34. Propoli e circuiti stampati

HUDSON



Quando,‭ ‬al rientro dalla missione su Aracnia,‭ ‬venne convocato dal generale supremo,‭ ‬Hudson si sentì un nodo allo stomaco.‭ ‬Era possibile che qualcuno avesse notato le sue manovre o che avesse indovinato il vero motivo per cui aveva interrotto l'attacco‭?
Il comandante era scontento di lui‭?

Pieno di dubbi,‭ ‬bussò alla porta dell'ufficio di Winthrop.


Anche se desiderava tantissimo sedersi sul trono,‭ ‬quest'ultimo era stato costretto dalle circostanze a salvare le apparenze e,‭ ‬almeno per il momento,‭ ‬ad accontentarsi di quattro anonime pareti giallastre.‭ ‬L'immensa poltrona di pelle nera,‭ ‬in compenso,‭ ‬rivaleggiava con il seggio reale per dimensioni.‭


Il comandante in capo stava scorrendo pigramente una serie di documenti.‭ ‬Quando Hudson si mise sull'attenti battendo i tacchi,‭ ‬non distolse nemmeno lo sguardo.‭
«‬Riposo.‭» ‬ordinò,‭ ‬invitandolo a sedersi con un gesto della mano.‭
Lo lasciò sulle spine ancora per qualche minuto quindi,‭ ‬con un gesto imperioso,‭ ‬gli porse una manciata di fogli.‭
«‬Desidero che li leggiate.‭»


Hudson si sollevò leggermente per recuperare le pagine.‭ ‬Rimase un po‭' ‬sorpreso nel constatare che si trattava del rapporto del capo squadriglia sull'attacco al Formicaio.‭ ‬Lui l'aveva già letto,‭ ‬naturalmente‭; ‬tuttavia lo scorse rapidamente nella sua interezza,‭ ‬un po‭' ‬per rispetto verso il suo superiore,‭ ‬un po‭' ‬per accertarsi che qualche particolare fondamentale non gli fosse sfuggito.


Quando ebbe terminato,‭ ‬alzò lo sguardo e attese pazientemente un cenno.
‭«‬Secondo voi,‭ ‬qual è il punto fondamentale di queste poche righe‭?» ‬gli domandò il generale,‭ ‬mettendo finalmente da parte le scartoffie per dedicargli tutta la propria attenzione.‭
«La capacità di risposta della contraerea nemica è stata rapidissima.‭» ‬Tentò Hudson.
L'altro annuì,‭ ‬scrutò intensamente il proprio interlocutore,‭ ‬quindi suggerì:‭ «‬la cosa su cui focalizzarsi è l'incidente che ha preceduto il nostro ritiro.‭ ‬Avete letto il rapporto‭?»
«Sissignore.‭»
«E avete capito che cosa significa per noi‭?»
Hudson esitò,‭ ‬incerto.‭ ‬Si sentiva sotto esame,‭ ‬non riusciva a immaginare cosa l'altro si aspettasse da lui.‭ «‬Non capisco dove volete andare a parare,‭ ‬signore.‭» ‬dovette ammettere.


‭«‬Sto dicendo che la loro maledetta barriera non è impenetrabile,‭ ‬per il Polline‭!» ‬Scattò Winthrop,‭ ‬battendo il pugno sul tavolo e facendo sobbalzare il suo ascoltatore.‭
Quindi si alzò,‭ ‬facendogli segno di seguirlo.‭
«‬Camminiamo,‭ ‬tenente.‭ ‬Ovunque faccia il vostro nome,‭ ‬sento sempre parole di encomio.‭ ‬Ho sentito che anche il raid su Aràcnia è stato un pieno successo,‭ ‬nonostante la pronta reazione del nemico.‭»
Hudson,‭ ‬che accompagnava il superiore restando sempre un passo dietro a lui,‭ ‬decise di rimanere in silenzio.


L'altro non si fece pregare per riprendere il discorso.‭ «‬Stiamo aprendo una guerra su più fronti contemporaneamente.‭ ‬Nessuno ha mai osato tanto‭! ‬Proprio per questo,‭ ‬non possiamo concederci neppure il più minuscolo errore.‭»
Attraversato un breve corridoio,‭ ‬i due superarono una porta a vetri,‭ ‬che si aprì davanti a loro con silenziosa efficienza,‭ ‬quindi si affacciarono ad una minuscola terrazza.
La vista da lassù era magnifica:‭ ‬l'occhio poteva abbracciare gran parte dell'Immensità,‭ ‬con le corolle dei fiori inondate dalla luce del sole e le foglie che ondeggiavano pigramente nella brezza.‭ ‬Un panorama che faceva sentire in armonia con l'universo,‭ ‬anziché risvegliare gli istinti più bellicosi.


‭«‬La rapidità è decisiva.‭ ‬Purtroppo,‭ ‬però,‭ ‬ci sono stati dei rallentamenti nella costruzione dell'arma finale.‭ ‬Non possiamo rischiare di subire un contrattacco da parte delle Formiche proprio mentre facciamo la voce grossa con le altre tribù.‭ ‬Esse non ci prenderebbero sul serio,‭ ‬e la loro sottomissione richiederebbe molto più tempo e impegno da parte nostra.‭»
«Cos'avete in mente,‭ ‬signore‭?»
Il generale sfoderò un sorriso da lupo.‭ «‬Dobbiamo costringere il Formicaio a concentrarsi sulla difesa,‭ ‬finché l'arma finale non sarà completata.‭ ‬Ed è qui che entrate in scena voi,‭ ‬tenente‭!»


***

Erano le quattro del mattino quando il sergente O'Brian decise di provare a concedersi qualche ora di sonno.‭ ‬I test preliminari sul nuovo sistema di ripiegamento rapido delle ali che aveva progettato stavano dando risultati migliori del previsto.
Come d'abitudine,‭ ‬prima di lasciare l'hangar verificò tramite un pannello di aver spento tutti i sistemi e messo in sicurezza l'area.‭ ‬Una spia segnalava che il portello di manutenzione n°12‭ ‬era aperto.‭
S‬trano.‭

Non era molto distante dalla sua posizione.
O'Brian si sentiva stanco,‭ ‬ma curiosità e senso del dovere ebbero la meglio:‭ ‬non poteva far finta di nulla.‭ ‬Verificò che la daga,‭ ‬che aveva cominciato a portare al fianco dopo aver perso il proprio Pungiglione,‭ ‬scorresse liberamente nel fodero.
Quindi s'incamminò a grandi passi verso l'anomalia.

Attraverso il portello spalancato si intravedevano le stelle.‭ ‬Una persona stava seduta a terra con le gambe penzoloni nel vuoto,‭ ‬sagoma scura a stento percettibile in controluce.
‭«‬Chi va là‭?» ‬s'informò il militare,‭ ‬la mano pronta sull'elsa.
‭«‬Ah,‭ ‬sergente‭! ‬L'altro nottambulo dell'Alveare‭!» ‬Lo salutò Hudson,‭ ‬sollevando verso di lui una bottiglia di liquore alla propoli ormai quasi vuota.
Tranquillizzato,‭ ‬l'altro lo raggiunse.‭ «‬Sbronzarsi così,‭ ‬dove chiunque potrebbe vedervi,‭ ‬non è da voi.‭» ‬Considerò.‭
«Tu non mi conosci.‭ ‬Non hai idea di cosa sia da me.‭»
Il sottoposto annuì,‭ ‬lanciando uno sguardo distratto all'Immensità silenziosa.‭ «‬Avete ragione.‭» ‬ammise,‭ ‬rilevando al contempo che non era da Hudson nemmeno dare del tu a un altro ufficiale.
‭«‬Sai cosa non è da me,‭ ‬invece‭?» ‬Lo interpellò l'altro.‭ «‬Ubriacarmi da solo‭!» ‬E,‭ ‬così dicendo,‭ ‬gli porse la bottiglia.

O'Brian si strinse nelle spalle,‭ ‬prese posto accanto al superiore e,‭ ‬senza farsi pregare,‭ ‬accettò l'offerta,‭ ‬traendo un lungo sorso.‭
«Dovrebbe esserci Duncan,‭ ‬qui vicino a me.‭» ‬mormorò il tenente.‭ «‬Invece lui è a spassarsela ad Aracnia.‭»
«L'avete visto‭?»
«È vivo.‭» ‬confermò l'ubriaco.‭ «‬Ha preferito diventare un rinnegato traditore,‭ ‬piuttosto che fare ciò per cui è stato addestrato‭! ‬Un soldato deve ubbidire agli ordini.‭ ‬Il suo posto è al mio fianco‭!" ‬sbraitò.
O'Brian cercò di evitare che la malinconia prendesse il sopravvento.‭ «‬Cosa succede‭?» ‬Volle sapere invece,‭ ‬pragmatico.‭
«Sono stato selezionato per sferrare un violento attacco al Formicaio.‭ ‬Piloterò un aereo imbottito di esplosivo.‭»
«Un attacco suicida‭!» ‬Esclamò l'altro.‭ «‬Quando‭?»
«Ormai è mattina...‭ ‬quindi domani.‭»
«Dovete aprire un varco per le truppe di terra‭?»

Hudson scosse mestamente il capo.‭ «‬No.‭ ‬Dopo che io avrò abbattuto parte dello scudo,‭ ‬gli altri aerei lanceranno i loro loro missili nello spazio che rimarrà privo di protezione,‭ ‬cercando di causare più danni possibile.‭»
«A che cosa,‭ ‬di preciso‭? ‬I generatori di energia,‭ ‬le fabbriche e sicuramente tutte le persone che contano saranno al sicuro nel sottosuolo.‭ ‬L'unica cosa che potreste colpire saranno civili innocenti.‭»
«Credi che non lo sappia‭!?» ‬sbottò il suo superiore,‭ ‬strappando la bottiglia dalla sua presa e tracannando il liquido a lunghe sorsate,‭ ‬come se fosse stato acqua.‭
«‬Sarà un massacro.‭» ‬concluse,‭ ‬pulendosi la bocca con il dorso della mano e gettando il contenitore ormai vuoto nel baratro sottostante.


***


Nell'area sviluppo software c'era chi dormiva ancora meno di lui‭... ‬O forse solo in momenti diversi della giornata.‭ ‬Massaggiandosi le tempie nel vano tentativo di alleviare il mal di testa,‭ ‬il sergente O'Brian attraversò senza incertezze il labirinto di stretti corridoi,‭ ‬su cui si affacciavano decine di porte tutte uguali.‭ ‬Raggiunta quella che stava cercando,‭ ‬la aprì senza bussare ed entrò.‭

Lo stanzino,‭ ‬poco più di uno sgabuzzino a dire il vero,‭ ‬era strapieno di computer e altre apparecchiature elettroniche.‭ ‬L'aria era satura del ronzio sommesso delle macchine, e puzzava di chiuso.‭ ‬Sepolta sotto una quantità esagerata di bicchierini da caffè usa e getta e di pacchetti di patatine vuoti, c'era una minuscola scrivania,‭ ‬a cui era seduto un uomo di mezza età,‭ ‬calvo e piuttosto in carne,‭ ‬con una folta barba incolta.

‭«‬Ciao.‭» ‬disse semplicemente il militare.
‭«‬Chi si vede.‭» ‬ribatté il tecnico con acidità.‭ «‬Il grande eroe ha deciso di mischiarsi ai comuni mortali.‭ ‬Ne è passato di tempo dall'ultima volta che ci siamo incontrati di persona,‭ ‬eh‭?»
«Già.‭ ‬Almeno quattro anni.‭» ‬Concesse il soldato.
‭«‬Sette.‭» ‬lo corresse l'altro.‭ «‬È stato quella volta che c'era bisogno di un virus per il firmware delle Vespe,‭ ‬per evitare una battaglia e...‭ ‬salvare decine di vite.‭» ‬spiegò,‭ ‬mimando con indice e medio di entrambe le mani delle virgolette,‭ ‬per sottolineare le ultime parole.
‭«‬Abbassa la voce‭! ‬Lo sai che anche i muri hanno orecchie‭!»
Il mago dei computer sembrava sinceramente divertito.‭ «‬Non qui dentro,‭ ‬puoi starne certo.‭» ‬assicurò,‭ ‬mentre si accomodava meglio sulla sedia,‭ ‬appoggiando la nuca sulle dita intrecciate.‭ «‬Allora,‭ ‬cosa ti serve‭?» ‬chiese.‭

«Voglio mandare un messaggio a una persona,‭ ‬ma so soltanto che si trova ad Aràcnia‭... ‬Forse.‭»
L'informatico schioccò la lingua.‭ «‬Non stai riducendo di molto il campo.‭ ‬La città conta centinaia di migliaia di persone.‭»
«È in possesso del mio Pungiglione.‭»
L'altro si strinse nelle spalle.‭ «‬Questo non ci è di aiuto.‭ ‬Come dovresti sapere,‭ ‬le armi degli ufficiali sono dotate di sensori biometrici:‭ ‬nessuno può attivarlo tranne te,‭ ‬e se non è acceso,‭ ‬non possiamo localizzarlo.‭»
«Lo so.‭ ‬Per questo ho riprogrammato quei sensori.‭»
La sorpresa fu tale che per poco il pelato non cadde dalla sedia.‭ ‬Finalmente interessato,‭ ‬si sporse sulla scrivania,‭ ‬rovesciando la spazzatura di cui era ingombra.‭ «‬Hai davvero hackerato un Pungiglione‭?! ‬Ma è fantastico‭!» ‬
Quindi si fece serio,‭ ‬puntando gli occhi in quelli del suo interlocutore.‭ «‬Aspetta,‭ ‬ma allora avevi già deciso di darlo a questa persona,‭ ‬in barba a tutte le regole‭? ‬Ciò significa che,‭ ‬per la prima volta in vita sua,‭ ‬l'asso dell'aviazione ha deciso di fidarsi di qualcuno‭?»

Il pilota distolse lo sguardo,‭ ‬stringendosi nelle spalle.‭ «‬Mi sono fidato di te,‭ ‬in passato.‭ ‬Molte volte.‭»
«Io non faccio testo.‭ ‬Comunque,‭ ‬come pensi di poterlo sfruttare per comunicare con il tuo spasimante‭?»
«Ha un collegamento alla rete e uno schermo.‭ ‬Sono certo che tu possa fargli mostrare quello che preferisci.‭»
«Schermo‭? ‬Non starai parlando di quel minuscolo pannello a cristalli liquidi,‭ ‬vero‭?»
«È pur sempre un output utente,‭ ‬no‭?»
Il tecnico si portò una mano al mento mentre rifletteva.‭ «‬In effetti.‭ ‬Mi proponi una bella sfida‭... ‬Come sempre,‭ ‬del resto.‭ ‬Lasciami solo fare qualche verifica,‭ ‬ci vorrà giusto un attimo‭.» ‬concluse,‭ ‬cominciando a digitare sulla tastiera.
O'Brian conosceva bene i tempi del genio dell'informatica.‭ ‬Si sedette a terra lì dove si trovava,‭ ‬appoggiò la schiena alla parete e chiuse gli occhi.



SPAZIO AUTORE

È bello seguire Duncan e Ashlie mentre si affannano per portare avanti i loro obiettivi e contrastare il piano malvagio di Winthrop. Ma per quanto mi piaccia immedesimarmi in loro e proseguire con la narrazione in prima persona, non riesco a resistere del tutto alla tentazione di inserire qualche pezzetto in terza.

Questo capitolo suona un po' tipo "nel frattempo, all'Alveare..."

Spero vi sia piaciuto. Troviamo un Hudson insolito, sempre più in crisi, e tuttavia ancora incapace di sottrarsi al destino che altri scrivono per lui.

E incontriamo di nuovo il personaggio preferito di molti lettori (per ora sono due, ma sono certo che, quando avrò molti lettori, O'Brian piacerà a tutti loro! XD ). Scopriamo che O'Brian non è proprio quello che gli altri credono e che, dietro la sua maschera cinica, anche in passato non ha avuto paura di muoversi nell'ombra per cercare di fare la cosa giusta.

Si sta fidando davvero molto di quel pallone gonfiato di Duncan, speriamo non se ne debba pentire. :p

Alla prossima!

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