37. Il colpevole è sempre il maggiordomo

È raro,

molto raro che una verità piena

appartenga alle confessioni umane;

è raro che non rimangano

piccoli travestimenti o malintesi.

Jane Austen, Emma

A quanto pare, è la serata giusta per far visita a Villa Diamante.

L'edificio è illuminato a festa, i cancelli aperti e sono fortunata che ad aprire sia proprio la persona che cercavo.

‹‹Alba, qual buon vento›› esclama Sirio Sant'Orsola, stranamente sarcastico ‹‹Se sei in cerca del prossimo scoop, ne ho giusto un paio freschi di giornata››.

Si fa di lato sulla soglia, invitandomi a entrare.

‹‹In realtà sono qui per un'altra questione›› spiego, assecondandolo ‹‹Ma non ho nulla in contrario a sentirli, se ti va››.

‹‹Cosa ti serve?›› chiede lui ‹‹I gossip sui VIP non ti bastano più?››

‹‹Beh, veramente sarebbe una roba personale... Aspetta, ce l'hai con me?››

Mi precede nel salone delle feste, oggi desolatamente vuoto, per poi offrire da bere.

Declino con un cenno e il contino annuncia: ‹‹La tua strategia di comunicazione è andata così bene che Claire mi odia e frequenta un altro ed Emma ha rotto il nostro accordo, ritenendolo controproducente››.

‹‹Addirittura!›› esclamo ‹‹In che senso?››

Fa spallucce: ‹‹Il tipo che le piace, credendola impegnata con me, ha rivolto altrove le sue attenzioni››.

‹‹Non ho dubbi che la signorina Malaguti riuscirà a riprendersele›› affermo ‹‹E anche tu, Sirio, se sarai disposto ad accettare le condizioni di miss Bertrand››.

Un sorriso beffardo aleggia sulle labbra del contino: ‹‹A sapere quale siano››.

‹‹Beh, se non la conoscessi così bene dopo tutti questi anni a sostenere di provare qualcosa per lei, io mi farei qualche domanda›› osservo ‹‹Però, per cominciare a fare sul serio, potresti provare col classico››.

‹‹Classico?›› chiede lui ‹‹Non sono portato per la letteratura greca e latina, dovrei chiedere ad Attilio››.

‹‹Non so chi sia questo Attilio ma io intendevo con le solite cose che piacciono alle ragazze: fiori, cioccolata, qualche regalo a tema basato sui suoi interessi preferiti, mostrare di ascoltarla e tenerla nella giusta considerazione›› elenco.

Il viso di Sirio si contrae in una smorfia: ‹‹Suona impegnativo››.

‹‹Come direbbe il leggendario Barney Stinson: vuoi continuare a giocare o vuoi vincere?›› lo incalzo.

‹‹Claire mi ha sempre stracciato a Monopoly e a qualunque altro gioco abbiamo mai giocato insieme›› borbotta il contino ‹‹Non ho speranze contro di lei››.

‹‹Infatti tu non dovresti vederla come un'avversaria›› commento ‹‹Credo sia questo il principale ostacolo tra voi, anche se comprendo la tensione agonistica da parte di uno sportivo come te››.

‹‹Claire e io giochiamo per vincere›› sentenzia lui ‹‹E il vincitore prende tutto, non fa sconti››.

‹‹Lo capisco›› dichiaro ‹‹Ma forse allora dovreste chiedervi se pensate di valere abbastanza l'un l'altra come premio››.

Sirio si incupisce. ‹‹Io no di certo, per lei››.

‹‹Basta con questo vittimismo, Sirio›› lo ammonisco ‹‹Rivedi le tue priorità e decidi come agire una volta per tutte››.

‹‹Ci penserò›› mi concede, versando due dita di scotch in un paio di bicchieri ‹‹Però tu bevi con me, ché da solo è deprimente, e poi mi dici che ti serve››.

Afferro il bicchiere che mi porge e, dopo aver mandato giù un sorso del liquido ambrato che contiene, vado al punto:

‹‹Ricordi della governante che aveva prestato servizio qui insieme a mio zio, di cui ti avevo accennato quando ci siamo conosciuti?››

Annuisce: ‹‹Sì, la Bianchi mi pare, che poi si era trasferita a Bracciano dalla mia bisnonna››.

‹‹Ecco, lei›› confermo ‹‹Qui usava il suo cognome da nubile e volevo chiederti se aveste conservato qualche registro o documento dell'epoca in cui lavorava presso questa villa, perché dovrei verificare alcuni elementi che non mi tornano››.

‹‹Possiamo cercarli, tuo zio era molto meticoloso nella gestione del personale›› commenta il contino ‹‹Non potresti chiedere direttamente a lui?››

Scuoto la testa: ‹‹Preferirei lasciarlo fuori da questa storia, per il momento››.

‹‹Troppo coinvolto?›› ipotizza Sirio ‹‹Del resto si sa, nei gialli il colpevole è sempre il maggiordomo››.

‹‹Spiritoso›› mormoro, mentre ci addentriamo ai piani inferiori, una volta occupati dal personale di servizio.

La stanza utilizzata come studio da zio Ambrogio è ancora intatta, come se fosse andato in pensione ieri. Grazie alla sua proverbiale puntigliosità, il contino e io riusciamo subito a scovare i registri del personale in servizio degli anni in cui doveva esserci anche Patrizia Rinaldi. E sua cugina Lorella Frigerio. Solo che quest'ultima non risulta essere mai stata tra i dipendenti di Villa Diamante.

‹‹Ma cosa...?›› esclama Sirio, contrariato.

‹‹Lavoro in nero›› deduco ‹‹Capita spesso nel mondo reale, specie a chi fa lavori saltuari, interinali, stagionali eccetera eccetera. Ecco perché la tua prozia non sporse denuncia contro Lorella, perché non era in regola, e se la prese con la cugina che invece risulta come dipendente››.

Sant'Orsola junior è sempre più confuso: ‹‹Puoi spiegarmi dall'inizio, per favore?››

Poiché è stato tanto gentile da assecondarmi, lo accontento.

‹‹Non ho mai conosciuto zia Clotilde ma so per certo che dietro il The Lion King, a Roma, ci sono sempre stati soldi puliti›› mi informa Sirio ‹‹Franz e mio padre sono sempre stati molto amici e, quando rilevò il locale da Stefano dopo la morte di Leone, Franz chiese a papà di fare dei controlli da cui non emerse nulla di strano››.

‹‹E tu come lo sai?›› indago.

‹‹Studio economia, papà vorrebbe che seguissi le sue orme in ambito finanziario e mi piacciono i pub di Franz, quindi  mi sono informato›› rivela lui ‹‹E mia cugina Virginia, con i potenti mezzi dello studio legale, ha aiutato. Comunque è tutto pubblico, basta andare da un commercialista, un notaio o alla camera di commercio di Roma››.

‹‹Grazie della dritta›› esclamo, rilassandomi finalmente. ‹‹E puoi anche confermarmi la gravidanza di tua sorella?››

‹‹Beh, mi sembra che tu voglia sapere un po' troppo›› ribatte scherzosamente ‹‹Sai bene che di certe cose si può parlare solo a tempo debito››.

‹‹Lo prenderò come un sì›› affermo ‹‹E chi sarebbe il tipo che piace a Emma Malaguti?››

Sirio alza gli occhi al cielo, sbuffa, e tra commenti e risate torno a casa di zio Ambrogio molto tardi, giusto il tempo di recuperare la borsa e andare a prendere il primo treno per Milano.

Il padrone di casa è già in piedi, seppur ancora in pigiama, a fare colazione.

‹‹Credevo andassi direttamente in stazione›› mi apostrofa ‹‹Agnese sta dormendo, non le ho neppure detto che sei passata››.

‹‹Me ne vado, sì, ma non prima di averti consegnato le prove dei tuoi errori›› replico, mollando sul tavolo una fotocopia del registro del personale di Villa Diamante. ‹‹Che, tra l'altro, hai sempre avuto sotto gli occhi. Attento, zio, l'amore abbaglia e gioca brutti scherzi››.

Non pare affatto turbato dalle mie parole: ‹‹Oh, lo so, per questo anni fa ho scelto la mia professione›› afferma ‹‹Dovresti essere tu a ricordartelo, quando la vita ti porterà a prendere la stessa decisione››.

‹‹Io li avrò entrambi›› dichiaro ‹‹Stefano rispetta il mio lavoro e non mi chiederebbe mai di lasciarlo››.

‹‹Forse perché sa che non lo faresti›› ipotizza Ambrogio Moratti ‹‹Che preferiresti tenerti stretta la vita dei tuoi sogni anziché lui››.

‹‹Io non sono come te›› ribadisco ‹‹Una persona che vive di rimpianti dopo aver passato tutta la vita a compiacere gli altri››.

‹‹Infatti spero che tu sia meglio di me, e di tua madre anche›› controbatte lui ‹‹E faccia soltanto quello che è bene per te stessa››.

Restiamo a fissarci per un attimo, in silenzio, tramortiti dai toni dello scontro verbale appena avvenuto. Sento le lacrime bagnarmi gli occhi ma non mi va di piangere davanti allo zio, quindi prendo le mie cose e corro via, inseguita dai miei fantasmi che continuano ad aleggiare intensamente su di me finché, durante il viaggio di ritorno a Milano, non mi sforzo di scacciarli e pensare ad altro.

Per fortuna alcuni messaggi da parte di Emilia mi sono utili in questo senso, anche se non nei toni in cui avrei sperato:

E: Ehi, Alby, so che avevamo parlato dell'appartamento ma ci sono dei problemi e al momento non posso lasciare casa :(

E: Mi dispiace

E: Però ho una buona notizia per te

E: Claire Bertrand sta ancora cercando casa

E: Piuttosto disperatamente

E: Ieri è passata in Atelier con sua madre e Kitty e mi ha sentita litigare a proposito con Cosimo al telefono

E: Quando ho chiuso, si è avvicinata di soppiatto e mi ha chiesto se conoscessi qualcuno che affitta stanze qui a Milano

E: So che è assurdo ma mi ha fatto tenerezza, dovevi vedere la sua faccia

E: Quindi le ho dato il tuo numero

E: Magari è un segno

E: Un'occasione d'oro

E: In senso letterale, perché stai sicura che ti darà sempre la quota dell'affitto

E: Se ti contatta, pensaci

E: E scusa ancora per il bidone

Sospiro mentre la mia ex collega mi riempie di emoji per farsi perdonare.

Magari ha ragione, dovrei vedere il bicchiere mezzo pieno. E potrei forse aiutare Sirio, perorare la sua casa, fare da fata madrina a questo amore sfortunato in apparenza.

Ultimamente sembrano proprio la mia specialità.

Alba Pavesi, professione matchmaker di cuori infranti.

Come direbbe il mio ragazzo, Emma Woodhouse, spicciame casa.

Spazio autrice

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