2. Giovani Vivaci
Roma. 13 anni dopo.
Era una giornata afosa nella bella patria Romana, era un periodo gioioso per il paese, ricco e fertile più che mai, era come se gli dei fossero dalla parte del popolo, era così da molti anni effettivamente, quindici in tutto, questo per i Romani stava a significare una cosa sola, era il loro Imperatore a portar loro fortuna e serenità.
Il pensiero dei cittadini quindi non faceva altro che aumentare la popolarità del loro Re, e la sua benevolenza assoluta, meno ben voluti, se così si può dire, erano invece i suoi due giovani rampolli, essi avevano preso l'abitudine di aggirarsi per la città come due mine vaganti a caccia di guai, disubidiendo agli ordini rigorosi di entrambi i genitori.
Quella calda mattina era però l'inizio di una giornata molto speciale ed importante per la famiglia reale, si sarebbe infatti tenuto un grande banchetto per festeggiare il compleanno del Faraone, a parteciparvi ci sarebbero stati uomini e donne importanti da tutto il mondo, a partire dalla stessa Roma fino alla Grecia, per poi espandersi fino all'Egitto ed oltre.
Il moro era infatti molto emozionato per la giornata che gli si aspettava, ma naturalmente non poteva rinunciare ai suoi doveri, aveva quindi inziato il dì lavorando, discutendo con i suoi consiglieri su come espandere maggiormente il proprio regno, ma non ci volle molto perché il suo impegnativo impiego venisse interrotto da una delle schiave che, disperata e affannata, si faceva largo nella sala, inginocchiandosi ai suoi piedi distrutta.
"Mio signore, porto disgrazie, orribili, orribili disgrazie!"
Il moro si allarmò immediatamente, così come il suo compagno che, come ogni giorno, stava lavorando al suo fianco, intimò alla donna di parlare ed ella, dopo aver preso un bel respiro profondo parlò:
"I vostri figli.... Sono spariti mio signore, non si trovano da nessuna parte! Completamente scomparsi come se gli dei li avessero rapiti!"
Alexander fece una faccia divertita nel vedere l'espressione arrabbiata del compagno che, ormai rosso per la rabbia, urlava ad una truppa di guardie lì presenti, di andare a cercare quei due disgraziati e riportarli vivi o morti, il corvino era ormai abituato alle fughe che i suoi figli intraprendevano contro la monotonia, nonostante ciò, la sua paura che potesse esser capitato qualcosa ai suoi gioielli più preziosi restava sempre lì presente in lui.
Mentre alla domus le guardie lasciavano il giaciglio andando verso la città a cercare i due principi, questi ultimi si stavano divertendo nel rubare due cavalli ad un povero mercante che, ignaro di chi loro fossero, gli stava tirando contro la bilancia di rame, nella speranza di ferirli, o ucciderli nel migliore dei casi, e riprendersi la propria merce, i due però sembravano molto poco interessati alla sua arrabbiatura, troppo impegnati a correre per le strade dove si svolgeva il mercato, arrivando al punto di distruggere qualche bancarella, o la merce che conteneva, come i costosi vasi dipinti a mano di un anziano mercante Greco, che, disperato, gli urlava contro in lacrime.
Questo però non faceva altro che divertite i due giovani, estasiati dall'adrenalina che si diffondeva nel loro corpo, e decisamente troppo egoisti, o momentaneamente tali, per preoccuparsi di qualunque cosa non li riguardasse in prima persona.
Ma la loro divertente marachella durò ben poco, svoltato l'angolo infatti, furono costretti a fermare la loro corsa, e a dover fare i conti con le guardie che, con aria arrabbiata, avevano costretto entrambi a riportare la merce rubata, e a ripagare quella distrutta, così come era stato ordinato loro dai padri dei due giovani.
Con aria irritata e annoiata furono poi portati nuovamente a casa, e ben chiusi nelle loro stanze, nell'attesa che il Faraone fosse pronto a riceverli e ad imporre loro una punizione esemplare.
Vi chiedo davvero scusa per il ritardo, ormai anche voi sapete che ritardo sempre.
Prossimo aggiornamento: da decidere.
Votate e commentare ^-^
Cupido
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