DUNCAN
Il silenzio era assoluto, quasi innaturale. Camminai a lungo, con la volontà di rilassarmi e di non pensare a niente, più che di riflettere sulle prossime mosse.
Tutto a un tratto, il sottobosco venne scosso da una serie di versi mai uditi prima.
Notai che la pista andava ad allargarsi in uno spazio più ampio, e decisi di affacciarmici senza farmi notare. Davanti a me si apriva una radura, in concomitanza di una zona in cui la volta arborea era meno fitta. Il terreno umido era in parte ricoperto da ciuffi di muschio scuro. L'area aveva forma ovale, ed era spoglia ad eccezione di un grosso sasso, all'estremità opposta rispetto alla mia.
Arroccato su quel masso come se fosse un fortino, c'era un uomo. La corporatura possente, il colorito pallido e i lunghi capelli biondo chiaro me lo fecero identificare immediatamente come membro della tribù degli Onischi.
Era a torso nudo. Metà del torace era stato fasciato con bende ormai intrise di sangue. Lo sconosciuto brandiva con una mano sola un'ascia bipenne così grande che io avrei avuto difficoltà anche solo a sollevare; i suoi movimenti, però, risultavano fiacchi e lenti: era evidente che la perdita di fluidi corporei l'aveva indebolito.
Era assediato da un branco di Balaustium. Si trattava di voraci predatori dal corpo vermiglio lungo circa mezzo stelo, dotati di quattro paia di zampe tozze e robuste e di terribili mandibole, con le quali erano capaci di succhiare l'interno di ciò che catturavano. Di solito non erano pericolosi per l'uomo, un po' per la loro tendenza a rifuggire il rumore, un po' perché non attaccavano mai prede più grandi di loro. Doveva essere stato l'odore della ferita ad attirarli in così gran numero, stuzzicandoli sino a renderli folli.
A turno, le fiere tentavano di arrampicarsi sul masso, salvo poi saltare indietro quando lo sconosciuto gli agitava davanti l'arma. A riprova della pericolosità di quest'ultima, tre carcasse giacevano ai piedi della roccia, una delle quali addirittura tagliata di netto di due. La difesa, però, era meno efficace a ogni fendente: avendo intuito che il loro bersaglio era ormai esausto, gli acari lo stavano fiaccando, costringendolo a manovrare quell'enorme e pesante scure, in attesa del momento propizio per sferrare l'attacco finale.
Non c'era un minuto da perdere: sfiorai il pulsante alla base del polso, attivando il Pungiglione; azionai la modalità sparo e tesi il braccio destro dritto davanti a me, sorreggendolo da sotto con l'altro.
Dopo la sosta ad Aràcnia, avevo sfruttato ogni possibile ritaglio di tempo per allenarmi, sfruttando le munizioni che mi aveva fornito Inigo, riutilizzandole quando possibile.
Ero migliorato parecchio, e i miei obiettivi erano grossi e poco lontani.
Uccisi i primi due con dei colpi precisi alla nuca, senza che il resto del branco se ne accorgesse nemmeno, e ne centrai un terzo alla base del collo proprio mentre si girava verso di me.
Ormai consapevoli di essere sotto attacco, gli altri però si allontanarono in fretta dalla pietra, squittendo e sibilando. Furono così rapidi che io finii per sprecare il mio ultimo proiettile, mancando il bersaglio. Ovviamente non c'era il tempo per ricaricare: selezionata la lama a scatto, feci irruzione nella radura gridando: «Andate via!»
Sino a quel momento, tutto si era svolto in un silenzio surreale. Vedendomi apparire, gli animali esitarono, sondando incerti l'aria con gli arti anteriori mentre valutavano la situazione. Senza alcun preavviso, l'Onisco spiccò un balzo prodigioso e, con un urlo di battaglia che mi fece gelare il sangue, abbatté un animale con un terribile fendente dall'alto in basso.
Solo tre creature erano rimaste in grado di nuocere. Agitando minacciosamente le zampette anteriori, arretrarono, cercando di non darci le spalle.
«Via! Andate via!» Urlai ancora, agitando le braccia. L'Onisco mi fece eco con un urlo basso e roboante. Ormai consapevoli della mala parata, e disorientati da quei suoni troppo forti per il loro udito sensibilissimo, i superstiti si ritirarono, arrampicandosi lungo la parete di foglie, e scomparvero.
Quando anche l'ultima belva fu sparita tra i rami, lo sconosciuto crollò su un ginocchio con un grugnito. Mi precipitai ad aiutarlo, tenendo però l'arma pronta.
«Stai bene?» Mi informai, sorreggendolo per la spalla sana. Sembrava sul punto di perdere i sensi.
«Chi sei tu, che ti preoccupi per qualcuno che non appartiene alla tua razza?»
Sorrisi a quell'osservazione, e in quel momento mi sentii una persona migliore di quando avevo lasciato l'Alveare. «Sono Duncan l'Ape.»
«Io mi chiamo Håvard. Hai salvato la mia vita, e ora essa ti appartiene, per farne ciò che vuoi.»
«Dopo averti visto in azione, sono più che certo che avresti potuto salvarti benissimo anche da solo.» minimizzai. Quindi, passando le spalle sotto al braccio del ferito, mi preparai a sorreggere quella montagna di muscoli. «Riesci ad alzarti? Ti porto in un posto sicuro.»
Grugnendo appena per il dolore, Håvard si rimise in piedi.
Era l'uomo più imponente che avessi mai visto: era più alto perfino di Elphitephoros ma, laddove quest'ultimo aveva un aspetto pingue e pacifico, la mia nuova conoscenza era coriacea come un blocco di granito e proporzionata come una statua.
Era così perfetto da sembrare artificiale, una macchina progettata per la lotta.
«Aspetta! Non posso abbandonare l'armatura: essa è parte della mia anima.»
All'epoca ignoravo l'intimo legame che unisce i guerrieri di alto rango alla loro corazza; tuttavia quelli non erano né il momento né il luogo per mettersi a discutere.
Dietro al sasso l'Onisco aveva ammonticchiato in buon ordine l'elmo e i componenti della protezione per il busto e le braccia.
Li scoprii molto più leggeri di quanto mi fossi aspettato. Mi tolsi giacca e maglietta e le legai insieme, creando una sorta di sacca, che riempii con le parti del prezioso indumento, quindi me la caricai in spalla e offrii nuovamente il mio appoggio all'ospite.
Questi però accennò un diniego col capo: adesso che era riuscito a rimettersi in piedi, voleva camminare sulle sue gambe. Sotto il mio sguardo incuriosito, rimosse un cilindretto da un incavo nell'impugnatura della sua arma, e lo pose sulla sommità del masso, in bella vista.
«Per i miei compagni.» Spiegò. «Altrimenti, cercandomi, potrebbero finire per attaccare il tuo "luogo sicuro".»
«È un segnale?»
Annuì. «Significa che sono sano e tra amici.»
Un fruscìo ci fece irrigidire. «Torniamo al mio accampamento.» Proposi.
Fummo costretti ad allargare la fenditura tra i rovi, prima che anche il mio nuovo amico potesse passarci. Mentre gli uomini più capaci tra i disertori delle Formiche gli prestavano le prime cure, una staffetta corse alla base commerciale di Elphitephoros.
Il mercante ci inviò una intera equipe medica. Per fortuna, anche se estesa, la ferita del nostro nuovo ospite non era troppo profonda. Raccontò di essere stato colpito da un ramo reciso che, basculando, era precipitato dalla volta arborea. A suo dire, era salvo solo grazie alla sua prodigiosa corazza: quando i suoi commilitoni gliel'avevano tolta per fasciarlo, però, i Balaustium li avevano attaccati.
Nella foga di quei momenti concitati erano stati separati, e lui aveva deciso di allontanarsi da solo, per attirare le belve.
Alla fine, indebolito dalla perdita di sangue e intontito dai medicinali, Håvard perse i sensi.
Io non ebbi l'occasione per indugiare oltre al suo capezzale: una guardia venne ad avvertirmi che le Libellule erano rientrate.
I velivoli erano atterrati proprio davanti alla torre di guardia, con buona pace di Tossina, che continuava a sbraitare come un matto, lamentandosi che così facendo avremmo rivelato la posizione del nostro nascondiglio.
Come se un tunnel enorme sormontato da una costruzione di mattoni potesse passare inosservato.
Takoda mi venne incontro, accompagnato da uno sconosciuto.
«Niyol ha fatto cambio con Helki, che aveva da raccontarti delle cose.» Lo presentò. Quando mi ebbe raggiunto, si sporse verso di me e soggiunse, a bassa voce: «L'hanno acclamato come un campione, credo non gli sia pesato molto fermarsi con gli altri, in realtà.»
«Altri?» Domandai, pieno di speranza.
Lui annuì. «Le Idrometre stanno arrivando. I guerrieri del mio ex villaggio saranno qui prima di sera.»
SPAZIO AUTORE
Spero che questo capitolo, che inizia con sentimentalismi e riflessioni su ambiente e futuro, e termina con l'azione pura, vi sia piaciuto.
Credo che questo sia l'ultimo personaggio che aggiungerò. Volevo che ci fosse un esponente di ogni Popolo dell'Immensità nella combriccola di Duncan, e il quadro ora è completo, con il bel vichingo che viene da Città degli Onischi. E che fa un ingresso col botto, direi!
Come ormai avrete capito, ho un'attenzione particolare nei confronti dei nomi dei miei personaggi. Secondo Wikipedia, Håvard è la forma norvegese moderna del nome norreno Hávarðr, composto dagli elementi há, "alto", e varðr, "guardiano", "difensore". Dato che è un gigante che voterà la sua vita alla protezione di Duncan, direi che è quanto mai appropriato!
Helki invece è sempre un nome adatto a un nativo americano, ma l'ho scelto soprattutto per il suono. Da certe fonti, comunque, pare voglia dire "tocco, contatto", quindi non è male per un messaggero.
Infine, due parole sulle "bestie feroci": i Balaustium.
In origine avevo scritto acari rossi, ma ho poi scoperto che le bestiole che avevo in mente non sono né i famosi acari rossi parassiti degli uccelli, né i cosidetti "ragnetti rossi" che invece danneggiano le piante. Per questa scena volevo delle creature minuscole, agili, predatori. E avevo chiaramente in testa cosa usare: quei microscopici "ragnetti" rossi che zampettano senza sosta sui muretti, in primavera. Ho scoperto che in realtà sono davvero acari.
È una specie predatrice, che si nutre di larve di altre specie dannose per gli alberi (quindi è utile) e anche di... ehm.. escrementi di uccello. Beh, utile anche questo, dai! Si muove "velocemente e in maniera disordinata". Non vi dà proprio l'idea di un berserker impazzito? XD
La parola latina "balaustium", a sua volta derivante dal greco βαλαύστιον, significa "fiore del melograno". Forse perché questi cosetti ne ricordano vagamente i semi? Chissà.
Non fatemi mancare i vostri commenti ;)
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