40. La cattedrale di Rovo (seconda parte)

ASHLIE

Dopo altri due giorni, un Onisco venne ad informarci che Duncan era arrivato e ci attendeva al Bazar Cetoniano. Ebbi un tuffo al cuore: non solo ero emozionatissima all'idea di riabbracciarlo, ma mi sentivo davvero sollevata pensando di potergli finalmente cedere lo scettro del comando e rilassarmi un poco. Mi precipitai dietro alla guardia, avvertendo chiunque incontrassi che il grosso del nostro esercito stava per arrivare, incapace di contenere l'entusiasmo.

Lo trovai al centro dell'area recintata che ospitava i magazzini, presso delle macchine alate che non avevo mai visto prima. Ridendo e piangendo allo stesso tempo, come se non ci vedessimo da anni, presi a corrergli incontro. Mi sentivo un po' ridicola, ma non riuscivo a smettere.
Infine ci abbracciammo, e per un lungo momento il mondo smise di esistere.
Eravamo solo io e lui, chiusi in una bolla nella quale non potevano entrare altri suoni oltre alla sua voce, altri odori oltre al suo profumo.

Lo strinsi forte a me e lo baciai ovunque, iniziando mille discorsi senza proferire nemmeno una parola di senso compiuto, continuando a fare versi in cui io stessa non mi riconoscevo.

Quando riuscimmo a darci un tono e riemergemmo dalla nostra bolla, mi presentò i suoi tre nuovi compagni, tutti provenienti dalla tribù delle Idrometre.

Avevo così tante cose da raccontargli, e al tempo stesso ero così curiosa di sapere tutto del suo viaggio avventuroso! Ma prima dovevo preoccuparmi di trovare una sistemazione per tutti i nostri nuovi ospiti.

«Dove sono gli altri? Tra quanto ci raggiungeranno?»
Lui mi restituì uno sguardo sgomento. «Non si è ancora visto nessuno?»
Sentii un brivido corrermi lungo la schiena. «Qui... ci sono solo Formiche.» spiegai.
Lui mi rivolse un sorriso tirato. «Abbiamo avvertito le Idrometre prima di lasciare Spirotropoli; credevo di trovarle già qui. Se manterranno le promesse, a giorni dovrebbero unirsi a noi anche le Farfalle.»

«E... i Ragni?»

Lessi la risposta nei suoi occhi prima ancora di udirla dalla sua bocca: «Da Aràcnia non verrà nessuno.»

La testa mi girava. Avevo detto a tutti che il grosso dei nostri alleati era arrivato: come avrebbero reagito scoprendo che si trattava solo di quattro persone? Avrebbero creduto al fatto che si trattava di aspettare qualche giorno, o avrebbero pensato che era una bugia?

Vedendo il mio tormento, lui mi appoggiò una mano sulla spalla e mi rivolse un sorriso incoraggiante: «Arriveranno. Vedrai.»

***

Aggiornai Duncan rapidamente e per sommi capi, mentre raggiungevamo l'accampamento.
Tutti quelli che contavano ci attendevano ai piedi della nuova torre di osservazione.

Mi aspettavo problemi per l'incontro con Tossina, invece le cose andarono meglio di come temevo.

I due si diedero la mano e si scambiarono un paio di battute acide ma, quando mi aspettavo da un momento all'altro che il mio fidanzato sferrasse un pugno o almeno uno spintone all'altro, lui mi sorprese dicendo: «Sono davvero felice che le nostre forze possano disporre del consiglio di un ufficiale esperto. Inoltre, ho un debito di gratitudine nei vostri confronti, dato che avete liberato dalla prigionia la donna che amo.»

Rimasi interdetta: evidentemente l'Ape era cambiata in quei pochi giorni, anzi, era cresciuta.

Perfino Tossina accusò il colpo, quindi sorrise: «Non provare a leccarmi il culo, ragazzino! Non riceverai trattamenti di favore, da me.»
Ridacchiò. «Non me lo aspettavo, infatti.»

Quella sera, nella tenda più grande, improvvisammo una riunione per condividere tutte le informazioni di cui disponevamo. Oltre a me e Duncan, parteciparono Douglas, Tossina e Takoda, il giovane dai capelli rossi che sorrideva sempre.
Quando finimmo di raccontarci tutto, scese un silenzio duraturo.

Fu il mio ex-istruttore a romperlo: «Quali saranno le prossime mosse?»

Inevitabilmente, ci voltammo tutti verso Duncan. Vagamente a disagio, egli rispose: «Beh, credo che ora dovremo pensare ad allenare le nuove reclute, e studiare le mosse del nemico fintanto che il resto dei nostri alleati non ci avrà raggiunto.» Mi rivolse un incoraggiante cenno del capo, quindi soggiunse «se Ash è d'accordo, ovviamente.»

Sgranai gli occhi, preoccupata. Perché chiedeva la mia approvazione? Avevo un terribile sospetto. «Beh...» esitai. «Io credo che comunque per ora sia il caso di andare a riposare. Non so per voi, ma la mia è stata una giornata piena di emozioni!» tagliai corto.

Per fortuna nessuno ebbe niente da eccepire e, in ordine sparso, tutti si ritirarono.

Decisi di accompagnare Duncan sulla torre di avvistamento, per trascorrere qualche minuto da soli.
Di là, il nostro sguardo poteva spaziare dal mare che scintillava sulla nostra destra, alle ombre lunghe della giungla d'erba, che ondeggiavano inquietanti.

Come sempre, lo spettacolo della natura mi lasciò senza fiato con la sua bellezza.

«Mi sei mancata.» sussurrò lui, posandomi un bacio delicato sull'incavo del collo che mi fece rabbrividire. Avrei voluto accoccolarmi sul suo petto come una bambina, ma la mia maledetta altezza me lo impediva. Abbassai la testa, appoggiandola sulla sua.

«Quell'uomo che chiamate tutti Tossina... mi piace. Mi ricorda un po' il sergente O'Brian.» A quanto pare, era diventato un chiacchierone. «Hai fatto bene a decidere di farti aiutare da lui.»
Sghignazzai. «A dire il vero, temo che abbia deciso tutto lui.»
«La somiglianza continua, allora!»

Rimanemmo per un po' ad ascoltare i nostri respiri. Poi lui riprese: «Hai visto, ce l'ho fatta! Ho portato a termine la missione che mi hai affidato!»
«Sono molto fiera di te.» gli assicurai.
«Ora tocca a te: quando ti sentiranno parlare, tutti quanti vorranno seguirti. Tu instillerai in loro un tale entusiasmo che...»

Ecco, proprio come temevo. «Tesoro... so che non lo avresti mai voluto, ma per come stanno le cose, il volto della Ribellione non posso più essere io.»

Lui si allontanò da me di un passo. «Cosa stai dicendo?»

Presi un bel respiro. «Gli altri popoli hanno deciso di seguire te. Duncan il Temerario, Duncan l'Ape. Non una Formica senza nome.»
«Certo, perché non ti hanno potuto sentir parlare. Ma aspetta che ti ascoltino!»

«Mio amore.» Gli presi il volto tra le mani, cercando di assumere un tono condiscendente. «Avrei tanto voluto accompagnarti nel tuo viaggio, tenere dei comizi e far vedere a tutti il mondo che io immagino. Ma non è stato possibile. Sei stato tu a farlo. Che ti piaccia o no, chi si unirà a noi lo farà per seguire te, perché crede in te.» Gli sorrisi, cercando di rincuorarlo.
«Ma... io... ho semplicemente fatto quello che tu mi hai suggerito!»
«Non è vero. Hai trovato il tuo modo per portare le persone dalla tua parte.»

Cadde di nuovo il silenzio, ed io lo lasciai riflettere, gli diedi il tempo per assimilare quelle novità.
«Credevo che il mio compito fosse finito. Mi sentivo leggero, ora che potevo lasciare a te tutte le responsabilità, tutte le decisioni!»

Come lo capivo! Avevo provato la stessa sensazione, proprio quella stessa mattina.
«Le prenderemo insieme.» tentai di incoraggiarlo. «Ma non posso essere io. Non più.»
«E che mi dici delle Formiche, allora? Quelle hanno seguito te!»

Scossi la testa. «Meno della metà è qui per me. Gli altri si sono fidati di Tossina: se riuscirai a conquistare lui come hai fatto con tutti gli altri, sarai a posto.»

«Io non sono un leader.» obiettò lui.

«Nessuno lo è, all'inizio.»

Mi fissò e, forse a causa dell'oscurità, forse perché lui era così cambiato, mi resi conto che non riuscivo a capire cosa stesse pensando. Da sempre gli rinfacciavo la semplicità dei suoi istinti, mi arrabbiavo per la leggerezza con cui diceva e pensava cose solo perché qualcuno gli aveva detto che era giusto così.

Mi stavo rendendo conto che l'uomo che avevo di fronte ora era diverso, nonostante fosse trascorso poco tempo. Sembrava ferito, tradito dalle mie parole. Al tempo stesso, però, percepivo che era turbato dalla responsabilità che gli stavo dando: il sollievo che doveva aver provato era svanito, e stava prendendo consapevolezza di cosa davvero comportassero le mie parole.

«Sono venuto qui per combattere, per fare la mia parte. Ma non posso dire agli altri cosa fare: a stento lo so per me stesso!»
Riflettei su cosa poter rispondere. Ripensai alle cose che mi aveva raccontato. Al Bombo e all'attacco sventato, per esempio. Glielo dissi.

Lui sbuffò. «Fortuna.»
Sorrisi. «Credevo fosse per i mediocri.»
Lui sgranò gli occhi. Quindi scoppiò a ridere, ed io fui felice di unirmi a quell'allentamento di tensione.

«Credi davvero che abbiamo una possibilità?» mi domandò, quando ci fummo ricomposti.

«Non lo so. Ma credo che se non tentiamo, ce ne pentiremo per il resto dei nostri giorni.»

SPAZIO AUTORE

Credo sia la prima volta che la cara Ash ha un capitolo così lungo da dover essere spezzato in due parti!

I suoi sono spesso soltanto di collegamento o di introspezione.

Stavolta invece è lei a tirare un po' le somme di tutto, a dare una svolta alla vicenda, o quantomeno a deciderne la direzione.

Ci tenevo a mettere un po' di sentimento senza rendere il loro  incontro melenso, spero di esserci riuscito.  Ho cercato di rendere i loro scambi sensati, di far muovere i personaggi in modo adeguato, come vedo fare ad autori più bravi di me, anche su questa stessa piattaforma.

Mi auguro che il risultato sia godibile.

Se volete, fatemi sapere cosa pensate di questa seconda "reunion" tra i due innamorati. ^^

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