Giallo
Dannate quelle mani innocenti
che colsero un fiore tra le spine.
Dannati quegli occhi che sui petali
videro il sole.
Dannato il mio cuore buono,
colui che pensò:
"Lo salverò".
Ti presi, ti curai, ti adorai
e tu crescesti.
Aculei sul busto, livore dal capo.
Mi stringesti, mi accecasti, mi
logorasti.
Attonita guardai i buchi sui
palmi delle mani,
sentii la pelle bruciare.
Ti voltasti rompendo il vaso,
rompendo me.
E così quel giorno, imparai
che un fiore giallo tra i rovi
non si raccoglie mai.
A.n.
Io e il giallo non abbiamo mai avuto un bel rapporto, sono molto sorpresa che questo sia il mio componimento colorato più lungo.
Questa poesia nasce nei momenti di sconforto, quando spesso penso ai troppi "perché" che non possono avere risposta.
Non resta che respirare e convivere con le scelte che ho fatto.
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