angelo, sarebbe meglio se te ne andassi. Non è sicuro neanche per te restare qui» con Matias in lontananza, si poté permettere di prendergli la mano.

«Vuoi che ti lasci?» il giovane lo domandò, accorato. Le ciocche di capelli neri, ereditati da Julia, sfuggivano al cappuccio della giacca di tela cerata. Kate aveva un enorme senso dell'umorismo, era alla mano, non faceva sforzi per socializzare né per farlo ridere. Risultava umile nonostante fosse una privilegiata sotto molti aspetti. La meravigliosa luminosità interiore spiccava, la rendeva eccezionale e preziosa.

«No» tentennò, nella risposta. Le labbra tremavano vistosamente per l'aria gelata da nord e l'emozione di un momento di cristallizzata attrazione. Un attimo fatale in cui le iridi di cioccolato fondente dell'arciera incrociarono quelle di Warren, virate all'azzurro intenso dell'Oceano Atlantico accanto a loro. Le mani callose della bruna si posarono sul petto maschile, quelle di lui sui fianchi burrosi. Le fronti pelle a pelle, i respiri pesanti cadenzati dalla stessa dolce paura, la bocca audace di Kate cercò quella dell'angelo biondo di cui aveva imparato a fidarsi da poche ore. Il gusto morbido al sapore del dentifricio alla menta riempì la mente del giovane, assuefatto dalla tiepida leziosità e dal tripudio di sensi del loro contatto. La mano corse alla base della nuca a incastrarsi fra i capelli setosi, il lento movimento delle teste da ambo i lati confermava che il bacio stesse divenendo sempre più appassionato.

«Lo abbatto e lo seppellisco nel giardino delle rose di Nives, sarà un ottimo concime, fosse l'ultima cosa che faccio» Clint aveva afferrato l'arco ed era uscito sul patio esterno, estraendo una freccia dalla faretra.

«Provaci e sarai un bacarozzo sul legno piallato da Poe» Fenice scherzò, picchiettando con le dita sul braccio sinistro del marito all'altezza del tatuaggio del falco, emozionata di stare assistendo a un evento unico: il primo bacio d'amore di sua figlia.

«Credo che dovranno interrompersi lo stesso» udendo un sibilo noto, il Falco si affrettò verso i tre «Avverti Nives e Poe e non col cellulare» la mutante avrebbe provveduto con la telepatia mentre raggiungevano i ragazzi.

«Sì» pure Julia aveva compreso a cosa fosse attribuibile l'ulteriore aumento dell'altezza dei cavalloni nello spicchio di mare davanti il cottage. Un jet che volava in modalità di camuffamento olografico!

Ammirò il movimento plastico del marito che avanzava, i bicipiti tesi sotto la stoffa nella flessione dell'arco. Comunicò con la poetessa e Poe, non prima di aver cercato le menti degli occupanti del velivolo. Dei due aerei «Sono i nostri amici al completo, Falco, metti giù l'arco».

La sabbia bianca alzata nella parte sinistra della spiaggia le indicò dove i jet erano atterrati. Ancora nella modalità olografica, il portellone del più vicino si aprì con un deciso rumore. Tempesta scese velocemente la scaletta, seguita da Thor, Kitty, Bobby e Mystica, Charles si mostrò dall'apertura posteriore con Kurt, Hank e Natasha.

«Julia, puoi darmi una mano? Non credo che la sedia a rotelle superi le dune».

«Certo» con la forza della telecinesi, sollevò la seggiola che volò a venti centimetri da terra fino al patio del cottage.

La ciurma strampalata del Quinjet li raggiunse. Steve, Thor, Tony e Bruce si affilarono rapidamente.

«Equipaggiati, Clint, alla svelta perché dobbiamo sbrigarci. Raggiungici in casa, dopo» il Capitano lo esortò a vestirsi per un combattimento che sembrava imminente dato che ognuno di loro già indossava l'uniforme tranne il miliardario e Banner, gli unici due a cui non serviva.

«Kate, sali con tuo padre, accompagnalo» Romanoff toccò il braccio della ragazza, superandola e squadrando Warren con un'occhiata severa. Se avesse fatto del male alla figlia del suo amico più caro, beh, lei gli avrebbe tagliato la gola come minimo.

Fenice osservò i suoi due cuori sparire nel Quinjet, consapevole del regalo da tempo pronto per l'arciera. Ororo le si accostò, la sua uniforme blu ripiegata fra le braccia «È arrivato il momento che tutti aspettavamo, mammina, congratulazioni».

«Ho baciato Angelo, papà» la figlia si giustificò con il Falco, sfiorando le labbra brucianti. Con la coda dell'occhio lo aveva notato puntare lei e Warren con un dardo.

«Ti ho visto. Kate, non funziona che una bacia un altro, ci si bacia in due e basta» basta per tutto, pensò Barton «Per piacere, certi discorsi falli con tua madre, siete donne, lasciamene fuori, per cortesia».

«La mamma mi già ha portato dalla sua ginecologa, e da prima mi aveva spiegato come nascono i bambini. Romeo e Giulietta non parlavano soltanto, avete voluto che vedessi con voi certi film e adesso pensi che non ne abbia compreso il contenuto?» ribatté, piccata senza smettere di ciarlare «Perché Nat ha voluto che salissimo insieme?» ancora non c'era arrivata. Accostò suo padre fino alla rastrelliera delle frecce installata nella parte posteriore del jet, notando che, di fronte a quella destinata agli archi e alle frecce del Falco, ve ne fosse una speculare, gemella di dardi. Estrasse il primo, osservando la faretra appesa accanto. Di cuoio nero, riportava le iniziali K. B., quelle del suo nome «È roba mia? Sono le frecce speciali che hai progettato tu?».

«Sì, ne ho create il doppio perché costituissero il tuo equipaggiamento. Ororo e Vedova Nera hanno insistito perché fossimo fashion, come dicono loro, per cui c'è un'altra sorpresa» aprì l'armadietto metallico posto sulla destra della propria rastrelliera estraendo due tute molto simili. La prima, femminile, destinata a Kate, si chiudeva con una lunga zip sul davanti e il violetto era il colore predominante, sfumato nel pantalone nero sagomato; la seconda, del Falco, era più minimale, nera con le maniche viola. Per entrambi il simbolo stilizzato di una freccia lilla con la punta rivolta verso il basso spiccava al centro del petto. Due paia di splendidi guanti di pregiata pelle nera che lasciavano liberi i pollici e anfibi stringati completavano il nuovo look.

«Che te ne pare?».

«Favolose» balbettò, strappando la propria dalla gruccia e indossandola nello spogliatoio accanto.

«Sono in un tessuto tecnologico particolarmente resistente, progettato da Hank. Kate» Clint mise la sua «sei bravissima nel tiro con l'arco, potrai difenderti e attaccare indipendentemente dalla telecinesi».

«Saremo partner, papà? Vuol dire che sono un Avenger anch'io?» domandò, incredula.

«Sì. Quando a sei anni l'insegnante della scuola rinunciò ad allenarti, capii che era questo il tuo destino. Sei figlia mia...» si soleva dire che a volte il destino era connesso al nome che si portava, nel caso della giovane arciera era sicuramente nel cognome.

«La mamma è d'accordo!» suo padre non avrebbe mai preso una decisione simile senza il benestare di Julia. Si rinfrancò del loro appoggio incondizionato «Non vi deluderò».

«Ne sono consapevole, raggiungiamo gli altri» fece il percorso al contrario, con il braccio sulle spalle della figlia, nel petto la consueta agitazione antecedente una missione, un combattimento importante. L'ipotesi di andare da Miriam e Logan nel loro paradiso tropicale gli sembrò lontanissima. I colleghi, nel cottage, ascoltavano le parole di Charles, al centro del salone, Matias, Nives e Poe accanto al camino spento. Kate sfilò con l'uniforme e Julia, nella propria, le andò incontro per felicitarsi «Sei splendida, tesoro, zia Ororo ha creato un capolavoro» regalò al marito un'occhiata ancora più lusinghiera.

«Bellissima e sapessi quanto è stato difficile mantenere il segreto» Matias sapeva da tempo del progetto dei Barton per la loro figlia e si era morso la lingua piuttosto che rivelarglielo.

«Era ora di svecchiare anche il Falco brontolone. Un Romeo pennuto» l'amico Dameron se ne burlò.

«Lasciamo le ali a chi le possiede per natura» Barton si riferì ad Angelo, raggiunto da sua figlia. Warren era rosso sulle guance, forse per la reazione della pelle delicata conseguenza del passaggio dal freddo al caldo, forse per il bacio dato e ricevuto, giacché si tormentava le labbra. Il contatto con l'arciera era stato intenso, avvolgente e sorprendente. Si stava domandando come sarebbe stato continuare, se i baci successivi avrebbero avuto lo stesso sapore. Ritenne con franchezza che sarebbero stati migliori del primo. «Ha ragione Matias, sei così bella che il concetto di bello scompare. Vorrei farti un altro complimento ma non trovo le parole» Worthington III la lusingò, sentendola sussurrare un tenero grazie.

«Se siete qui non è certo per portare buone notizie» Clint arrivò al sodo della questione.

«Purtroppo no, e non abbiamo molto margine» Xavier riprese la conversazione da dove si era interrotto «Da ieri siamo sorvegliati e nonostante ci siamo spostati con molta cautela, è probabile che i nostri movimenti odierni non siano passati inosservati. Avremmo potuto farvi avvertire da Kurt e teletrasportare in un altro luogo ma sarebbe stata solo la continuazione di una fuga. I nostri informatori ci hanno avvisato che un aereo simile ai nostri che vola nella stessa modalità è in avvicinamento».

«Dalle Terre Selvagge» Angelo terminò la frase «Erik si è dotato di un jet analogo, gliel'ho visto utilizzare per brevi viaggi all'estero».

«Sì, ma non è esattamente un velivolo per una gita: include un sistema di armamenti, un camuffamento olografico e capacità di volo ipersonico» Hank sbuffò e descrisse un aereo da guerra ispirato al cacciabombardiere 'SR-71 Blackbird «E non dimenticate che furono Erik e Charles a progettare Cerebro, non possiamo esserne certi ma è assai probabile che abbia un marchingegno simile al nostro, e a disposizione una persona dotata di capacità telepatica per usarlo. Mi riferisco a Wanda, ovvio».

«Viene a fare?» Barton strinse l'arco già impugnato con la mano sinistra, in una presa rabbiosa. Magneto non voleva più soltanto Fenice, voleva anche Kate!

«Lo chiederemo a lui» l'ombra della sagoma dell'aereo di Lehnsherr oscurò la stanza, Mystica si apprestò psicologicamente ad accoglierlo.

«Finalmente lo vedrò di persona, sai che onore» Poe fece per attraversare la soglia di casa, preceduto di gran lena da Stark, che richiamò i componenti di Iron Man, e da Banner, in cerca di privacy per la sua trasformazione.

«Calma, Generale, tu e la tua legione restate nelle retrovie e copriteci» il Falco dette la mano a Julia, tenendole aperta la portafinestra della casa e imboccando il vialetto su cui anche Xavier poteva spostarsi con la sedia a rotelle.

«Ha messo l'elmo, c'era da immaginarselo» il commento di Thor suonò sarcastico allo scendere di Erik dall'aereo; era contornato dalla sua corte di una decina di elementi, in testa Wanda Maximoff col fratello gemello, due paggi reali dotati di caschi. Il principe stette all'erta, il martello pronto a qualsiasi evenienza. Gli stivali neri di Lehnsherr affondavano sulla sabbia, il mantello rosso vino svolazzava sulle sue spalle intanto che procedeva verso il gruppo. La gabbia toracica era rivestita da una corazza amaranto a tutela delle parti vitali del corpo, l'elmetto metallico avvolgeva gran parte del volto; la punta sottile del triangolo rivoltato scendeva fino al naso, lasciando scoperti i calamitanti fanali azzurri, che si erano posati prima su Kate, successivamente su Julia, e, infine, su Charles a cui si rivolse «Charles, vecchio amico».

«Ciao, Erik» il professore tentò di dissimulare il turbamento causatogli dal rivederlo, confortato dalla vicinanza di Natasha.

«Sappiamo del tuo coinvolgimento anche nell'assalto al centro vaccinale di New York» Raven mise subito tutte le carte in tavola, gli occhi screziati di giada saettanti. Non le interessavano i salamelecchi, preferiva arrivare al punto focale. Angelo aveva raccontato loro di aver percepito la presenza di Pietro e di aver riconosciuto il giapponese, affiliato a Erik, in pieno centro di Manhattan, e le immagini e i riscontri effettuati lo avevano confermato.

«Buongiorno, Mystica. È stato un successo, no? Ed è solo l'inizio» i mutanti avevano distrutto le fiale del siero, almeno quelle disponibili nella struttura «Si è rivelata un'utilissima iniziativa, ci ha permesso di venire a conoscenza dell'immenso potere della nostra cara Kate». Le indirizzò un sorriso mefistofelico, massaggiandosi la mascella volitiva.

«Vuoi scatenare una guerra?» il Presidente era stato chiaro, qualsiasi attacco di mutanti non sarebbe stato tollerato: lo aveva spiegato a Xavier e Rogers in un lungo confronto in cui aveva anche chiesto da che parte si sarebbero schierati gli Avengers e gli X-Men, senza ricevere una risposta chiara.

«Siamo già in guerra, Charles, non l'hai ancora capito? Tu e le tue teorie d'integrazione passate di moda. Fai il lavaggio del cervello a chi ti sta intorno e hai caldeggiato l'unione di Julia con un uomo mediocre che ora sta in piedi e sente soltanto perché a Ginevra sua moglie lo ha tutelato e, dopo, sua figlia lo ha curato con il proprio dono. Due mutanti, agente inutile con arco e frecce» Erik ne aveva per tutti e non si era risparmiato.

«Perché siete qui?» Fenice dovette chiederlo.

«Abbiamo fatto una sosta prima di proseguire verso New York, affinché vi uniste a noi, belle signore» mosse un passo verso la giovane Barton, allungando la mano guantata per porgergliela.

Julia, atterrita dal non poter usare la telepatia per impedirgli qualsiasi azione, rimuginò sul da farsi prima di utilizzare un'altra delle abilità possedute; suo marito no, prese l'iniziativa. Il braccio sinistro scattò verso la faretra, piegandosi indietro; afferrò un dardo riconoscendolo dal fusto, e lo incoccò più velocemente che poté. Lo scoccò con la sua mira perfetta, e la punta della freccia di plastica trasparente si conficcò nella carne fra il mignolo e l'anulare della destra di Lehnsherr attraverso il guanto, all'attaccatura col dorso.

«Ah, maledizione» Magneto imprecò, estraendo il dardo insanguinato, con i suoi compagni in massima allerta «Pensavo non fallissi mai, Occhio di Falco».

«Mi sarei sentito molto meglio se avessi centrato i tuoi bulbi oculari, lo ammetto; mi accontenterò, per adesso, e ti conviene ringraziarmi sempre di non averti ucciso» non aveva sbagliato affatto, si era limitato a un avvertimento dal sapore delizioso della vendetta consumata fredda per l'attacco subito a Ginevra.

«Non ti piacerebbe, Kate, diventare la regina di un mondo in cui i mutanti sono liberi di essere se stessi e non debbono temere il giudizio altrui? Il nostro mondo, cara ragazza...» Magneto sfoggiò il suo più oscuro sorriso in un confortevole discorso, i denti d'avorio a contrasto del metallo rodiato del casco, il tentativo interiore di placare le proprie intenzioni disgraziate contro il padre arciere.

Lei tentennò; la popolarità del salvataggio dell'agente di polizia aveva scatenato le reazioni previste e prevedibili degli umani e anche dei mutanti, in una vasta gamma che variava dallo spavento all'idolatria. Il termine mondo e non nazione era il segno della compiuta megalomania di Lehnsherr.

Fu Angelo a parlare in sua vece, spostando il baricentro della questione «Un mondo non può fondarsi su assalti a persone innocenti e incapaci di difendersi. Dov'è la libertà se i fratelli e le sorelle mutanti che desiderano servirsi della cura non possono farlo, perché arbitrariamente viene deciso di distruggere le fiale del vaccino? Esistono alcuni di noi che vivono la loro condizione con difficoltà e hanno il diritto di scegliere se avvalersi o meno della somministrazione della cura stessa» non valeva per lui, ma il confronto con Kate l'aveva illuminato e, a fronte dell'irruzione nel centro vaccinale, la convinzione si era radicata nel suo pensiero. Fissò Pietro, davanti a lui, spostando lo sguardo su Shiro Yoshida e Sean Cassidy.

«Può fondarsi su discepoli allevati con amore che tradiscono, invece? Razza di ingrato!» Magneto era furente per il voltafaccia del pupillo, intuito dall'averlo visto volare via con la giovane Barton e dall'essere sparito. Da alcuni giorni non lo aveva più chiamato... nemmeno una telefonata, e non era un caso. Warren non aveva cercato alcun contatto, salvaguardando la ragazza, non i loro interessi.

Erik mosse la mano a sfregio nella sua direzione e il palo della luce al lato della strada si staccò dall'asfalto, percorrendo come un missile la traiettoria diretta contro Worthington III.

La battaglia ebbe inizio.

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