Capitolo 27 D'improvvisate agli amici e d'amate spiagge


«Adoro oziare con te» Clint tirò il piumone sulla testa, stringendo a sé il corpo nudo di sua moglie, appena tornata nel loro lettone king size da una rinfrescata in bagno.

«Oziare è un eufemismo, bel ragazzo» Julia si divertì a mordicchiargli il mento, dove un leggero accenno di barba gli dava un'aria più sexy del solito. Effetti della cura della biscottina, ridacchiò e non espresse verbalmente il concetto.

«Riposo fisico proprio no» avevano fatto l'amore e non una volta «Ti preparo qualcosa da mangiare? Una crêpe? Forse è avanzata della panna, Kate l'aveva nascosta in frigo dietro l'insalata ma l'ho scovata».

«No, non ti alzare» Fenice aumentò la presa delle braccia sul torace di Barton. Voleva godere di quel momento solo per loro, con la casa vuota di Kate e Lucky, il calduccio ristoratore del corpo del suo arciere a fare da coperta più delle piume d'oca «Ti amo» le sfuggì in modo più accorato del solito.

«Sapessi io» l'Avenger replicò, sospirando alla stoffa «Un po' mi dispiace per Angelo, in fondo è un bravo ragazzo. Poteva essere un buon amico, per Kate. Amico, eh, niente smancerie, bacetti e bracciali. È troppo piccola per quello».

«Falco, cos'è, già soffri della sindrome dell'abbandono del nido?» la mutante lo prese in giro «Lo dici perché hai percepito esattamente il contrario. Che nostra figlia sta crescendo e che esiste molta attrazione fra lei e Warren. Comunque hai ragione, se fosse vissuto qui a New York avrei caldeggiato una loro relazione».

Clint restò in silenzio, irrigidito e sua moglie proseguì «Sai perché le piace tanto? Perché assomiglia a te, me ne sono resa conto mentre gli porgevo il tuo pigiama. Stessa corporatura, stessi colori, stessa... umanità, gentilezza. Si dice che ogni ragazza cerchi un compagno simile al padre o più semplicemente alcune caratteristiche del padre nel fidanzato».

«Seee, io sono meglio di quel ragazzino».

«Ovvio, Occhio di Falco» le bocche incollate nell'ennesimo bacio si separarono al suono del cellulare di Julia, lasciato acceso sul comodino.

«È Charles, che vorrà?» rispose, percependo il tono serio e preoccupato del telepate «Julia, ciao. Sei a casa?».

«Sì».

«Accendi la televisione e cerca di stare calma. Mi auguro che tu e Clint siate presentabili, un minuto e Kurt sarà lì».

«Clint, accendi la tv e vestiti, sta arrivando...» prese la vestaglia di seta da terra nell'attimo in cui Nightcrawler si materializzò in corridoio e la chiamò «Fenice...».

Barton infilò biancheria e jeans e sfrecciò scalzo nel salone dove Kurt aveva già sintonizzato la tv sul canale del notiziario «Scusate il disturbo, piccioncini. Si tratta di Kate».

L'Avenger era pallido come un lenzuolo, Julia in una vestaglia di seta a fiorellini rossi teneva gli occhi fissi sull'apparecchio. La drammatica scena dell'agente di polizia attaccato da un mutante con fiammate che lo avevano avvolto e ustionato in modo irreparabile e della ragazza che gli poneva le mani sul petto, guarendolo con un fluido magico, aveva fatto il giro del mondo in pochi minuti.

«Era con Morgan e Lucky e non solo» la figura di Warren appariva chiaramente riconoscibile.

L'arciere si stizzì «Sanno già chi è» nei titoli che scorrevano a fondo dello schermo c'era il nome, l'età, il riferimento ai famosi genitori.

«Guardate ora. Meglio ci fosse Worthington III, credetemi» Nightcrawler indicò la parte finale del filmato.

La folla cercava di richiamare l'attenzione di Kate, l'aveva circondata. Angelo si era spogliato e, spiegate le ali, l'aveva portata via con lui. Le due figure erano scomparse nell'azzurro del cielo nel pieno centro di Manhattan.

«Lo dico sempre che lo shopping fa male» Clint ironizzò.

«Xavier pensa che tu voglia usare Cerebro per rintracciarla, Fenice. Se vi preparate vi do un passaggio, magari a uno per volta».

«Mi sbrigo. So dov'è Kate, ci scommetto l'arco di mio marito ma prima di fare improvvisate a casa degli amici, ne voglio la certezza» Julia si precipitò verso il bagno della camera padronale mentre il citofono suonava.

«Sono venuti a prenderci» Barton aveva notato lo sguardo dei poliziotti sulla scena del miracolo di Kate «Accetto il passaggio» corse pure lui in stanza per terminare di vestirsi.

La bruna rindossò l'elegante completo di lana viola posato sulla poltroncina accanto al letto, gli immancabili calzini col fenicottero rosa e un paio di stivaletti di cuoio nero. Afferrò il soprabito dal guardaroba, la borsa e il cellulare «Kurt, sono pronta, vengo prima io».

Uno sguardo d'amore al Falco e il suo amico si permise di entrare nella camera. L'abbracciò, smaterializzandosi in un baleno in una nuvola di sfumata nebbia blu. Puff!

«Maledizione» allacciate le stringhe delle scarpe da ginnastica ai piedi, un maglione azzurro e la giacca di pelle, l'uomo si riferì ai colpi contro la porta d'ingresso. Certo che gli agenti l'avrebbero buttata giù, recuperò l'arco e la faretra con le frecce di Kate nella sua cameretta, incoccando un dardo a propria difesa. Consapevolmente, lasciò sul comodino l'apparecchio acustico finto; dopo il soccorso all'agente di polizia da parte di Kate, chiunque avrebbe collegato la sua guarigione con l'abilità incredibile della figlia.

«Clint, non è il momento di giocare a fare Legolas» il teleporta era tornato per lui. Lo avvinghiò impedendogli di rimettere la freccia nella faretra.

«No, non così, aspetta» era la prima volta in tanti anni che viaggiava con Kurt, amico apprezzato, gentile e colto. Quando lo frequentava, la pelle blu spariva, la coda non esisteva più. Era soltanto Kurt Wagner dall'accento strano. Barton avvertì un senso di vuoto, un curioso sfrigolio nella mente, differente dal potere della telepatia conosciuto tramite Fenice. Ipotizzava antipatici effetti collaterali, cefalea o nausea ma si ritrovò teletrasportato nella sala dove gli X-Men custodivano Cerebro esattamente nello stato di un paio di secondi prima nel suo appartamento in centro a New York.

«Sempre con quell'arco in mano, pure rubato a tua figlia... che fissazione. Non fai altro a casa?» Natasha sfottè il collega per stemperare la tensione del gruppo.

«Vedova, al contrario: li ho beccati che tubavano nel loro nido, il Falco e la Fenice» Wagner spifferò d'averli disturbati in un momento di privacy.

«Che lingua hai, di nome e di fatto» Tempesta osservò lo strumento dell'arciere «È quello pieghevole regalato a Kate. Ti mancava?».

«Già» rigido per la tensione riposizionò il dardo dentro la faretra.

Julia era già collocata sulla poltrona metallica dello strumento creato da Charles e Erik, potenziato da Hank. Il casco agganciato a un braccio sopra la seduta scese sulla sua testa fino a ricoprirle la fronte. Uno schermo rettangolare si mostrò alla platea, rappresentazione bidimensionale della piantina dei continenti emersi.

«Crediamo di sapere dove sia Kate» Barton si avvicinò alla moglie, accarezzandole il dorso della mano e lei sorrise arcuando le labbra. Non ne avevano discusso fra loro ma avevano avuto un pensiero univoco. Cerebro era indispensabile per sincerarsi della posizione esatta della figlia ed evitare di utilizzare il telefono per contattare le persone che l'avrebbero nascosta.

«Kate è prevedibile, almeno per noi che la conosciamo bene» Julia si rivolse a Charles «Accendete la macchina».

Bestia provvide, non prima di averli informati «Ho creato un programma che è entrato nel cellulare di Kate e nei vostri, e pure nei pc. Nessun hacker o sistema informatico al mondo potrà risalire ai vostri contatti, ai vostri messaggi o email o conti bancari» avrebbe protetto loro e gli amici, almeno per un po'.

«Grazie, Hank» il Falco si voltò verso lo schermo.

Sagome di mutanti e umani si muovevano veloci. Julia teneva gli occhi aperti, concentrata sulla facile ricerca, che Xavier non aveva voluto effettuare al suo posto, pensando che la sua allieva avrebbe desiderato procedere personalmente.

«Eccola» eccoli, al plurale, avrebbe dovuto dire. Ali bianche piumate che rientravano nella schiena di Warren, la mano di Kate che stringeva quella del ragazzo, un vialetto di piante di rosa dal profumo particolarissimo. Un luogo amato e familiare, una seconda casa, per la famiglia Barton. Il volto di un giovane uomo dai capelli castani che apriva la porta di un cottage fronte mare fu l'ultima immagine che Julia mostrò ai presenti.

«Bingo!» Thor segnalò il successo di Fenice: la mutante era andata a colpo sicuro. Il primo colpo.

«Abbiamo avvertito Tony, che è stato già chiamato da Morgan. L'hanno trattenuta alla Centrale di Polizia con Lucky e non vogliono lasciarla andare. Stark ha messo in mezzo un avvocato e sta venendo a New York con Pepper; con la sua parlantina e i suoi milioni la figlia tornerà presto a casa. Steve e Bruce aspettano di sapere come volete muovervi» Romanoff interpellò l'arciere.

«Non col Quinjet, dando poco nell'occhio» Clint non vide alternative al teleporta che indicava se stesso.

«Andremo con Kurt. Ho solo un dubbio. Arrivati in North Carolina che faremo? Dove potremo nasconderci? Lì è escluso» nonostante il completo di lana e il rindossato paltò, Julia aveva i brividi di freddo. I servizi segreti avrebbero cercato Kate e chiunque l'avesse incontrata e riconosciuta avrebbe voluto un aiuto da lei per sé o per qualcuno che amava. L'avrebbe preteso. Sarebbe arrivato a farle del male per ottenerlo.

«Procediamo un passo alla volta. Se potessi contattare Miriam e Logan, valutereste di stare da loro? Non mi pare una brutta sistemazione» il professore cercò un'alternativa alle Terre Selvagge di Erik.

«È possibile, sì» Fenice annuì, con gli occhi infelici.

«L'importante è restare assieme» suo marito le tese la mano, preparandosi al passaggio di Wagner.

«Prima di scomparire, prendete questi. Sono walkie-talkie ad ampio raggio, usano frequenze diverse da quelle delle forze dell'ordine e dei federali. Dovremmo riuscire a sentirci ugualmente» non avrebbero potuto utilizzare i cellulari, Hank si era organizzato per rimanere in contatto con radio ricetrasmittenti bidirezionali portatili.

«Charles, furgoni blindati in arrivo» Kitty si immise nella sala «Li abbiamo rilevati con i sensori della recinzione del parco, Bobby li rallenterà ghiacciando l'asfalto».

Il professore abbassò il capo, temendo il peggio.

«Gli daremo manforte noi, io e Thor» Tempesta si offrì immediatamente di coadiuvare i colleghi.

«Solo Thor, per ora, e Natasha; allertate Banner e Rogers e ditegli di raggiungerci».

Romanoff comprese il timore del fidanzato: lei e il principe asgardiano erano gli unici non mutanti presenti nella scuola.

«Maledetta cura» il Falco, l'arco stretto nella mano, sfiorò i capelli di Julia. Avrebbe voluto dirle di non preoccuparsi, che sarebbe andato tutto bene. Avrebbe protetto lei e Kate a qualunque costo ma si chiese se ci sarebbe riuscito davvero.

«Lucky... è sempre lui, il cane che ho conosciuto da bambino nelle Terre Selvagge. Lo hai guarito tu, forse stava male o era semplicemente arrivato al limitare della vita. E hai aiutato tuo padre, dopo l'attacco di Banshee a Ginevra» Angelo aveva sistemato i pezzi dell'incastro nella mente, le foto del cane, le ottime condizioni di Clint. Lo aveva detto quasi al termine del tragitto, la ragazza aggrappata alle sue spalle, le ali che sbattevano velocemente.

«Sei freddo» Kate aveva percepito la pelle gelida sotto le mani «Sì, li ho curati io. Con Lucky è accaduto per caso; avevo sei anni, lui si era ammalato di un cancro devastante. I miei mi hanno pregato di non usare più il potere con nessuno perché il cane era ringiovanito e non solo guarito dalla malattia; mamma ha cercato di bloccare l'abilità con i suoi poteri di controllo mentale, per via della mia giovane età, ritenendo che con le mie sole forze non fossi in grado di contenermi davanti alla sofferenza altrui. Mi ha chiesto se ero d'accordo e ho detto di sì, ne ero convinta. Però, quando mio padre ha perso completamente l'udito, non ce l'ho fatta. Lui era a pezzi, ho capito che potevo usare l'abilità, che i paletti mentali non sarebbero serviti. Ho disobbedito quella volta e oggi, a distanza di pochi giorni».

«Lo credo, siete così uniti. Hai fatto bene, il Falco lo meritava. L'agente che hai salvato pure» Warren si accorse del tono spaventato e fu franco. Era ammirato delle capacità dell'arciera. Non aveva mai visto nulla del genere, pur provenendo da una nazione di soli mutanti.

«Ha moglie e due bambini, John Smith; portava un bracciale con dei ciondolini e la fede all'anulare, ho pensato alla mia famiglia e non alle conseguenze. E non so nemmeno se sia opportuno essere qui» i piedi a terra, prese Angelo per mano.

All'imbrunire le luci delle candele nel vialetto della villa dei Dameron illuminavano il percorso. Warren non avrebbe potuto tenerla in braccio e volare chissà quanto altro tempo, era gelato e stanco. Lei stessa terribilmente infreddolita «Facciamo piano, vorrei cercare di non farmi vedere da Nives e Poe» con attenzione camminarono sulla viuzza di ciottoli verso il secondo cottage costruito accanto a quello della poetessa.

Un'identica costruzione era la residenza di Matias, certamente in casa a giudicare dalla luce accesa all'interno del soggiorno. Non aveva potuto avvisarlo del suo arrivo, il suo cellulare era privo di linea, quello di Warren rimasto nello zaino abbandonato sull'asfalto newyorkese.

Bussò alla porta d'ingresso, che si aprì subito.

Un giovane uomo dai capelli castani spalancò le braccia in cui si tuffò scoppiando a piangere. Aveva resistito ma davanti al suo amico era caduta ogni difesa.

«Entrate, svelti» Poe, un fucile d'assalto M-16 in dotazioni ai Seals, tirò Angelo per un braccio esaminando lo spiazzo davanti casa. Gli parve vuoto e richiuse l'uscio velocemente «Poe Dameron, belle ali, complimenti» tese la mano al mutante che disse il proprio nome «Warren».

«Warren, hai bisogno di una doccia bollente e di una felpa. Sono Nives» una donna dai capelli castani striati di calde e bionde mèche raccolte in uno chignon, venne loro incontro dall'angolo cottura con una tazza di cioccolata calda per i suoi ospiti appena atterrati «Vi abbiamo visto in tv e ci siamo preparati». Sapeva perfettamente chi fosse Angelo, il mutante che Julia aveva aiutato da bambino e di cui le aveva scritto nei messaggi scambiati.

«Grazie. Kate mi ha raccontato di voi e anche Clint e Fenice» Angelo ricordava i discorsi durante la cena. Gradì il pensiero della cioccolata che lo riscaldò al primo sorso, osservando l'arciera presa dal suo pianto liberatorio. Il suo amico l'aveva spogliata del cappotto spigato e fatta sedere sul divano davanti al camino acceso.

Il viso soffocato fra la spalla e l'ascella di Matias sopra la camicia blu bagnata da gocce di dolore, cercava di fermare le lacrime ma non riusciva.

«Katherine Elizabeth Barton, ora basta!» Matias imitò la voce di Clint tanto abilmente che persino Poe sbottò a ridere di gusto «È un brontolone, tuo padre. Menomale che Julia lo tiene a bada». Lasciò la tazza di cioccolata per lei e un fazzoletto di carta sul tavolino alla destra del divano. Il peggio era passato, la ragazza si stava asciugando il viso e sorrideva verso suo figlio con gli occhi gonfi. Aveva sempre pensato che sarebbero stati una coppia perfetta, rammaricato della loro differenza di età. Dodici anni erano tanti, soprattutto da giovani. E Matias recentemente aveva presentato loro una collega per cui nutriva una simpatia che secondo Nives era qualcosa di più.

«Il mio telefono cellulare non va, la linea è sparita appena lasciata New York. Non sono riuscita a chiamarvi né a parlare coi miei genitori».

«Non è casuale, Kate» con la propria esperienza militare, Poe ipotizzò fosse stato un voluto sabotaggio dei Barton a tutela loro e della figlia e che sarebbe stato preferibile non contattarli nell'immediato.

«Bevi la cioccolata, tesoro. Oggi avevo preparato i biscottini che ti piacciono tanto» un piattino di ceramica azzurra tipicamente pugliese con le pastefrolle a forma di ferro di cavallo comparve sul tavolino, l'italiana la distrasse momentaneamente da brutti pensieri.

«Warren, vieni» Dameron scortò l'ospite nel bagno adiacente alla camera del figlio. Lui e Nives avevano investito nella costruzione di un cottage gemello dell'altro già esistente utilizzato dalla poetessa per scrivere e per ospitare gli amici. Matias, frequentata l'università di ingegneria in un altro stato, aveva ottenuto un impiego di prestigio presso una società con sede proprio nella zona del North Carolina dove loro risiedevano e la dependance rappresentava un giusto compromesso di indipendenza e vicinanza.

«È bello qui, le foto non rendono giustizia» Worthington III si complimentò, sfregandosi con le mani le braccia congelate. La frenetica vita newyorkese era apprezzabile da turista, forse non a lungo termine. Un posto simile, invece, di fronte al mare cristallino, con la spiaggia di naturali dune sabbiose, caldo nella maggior parte dell'anno, lo attirò più della mondanità cittadina. Il cottage, relativamente isolato, anch'esso colmo di libri e di modellini di Star Wars fatti di mattoncini Lego, era un luogo fiabesco e condivise l'innamoramento dei Barton che probabilmente non avevano optato per traferirvisi per motivi professionali, troppo legati all'insegnamento di Julia e alla partecipazione di entrambi alle attività di Avengers e X-Men.

«Si fa quel che si può» dall'armadietto del bagno Poe prese un paio di teli di spugna «Lascerò sul letto degli abiti di Matias» lo avvisò «fai con comodo. Ah, Angelo, ti tengo d'occhio» gli ammiccò non troppo simpaticamente, toccando la barba canuta tenuta corta prima e l'M16 poi, giusto per fargli capire che sapeva chi fosse e, soprattutto, quale fosse la sua missione. Gli si era introdotto come Warren, lui lo aveva chiamato Angelo.

«Generale Dameron, la lealtà è uno dei principi ispiratori della mia vita e voglio bene a Kate pure se la conosco da poche ore» tanto da aver rischiato a volare via con lei fin qui.

«Io da prima che nascesse» ribatté Poe, divertito a essere tornato in divisa in un battito di ciglia. Aveva notato il bracciale al polso dell'arciera, non ne accennò «Devi chiederti verso chi essere più leale, è una questione di scelte, come sempre» richiudendo la porta osservò il viso delicato del giovane mutante incorniciato dai capelli biondi, che gli rimandò l'immagine di un vero e proprio angelo.

Un gridolino della moglie lo turbò. Corse in soggiorno, al cui centro Julia era abbracciata a Kurt Wagner «Buonasera, Poe». Il mutante blu si sganciò dall'amica e svanì nella sua caligine per tornare pochi secondi dopo con Clint, l'arco nella mano e la faretra in spalla «È stato un piacere, buon proseguimento» sparì di nuovo più veloce di come era arrivato.

«Mamma, papà» Kate restò in piedi accanto a Matias.

«Hai scordato questo, arciera» il Falco sollevò lo strumento e la sua biscottina si affrettò a farsi coccolare in un abbraccio atteso, ripetendo «Mi spiace, non volevo, ma l'agente era così ustionato...».

«Va tutto bene, tesoro, siamo orgogliosi di te e delle tue intenzioni» Julia le dette un bacino sulla nuca. Il filmato spiegava con chiarezza quanto accaduto e Kate era troppo sensibile e buona per non intervenire sapendo di poter aiutare il poliziotto, ferito da un mutante, nell'esercizio del proprio dovere.

«Mamma, le persone mi hanno aggredito come avevi previsto. Qualcuno aveva paura, gli altri volevano che li curassi. Mi guardavano in modo strano, come fossi un mostro, una stranezza della natura» espresse la sensazione di estraneità al resto del mondo umano che Fenice aveva vissuto sulla pelle per anni.

«Sei bellissima e non c'è nulla che non vada in te. Al contrario c'è di più, un'abilità scarsamente comprensibile e quasi mistica. Ma togliti dalla testa e dalla bocca la parola mostro, nel nostro vocabolario è stata bandita tanto tempo fa» lasciato l'arco e la faretra all'ingresso e tolto il giaccone, l'Avenger rassicurò sua figlia e si dedicò ai convenevoli con Poe «Amico, come va? C'è una cioccolata calda pure per me?».

«Lo sapevate, quindi, che ho il potere di curare? E che chi curo ringiovanisce e invecchia più lentamente?» l'arciera lo lesse sui volti di Nives e Poe, non ne erano affatto meravigliati.

«Tu lo hai detto a Matias, no?» sua madre si era confidata con l'amica al manifestarsi dell'abilità dopo la guarigione di Lucky, Clint aveva fatto altrettanto con l'ex aviatore ed era sicura che biscottina e il figlio di Nives avessero più che il cordone ombelicale.

«Colpiti!» il giovane Dameron fece spallucce «Temo non sia più un segreto per nessuno e che con poche analisi sul pompiere redivivo scopriranno anche che doni l'eterna giovinezza. Una domanda. I nostri telefoni hanno avuto una decina di minuti di standby, dopo che Kate e Angelo sono arrivati. Il cellulare di Kate non dà segni di vita da quando ha lasciato New York. Ditemi che è opera vostra».

«Di Hank, ingegner Dameron» Fenice confermò l'intuizione, sedendosi al tavolo del soggiorno. Subito ebbe una tazza di cioccolata e un piattino di ferri di cavallo «Se preferisci ti preparo una tisana ma secondo me l'effetto del cacao è migliore» la mano di Nives raggiunse il polso di Julia.

Che brandì non uno ma due biscotti insieme, assecondandola «Concordo!».

«Cosa pensate di fare? Avete un piano?» Poe interpellò Barton.

«Potete restare qui tutto il tempo che volete, lo sapete, se ritenete possa essere un valido nascondiglio» l'italiana lo ribadì, casomai ce ne fosse stato bisogno.

Angelo comparve dal corridoio restando sul limitare di esso «Buonasera». La felpa verde e i calzoni grigio scuro della tuta di Matias erano leggermente abbondanti, aveva ripiegato le maniche e il bordo dei pantaloni.

«Ciao, Warren. Grazie per aver portato via Kate da New York» il Falco tenne a ringraziarlo, il suo intervento era stato provvidenziale.

«Di nulla, non avrei permesso a nessuno di farle del male» aveva azzeccato la risposta, l'arciere si aprì in un sorriso di complicità e poi aggiunse «Ti consiglio di allontanarti da qui prima possibile, è rischioso restare e non sei tenuto».

«Avrei qualcosa da dirvi sull'attacco al centro vaccinale. Rimarrò finché sarà necessario, se non avete nulla in contrario» nella sua testa finché non fosse stato certo che Kate era sul serio al sicuro.

«Ottimo. Per tornare alla mia domanda?».

«Poe, stiamo vagliando alcune ipotesi. Forse ci ospiteranno dei cari amici che ci eravamo ripromessi di andare a trovare. Capirete sia preferibile che non sappiate i loro nomi né dove risiedono per il nostro bene, il loro e, soprattutto, per il vostro. Angelo, te compreso» Fenice fu schietta.

«Allora programmiamo una cenetta e organizziamo per la notte. Julia e Clint dormiranno nel loro cottage e voi ragazzi qui da Matias? Vi piace come soluzione?» Nives, stretta nel pullover di cachemire a collo alto, nocciola come i suoi occhi, preferì separare la coppia di adulti dai più giovani, immaginando che i coniugi volessero discutere liberamente.

«Dovremmo prepararci in tutti i sensi» l'Avenger scostò la tendina alla finestra del lato della dependance affacciato sul cortile interno, scrutando nel buio della sera.

«Nell'hangar ho qualche altro residuato bellico del mio vecchio lavoro» il restauratore segnalò la presenza di un congruo numero di armi da fuoco oltre all'ostentato M-16.

«Lascia perdere, papà. Siamo pronti, zio Clint».

Barton con la coda dell'occhio scorse le due fiammelle ardenti sopra i palmi delle mani di Matias rivoltati verso l'alto e due cilindri di ghiaccio a forma di proiettili creati da quelle di sua madre che rincarò la dose «Siamo nati pronti, Falco».

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