Capitolo 25 Di chiacchiere notturne e di future alleanze


«Lascialo stare, Kate, non mi dà fastidio» Lucky era saltato sul letto di Angelo e si era allungato a fianco, abbandonando i piedi della giovane Barton. Lei lo aveva rincorso per bloccarlo dalla sua stanza, non riuscendovi.

«Dorme sempre con me da quando sono nata» lo disse senza riflettere, non capendo di essersi tradita «strano sia venuto qui».

Messosi seduto, Warren fece finta di nulla, accarezzando il muso del cagnolone nello spazio fra le orecchie «Ha una mole tale da togliere spazio al riposo, ma mi abituerò. Si tratta di una notte soltanto». Come l'avesse sentito, il cane si raggomitolò nella parte finale del letto per dare meno fastidio possibile.

«Hai usato gli ultrasuoni pure stavolta per conquistarlo?» quasi gelosa dell'affetto del golden retrivier per il mutante, Kate formulò una battuta acida.

«No, sarà stato l'aroma del mio dopobarba, stavolta. Mi spiace, perdonami» Angelo si scusò di nuovo e lei sospirò, sedendo sulla poltrona patchwork a una giusta distanza dal letto. La debita distanza che non la spaventava, per più di una ragione «Se vai tanto a genio a Lucky non devi essere così male. Ha un istinto infallibile». Gli animali erano puri, innocenti, e il cane si era dimostrato più intuitivo di molte persone in diverse circostanze. Notò che Warren fissava l'immagine di Paperina stampata in gomma sulla maglia del suo pigiama, forse un po' infantile e contrastante con la mise rubata nell'armadio materno per mostrarsi più adulta e sensuale in occasione del loro appuntamento «La famiglia Barton ha un debole per l'abbigliamento da notte particolare, lo avrai notato».

A differenza sua il biondo non sfigurava col pigiama del padre, gli segnava il fisico tonico e muscoloso. Lo aveva sbirciato quando aveva mostrato le ali, più candide della sua pelle.

«Mi piace Paperina, sappilo» col pigiamino, le ciabatte pelose e l'alta coda di cavallo, Kate era deliziosa «Clint ha gusti antiquati, preferisco dormire con i pantaloni leggeri della tuta e una maglietta, ma i tuoi genitori sono stati gentili a ospitarmi, pigiama compreso. Non avrei potuto rifiutare alcuna loro offerta». Aveva ancora un leggero mal di testa. La tisana di Julia e il cachet lo avevano aiutato a rilassarsi, finché l'arciera e il cane non erano piombati in stanza.

«Sono così, non si formalizzano nemmeno a ospitare una spia. La spia che venne dal freddo, è un romanzo di spionaggio scritto da John le Carré, l'ho letto con mia madre» il segugio dagli occhi azzurri che le aveva regalato il bracciale indossato al polso sinistro, coperto volontariamente dal cannolé del pigiama.

«Stavo cercando delle informazioni, nel modo sbagliato probabilmente, ma non ti avrei mai fatto del male, Kate, nemmeno alla tua famiglia. Lo giuro» segnò una croce sul cuore.

«E Magneto, invece?» lei non aveva conosciuto Erik Lehnsherr se non dai discorsi degli zii mutanti. Era una spina nel fianco di Charles, costantemente in ansia per i comportamenti pericolosi del vecchio amico, oramai lontano geograficamente e ideologicamente. La mamma ne parlava poco, ma suo papà ne aveva una pessima opinione. E questo le bastava.

«Erik e Fenice stavano insieme, anni prima del Falco. Si lasciarono e restarono in ottimi rapporti. So che la stima, e vorrebbe che si unisse a lui, che venisse a vivere nelle Terre Selvagge. È un bel posto, Kate, per noi mutanti, ti troveresti bene, meglio di qui» la sua nazione aveva sempre rappresentato l'unica alternativa, nella sua mente.

«Più che a New York dove sono i miei amici, la scuola, la base degli Avengers in cui mi alleno? C'è Central Park dalle tue parti? O solo la pista di pattinaggio perennemente ghiacciata?» fu scettica della proposta «Perché dici meglio?».

«I mutanti sono visti ancora con timore nel resto del mondo. Non è casuale che i governanti degli stati  abbiano creato la cura, perché le mutazioni sono considerate una malattia e vogliono spingerci a liberarcene; in particolar modo le statistiche dell'ultimo decennio hanno dimostrato che le mutazioni sono in aumento e lo diventeranno esponenzialmente. Nella mia nazione i mutanti sono liberi di mostrare le peculiarità. Chi vola non prende i mezzi pubblici o l'auto per spostarsi, vola e basta. Capisci che intendo?».

«Le tue ali sono bellissime e funzionali, e puoi decidere di volare o di prendere un taxi. Per me è lo stesso, posso sistemare la mia cameretta con la telecinesi oppure raccogliere con le mani gli indumenti che ho lasciato sul pavimento. Non è così per tutti, purtroppo. Alcuni mutanti non riescono a gestire o sopportare le loro mutazioni, forse per loro la cura potrebbe rappresentare una soluzione. C'è ancora il libero arbitrio, qui!» certe caratteristiche fisiche imbruttivano gli interessati oltremisura oppure li ostacolavano nella quotidianità. Esistevano abilità articolate da governare e non bastava una vita a riuscirci. Lo affermò senza paura, fissandolo negli occhi resi più cerulei dalla stessa nuance del pigiama di Clint.

«Non penso. Sai cosa succederà, invece? La cura sarà imposta, i genitori che non accettano le mutazioni dei figli li porteranno a vaccinare prima che raggiugano la maggiore età e possano scegliere per se stessi o contro la loro volontà, gli eserciti si doteranno di armi per sparare il siero a tradimento e difendersi da mutanti presuntivamente ostili» Warren parve essere salito su un pulpito oratorio per il fervore messo nelle parole usate.

«Lo spero proprio, soprattutto per fermare mutanti crudeli come quello che ha ferito mio padre a Ginevra» Kate si era alzata in piedi, sollevando le maniche del pigiama con le mani «Mio papà e mia mamma, che erano lì per proteggere i papaveri delle Nazioni Unite e i manifestanti, si sono trovati a sedare una rivolta, cercando di non far del male né a umani né a mutanti, e hai visto com'è finita?».

Worthington III respirò profondamente. La discussione, per quanto costruttiva, stava diventando pesante. Si trovò a non poterle dare torto «I tuoi genitori sono unici, Kate, e tu vedi il mondo mediato da un filtro, quello dei principi ispiratori della loro vita. Fuori dal vostro bell'appartamento a Manhattan e la vostra cerchia di amici, anch'essi mutanti o esseri particolari, le persone la pensano in maniera diversa». Idealista e pura com'era, la bruna faceva fatica ad accettare il ragionamento.

«Questo è poco ma sicuro» lo squadrò riferendosi a lui, con il cane che osservava interessato la discussione «Siamo arroccati su opinioni profondamente opposte e non ho più voglia di dibattere con te. Sono un po' stanca, meglio che vada a letto. Lucky!» fischiò e il golden retrivier saltò giù dal letto per seguirla «Buonanotte, Angelo».

«Buonanotte, arciera. Sono contento che il bracciale ti sia piaciuto» data un'occhiata al polso, aveva visto il monile con arco e freccia stilizzati. Se ne compiacque, più che lo avesse chiamato Angelo per la prima volta.

La scuola di Charles Xavier era fantastica. Un'antica magione in mezzo al verde abitata da soli mutanti e arredata in modo moderno con dettagli d'antiquariato e un tocco personalizzato nelle singole aule. Quella di Julia Green ad Angelo parve un sogno.

«Mia moglie è un'insegnante eccezionale, è riuscita a far diplomare persino me. Non ti nascondo che prima di addormentarmi mi capita di leggere qualche pagina di un romanzo assieme a lei» Clint raccontò un pezzetto della sua vita privata a Warren, mostrandogli la classe di Fenice. Vi si era recato anche per un altro motivo: lasciare sul tavolino dedicato alle pause due scatoline con nuovi infusi della ditta Twinings, ai gusti di albicocca e miele, e di ciliegia e cannella. La sua Giulietta le avrebbe trovate il lunedì mattina, capendo subito che la sorpresa fosse un omaggio del Falco.

«Erik ha cercato di riprodurre l'atmosfera che si respira qui» ma non c'è riuscito, Angelo non lo disse al professor Xavier che lo scortava sulla sua tecnologica seggiola a rotelle. Gli camminava accanto una donna silenziosa, piccolina, dalle forme sinuose, in una tuta da ginnastica e anfibi scuri: Vedova Nera, sua compagna e nota ex spia russa divenuta componente degli Avengers.

«Ha uno spirito competitivo» Charles replicò, sospirando. Mai immaginando, tuttavia, quanto avrebbe ascoltato «Magneto ha parole affettuose per lei. Ricorda le vostre partite a scacchi, i vostri confronti, che gli salvò la vita. Il migliore amico che si possa desiderare, ripete».

Natasha strinse il dorso della mano del professore posata sul bracciolo della seggiola. Era sincero, il biondo. Romanoff aveva interrogato e torturato decine di prigionieri, sapeva che non mentisse.

«Piaciuto il giro turistico?» Julia accolse l'esiguo gruppo in salotto, strategica scelta informale per chiacchierare. Bestia e Mystica, nei loro aspetti mutanti, attendevano con lei. Bruce chiacchierava con Thor e Ororo, Kurt, Kitty e Bobby con Kate e Steve.

In un elegante completo di lana rasata lilla, la maglia dal profondo scollo e i pantaloni leggermente a zampa, la telepate sprofondò su uno dei divani. I compagni nella stanza erano dotati di tali e tante abilità che Warren non avrebbe minimamente potuto opporvisi e secondo lei non avrebbe neanche provato. Le era sembrato tranquillo, fin dal mattino a colazione, consumata nella loro cucina e imbandita da Barton, anche quando gli aveva annunciato della trasferta a Westchester.

Clint la raggiunse, facendo segno all'ospite di sedersi.

Warren si ritrovò fra Kate e Kitty, che gli porse un piattino di porcellana Ginori con una fetta di torta al cioccolato più fondente dei suoi occhi «Forse è presto, ma è buonissima, prendine un po'».

Banner sorrise della scaltrezza di piazzare lì il ragazzo, che non si sarebbe sentito per nulla minacciato.

Un tablet in connessione con Tony permetteva a quest'ultimo di seguire la riunione da remoto. Stark era arrabbiato come una biscia con la figlia per aver retto il gioco alla piccola Barton, e aveva gridato al telefono nell'orecchio di Morgan fino a pochi minuti prima.

«Angelo, sei qui poiché abbiamo necessità di chiederti alcune informazioni. Domandare è lecito, rispondere è cortesia. Regolati» il Capitano introdusse l'argomento e fece capire che gli convenisse collaborare. Se non avesse voluto, nessuno gli avrebbe torto un capello ma avrebbero raggiunto ugualmente il loro scopo: i due telepati gli avrebbero tirato fuori dalla testa ogni notizia che cercavano.

A Fenice non premevano solo i fatti oggettivi. Pretendeva le impressioni personali di Warren. A ridosso del ferimento di Clint si era interessata esclusivamente della sua salute; adesso che il peggio era passato, aveva deciso di indagare sugli eventi di Ginevra. Soprattutto dato ciò che avevano scoperto i colleghi.

«Il mutante che produce onde sonore con la bocca e che ha colpito Barton e Romanoff nel corso della presentazione della cura, si chiama Sean Cassidy, è irlandese di nascita, soprannominato Banshee. Le nostri fonti riferiscono che può distruggere con le onde qualsiasi ostacolo incontri e provocare ferite e perdite di udito» Rogers spiegò, nella versione concordata che conferma la precedente disabilità dell'arciere «Fortunatamente, il Falco è uscito indenne dall'attacco, i problemi di udito che aveva prima gli resteranno. Tuttavia, Angelo, Banshee è considerato un affiliato di Erik Lehnsherr».

Warren trasalì. Non erano mancate feroci critiche al comportamento di Fenice, che aveva respinto l'assalto del mutante per salvare i compagni e proteggere questi ultimi e il marito ferito. L'incertezza sulla sorte di Banshee e l'ipotesi che fosse deceduto, e non semplicemente spostato in altro luogo da un altro terrorista, mutante teleporta, erano divenute oggetto di dibattito.

Mystica camminò verso Warren, con una cartellina portadocumenti in mano. Prese il piattino con la torta quasi intonsa e lo scambiò con i fogli della cartellina «Puoi vederlo coi tuoi occhi. Non sono dei fotomontaggi» c'erano fotografie di Sean Cassidy in azione, ripreso dalla telecamere in funzione all'interno della sala congressi di Ginevra, mentre lanciava le onde contro i due Avengers. Lo stesso mutante era stato immortalato in compagnia di Magneto.

Angelo riconobbe la casa di Erik alle Terre Selvagge. Lo scatto raffigurava i due seduti uno di fronte all'altro alla scrivania dello studio di Lehnsherr dove lui stesso era stato molte volte. Chi aveva scattato le foto era posizionato fuori dalla struttura, al di là del vetro dei finestroni posti alle spalle della poltrona di pelle di Magneto. Il suo capo non era l'unico a sguinzagliare i propri compari alla ricerca di informazioni; dedusse che vi fossero spie pure fra la popolazione di mutanti della nazione da cui proveniva.

«Cosa dimostra?» ebbe paura di domandarlo.

«Riteniamo che ci sia Lehnsherr dietro le sommosse. Non solo ha assoldato alcuni elementi per infiltrarsi nei gruppi di rivoltosi esasperandone le azioni ma ha ordinato a Banshee di colpire Clint. Cassidy ha puntato il Falco: non voleva solo ferirlo, voleva ucciderlo» Bestia lo sostenne senza remore. Aveva studiato i filmati tante di quelle volte insieme a Bruce e Tony da averli consumati e la traiettoria delle onde sonore era netta. Natasha era stata un danno collaterale, trovandosi vicinissima all'arciere che l'aveva protetta. Non c'erano dubbi che Banshee volesse più che ferire Barton. Che le onde sonore creassero lesioni all'udito aveva convinto gli scienziati che l'azione fosse stata premeditata.

Kate sussultò accanto ad Angelo, impallidito, afferrando il bracciolo della poltrona. I piedi si muovevano di continuo dentro gli anfibi. Percepì un aumento del battito cardiaco e un'angoscia terribile per ciò che sarebbe potuto accadere.

Julia, in contemporanea, strinse con forza la mano del marito. Steve li aveva già informati delle deduzioni dei colleghi ma sentirlo esporre da Hank con fermezza davanti alla figlia l'atterrì.

«Non potete esserne certi» balbettò Worthington III.

«Lo siamo, invece. Warren, ascoltami. Erik ha numerose buone qualità, ma i dolori che gli sono stati inflitti dagli umani hanno alterato la sua visione di loro. La sua battaglia non è la vostra» Charles usò il termine vostra riferendosi ai giovani mutanti che abitavano le Terre Selvagge e tutti i seguaci di Magneto.

«Non so nulla di questa storia» restituì le foto a Raven, girandosi verso Kate «Lo giuro, credimi». Si giustificò di faccende che ignorava, mettendo a posto i tasselli di un puzzle che si componeva nella propria testa.

Il Capitano insistette sulla teoria che avevano elucubrato «Ipotizziamo che Erik stia formando una vera e propria guarnigione di mutanti parecchio potenti con cui muovere alla conquista di altre nazioni. Credeva di potersi espandere, prese le Terre Selvagge, ma il pezzo di Antartide è l'unico che gli sia stato concesso formalmente. Avrebbe gioco in luoghi in cui esiste una segregazione fra mutanti e umani, lì gli sarebbe più semplice; pure la confusione e la protesta, il disagio che ci sarà per il vaccino saranno elementi ambientali importanti per attaccare nel futuro prossimo, un punto a favore. Riteniamo che Magneto credesse di poter persuadere Julia a unirsi al suo gruppo, grazie alla morte di Clint».

«Come sarebbe riuscito? Lei era presente, ha visto che è stato un mutante a colpire il Falco».

Gli adulti avrebbero voluto omettere un pezzo di supposizione che riguardava l'arciere, fu quest'ultimo a spiegarla «Offrendole la testa di Banshee su un piatto d'argento, la possibilità di vendicarsi, simulando che non avessero alcun tipo di legame e che l'irlandese fosse una scheggia impazzita».

Kate strinse i pugni, domandandosi se sua madre sarebbe caduta in simile tranello del vecchio e astuto amico e pure se avrebbe saputo trattenersi con razionalità davanti alla perdita di Clint, avvenuta sotto i propri occhi; lo sguardo incomprensibile con cui ammirava suo marito non era affatto un sereno presagio. Sua mamma si era mostrata una leonessa, in ogni occasione, razionale e stabile, perché il Falco era la fonte del suo equilibrio e viceversa. Forse Lehnsherr era più intelligente di quanto l'arciera credesse.

«Angelo, pensaci bene. Ti sembra plausibile? Dell'attacco a mio marito e della compagine di mutanti?» Fenice glielo chiese con dolcezza.

«Sì, stavo riflettendo su questo. Potrebbe essere» amaramente ammise che aveva ragione.

«E, soprattutto, potresti fare qualcosa per me?».

Julia Green lo aveva aiutato a sbloccare la sua abilità da piccolino e lo aveva accudito e accolto nell'appartamento della sua famiglia come un figlio. Si sentì in debito «Non chiedermi di tradire Erik» la pregò, calcolando che non avrebbe potuto rifiutare una sua proposta.

«Se dovessi capire che Magneto ha un piano pericoloso, vorrei che mi informassi. Il momento che stiamo vivendo è difficile, l'introduzione della cura creerà ulteriori scontri e temo per l'incolumità degli uomini e dei mutanti. Anche per quella dei tuoi connazionali. Impediamo che Erik faccia qualche scemenza» aveva bisogno di un amico nell'esercito di Lehnsherr e cercò una strada.

«Non serve una risposta immediata, ragionaci. Questo è il mio biglietto da visita» un tagliando di carta finì nelle mani nel ragazzo, steso da Xavier che lo aveva raggiunto sulla sua seggiola a rotelle «La mia scuola e la mia casa sono aperte per te, un posto ci sarà sempre se vorrai trasferirti qui» il professore lo invitò.

«Staresti bene, Warren. New York è vicinissima, una città che offre molto per un persona giovane come te» Ororo sistemò il ciuffo bianco sulla fronte.

Thor annuì «La villa di Charles è accogliente persino per chi viene da un altro pianeta, lo confermo. Angelo, le guerre non sono mai un bene, qualsiasi siano i motivi per cui si combatte. Lasciano indietro morti, feriti, sofferenze».

«Ci penserò, Fenice, non ti prometto nulla» mise il biglietto nella tasca posteriore dei jeans, consapevole che la conversazione fosse terminata.

«Una cosa, sì, la prometterai: di tornare a casa oggi pomeriggio come abbiamo stabilito» prima di recarsi alla X-Mansion, Clint lo aveva scortato al motel dove alloggiava per preparare il bagaglio. Hank aveva acquistato un biglietto aereo a nome di Warren per il tardo pomeriggio affinché volasse nelle Terre Selvagge.

«Ok, Falco» li rassicurò «Lasciami alla fermata della metro, sono molto in anticipo sull'orario della partenza e ho solo il bagaglio a mano» aveva stipato tutto in uno zaino capiente. Preferiva trascorrere qualche ora libera in città che in aeroporto.

Clint acconsentì, certo che sarebbe salito su quell'aereo. 

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