Capitolo 1
Impero di Liaohua - città di Shilan
«Tè al fiore di loto?»
Alla domanda del padre, Ryung chinò la testa con fare colpevole. I capelli scuri scivolarono sulle spalle fasciate da un hànfú azzurro, i cui veli si muovevano al soffio del vento.
«Per calmare le sette emozioni, abeonim.»
L'uomo le sorrise bonariamente, mentre sollevava la tazza di giada, seduto nel piccolo giardino della loro umile dimora. Non aveva niente a che vedere con gli ampi e disseminati spazi del palazzo reale, ma lì Ryung si sentiva più al sicuro, avendo il controllo di ogni cosa.
«Non hai bisogno di tenere a bada il mio umore, Ryung-ah» la rimproverò, mentre una ruga di apprensione si formava al centro della fronte.
In tutti quegli anni - ne erano passati almeno otto - suo padre non era cambiato molto. Esibiva ancora un viso dai lineamenti dolci e delicati, con il pallore di chi era cresciuto a corte e non nei campi.
Ryung tornò a sedere sulla pietra levigata che accoglieva spesso i loro pomeriggi, coprendo il polso con la manica larga della veste. «Non sarei filiale se non mi prendessi cura di mio padre al meglio. Vado io stessa ad acquistare il migliore tè di Shilan al Lago del Cielo. La proprietaria, Wei Su, mi concede sempre le foglie migliori.»
Il padre appoggiò la tazza sul tavolo privo di spigoli e si sollevò in piedi, facendole segno di seguirlo. Il vento si introdusse tra i capelli legati in cima alla testa, stretti da uno spillone argentato. «Che tu abbia un forte amore filiale è innegabile.» Vi era un senso di tristezza nella sua voce, che si accordava ad un modo di camminare lento e stanco. «Tuttavia, non sono queste le dimostrazioni di affetto che desidero.»
Con un gesto veloce sfilò dalla manica di pesante broccato una tavoletta su cui era stato inciso il nome di "Hae". Ryung ebbe un fremito nel leggerne l'ideogramma. Suo padre non si distaccava mai da quel segno, un simbolo che portava sempre con sé, come se gli affari del cielo fossero strettamente legati a quelli della terra e la morte non aveva saputo interromperne il legame.
«Tua madre non riposerà mai in pace se non otterremo vendetta» le confidò a bassa voce. Da quando era stato tradito, non faceva che rimanere accorto, anche quando erano completamente soli. Persino i servitori si tenevano a distanza, se non espressamente richiesti. «Solo sposando il figlio del generale Lan, Hexin, acquisteremo il loro esercito.»
Ryung tenne bene a mente quelle parole. Sapeva da sempre, ormai, quale sarebbe stato il suo percorso
«Il generale Lan è ambizioso, abeonim. Avrebbe potuto darti il suo appoggio solo tramite un accordo, ma è il tuo nome che desidera in cambio, e il mio destino.»
Il padre le afferrò le spalle, voltandola dalla sua parte. La fermò sotto il grande salice che aveva fatto piantare al centro del giardino, in memoria di quanto accaduto alla moglie. «E questo ti preoccupa, Ryung-ah? Non ne hai motivo. Quando si creano delle alleanze è giusto che entrambe le parti interessate ricevano qualcosa in cambio.»
E lei era un tramite per arrivare lontano. Ryung si inumidì le labbra, sapendo che se avesse insistito avrebbe solo adombrato suo padre, perciò sorrise. «Hai ragione, sono ancora una bambina ingenua.»
Il principe, tutore di Daeju - o quello che ne rimaneva - la fissò con ostinazione, lasciando la presa sulle sue maniche. «Sei una donna, ormai, e mi renderai estremamente fiero. Un giorno ci riprenderemo ciò che è nostro di diritto.»
Ryung annuì, posando una mano sulla tavoletta ancestrale della madre. Fino ad allora era cresciuta con la sola idea di essere uno strumento, niente di più, per rendere felice chi le aveva donato la vita. Non avevano importanza le ombre del passato, ma solo quelle del futuro.
«Xiăojiě!» La voce della sua dama personale interruppe quel breve momento familiare. La lunga coda di capelli batteva contro la veste rosa e bianca. Quando la ragazzina si fermò di scatto accanto a lei le lanciò un sorriso. «Il giovane Lan Hexin desidera potervi incontrare.»
«Avresti dovuto farlo accomodare subito, Qu» borbottò il padrone di casa, nascondendo la tavoletta nella manica. «Presto sarà lo sposo di mia figlia.»
Qu arrossì e arricciò le labbra in un moto dispiaciuto. «Questa sciocca serva ha ancora da imparare, dàren, perdonatela» si diede un piccolo schiaffo sulle labbra.
«Mio padre non ti perdonerà se farai ancora attendere il nostro ospite alla porta» le sorrise Ryung, indicandole di non perdere altro tempo.
Quando la ragazzina svanì, anche il padre lo fece, dichiarando che sarebbe stato preferibile lasciarli discorrere da soli, così si sarebbero abituati a trascorrere del tempo insieme. Ryung rimase immobile nel giardino, con le mani intrecciate in grembo. I passi sicuri di Hexin - ormai aveva imparato a riconoscerli - comparvero sotto la veranda. La veste in broccato blu scuro e oro risaltava sotto la timida luce del sole. I capelli semi-raccolti scendevano come una cascata fluida sulla schiena, le spalle robuste svettavano su un corpo leggermente più esile. Gli occhi tondeggianti sorrisero prima delle labbra carnose.
«Ah-Ryung.»
Sin da bambino la chiamava in quel modo, affettuosamente, e lei lo aveva lasciato fare su ordine del padre. Gli sorrise dolcemente, andando ad accoglierlo. Salì sotto la veranda e si inchinò piegando le gambe, con il mento rivolto verso il basso in segno di rispetto.
«Gōngzǐ, mi rendete felice con le vostre visite, ma temo che la loro frequenza potrebbe far adirare vostro padre. Non crederà che vi adagiate troppo ai piaceri e poco ai doveri?»
Hexin scoppiò a ridere con estrema naturalezza. Le afferrò le mani, osando come ormai capitava da tempo. «Sarai una moglie perfetta, ogni volta che starò per commettere un errore, mi riporterai subito sulla retta via.»
Ryung si ammorbidì, stringendo le sue dita. «Sono più sciocca di quanto crediate, gōngzǐ.»
«Non sei solo arguta, Ah-Ryung, ma estremamente bella. La donna più bella di Shilan, e non è solo il parere di un uomo innamorato.»
Hexin si chinò su di lei, in uno slancio affettuoso, nel tentativo di baciarla. Ryung corse ai ripari bloccando le sue labbra con le dita.
«Gōngzǐ, non ci è concesso avere simili atteggiamenti prima del matrimonio.»
Lui, anziché adirarsi, sembrò ben felice di ascoltare tali parole. Era rimasto colpito - e lei lo aveva capito subito - dai modi di fare estremamente degni del suo nome.
«Colmi sempre le mie mancanze» si allontanò di un passo, sollevando il mento. «Hai occhiaie profonde, Ah-Ryung. Nemmeno gli infusi che ti ho portato la scorsa settimana hanno avuto effetto?»
Lei negò con un gesto del capo, voltando lo sguardo verso i rami del salice che danzavano. «Sembra che nulla riesca a placare i miei incubi. Riesco a dormire solo quando sorge il sole, ma di notte, mi è impossibile.»
Hexin trasse un lungo respiro. «Non appena ti trasferirai nella dimora Lan troverò un medico che riuscirà a curare questa assenza di sonno.»
Gentile, premuroso. Cosa avrebbe potuto desiderare di più da un futuro marito? Ryung lo fissò in tralice, sentendosi in colpa, perché sapeva di non amarlo. Nonostante fossero cresciuti insieme il loro legame, per lei, era rimasto sottile.
«Quando mi trasferirò?»
«Tra tre settimane, le date sono state confermate dagli astrologi, per questo sono venuto a trovarti. Vedi? Non sono poi stato così mancante per quanto riguarda i miei doveri» la punzecchiò.
«Hexin» lo chiamò con maggiore confidenza e lui ne parve sorpreso, al punto da scoccarle un sorriso felice. «Questo matrimonio è solo un'alleanza, per te?»
Il ragazzo spostò la mano destra dietro la schiena, scuotendo il capo, e con esso i lunghi capelli. «Io sono innamorato di te, Ryung. E sarai la sola che amerò, sempre.»
Simili parole furono una freccia appuntita che scavò nel cuore. Ryung annuì, in segno di ringraziamento. Sarebbe stato più facile amare chi la amava. Almeno, così credeva.
Regno di Daeju - palazzo reale
Tre settimane.
Tre settimane, a partire da oggi, gli sarebbero bastate.
Seon bruciò subito la stoffa quadrata di seta che era giunta da Liaohua, lasciando che diventasse cenere. Non poteva perdere tempo, doveva partire immediatamente, insieme alla sua guardia personale, la sola persona di cui si fidasse.
Nessuno, se non Seon, avrebbe sposato Ryung. Anche se il loro fidanzamento era stato cancellato, non era trascorso nemmeno un giorno senza pensare a lei. Il loro destino era quello di rimanere uniti, e se anche i venti fossero stati avversi, Seon avrebbe cambiato rotta pur di appianare le cose. Inoltre, si era ripromesso che un giorno avrebbe dimostrato al fratello la reale innocenza dello zio Chin e della zia Hae. In tal modo tutto sarebbe ritornato al proprio posto, come un tempo.
«Daegun mama?» Kwan spalancò le ante di legno, guardandosi attorno nella grande stanza. «Vi state nascondendo dalla vostra fidanzata?»
Seon sbuffò, mentre fingeva di sistemarsi la veste gialla e verde. «Ron Ta non è la mia fidanzata.»
«Lei lo crede, daegun mama, se così non fosse dovreste chiarire la situazione.»
Kwan, la guardia, ridacchiò nascondendo le labbra dietro la mano. Era così esile che in principio Seon non aveva creduto potesse davvero coprirgli le spalle, ma aveva imparato a conoscere le sue capacità da artista marziale, e probabilmente nessuno nel palazzo lo eguagliava.
«Come se fosse facile. Ci ho provato, ma lei sembra non voler comprendere le mie ragioni.»
Seon varcò la soglia, immettendosi nella lunga veranda sotto cui il soffitto di legno era colorato dal blu, dal giallo e dal rosso, in un mescolarsi di colori vivi, che creavano draghi e fenici.
«Le avete regalato uno dei vostri bracciali, daegun mama, perché accettasse il vostro rifiuto, ma alla fine si è convinta fosse un dono, o una dichiarazione.»
Nonostante Kwan avesse ragione, Seon non voleva darvi conto, aveva già sprecato molto tempo e adesso desiderava pensare soltanto a lui e ai suoi desideri. Per tutta la vita era stato lo scudo del re, ma non poteva rimanere a guardare mentre suo fratello abbatteva ogni alleato che avesse attorno. Seon doveva riportare lo zio reale al palazzo, affinché si riconciliasse con il sovrano. Solo lui sapeva come aiutarlo, soprattutto nei confronti del cugino, Hulan, che stava diventando sempre più una minaccia.
«Con la lontananza capirà» tagliò corto. «Ora, torniamo nella mia dimora.»
Nel momento in cui Seon provò ad attraversare i giardini reali, notò subito un fiume di dame di corte al seguito della regina vedova, intenta a camminare verso la sua direzione. I capelli finemente intrecciati sulla testa erano cosparsi da spilloni dorati, da cui emergevano fermagli a forma di fiori e di farfalle. La veste gonfia, rossa e nera, si muoveva ad ogni passo. Le labbra serrate erano immobili sulle guance leggermente gonfie.
«Seon.»
Quel tono di rimprovero lo conosceva bene. Lui sorrise, indicando a Kwan di farsi da parte, mentre si avvicinava alla donna.
«Eoma mama» si inchinò con eleganza, la coda voluminosa dei capelli scese sulla spalla. «Sarei venuto a trovarvi nel pomeriggio, come sempre.»
«Menti, e spudoratamente» rimbrottò la madre, per poi accarezzargli la guancia. «Ma so che ti farai perdonare. Sei sempre così indaffarato a sventare i complotti contro tuo fratello.»
Seon sorrise con amarezza, non amava nascondere le sue reali occupazioni - come la rete di spie che aveva mandato a Liaohua per seguire Ryung e difenderla - soprattutto alla madre. «A tal proposito, eoma mama, domani stesso dovrò partire per Shilan.»
Lei si rabbuiò e fece scivolare giù la mano lungo il fianco. Si voltò, ordinando alle dame di fare pochi passi indietro. «Cosa ti attrae tanto di quel posto, Seon?» Sgranò gli occhi, come le capitava di fare quanto aveva qualche intuizione. «Non dirmi che pensi ancora alla figlia di quel traditore.»
«Fidatevi di me, eoma mama, non vi deluderò.»
Se le avesse detto la verità, sapeva che lo avrebbe bloccato con ogni mezzo, e non poteva permettersi di tardare neppure un giorno.
«Tuo fratello presto emanerà un editto secondo il quale Ron Ta diventerà la tua sposa, Seon, perciò farai bene a rimanere qui a corte.»
Simili parole lo fecero sussultare. Prese subito la sua mano e la strinse. «Perché il re mi farebbe questo?»
«Moderati, Seon» sbuffò la donna, scuotendo la testa, per poi indicargli di seguirla nella sua passeggiata. «Il re lo fa per il tuo bene. Ron Ta è una donna estremamente ricca, le sue origini di Liaohua ti permetteranno di avere alleanze esterne, inoltre lei è profondamente innamorata di te. Da quando un anno fa la salvasti da un assalto di briganti durante il suo viaggio per arrivare a Daeju, non ha mai smesso di dimostrare la sua gratitudine.»
In un modo che lo faceva soffocare.
Seon inspirò a fondo, sostenendo la madre, mentre attraversavano i giardini. Non passarono davanti al grande salice, che si era seccato da quando era stata appesa per il collo la zia reale. I ministri avevano chiesto al re di sradicarlo, per evitare che cattivi presagi si abbattessero sul palazzo, ma il re desiderava che vi fosse un monito onnipresente.
«Potrebbe donarmi rotoli di seta, allora» scherzò, sperando di non ricevere indietro un'occhiata sprezzante. Tuttavia, la madre si limitò a sorridere. «Eoma mama, non temete. Il viaggio che sto per compiere è solo per aiutare il fratello reale.»
In quel momento, il palanchino dorato che usava ospitare il re attraversò i giardini. Dalla tenda di pesante broccato emerse un volto dal mento affilato. Gli occhi lunghi brillarono, soffermandosi su di loro. Seon e sua madre si inchinarono, per omaggiare il sovrano, il quale non si fermò.
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hànfú: abito tradizionale cinese
abeonim: padre (coreano)
xiăojiě: signorina (cinese)
dàren: signore (cinese)
gōngzǐ: giovane signore (appartenente alla nobiltà, cinese)
daegun mama: vostra altezza (in riferimento a un principe, coreano)
eoma mama: madre reale (utilizzato dal figlio della regina, coreano)
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