34. Alba sulla Darsena

Beh, non per essere pedanti,

ma tra l'essere single

e l'avere il cuore impegnato

c'è una certa differenza...

Anna Premoli, Un giorno perfetto per innamorarsi

Consegno l'articolo entro la deadline ma non riesco neppure a tirare un sospiro di sollievo perché ricevo una chiamata da mia madre:

‹‹Ciao amore, ci vediamo domani? Zio e io veniamo a Milano a parlare con l'avvocato e magari poi possiamo mangiare un boccone insieme per cena››.

‹‹Sono impegnata in redazione fino a tardi, mamma›› esclamo ‹‹Però sì, dai, magari ce la faccio. A che ora avete appuntamento?››.

‹‹Tardo pomeriggio, da un certo Chiellini›› mi informa ‹‹È il figlio dell'avvocato che ha curato il divorzio della contessa Valderamo Sant'Orsola e del fratello in prime nozze››.

‹‹Oh, capisco. E zio che dice?›› la interrogo, pensando alla parcella salatissima di certi divorzisti di grido come pare esserlo questo, a giudicare dal sito web in cui si fa riferimento anche a chiacchieratissime separazioni tra VIP.

Mamma capisce l'antifona: ‹‹Te lo passo, baci baci››.

‹‹Pronto, Alba?›› Il timbro profondo di Ambrogio Moratti è venato di sorpresa e un pizzico di fastidio, forse.

‹‹Zio, io comprendo la considerazione che nutri per i Sant'Orsola e apprezzo davvero moltissimo quello che stai facendo per mamma e me ma forse dovremmo cercare uno studio legale più alla nostra portata...›› suggerisco.

‹‹Grazie per la tua comprensione, nipote, ma ti assicuro che sono più che in grado di pagare l'onorario dell'avvocato Chiellini purché ci liberiamo una volta per tutte di quel cialtrone›› afferma lui, piccato. Un attimo dopo aggiunge: ‹‹Scusa, so che non dovrei parlarne in questi termini, è pur sempre tuo padre...››

‹‹No, tranquillo, concordo con te›› lo rassicuro ‹‹Anzi, ieri sera l'ho visto qui in città, a cena da Castelli con due donne. Dillo all'avvocato, magari può essere utile››.

‹‹Alba›› esclama, e capisco che vorrebbe consolarmi in qualche modo. Ma non sono dell'umore, non adesso:

‹‹Tranquillo, è tutto a posto›› taglio corto ‹‹A domani››.

Saluta anche lui e metto giù lo smartphone, fattosi bollente.

Mi metto in piedi, sgranchendo le articolazioni, ché sono stata seduta tutto il giorno a scrivere. Oltre all'articolo consegnato di cui attendo l'approvazione, ne ho infatti sistemati un altro paio abbozzati da un po', giusto per portarmi avanti.

Mi dirigo verso la dispensa perché ho fame e, vedendo tutto il ben di Dio lì dentro, capisco che è il momento di fare una chiamata.

‹‹Ehi››. La voce roca e profonda di Stefano Borghi all'altro capo del telefono è una carezza.

‹‹Visto che hai svaligiato un supermercato, mi chiedevo se ti andasse di dividere la refurtiva››.

‹‹Da Tamarro a ladro?›› se la ride ‹‹Dovrei offendermi, regazzina››.

‹‹Ma non lo farai, perché aspettavi che ti chiamassi, no?›› rilancio.

‹‹Non sono bravo a cucinare, posso fare due tramezzini›› replica ‹‹Aggiungerci anche un drink, magari››.

Pondero la questione. Per un paio di minuti, circa.

‹‹Okay, allora ti aspetto?›› insisto.

‹‹Dammi dieci minuti, regazzina›› esclama ed è di parola, perché è alla mia porta esattamente quando ha detto, orologio alla mano.

‹‹Come stai?›› si informa, ancora sulla soglia.

‹‹Bene, ora che sei qui›› affermo. Lo tiro dentro senza dargli modo di replicare, poggiando le labbra sulle sue.

‹‹Non avevi fame?›› chiede lui, staccandosi per un istante. La mia occhiata, però, è alquanto eloquente, perché torna a baciarmi come si deve in un batter d'occhio e non solo.

Stavolta, tuttavia, ho imparato la lezione, quindi niente domande scomode nel post coito. Avvolta solo dalle lenzuola mi limito a osservarlo mentre fuma una sigaretta alla finestra dopo aver fatto la doccia.

I capelli sono umidi e arricciati sulla nuca, i tatuaggi in bella vista come il resto del fisico statuario che si ritrova tranne il fondoschiena avvolto da un telo di spugna.

‹‹Stai ancora cercando qualcuno con cui dividere le spese?›› domanda all'improvviso.

‹‹Sì, perché? Ti offri volontario?›› lo prendo in giro.

‹‹Avrebbe potuto essere una bella idea visto che non ho un posto mio qua ma domani riparto›› dichiara ‹‹Comunque ho in mente una persona››.

‹‹Chi?›› indago, delusa ma comunque curiosa mio malgrado.

‹‹Claire Bertrand›› sgancia la bomba.

‹‹Okay, non è divertente›› sentenzio, sbuffando.

‹‹Infatti non sto a scherza'›› mi assicura il Tamarro.

‹‹Stiamo parlando della figlia di uno degli uomini più ricchi del mondo›› gli faccio presente ‹‹Potrebbe comprarsi un attico con affaccio su Piazza Duomo, se volesse››.

‹‹Magari lei vorrebbe ma il padre no›› afferma Stefano ‹‹Anzi, non è proprio d'accordo sul trasferimento a Milano ma, visto che è maggiorenne e la madre ha detto di sì non può nemmeno tagliarle i fondi››.

‹‹Senza contare che è la primogenita e ne sta facendo una sorta di braccio destro ed erede a cui affidare la multinazionale di famiglia›› aggiungo ‹‹Ma questo non spiega perché dovrebbe venire a vivere in questo posto con una sconosciuta anziché affittare un alloggio più comodo in solitaria, date le possibilità economiche››.

Il mio amante fa spallucce: ‹‹A quanto pare Lady Bertrand si sentirebbe più tranquilla nel saperla in casa con qualcuno di adulto a tenerla d'occhio e avrebbe chiesto a Franz di cercare tra le sue conoscenze, visto che la piccola miss non va d'accordo con gli altri giovani rampolli della cerchia e i Landmann non possono garantire una vigilanza costante››.

‹‹L'ho vista in più occasioni, questa Claire, e mi ha dato l'impressione di essere una tipa con la testa sulle spalle, pure troppo›› commento ‹‹No, secondo me la questione è un'altra e, se ho ragione, sarei la persona meno indicata come coinquilina dell'inglesina››.

‹‹Perché sei amica del contino?›› domanda Step ‹‹Guarda che potrebbe essere pure meglio››.

‹‹No, non mi ci voglio immischiare più di quanto non lo sia già›› ribatto ‹‹Gli amori giovanili incoraggiati per dispetto fanno solo casini, vedi i miei genitori››.

La conversazione ha preso una piega spiacevole, quindi mi alzo e, dopo aver recuperato una vestaglia, vado in cucina. Dopotutto, ho davvero voglia di mangiare.

Il mio amante mi segue, anticipando le mie mosse.

‹‹Ti preparerò il miglior Club Sandwich mai mangiato›› annuncia ‹‹Che c'hai una friggitrice ad aria, per le patatine fritte?››

Annuisco, indicandogli il ripiano da cui la tira fuori.

Mentre aspettiamo che sia pronto, Stefano si diletta con la mixologia preparando due cocktail identici con strumenti e ingredienti che si è portato dietro senza che me ne accorgessi.

‹‹Cos'è?›› domando, affascinata dal processo di realizzazione ma anche dal risultato finale, molto simile a una Coca Cola chiara.

‹‹Assaggia›› replica soltanto, con il solito sorrisetto beffardo sulle labbra.

Ha un sapore intenso ma delicato, dolceamaro.

‹‹Cosa senti?›› chiede, osservando con attenzione la mia reazione.

Ci penso su un attimo, prendendone un altro sorso: ‹‹Vodka, Coca Cola e... Liquirizia?››

‹‹Bingo›› conferma ‹‹Come ti sembra?››

‹‹Lo adoro›› esclamo ‹‹Ne berrei a litri e l'alcol non è neppure troppo››.

‹‹Perfetto, era quello che volevo sapere›› dichiara.

‹‹Lo proporrai al locale?›› domando ‹‹È la stessa base alcolica che mi hai fatto provare l'altra volta, vero?››

Annuisce: ‹‹Beh, ci ho lavorato un po' e aggiunto la liquirizia. Se Franz mi dà okay, sarà la novità nel menù del prossimo pub››.

‹‹Davvero? Ci saranno nuovi locali? Dove?›› La giornalista che è in me salta fuori.

‹‹Le trattative sono riservate, non posso parlarne›› replica Stefano ‹‹Ma, se andranno bene, ti ci porterò››.

‹‹E mi offrirai uno di questi da bere›› rilancio ‹‹Posso almeno sapere come si chiama?››

L'espressione beffarda viene sostituita da una imbarazzata. In un certo senso è dolce vederlo così.

‹‹Indovina›› mi sfida.

Ci provo ma non mi viene in mente nulla e glielo faccio presente.

‹‹Alba sulla Darsena›› mormora, distogliendo lo sguardo per un attimo.

Ci impiego un po' a realizzare: ‹‹Frena un attimo, mi hai dedicato un drink?››

‹‹Non a te, al momento›› puntualizza riferendosi a quando ci siamo stati insieme però si sta arrampicando sugli specchi.

‹‹Quindi se ci fossimo andati dopo, si sarebbe chiamato, che ne so, Mezzogiorno sulla Darsena? Oppure Tramonto sulla Darsena?›› lo provoco.

‹‹Regazzina...›› Il tono vorrebbe essere d'avvertimento però non ci crede neppure lui.

‹‹O magari fai così con tutte quelle che ti porti a letto›› continuo ‹‹Miriam sulla Darsena mi pare un po' impegnativo come nome di un drink, comunque...››

Sono seccata, quindi mi dedico alla cucina tirando fuori le patate dalla friggitrice e il resto degli ingredienti per i sandwich tuttavia, d'un tratto, mi sento abbracciare da dietro. ‹‹Come cazzo devo fartelo capire che da quando ti conosco non mi interessa nessun'altra?›› mormora al mio orecchio ‹‹Ti cerco sempre, anche quando non ci sei, pure quando mi tieni a distanza con la tua spocchia del cazzo e mi sento montare dentro una rabbia che spaccherei tutto››.

‹‹Quindi non c'è niente tra te e la sorella di Gabriele?›› ritorno sul punto, che mi sta più a cuore di quanto ammetterei mai.

Il Tamarro scuote la testa, che sfiora brevemente il mio collo: ‹‹No e non voglio più parlarne quando siamo insieme, perché l'unica sei tu››.

‹‹Allora perché non ammetti mai del tutto i tuoi sentimenti? Perché sempre questo gioco di luci e ombre?››

‹‹Perché mi fai sentire vulnerabile come poche volte mi è capitato e non mi piace la sensazione›› dichiara, facendomi voltare tra le sue braccia cosicché possa tornare a guardarlo. ‹‹Ho paura che ci faremo molto male insieme però non riesco a smettere››.

‹‹Non voglio che tu lo faccia›› affermo ‹‹Non so come finirà questa cosa tra di noi ma...››

Mi chiude letteralmente la bocca con la sua in un bacio disperato, da condannato a morte. ‹‹Basta chiacchiere›› mormora sulle labbra e io, con le sue mani che scendono più giù, oltre l'orlo della vestaglia, non posso che concordare.

Più tardi, di nuovo accoccolati a letto, mi confido sugli sviluppi del divorzio dei miei.

‹‹Sono contento›› commenta ‹‹Da certe merde prima ci si libera, meglio è››.

L'affermazione è talmente perentoria da farmi sospettare che ci sia qualcos'altro, dietro.

Eppure non ho tempo di indagare perché, dopo aver buttato un occhio alla sveglia, Stefano si lamenta: ‹‹Cazzo, è tardissimo››.

‹‹Ma è ancora notte fuori›› gli faccio notare.

‹‹Viaggio di lavoro con Franz›› mi informa, cominciando a rivestirsi ‹‹Ci sentiamo quando torno, okay?››

Anche se confusa, annuisco. ‹‹Okay, buon lavoro››.

Quando penso che stia per andarsene, si allunga sul letto per stamparmi un ultimo bacio sulla bocca: ‹‹L'alba sulla Darsena è bella ma tu lo sei di più››.

Sorrido: ‹‹Vattene, altrimenti potresti lasciarti sfuggire qualche dichiarazione compromettente››.

‹‹Tipo?›› vuole sapere, sulla soglia.

‹‹Non lo so, ti amo?›› Lo sto prendendo in giro ma Stefano mi guarda come folgorato.

‹‹Ti amo›› ripete, con un tono grave che non gli avevo mai sentito.

Si chiude la porta alle spalle prima che possa appurare se fa sul serio ma, a proposito di sentimenti più o meno corrisposti, mi arriva un messaggio da un numero non salvato in rubrica.

È di qualcuno interessato alla ex stanza di Sveva. Il pensiero torna a quanto mi ha detto Step su Claire Bertrand e, in effetti, non credo di poter rimanere a lungo l'unica inquilina di questo appartamento, visto che la somma ricavata dalle aste online di abbigliamento e accessori griffati è calata parecchio.

Rispondo proponendo un appuntamento per i prossimi giorni ma il tipo è piuttosto impaziente e vorrebbe passare oggi stesso.

Data la giornata che mi aspetta, faccio presente che non è possibile e ricevo un visualizzato senza risposta.

Bello, essere ghostate di prima mattina.

Sbuffo, poi vado a prepararmi per conoscere il mio destino, o meglio, quello dell'articolo sulla presentazione in Galleria di Anna De Giorgis, che poi è la stessa cosa dati gli ultimatum lavorativi di Ferraris e Sabatini che mi pendono sulla testa.

Quando arrivo, la redazione è in fermento.

‹‹L'articolo non va bene›› mi gela subito la Ferraris ‹‹Hai tempo fino a mezzogiorno per sistemarlo››.

‹‹Cosa non va bene?›› chiedo. Me lo aspettavo ma sto comunque cercando di capire.

‹‹È troppo tecnico, ai nostri lettori non interessa la telecronaca minuto per minuto della presentazione né l'influenza culturale sulla bibliografia di Anna De Giorgis›› afferma lei, sprezzante

‹‹Calca la mano sulle questioni familiari tipo la tresca tra la figlia e Sirio Sant'Orsola o l'ispirazione data dalla vera storia tra il nipote adottato e la Rubenstein, che poi è pure una Sant'Orsola››.

‹‹Ma..›› provo a oppormi

La debole protesta viene stroncata sul nascere: ‹‹Questa è la redazione di un magazine femminile non di un inserto di critica letteraria››.

‹‹Capisco›› mormoro, andando a sedermi alla scrivania.

‹‹Dimostrami che fai sul serio›› ordina la Ferraris ‹‹Hai tempo fino a mezzogiorno, non un minuto di più››.

Sto per accomodarmi alla mia postazione quando Mariele Sabatini si affaccia dallo Studio Ovale, come è stato ribattezzato il suo ufficio dalle pareti di vetro in fondo al corridoio: ‹‹Allora, Bella, hai risolto per la cena di gala alla Bertrand Foundation?››

‹‹Non ancora›› replica lei, con un sorriso tiratissimo ‹‹Ma sono sicura che si tratti di un banale malinteso››.

Mariele sbatte la porta dietro di sé e il volto di Isabella assume un'espressione terrorizzata.

Googlo gli elementi in mio possesso e, in effetti, risulta una cena di gala alla sede locale della Bertrand Foundation a chiusura della retrospettiva sulle creazioni dell'Atelier Monti che mi ha ispirato l'articolo vincente per lo stage.

Scrivo a Emilia:

A: Ci vediamo in pausa pranzo?

E: Scusa, oggi non riesco

E: Sono incasinatissima a lavoro

A: Per la cena di gala di stasera alla Bertrand Foundation?

E: Come fai a saperlo?

A: Nelle redazioni si sa sempre tutto

A: Quello che non so è perché la Sabatini non risulta nella lista

E: Non ne ho idea

A: Puoi informarti e, in caso, rimediare?

E: Vedo quello che posso fare

Mentre attendo notizie, apporto le modifiche richieste all'articolo e lo consegno alla Ferraris, ancora indaffaratissima.

‹‹Articolo sistemato›› annuncio. Poi, indirizzando una veloce occhiata allo Studio Ovale, aggiungo: ‹‹Posso aiutarti con la faccenda della cena››.

‹‹Ce la faccio da sola, è il mio lavoro›› ribatte lei ‹‹Tu torna a fare il tuo››.

Il trillo di una notifica indica l'arrivo di un nuovo messaggio da parte di Emilia.

Lo sbircio, prima di tornare all'attacco:

‹‹Secondo la mia fonte, il nome di Mariele non è sulla lista››.

‹‹È solo un malinteso›› insiste la Ferraris

‹‹Che però, alla peggio, può costarti il posto›› osservo ‹‹Sappiamo tutte quanto Mariele tenga a certi eventi››.

Ci riflette un attimo, poi si arrende:

‹‹Cosa proponi, dunque?››

‹‹Vi faccio inserire entrambe lasciando a te il merito›› ipotizzo ‹‹Ma niente più ostracismo da parte tua, intese?››

Dalla sua espressione si evince che le costa moltissimo ma, infine, annuisce.

Scrivo quindi a Emilia, che mi dà subito conferma:

‹‹Bene›› affermo, lasciandole la bozza cartacea del mio pezzo rivisto sulla scrivania a mo' di promemoria ‹‹Abbiamo un accordo››.

L'articolo esce sul sito del giornale e giro il link a metà dei miei contatti, soddisfatta. Adesso devo solo sperare che abbia un buon riscontro effettivo.

I più entusiasti, ça va sans dire, sono mamma e zio Ambrogio che mi annunciano l'arrivo in città a breve perché l'appuntamento con l'avvocato è stato anticipato.

Visto che Emilia mi ha dato buca per pranzo, propongo loro di vederci in un locale qui vicino giusto per sondare l'umore.

Come sospettavo, mamma è agitata e zio piuttosto cupo.

‹‹Sveva avrebbe voluto accompagnarci ma aveva una visita di controllo, oggi›› esclama mamma ‹‹E poi le ho detto che ci saremmo viste››.

‹‹Mi dispiace non poter venire con voi all'appuntamento ma la Sabatini mi sta col fiato sul collo››.

In teoria è anche vero ma una parte di me, quella infantile che ha sempre sperato in un ritorno di mio padre, non accetta l'idea che una parte della mia vita sarà finita così, senza neppure sapere perché quel vigliacco si è comportato come ha fatto passandola liscia.

‹‹Tranquilla, lo capiamo benissimo e siamo molto orgogliosi del tuo articolo›› afferma zio Ambrogio ‹‹Anzi, sospetto che tu abbia speso per Anna De Giorgis parole più belle di quelle che in realtà merita. E non sono nemmeno sicuro che mi piaccia la frequentazione tra sua figlia e il signor contino››.

‹‹Beh, la prima pare andare piuttosto bene, nonostante gli anni di tira e molla›› dichiaro, alludendo al matrimonio tra gli altri Sant'Orsola e Malaguti ‹‹A proposito, ho preso una copia autografata di Tango da aggiungere alla tua collezione››.

Zio borbotta tra sé mentre mamma pare apprezzare molto:

‹‹Che cara che sei, amore, Sveva e io stiamo divorando gli altri››.

‹‹Lo so, e anche la serie tv merita›› dichiaro, nonostante la disapprovazione dello zio.

Ci salutiamo poco dopo e siamo giusto sulla soglia quando succede.

Zio Ambrogio, di solito accorto e avveduto, inciampa nella tracolla di una borsa lasciata a terra per via del bastone da passeggio, finendo addosso a una donna che sta entrando nel ristorante dove abbiamo pranzato proprio mentre noi ne stiamo uscendo.

Per fortuna riescono a non ruzzolare in terra davanti a tutti perché lui le si è aggrappato alle spalle e lei al bavero della giacca facendo da contrappeso, stretto in un abbraccio pseudo appassionato neanche fossero Rhett Butler e Rossella O'Hara.

Ma non è questo a paralizzarmi sul posto bensì la consapevolezza che i due si conoscano già.

‹‹Signor Moratti›› esclama la malcapitata, che riconosco in un batter d'occhio.

‹‹Signora Rinaldi›› esala il diretto interessato, scioccato quanto me.

‹‹Bianchi, prego›› puntualizza la ex governante di Villa Diamante. ‹‹Sono vedova, adesso››.

E non solo, penso.

E ora che si fa?

Spazio autrice

Sono tornata! A dire il vero ho questo capitolo pronto da qualche giorno - insieme a un altro successivo che arriverà fra qualche giorno per essere revisionato come si deve - ma lo posto solo adesso, perché necessitavo di un po' di tempo per mettere in prospettiva gli eventi  e comprendere gli sviluppi futuri.

Spoiler: non l'ho capito, quindi navigheremo a vista con questa storia, che è nata come un esperimento work in progress e, se arriverà a conclusione, come tale finirà.

Chiedo quindi a voi: previsioni?

Un abbraccio e buona domenica

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