42. Quello che non uccide, fortifica

Non sprecare lacrime fresche

Per vecchi dolori

Euripide

A risvegliarmi è un penetrante odore di frittura.

Apro gli occhi a fatica, puntandoli sulla sveglia.

Chi diavolo frigge roba alle sei del mattino a meno che non lavori in un fast food? Risposta: la coinquilina che prepara una english breakfast.

‹‹Buongiorno›› mi saluta, sentendomi ciabattare pigramente in cucina. ‹‹Ti vanno uova e bacon?››

Già al solo odore mi si rivolta lo stomaco. Inglesi.

‹‹Preferirei una tazza di caffè›› declino con gentilezza ‹‹E qualche biscotto, grazie››.

Claire apre lo sportello della credenza e, notando le cialde di caffè della multinazionale di famiglia, le scappa un sorriso. ‹‹È anche la mia miscela preferita, nonostante preferisca il tè. Daddy va a ispezionare le piantagioni una volta all'anno e spesso mi porta con sé›› riferisce.

Non so se essere più gelosa dei loro momenti padre - figlia oppure del fatto che viaggiano in tutto il mondo così spesso. Comunque, non è il momento di fare la rosicona, in fondo si sta sforzando di essere garbata. ‹‹Beh, continuate in questo modo, è buonissimo e avrete i miei soldi finché ne avrò››.

Una smorfia attraversa il volto di miss Bertrand e capisco di aver fatto un passo falso: ‹‹Scusa, non è un argomento di conversazione abbastanza raffinato per la figlia di un baronetto inglese multimiliardario››.

‹‹Beh, sono anche figlia di mia madre›› puntualizza lei, facendomi alzare gli occhi al cielo. Una pianista concertista di fama internazionale, capirai. ‹‹E non ho nessun problema a parlarne, se ti va››.

‹‹Di tua madre o dei soldi?›› la stuzzico ‹‹No, vabbè, la questione è più semplice di quanto sembri: sono stata licenziata e tornerò a casa di mio zio in tempi brevi, perché Milano era già cara prima, figurati adesso che non potrò più permettermela››.

‹‹Mi dispiace›› esclama Claire ‹‹Sei sicura di non riuscire a trovare altro?››

‹‹Ricomincerò a mandare curricula in giro ma lo farò da Como›› affermo ‹‹La mia famiglia e i miei amici hanno bisogno di me lì, al momento, anzi ho perso già abbastanza tempo››.

‹‹E quando hai intenzione di traslocare?›› vuole sapere ‹‹Ho appena trovato una coinquilina e già la perdo››.

Mi pare di scorgere una nota delusa nel suo tono ma mi affretto a rassicurarla: ‹‹Darò il giusto preavviso al padrone di casa, non preoccuparti, e tu potrai cercare qualcun'altra››.

Abbassa lo sguardo, cupa: ‹‹Io non sono molto brava a fare amicizia, but, well, it's okay››.

D'un tratto realizzo che, al di là della maschera da algida erede di un impero commerciale, Claire Bertrand si sente sola.

‹‹Guarda che Como non è molto distante da qui e puoi contare su di me›› esclamo in un impeto di empatia ‹‹Il fatto che sia amica di Sirio non significa che non possa essere anche amica tua››.

‹‹Grazie, sei gentile›› replica lei, finendo di mangiare ‹‹Ora è meglio che vada in camera per fare yoga prima di prepararmi per uscire››.

‹‹Okay, a dopo›› la assecondo, mentre io invece resto seduta a sorseggiare il mio caffè guardando il sole sorgere, l'ultimo che probabilmente vedrò qui a Milano.

Quando finisco, infatti, comincio a radunare e impacchettare la mia roba, constatando con sollievo che riuscirò a portarla tutta con me in un unico viaggio.

I vantaggi dell'essersi sentita perennemente in affitto, immagino, ché impari a non ingombrare o affezionarti troppo a cose, persone, luoghi.

No, questo non è vero, almeno nel mio caso, perché avverto gli occhi pizzicare e, assicuratemi che Claire sia davvero uscita, mi lascio andare a un pianto liberatorio di tutte le emozioni negative che ho accumulato negli ultimi giorni.

Chiudere la porta dell'appartamento, prendere un taxi, la corsa in stazione verso il binario giusto per il regionale diretto a Como, tutto ha un qualcosa di definitivo.

La mia parte razionale sa che, con ogni probabilità, rimetterò piede in città smentendo l'infausto presagio ma quella emotiva si sta congedando come se fosse l'ultima volta. E in un certo senso ha ragione, perché oggi si chiude un cerchio, un ciclo importante della mia vita, che mi ha segnato nel bene e nel male.

Quando torno a casa di zio Ambrogio, temo di non trovare nessuno ad attendermi e invece c'è proprio lui che, vedendomi, si staglia sulla soglia.

Oggi è la giornata dei piagnistei, mi sa, perché quando me lo trovo di fronte mollo tutto e non riesco a contenermi:

‹‹Ciao›› mormoro soltanto prima di ricominciare a piangere convulsamente.

Ambrogio Moratti resta un attimo rigido sulla porta, poi viene verso di me e mi abbraccia goffamente:

‹‹Su, su, niente scenate sul vialetto. Vieni dentro e mi racconti con calma cosa è successo››.

Lo seguo e, dopo essermi calmata, eseguo per sommi capi. In fondo non c'è necessità che sappia proprio tutto.

A colpirlo maggiormente, come mi aspettavo, è la parte riguardante i fatti di Villa Diamante.

‹‹Patrizia me lo avrebbe detto, se fossero andate così le cose›› ribatte ‹‹La Frigerio non è attendibile, come sempre››.

‹‹Questo è quello che ho saputo e mi sembrava corretto riferirtelo, considerati i termini in cui ne abbiamo discusso l'ultima volta›› dichiaro ‹‹E, per il resto, mi sa che dovrò approfittare della tua ospitalità per un po'››.

‹‹La cosa non mi dispiace›› afferma ‹‹Sai bene che questa è casa tua››.

‹‹Grazie, zio›› esclamo e lo abbraccio. Mi erano mancate le sue strette impacciate, quanto di più vicino a un gesto paterno abbia mai sperimentato.

L'apertura della porta di ingresso ci fa sobbalzare, però si tratta solo di mia madre.

‹‹Mamma›› esclamo, correndo a stringere anche lei.

‹‹Alba, amore, che bello che sei tornata›› replica lei, ricambiando. ‹‹Sono appena tornata da casa Pascucci e ho intenzione di andare da Sveva, mi accompagni?››

‹‹In ospedale?›› domando ‹‹A quest'ora?››

‹‹No, al suo appartamento›› precisa Agnese ‹‹A quanto pare, dimetteranno lei e Fulvio prima del previsto, quindi occorre una bella sistemata››.

La assecondo, quindi passiamo il resto della giornata insieme a fare in modo che la mia migliore amica e suo figlio abbiano il nido più confortevole di sempre, quando ci torneranno. Nel frattempo, aggiorno mamma, parlandole anche di Stefano e della nostra rottura.

‹‹Mi dispiace moltissimo vederti soffrire, amore, ma purtroppo c'era da aspettarselo›› commenta ‹‹Sia tuo zio che i Pascucci hanno una pessima opinione di questo Borghi e non vedono di buon occhio la sua amicizia con Miriam››.

Mi astengo dal commentare l'amicizia tra i due perché, in effetti, non è più affar mio concentrandomi invece sulle questioni che riguardano da vicino le persone che mi stanno ancora a cuore.

Quindi accompagno mamma in ospedale quando si fa l'ora delle visite e, mentre lei va a controllare Fulvio, io resto un po' con la mia migliore amica.

‹‹Ehi, Viv›› la saluto ‹‹Come stai oggi?››

‹‹Alba, che ci fai qui?›› chiede lei, tentando di sollevarsi un po' sui cuscini ‹‹Comunque meglio, i medici sostengono che mi dimetteranno presto››.

‹‹Lo so, mi hanno aggiornata›› affermo ‹‹E ti toccherà avermi tra i piedi un bel po'››.

‹‹Posto che non mi dispiacerà passare un po' più di tempo con la mia migliore amica, perché dici così?››

‹‹Mi hanno licenziata dal giornale›› la informo ‹‹E per il resto... Credo tu ne sappia più di me››.

‹‹Ti riferisci al fatto che i miei hanno venduto tutto e si sono trasferiti alle Bahamas?››

Annuisco: ‹‹Ti giuro che non lo sapevo, Viv, e ti chiedo perdono ma Stefano non me ne aveva mai parlato, io...››

‹‹Tranquilla›› esclama lei ‹‹Che poi nemmeno io sapevo che amassero i posti caldi. Mia madre la menava sempre con la tradizione montanara e via dicendo... Un'altra delle sue cazzate, immagino››.

Provo a spiegarmi meglio: ‹‹No, Sveva, io intendevo...››

‹‹In verità il tuo ragazzo mi ha fatto un favore, Alby›› dichiara ‹‹Fino a quando non l'ho saputo, mi sentivo in colpa per tutto quello che era successo, sbagliata per aver scelto Fulvio e me stessa anziché la vita che i miei volevano per me... Invece adesso mi sento libera››.

‹‹Il mio ex›› puntualizzo, ancora ferita dal nostro ultimo confronto ‹‹Comunque pensi di accettare la sua offerta? Tornare a Bradighera con Fulvio e gestire la locanda per conto dei Kittander?››

Ma Sveva è rimasta alla prima parte della frase: ‹‹In che senso ex?››

‹‹Borghi e io ci siamo lasciati›› chiarisco.

‹‹Spero non per colpa mia›› esclama ‹‹Cioè di quello che è successo con i miei››.

‹‹Diciamo che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso ma c'erano altre questioni›› riassumo ‹‹Mi ha accusata di essere una manipolatrice invadente che non si farebbe scrupoli a scrivere cazzate pur di far carriera, il tutto dopo avermi proposto di convivere, ma alle sue condizioni››.

Mi passo una mano sul viso: ‹‹Ma la cosa peggiore è che non si è fidato di me abbastanza da dirmelo, capisci?

Non mi ha parlato della situazione della locanda, l'ho scoperto per conto mio facendo delle ricerche su Franz Landmann. Questa cosa mi manda ai matti, proprio››.

La mia migliore amica sospira, poi mi fa un po' di posto sul letto ortopedico e io non resisto dal rannicchiarmi accanto a lei, come da adolescenti, quando ce ne stavamo distese sul letto in camera sua con la scusa di fare i compiti insieme dopo la scuola e invece finivamo a mangiare schifezze e guardare film strappalacrime in cui ci immedesimavano un po' troppo.

‹‹Mi dispiace, Alby›› prova a rincuorarmi ‹‹Anche se non posso dire di non aspettarmelo, nonostante la considerazione che ho al momento del genere maschile sia ai minimi storici››.

‹‹Fulvio a parte›› osservo io ‹‹E magari facciamo un'eccezione pure per Pascucci?››

La mia amica starebbe per replicare se il diretto interessato non entrasse in stanza con un mazzo di fiori. Probabilmente sta contribuendo a pagare il mutuo del fioraio ma chi sono io per dissuaderlo?

‹‹Come sta la mia neomamma preferita?›› chiede, rivolgendo a Sveva un sorriso a trentadue denti per accorgersi della mia presenza solo in un secondo momento.

‹‹Ciao, Alba›› mi saluta, tornando mortalmente serio.

‹‹Gabriele›› ricambio ‹‹Stavo giusto andando a cercare mia madre, pare sia dispersa nel reparto prematuri››.

Detto ciò, li lascio soli.

Perché, pur vivendo una terribile delusione d'amore, resto un'inguaribile romantica. E se ci sono un paio di persone che meritano di innamorarsi di nuovo ed essere finalmente ricambiati, sono di certo la mia amica e l'altro tipo con cui mi sono frequentata.

Strana coppia, certo, alquanto improbabile, ma lo stesso si potrebbe dire di molte altre che ce l'hanno fatta. E di alcune che, al contrario, sono scoppiate. Tipo me e Stefano. Oppure i Kittander che, per quanto non abbiano riprogrammato la conferenza stampa per annunciare la fine del loro rapporto, non se la passano comunque bene. I siti di gossip sono pieni zeppi di illazioni in proposito, presunti avvistamenti in giro con altre fiamme, addirittura pezzi passivi aggressivi sui figli in vacanza, accusati di non stare abbastanza vicini ai genitori in questi momenti di presunta crisi.

Scrollando i social, trovo anche un pezzo fresco di giornata su Feminine, scritto da una delle redattrici junior. La prima considerazione è che avrei potuto scriverlo io. La seconda è che non è successo. Perché sono stata licenziata. E dovrò trovarmi un altro lavoro.

Lo realizzo sul serio solo adesso eppure, al di là del panico all'idea di rimanere disoccupata per chissà quanto tempo, c'è anche il sollievo per una vita che avevo idealizzato eppure, nei fatti, non ho mai davvero sentito adatta a me.

Mi avvicino alla macchinetta per prendere uno di quei beveroni bollenti che nulla hanno a che vedere col caffè nonostante si ostinino a spacciarlo per tale, rimpiangendo subito la miscela Bertrand di stamattina.

Mamma mi trova con il bicchierino in mano e, dal sorrisone che le vedo stampato in faccia, immagino porti buone notizie.

‹‹Fulvio ha raggiunto il peso previsto e, tutto sommato, sta bene›› mi informa ‹‹Se tutto andrà secondo i piani, verrà dimesso insieme a Sveva domani››.

‹‹Ma è una notizia fantastica!›› esclamo, seguendola di nuovo in stanza mentre va ad annunciarla alla diretta interessata, ancora in compagnia di Gabriele.

Ci organizziamo, quindi, e l'indomani, al momento del ritorno a casa, manca solo la fanfara per accogliere Sveva e Fulvio.

La neomamma si commuove quando ci vede tutti lì, a festeggiare lei e il suo bambino.

Più tardi, quando stiamo mettendo a posto e preparandoci a dormire visto che mi sono offerta di trascorrere la prima notte in casa con loro, mi confida:

‹‹Ho riflettuto sulla proposta di Borghi e, prima di oggi, sarei stata tentata di accettarla. Insomma, mi hanno cresciuta per mandare avanti quella locanda, ho preso una laurea in Economia e un diploma in un'accademia di cucina per questo. Che potessi gestirla da sola, senza i diktat di mia madre e la codardia di mio padre, sembrava un vantaggio inaspettato››.

‹‹Ma?›› la incalzo.

‹‹Non voglio andarmene›› annuncia la mia migliore amica ‹‹Non me la sento di tornare in un posto che ho odiato tutta la vita, di far crescere lì mio figlio, di rinunciare a tutti i bei legami e al sostegno delle persone che sono diventate miei amici, la mia famiglia, quando ne ho avuto più bisogno. E con ogni probabilità succederà ancora, quindi...››

Fa spallucce: ‹‹Rifiuterò la proposta, anzi, dirò a Borghi di andare a farsi fottere, anche solo per come ti ha trattata››.

L'atteggiamento di Sveva mi strappa una risata: ‹‹Conoscendolo, potrebbe prenderti presto in parola, se non l'ha già fatto. Ma non importa, Viv, lasciami fuori da questa storia e assicurati di essere certa della tua decisione prima di comunicarla››.

‹‹Non preoccuparti, sono sicura›› afferma la mia migliore amica ‹‹Resterò qui a Como, crescerò il mio bambino lavorando dai Pascucci, che mi stanno già pagando la maternità e si sono detti disposti a concedermi un part time finché Fulvio non andrà al nido e riprenderò in mano la mia vita››.

‹‹E io sarò lì a supportarvi, orgogliosa, mentre accade›› le assicuro ‹‹Te lo meriti, Viv, e ci riuscirai››.

‹‹Grazie, Alby, senza di te niente di tutto questo sarebbe stato possibile›› esclama, stringendomi in un abbraccio dei nostri, uno di quelli che ci ricorda la promessa di essere sorelle per scelta per il resto delle nostre vite. Ricambio con delicatezza ma non con meno trasporto e, quando ci stacchiamo, Sveva mi chiede: ‹‹E tu che pensi di fare?››

‹‹Non ho molte opzioni, Viv›› le faccio presente ‹‹Ricomincerò a cercare lavoro, manderò curricula in giro, al massimo finirò di nuovo a servire ai tavoli. Dopo la terapia d'urto con tua madre, non mi spaventa più nulla››.

‹‹Quello che non uccide fortifica›› sentenzia lei ‹‹E siamo sopravvissute entrambe a Ornella Dalmasso, possiamo avere la meglio su tutto››.

Scoppiamo a ridere, col risultato di svegliare Fulvio.

Mannaggia al sonno leggero dei neonati.

Quando riusciamo a calmarlo, il mio è andato a farsi benedire.

Ne approfitto, dunque, per aggiornare il mio cv su diverse app utili a trovare lavoro. E proprio sull'ultima leggo la notizia bomba.

Mariele Sabatini ha lasciato Feminine.

Spazio autrice

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