Capitolo 12 Di misteriosi costumi e di discussioni su un ballo in maschera

«Cosa contiene?» Ororo guardava con interesse la scatola posata sul letto di Julia.

Di forma quadrata, legata da un fiocco di raso viola, era alta una decina di centimetri con un lato di cinquanta.

«Non lo so, l'ha consegnata il corriere mentre ero a lezione e Charles me l'ha fatta portare su» Fenice sfiorò il nastro color melanzana fra i polpastrelli.

«Aprila, forse il bigliettino del mittente è all'interno».

La bruna sciolse il fiocco e sollevò il coperchio, trattenendo a stento un urletto. Aveva visto decine di volte il film di Zeffirelli Romeo e Giulietta, anche nella recente versione restaurata, e riconobbe immediatamente l'abito che la protagonista indossava nella scena del ballo.

Lo tirò fuori in un religioso silenzio, dalla parte superiore. Il velluto rosso corallo con alcuni spicchi longitudinali di arancio formava un incrocio sul seno; fermato da una fettuccia sottile molto sopra la vita, scendeva a terra, aprendosi nella corolla di un giglio fatato, più ampia sul retro dove creava un accenno di strascico. Le maniche e il corpetto, sotto il collo, erano finemente ricamati di fili d'oro e rossi; sulla spalla il ricamo effigiava un fiore stilizzato con gambo e petali.

Se lo posò addosso, in preda a un'estasi incredibile, poiché corrispondeva alla sua taglia.

«Julia, ci sono anche questi, che meraviglia, sarai perfetta» Tempesta aveva reperito, sul fondo della scatola, una busta di stoffa con scarpette da ballo di capretto tinte di nero, in stile all'epoca dell'ambientazione della tragedia, e una confezione trasparente con l'accessorio che l'attrice Olivia Hussey portava sul capo, ovvero un cerchio di filo dorato tramato all'uncinetto e unito a delle micro perle. Posato sulla nuca, aveva alla base ulteriori fili da utilizzare per abbellire l'incrocio dei capelli in una magnifica treccia.

«Stupendi».

«Nessun biglietto che indichi il mittente, sarà stato Clint?». Julia continuava a uscire con l'arciere e trascorreva la notte da lui a New York, nei weekend. Il loro rapporto diventava giorno dopo giorno più intenso, nonostante l'uomo, più che rispettoso, stesse aspettando l'occasione perfetta per amarla completamente. Ororo conosceva ogni sfaccettatura della loro relazione, poiché la sua amica si era confidata della propria felicità.

La principessa aveva riconosciuto un alto livello di serietà nel comportamento dell'Avenger, per questo lodato e stimato ancora di più. Era conscia, tuttavia, della forte attrazione fra i due, che erano, comunque, persone adulte, certa che l'inevitabile amore completo sarebbe sbocciato quanto prima e che non avrebbero atteso troppo altro tempo; e pure che il solo cruccio di Fenice fosse la resistenza di Barton ad accompagnarla al ballo a tema shakespeariano che aveva organizzato con la collaborazione degli studenti.

«E' impossibile, il Falco si vergogna di vestirsi in costume e ha chiarito più volte che non sarebbe venuto» partecipare alla manifestazione ludica ispirata alla tragedia non era un obbligo accademico e lui non si sentiva di presentarsi mascherato fra tanti alunni adolescenti.

Si era offerto di intervenire in abiti civili, mandando Julia su tutte le furie, perché per l'accesso alla sala era perentorio indossare una maschera a tema dell'opera. Poi, come non bastasse, aveva inventato la scusa di non poter lasciare solo Lucky «Ha perfino messo in mezzo il cane, che, come sai, è parte integrante delle nostre classi, visto che lo porta regolarmente. E' il primo allievo a quattro zampe della storia della X Mansion e del mondo intero».

Da quando avevano preso il golden retrivier, era diventato il loro cane a tutti gli effetti; avevano da subito abbandonato ogni proposito di cercargli un altro padrone e l'animale seguiva Clint come un'ombra, persino al quartier generale degli Avengers, quando lavorava e si allenava. Capito chi comandava a seguito del discorsetto della mutante, gli ubbidiva come un agnellino e gli si era legato più di un neonato. Infatti, lasciato da solo nell'appartamento anche per poche ore, pur non sporcando, metteva a soqquadro ogni spazio accessibile, frugando nei cassetti, infilandosi nel letto, mordendo alcuni oggetti in maniera metodica e quasi pensata a dispetto.

Il giorno in cui Barton aveva scordato di chiudere a chiave l'armadio di casa, custode di abiti e pure dell'arco pieghevole, il suo preferito, Lucky si era divertito a staccarne la corda e a piantare evidenti segni dei denti sull'impugnatura, con un manifesto malessere alla solitudine. Da lì in avanti, il Falco aveva deciso di portarlo sempre con sé, se poteva.

«Se non è il tuo ragazzo Avenger, vuol dire che hai pure un altro ammiratore? Erik, per farsi perdonare o per riallacciare i rapporti? In fondo la data della festa era stata fissata già da tempo, la sapeva quando se n'è andato» sarebbe stato il sabato successivo.

«Non credo, purtroppo» Green preparò una tisana al melograno di Persia per entrambe, aggiungendo alla merenda un piattino con biscotti alla cannella a forma di stella, col viso contrito al pensiero di Lehnsherr e della sua fuga. Nonostante gli innumerevoli sforzi delle due squadre di mutanti e di Avengers, l'ubicazione di Magneto e dei gemelli Maximoff restava ignota.

«Nemmeno io, in verità. L'abito che ti è stato regalato è di gran pregio, sembra dell'epoca per quanto è ben fatto; è della tua taglia, del personaggio di Giulietta e del film che adori, è stato creato su misura per te, non c'è dubbio, e da un'abile sarta» sorseggiando l'infuso, Tempesta tastò la stoffa, esaminando la sottogonna «Non ci sono riferimenti del negozio di noleggio, come quello a cui ci siamo rivolte noi per indossare qualcosa di decente a un prezzo accessibile. Chi l'ha acquistato voleva donartelo, voleva che restasse a te. Julia, varrà almeno qualche migliaio di dollari, sai che me ne intendo di moda. Insomma, l'ammiratore misterioso è assai benestante, quindi hai un indizio importante per capire chi sia. Sono gelosa, davvero». Era un regalo azzeccatissimo per la professoressa di letteratura, non c'era che dire.

«Sono arrabbiata con Clint, e sai che accadrà? Non ne farò parola con lui e lo indosserò, sperando che il mio fan venga a reclamare almeno un ballo» sbuffando a gambe incrociate sul letto, accanto alla scatola, Julia si rassegnò a una serata senza l'arciere, unico motivo di dissapore fra loro.

«Ho una mezza idea di come andrà a finire, la tengo per me».

E Tempesta aveva l'occhio lungo, altro che Occhio di Falco.

«Clint, il tuo cagnolino mi guarda storto, sarà per l'occhio che non ha?» Stark, in apparenza, non aveva mandato giù la presenza costante di Lucky. Pure l'animale lo aveva preso in antipatia e gli abbaiava contro spessissimo, in particolar modo quando Iron Man accendeva il sigaro, come in quel momento, all'esterno del lounge bar dell'Upper East Side dove i Vendicatori si erano recati per un aperitivo «Senti, monocolo, siamo in un giardino! Perché odi i miei cubani, piuttosto?».

«Tony, per piacere, lascia in pace il cane. Fumare meno o smettere del tutto sarebbe meglio che continuare a impuzzolire l'ambiente col tuo tabacco di contrabbando, il cui acquisto è pure un reato. E Lucky è molto simpatico, è diventata la mascotte degli Avengers» Steve strinse con entrambe le mani il muso del cagnolone, accucciato accanto alle ginocchia di Barton, rivolgendogli uno dei suoi sorrisi da pubblicità del dentifricio, e ricevendo una leccata sulla guancia. Camicia azzurra e jeans slim fit, Rogers era osservato dalle donne del locale di qualsiasi età che passavano davanti al tavolo degli Avengers con ogni scusa banale, chiedendo selfie a lui e a Thor, meglio se insieme.

«Se lo afferma uno che si è fatto sciogliere da Magneto lo scudo che gli aveva forgiato mio padre, sono autorizzato a non dargli credito» alla vista delle sei paia di manette in vibranio, Stark era quasi svenuto, sulle prime. Man mano che i giorni erano passati, il trauma si era trasformato nello scherno continuo che il Capitano aspettava.

«E' una bella bestia, anche se non credo che in battaglia possa aiutarci» Natasha non amava gli animali né la loro compagnia, ma perfino lei aveva più volte ammesso di avere un debole per il golden retrivier. Succhiò il suo cocktail Manhattan dalla cannuccia, assaporando la commistione di whiskey, vermut rosso e angostura dalla coppetta; portò la ciliegia candita alla bocca, dal gambo, e, masticatane la polpa con eleganza, interloquì il Falco «A parte le scemenze sul cane, è vero che domani sera ci sarà la festa organizzata dalla tua ragazza alla scuola di Xavier e che tu non ci andrai?». Non gli aveva posto una domanda, ma un'accusa, giocherellando con l'orlo del tubino nero smanicato. Di solito parlavano a quattr'occhi di un certo tipo di argomenti, ma da quando c'era di mezzo Julia, il collega aveva smesso di condividere i propri pensieri e Romanoff aveva chiesto aiuto agli altri del team per convincerlo a partecipare al party.

«Sono affari miei» ribatté il chiamato in causa, sorseggiando una birra chiara New Yorker Fine Lager da un boccale. C'era una leggera brezza, ma sentiva molto caldo, sotto la giacca leggera, e fu costretto a toglierla, restando in maglietta.

«Gli affari che tratti da sciocco? Clint, sai che darei io per partecipare a un ballo, con dei bei vestiti di guisa antica, danzando con una fidanzata incantevole e dolce come Julia?» Thor lo fulminò; se avesse avuto il Mijonir in mano, gli avrebbe lanciato la scarica di una saetta per farlo rinsavire, ma poiché aveva, invece, davanti, la ciotola delle arachidi, si dedicò a sgusciare quelle, tra un'occhiata e l'altra alle spudorate signore e signorine che lo insidiavano da lontano.

Barton comprese di essere stato vittima di un agguato. Molleggiò le punte dei piedi sulle scarpe da ginnastica, sotto il tavolino, notando che l'ubicazione scelta da Stark all'interno del lounge bar era nell'angolo a destra, lontana da altri avventori, dal corridoio che portava all'uscita e pure dal bagno. No, non aveva scampo «Credo che Lucky debba fare i bisogni, sarà meglio che lo porti fuori».

«Si è esibito nelle cascate del Niagara prima di entrare, Falco, resta seduto» Bruce addentò un brownie al formaggio, specialità del locale, che aveva accompagnato a un Lemon Virgin Margarita, versione analcolica del cocktail più famoso «Saranno tutti in costume, e, secondo me, se indossassi una mascherina coprente per gli occhi nessuno ti riconoscerebbe. E poi anche fosse, li frequenti da settimane, vai a lezione lì con gli altri studenti tutti i giorni, ti sei fermato a insegnar loro a tirare con l'arco, Fenice dice che ti adorano: non hai nulla di cui vergognarti».

«Carissimo Occhio di Falco, accadrà esattamente il contrario. I giovani mutanti che ti portano ad esempio scopriranno che sei un supereroe limitato, che ha superato il disagio di riprendere a studiare, ma non quello di infilarsi un costume e andare a ballare con loro. Diamine, fa finta che sia un'uniforme da battaglia» Rogers lo rimproverò aspramente, certo, tuttavia, che con lui - di cui era mentore da quando lo aveva recuperato dalla gattabuia - quel genere di ammonimento avrebbe avuto poca presa, lo avrebbe solo fatto infuriare. E non sbagliò, immaginando che Tony avrebbe esagerato di lì a poco.

«Steve, non sprecare fiato, ha ragione Clint, non sono proprio affari nostri» Stark buttò giù il suo whiskey Glenfiddich Rare Collection 1937, di cui aveva ordinato un'intera bottiglia al modico costo di ventimila dollari e lo stuzzicò «Fossi in te, Barton, prenderei due dita della mia prelibatezza invecchiata di cinquant'anni, per dimenticare che Julia, domani, ballerà con uno dei suoi colleghi, oppure con uno degli studenti, scoprendo di avere una predilezione per i toy boy che vanno tanto di moda, magari con la coda e la pelle blu. E farebbe bene a non sprecare più tempo con uno smidollato come te. Di fortunato ti resterà solo il cane, tienitelo stretto, vi abbraccerete sotto un ponte in un prossimo futuro».

«Vi auguro una buona continuazione di serata e a te, sborone di un miliardario, che l'alcool ti vada di traverso» l'arciere, offeso, si alzò per guadagnare l'uscita con Lucky alle calcagna, gettando una banconota da cento dollari sul tavolo per pagare il conto per i colleghi, tranne che per Tony, che ricevette anche un ringhio dal quattrozampe.

«Hai enfatizzato troppo, tanto per cambiare» il principe asgardiano indicò alla cameriera di portare altri bicchieri, per gustare la squisitezza ordinata da Stark «Pure se Barton necessitava di una sana strigliata».

«Ci ha pensato zio Tony, Point Break, bevi sereno, vecchio mio e tieniti pronto» citando il film della regista Bigelow, i cui palestrati protagonisti ricordavano il possente fisico dell'asgardiano, Stark dette a quest'ultimo una pacca così forte sulla schiena da farlo strozzare mentre centellinava il notevole whiskey dal bicchiere appena portatogli.

Il giorno seguente. Stessa ora.

«Che roba è? Non ho ordinato nulla» sulla porta del proprio appartamento, Clint litigava con il ragazzo delle consegne che si era presentato con una scatola grossa come un televisore.

«Senta, signor Barton, mi hanno pagato per portare il pacco a lei personalmente, mi hanno dato una mancia favolosa, per piacere, lo prenda. Devo finire il mio giro ed è già tardi» l'addetto si stava scocciando. Pensò che poteva lasciare la scatola sullo zerbino, ma la faccia inquieta del destinatario e i canini del golden retrivier senza un occhio che gli abbaiava contro lo stavano terrorizzando, i piedi gli si erano incollati al pavimento del ballatoio del pianerottolo.

«E' il peggior sabato sera della mia vita, gli scherzi e le truffe non mi piacciono, sparisci!» certo che il pacco non fosse suo, e che si sarebbe trovato un salato prelievo di qualche farabutto sulla carta di credito, l'arciere gli alzò i pugni contro, con la sola intenzione di minacciarlo e farlo andar via «Chiamo la polizia, se non ti volatilizzi entro tre secondi».

Il ragazzo si sbilanciò, mollando la presa sulla confezione che ricadde a terra, sul lato corto. Il fiocco verde smeraldo che l'avvolgeva si sciolse nell'impatto, e il coperchiò si sollevò, rivelandone il contenuto.

«Diavolo, hai ragione, credo sia per me, aspetta» alla vista, Clint rientrò in casa e prese una banconota da dieci dollari dal portafoglio, ammonendo il cane a stare calmo «Per te, altra mancia, scusa».

Raccolse la scatola e il suo contenuto, chiudendo l'uscio, le ultime parole del ragazzo nelle orecchie «Razza di taccagno! Quell'altro è stato più generoso».

Gli tremavano le mani, dovette poggiare velocemente il contenitore sul tavolo del soggiorno e sedersi, osservandone l'interno. Lucky si era posizionato accanto a lui, il muso a curiosare nella scatola «No, buono, faccio io che tu rischieresti di rovinarlo». Cercò un biglietto senza trovarlo, sicuro che non fosse un regalo di Julia; ebbe la tentazione di chiamarla al cellulare per raccontarglielo, ma desistette, contemplando il velluto nero e azzurro della casacca e la parte inferiore del costume recapitatogli: una calzamaglia nera molto coprente, con degli stivaletti neri e uno speciale indumento intimo maschile, ovvero un sacchetto elasticizzato atto a contenere la propria intimità «Lucky, il sospensorio, no! Mica sono un ballerino, un étoile, sono un arciere, un agente addestrato con anni di servizio».

Il cane abbaiò, scuotendo la testa e fissandolo con comprensione ma con fermezza.

In quell'attimo il cellulare di Barton, anch'esso posato sul tavolo, squillò; lesse il numero di Tony, con cui era ancora offeso dalla sera precedente, e decise di non rispondere. Dopo un ventina di squilli, Stark interruppe la chiamata. E pochi secondi più tardi il citofono suonò.

«Lo sapevo, dannazione» l'abito era rifinito e di gran lusso, e solo uno dei suoi amici poteva averlo comperato: il più idiota che beveva bottiglie di liquore da ventimila dollari.

«Occhio di Falco, ti aspetto giù, muoversi. Oppure mi fai salire?».

«Sali, devo farmi la doccia» lasciò la porta socchiusa, certo che non sarebbe entrato nessuno con Lucky a fare la guardia «Per gentilezza, non mangiare vivo Tony, ti rimarrebbe sullo stomaco e passeremmo la serata dal veterinario. Invece, temo di dovermi preparare» considerò di nuovo l'abito, stralunato, il costume di Romeo del film di Franco Zeffirelli che lui e Julia guardavano in continuazione alla tv, abbracciati a letto, fra un bacio e una carezza, con il golden retrivier sul tappetino imbottito che gli avevano comprato per dormire vicino a loro.

Da quando si erano chiariti, a seguito della lettura della mente del loro primo incontro, avevano avuto un unico momento di incaglio alla loro relazione non ancora sbocciata: il bacio nella Mustang verde, che era passato, lasciando spazio a un rapporto divenuto importantissimo. Il ricordo del viso triste di Fenice quando le aveva detto che non sarebbe andato al ballo lo aveva destabilizzato, ma la soggezione di presentarsi in costume fra i giovani mutanti dai poteri straordinari lo aveva fermato dal farsi convincere, pure se la bruna glielo aveva chiesto più volte.

Era solo un piccolo sacrificio, pensò, e, di nuovo, che per lei avrebbe fatto di tutto. Aveva perfino accondisceso a prendere Lucky, che a posteriori gli era sembrata una delle scelte migliori della sua vita. E poi trascorrere una serata con Fenice, in una scuola frequentata da allievi simpatici, sarebbe stato davvero un sacrificio?

Aprendo l'acqua calda del box doccia si dette del vero scemo; le parole degli amici Avengers che lo avevano redarguito durante l'aperitivo gli risuonavano in mente, in un vortice di confusione. Sperò che non fosse troppo tardi e di non aver deluso Julia in modo irreparabile. Si rammaricò di non avere il potere della velocità del disperso Pietro Maximoff e cercò di fare del proprio meglio per sbrigarsi.

«Falco, ciao, il tuo cagnaccio non ha occhi che per me, l'occhio buono, intendevo dire» Stark si affacciò alla porta del bagno con la testa. Portava un buffo cappello rosso e giallo, i colori di Iron Man, ricoperto da tre piume blu, e a Clint sgusciò la saponetta dalle mani per la visione surreale.

«Vieni anche tu?» mormorò, perplesso.

«Certo, mica pensavi che ti avremmo lasciato solo. Ti scorteremo fino alla tenuta di Xavier e ci accerteremo che entrerai nella sala da ballo».

«Usi il plurale, chi intendi?» passando lo shampoo fra i capelli con le dita, temette la risposta.

«Ho preso dei costumi per gli altri cinque sfigati, avvertendo Charles e il mio nuovo amico Hank, la bestiaccia; non mi piace imbucarmi alle feste, ma sai bene che una festa senza di me ha poco senso. Comunque verrò accompagnato, Pepper ci aspetta in auto. Ho evitato di farla salire, poteva spaventarsi di te vestito da Romeo con le noci di cocco in vista. Scherzo!» ridacchiò, chiarendo «Sono un menestrello, ti piace il mio abito?». Era viola, arancione e dorato, particolarmente sgargiante e appariscente, composto da una casacca e una calzamaglia analoga a quella del vestito del Falco, che si rasserenò leggermente.

«E' particolare» commentò Clint, asciugandosi i capelli con un telo di spugna e afferrando il phon tenuto sempre a portata di mano per la mutante «Tony, grazie per il costume e per essere venuto, dovrò ringraziare pure i colleghi» la solidarietà manifestatagli lo colpì. Si era innervosito della loro invadenza, lui che era così riservato e chiuso, ma ne apprezzò l'appoggio morale e concreto e che lo avrebbero scortato.

Stark gradì il riconoscimento al proprio operato; detto da Barton, tanto ombroso, valeva il triplo. Minimizzò «Almeno non sei un caso disperato; dai, spicciati, dobbiamo fare un'entrata trionfale, fidando che la tua bella non stia davvero danzando con un rivale con la coda». Lo disse come battuta innocente, stavolta, provocando un ulteriore guizzo nell'arciere, che, se possibile, aumentò la velocità nella preparazione.

«Clint, credo di essermi sbagliato, ieri, e sai che lo ammetto a malincuore; di fortunato non hai solo il cane, ma la bellissima Giulietta che ti aspetta» Iron Man era sicurissimo che Julia Green non avrebbe ballato con altri all'infuori del suo amico.

💘

N.d.A.

Preannuncio un tredicesimo capitolo super romantico!  Stay tuned!

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