31. When dreams come true
Now he's thinkin' 'bout me every night, oh
Is it that sweet? I guess so
Say you can't sleep, baby, I know
That's that me, espresso
Sabrina Carpenter, Espresso
Se è un sogno, non svegliatemi.
Sono a piazzale Cadorna, appena scesa dalla metro, e sto per entrare nel palazzo in cui si trova la redazione di Feminine per il primo giorno di tirocinio.
Ho immaginato così tante volte questo momento che tutto mi sembra già familiare.
Feminine fa parte di Athena Group, gruppo editoriale nato dalla fusione, anni fa, di Athena Press e Blaise & Faraday, di cui era un tempo comproprietaria Anna De Giorgis, adesso sotto il controllo della holding Giuliacci.
Nello stesso stabile che ospita la redazione di Feminine, il magazine femminile più letto e venduto nel Paese, hanno sede anche Nouvelle Démodé, che alcuni sostengono non abbia nulla da invidiare a Vogue, e altre testate attive in diversi altri settori.
Attraverso l'atrio di marmo bianco fino agli ascensori.
Entrando, premo il tasto che mi porterà al terzo piano. Varcare la doppia porta di legno mi suscita un'emozione incredibile.
Parquet chiaro, pareti grigio tortora decorate da cornici contenenti le copertine di numeri speciali, perlopiù celebrativi, della rivista, la redazione del giornale dei miei sogni è quanto di più vicino all'idea che me ne ero fatta guardando le classiche romcom americane. E okay, io non sono una boss girl in carriera a New York ma Milano è la città del Grande Sogno Italiano e io non mi farò sfuggire l'occasione di realizzare il mio.
Sono qui e ci sono per restare.
Percorrendo un breve disimpegno, mi trovo davanti a un tavolo di vetro intorno a cui stanno sedute parecchie donne, che immagino mie colleghe se supererò lo stage. Ancora dietro, stanno diversi cubicoli dotati di laptop che conducono a un ufficio in fondo dalle pareti di vetro. Forse è quello di Mariele, ma è troppo distante per capire se la Miranda Priestly de noantri sia lì dentro.
Persa nelle mie congetture, vengo richiamata all'ordine da una delle presenti, che si schiarisce la gola: ‹‹Scusa, tu saresti?››
‹‹Alba Pavesi, la stagista selezionata dalla Writing Word Workshop›› mi presento, tendendo la mano con un sorriso.
La tipa, però, mi guarda come se fossi radioattiva e non pare affatto intenzionata a ricambiare la cordialità.
‹‹Nessuno aveva avvisato che saresti arrivata oggi›› commenta ‹‹Quelli delle risorse umane mi sentiranno››.
Si alza dalla sedia che stava occupando intorno a un tavolo ovale di legno chiaro dove non mi è chiaro se si faccia coworking, brain-storming o pausa caffè, fa per andare verso il corridoio che porta ai cubicoli ma si ferma a guardarmi: ‹‹Seguimi, che forse riusciamo a trovarti un buco››.
Cominciamo benissimo, penso andandole dietro.
‹‹Sono Isabella Ferraris, caporedattrice della sezione moda e lifestyle e assistente di Mariele, quando è in sede›› mi informa ‹‹Ti faccio fare un giro per la redazione››.
In capo a un'ora vengo a conoscenza di tutto ciò che secondo il braccio destro della Sabatini è essenziale per sopravvivere in redazione ossia molto poco, perché presa dall'ansia ho dimenticato la metà delle informazioni. Essendo peraltro etichettata come quella nuova, non ho neppure il tempo di sedermi alla postazione indicatami dalla Ferraris al termine del giro illustrativo, perché vengo sommersa di richieste di disbrigo faccende che nemmeno un fattorino.
Quando arrivo alla piadineria dove Emilia e io ci siamo date appuntamento per la pausa pranzo piuttosto breve, sono abbastanza demoralizzata.
‹‹Beh, è il primo giorno›› commenta la mia ex collega quando le racconto del mio primo disastroso giorno in redazione. ‹‹Sono sicura che col tempo andrà meglio››.
‹‹Speriamo›› borbotto ‹‹A te come va?››
‹‹Non male›› mi informa Emilia ‹‹Anzi, devo dire che il lavoro mi piace››.
‹‹Sono contenta›› dichiaro con sincerità ‹‹Il revenge dress ispirato a quello di Lady D. è un sogno, peccato che rimarrà nell'armadio a prendere polvere››.
Non ho cuore di rivenderlo online ma forse dovrei, per continuare a pagare l'affitto in solitaria.
‹‹Io non credo›› ribatte la mia ex collega ‹‹Se riuscirai a resistere al giornale, magari avrai qualche altra occasione di metterlo››.
‹‹Ne dubito›› replico, scoraggiata.
‹‹Nemmeno frequentando Sant'Orsola?›› chiede lei, con un'occhiata maliziosa ‹‹Ho visto che siete andati via insieme, l'altra sera››.
Prima che possa smentire, un trillo dello smartphone mi fa sobbalzare.
Si tratta di un messaggio con un link allegato, proprio da parte del contino:
S: è questo che intendevi con copertura favorevole?
S: non avevi specificato che lo fosse anche per te
Clicco sul link che porta al pezzo di una testata di gossip online. Un banale trafiletto che insinua una nuova frequentazione per il giovane campione di motonautica, basandosi su un paio di foto sgranate di noi due insieme, davanti ai cancelli di Villa Invernizzi. La qualità dell'immagine è talmente pessima che non si capisce nemmeno cosa stiamo facendo e i miei lineamenti si distinguono a malapena.
‹‹Non sei stata l'unica, a quanto pare›› mormoro diretta a Emilia mentre smanetto per rispondere a Sirio:
A: Ti giuro che non ne sapevo niente
A: E ti ricordo che sei stato tu a proporre la passeggiata a Villa Invernizzi
S: Beh, dobbiamo risolverla
A: Sicuro, altrimenti tua madre vorrà la mia testa e anche quella dei miei parenti
S: Ci vediamo stasera al Blondie? Ho sempre una saletta sul retro riservata e non rischiamo attenzioni sgradite
Mi prendo un attimo per riflettere.
Stefano sarà dietro il bancone? Potrebbe vedermi con il contino e lasciarsi sfuggire una battuta delle sue?
‹‹Che c'è?›› si intromette Emilia ‹‹Ti vedo combattuta››.
‹‹Non è come pensi›› replico ‹‹E comunque devo risolvere questa situazione prima che mi sfugga di mano››.
Al diavolo Borghi, non è nessuno per mettere bocca sulla mia vita.
Saluto Emilia e rientro di corsa in redazione, passando il resto del tempo a rimuginare su eventuali soluzioni da proporre al contino.
Sant'Orsola mi aspetta già sul retro.
Indossa una camicia bianca sbottonata sul petto, un paio di jeans e mocassini di pelle ma la chioma castano ramata spettinata e un velo di barba che alterano il look, il più delle volte impeccabile, lasciano intendere che sia meno controllato del solito.
‹‹Alba›› mi apostrofa, alzandosi in piedi e aspettando che gli sieda di fronte prima di imitarmi ‹‹Finalmente››.
‹‹Scusa, ho beccato l'ora di punta›› mi giustifico. ‹‹Allora, che facciamo?››
‹‹Beh, io sono abituato a gestire situazioni del genere ma speravo di non doverlo più fare a breve›› se ne esce lui ‹‹Tu cosa proponi?››
Mi stringo nelle spalle: ‹‹Lasciar correre? In fondo si tratta di un paio di foto sgranate, io non mi si riconosce nemmeno e non sono chissà quanto compromettenti››.
Pare rifletterci un attimo, poi fa un cenno al bancone per farci portare da bere due birre della casa. Passandoci davanti ho evitato accuratamente di soffermarmi su chi ci fosse dietro ma, comunque, mandare giù alcol a stomaco vuoto la trovo una pessima idea.
Devo rimanere lucida.
‹‹Potremmo avere anche qualcosa da mangiare?›› chiedo al cameriere che porta le nostre ordinazioni ‹‹Magari un Club Sandwich con contorno di patatine fritte e salse varie?››
‹‹Prendo lo stesso›› conferma il contino, aspettando di essere di nuovo soli prima di proseguire la conversazione.
‹‹Quindi pensi che non avremmo problemi?›› insiste ‹‹Scusa se sfioro la paranoia ma, a un certo punto, è stancante dover temere i paparazzi a ogni passo››.
Si passa una mano sul viso e, di colpo, la maschera del ragazzo sempre allegro e affabile cala, lasciando un giovane tormentato e preda dell'insicurezza.
‹‹Avanti, dimmi che succede›› lo incalzo ‹‹Non puoi essere tanto agitato per due foto sfocate su un sito di pettegolezzi››.
Il contino prende un sorso di birra, aspetta che il cameriere sia fuori portata d'orecchio dopo averci servito il cibo e, finalmente, si confida:
‹‹Claire è in città per una specie di scambio studentesco tra la sua università e la mia›› spiega ‹‹Frequentiamo anche dei corsi insieme ed è molto seccata dal fatto che abbia preso casa con Marcell e in uni passi molto tempo anche con Emma››.
‹‹Ma state di nuovo insieme?›› indago ‹‹Tu e Claire, dico››.
Sirio scuote la testa: ‹‹Sostiene che sono troppo superficiale, che sto sempre in giro a fare baldoria e non si fida›› afferma ‹‹Che lei deve studiare, laurearsi in corso e non ha tempo per una relazione sentimentale, tantomeno con me››.
‹‹Beh, se le cose stanno così, mandala all'inferno e dimostrale che si sbaglia›› dichiaro senza mezzi termini ‹‹Magari senza fare chiodo scaccia chiodo, che non paga mai, ma mostrando a tutti di che pasta è fatto Sirio Valderamo Sant'Orsola››.
La veemenza delle mie affermazioni gli strappa un sorriso: ‹‹Grazie per il supporto››.
‹‹Figurati, te lo meriti›› esclamo, addentando il mio panino. Stavo morendo di fame e non lo sapevo, grazie ansia da prestazione per il primo giorno di lavoro.
‹‹Non conosco molte persone che ricomprerebbero una borsa a una sconosciuta dopo averla semplicemente urtata›› aggiungo ‹‹E tu l'hai fatto senza battere ciglio e non mi hai fatto pesare che in quel negozio non mi sarei potuta permettere neppure un portachiavi››.
Fa spallucce: ‹‹Era solo una borsa››.
‹‹Una Birkin Hermès con sei anni di lista d'attesa, prego›› puntualizzo ‹‹Tua sorella dovrebbe saperlo››.
Sirio minimizza con un gesto: ‹‹È stata comunque un buon investimento visto che mi ha portato un'amica come te››.
‹‹Sì, beh, attento a ripeterla a tua madre questa storia, è un tantino suscettibile sull'argomento››.
Il contino se la ride: ‹‹Credo non possa reggere l'apertura di un altro fronte oltre al team Claire e al team Emma. Sono anni che famiglia e amici scommettono che finirò con l'una o con l'altra››.
‹‹Io invece penso che tua madre voglia solo la tua felicità, a prescindere dalla persona che avrai al tuo fianco›› affermo, memore della chiacchierata cuore a cuore di qualche sera fa con Carolina Brancia proprio in questo posto che ‹‹Sta a te decidere come raggiungerla, hai tempo e risorse per scegliere bene le prossime mosse. Un ultimo consiglio da amica, però, concedimelo››.
‹‹Sono tutto orecchi›› mi assicura, continuando a bere e mangiare.
‹‹Anche meno sottone nei confronti di questa Claire›› mi pronuncio ‹‹Capisco che tu la ritenga, per qualche imperscrutabile motivo, l'amore della tua vita, ma non devi mai concedere a nessuno il potere di farti dubitare di te stesso e del tuo valore››.
‹‹Okay, ricevuto›› annuisce e, nel mentre, ha pure finito la nostra cena tardiva. ‹‹Ci penserò, grazie. E per quella proposta della copertura positiva sui giornali...››
‹‹Sì?›› chiedo.
‹‹Potrei averne bisogno più di quanto immaginassi›› ammette ‹‹Ci aggiorniamo?››
‹‹Sicuro, sempre che non mi licenzino prima della fine dello stage›› replico, ripensando alla giornata di oggi.
‹‹Possono farlo davvero?›› domanda il contino, alzandosi ‹‹Se vuoi mi informo con mia cugina o con zio Alberto››.
‹‹No, lascia perdere, ma grazie lo stesso›› declino ‹‹Non voglio che i Brancia Testasecca si incomodino più di quanto hanno già fatto››.
E lo intendo davvero, perché non ho intenzione di creare casini a zio Ambrogio giusto adesso, dopo quarant'anni in cui è stato in pace.
‹‹Va bene, allora ti scrivo per quella cosa lì›› taglia corto Sirio ‹‹Devo andare, tu finisci pure, è tutto sul mio conto››.
‹‹No, sul serio, non dovevi disturbarti›› esclamo, ma Sirio si china a sussurrare: ‹‹Prova a non farlo tu per i prossimi cinque minuti››.
D'un tratto, sono in allerta.
Avverto dei passi pesanti sulla porta e, prima ancora di sentire la sua voce, so che si tratta di Lui.
‹‹V'è piaciuto tutto?››
Il romanesco, segno che si trova abbastanza a suo agio con Sirio, che lo rassicura: ‹‹Come sempre, Step. Buona serata››.
Gli do le spalle ma non serve per sapere che mi sta fissando, il suo sguardo mi trafigge la schiena.
Non ho idea di quanto tempo passi prima che decida di avvicinarsi, occupando la sedia lasciata libera dal contino.
Mi si è chiuso lo stomaco, passata la sete e non riesco a fare altro se non osservarlo.
Stefano Borghi è tornato allo stile Tamarro in piena regola: chioma castana folta e scapigliata, con i soliti baffetti a solleticare le narici e un velo di barba a rendere meno affilati i proverbiali zigomi.
‹‹Ciao›› mi saluta, guardandomi da sotto in su con un'aria da cane bastonato.
‹‹Ciao›› replico, perché la mente mi si è svuotata all'improvviso e non riesco a pensare a nulla di più originale.
Del resto, cosa si dice quando rivedi per la prima volta un tipo con cui hai fatto del sesso eccezionale, per cui potresti pure aver preso una sbandata ma che, in un momento di fragilità, ti ha scaricata nemmeno fossi merce avariata?
‹‹Ti stanno bene i capelli così››. Indica il mio taglio corto. ‹‹Sei carina lo stesso››.
‹‹Grazie›› mormoro a denti stretti ‹‹C'è qualcosa in particolare che vorresti dirmi?››
Fa cenno di no con il capo: ‹‹Solo fare due chiacchiere››.
‹‹Non abbiamo nulla da dirci›› sentenzio e faccio per alzarmi.
‹‹Certo, perché tu ora che sei una giornalista vera parli solo con la gente altolocata, mica con i tamarri come me›› mi provoca.
‹‹Non ti ho richiamato, fattene una ragione›› ribatto ‹‹D'altronde, non mi pare che tu abbia sentito la mia mancanza››.
Mi aspetto un'altra delle sue battine sarcastiche, invece è serio quando chiede: ‹‹Anche se dico di sì, cambia qualcosa?››
La domanda giunge talmente inaspettata che mi lascio sfuggire: ‹‹Non lo so››.
Non perde tempo: ‹‹E quanto ti ci vuole a saperlo?››
È una sfida, una gara a chi abbassa prima gli occhi, ma non intendo perdere:
‹‹Dipende››.
‹‹Da cosa?›› torna a incalzarmi.
‹‹Da quanto ti sono mancata›› replico ‹‹Dimostramelo, in maniera convincente, e forse potremmo fare qualcosa di diverso dal parlare››.
Il ghigno beffardo che ho imparato a conoscere gli tende di nuovo le labbra: ‹‹Non sei cambiata troppo, in fondo››.
‹‹Neppure tu›› osservo ‹‹Non è per questo che volevi fare due chiacchiere?››
Mi alzo davvero, stavolta: ‹‹Ciao, Borghi››.
Me ne vado prima che aggiunga altro e la stanchezza, mista a solitudine e a un senso di insoddisfazione che non so spiegare, mi spinga a fare una follia. Tipo passare dal flirt all'azione per poi pentirmene, un'altra volta.
È più dura di quanto mi aspettassi, la vita da ragazza in carriera nella grande metropoli.
Ma ogni magia ha un prezzo e, se si tratta di questo, sono più che disposta a pagarlo.
Spazio autrice
Vi avverto già che non ho idea di quando aggiornerò la prossima volta perché non riesco a stare dietro a tutto, idem per le risposte ai commenti e le letture delle storie che seguo.
Prima o poi arrivo.
In compenso, avrete i capitoli INEDITI di Clair de Lune, uno a settimana fino alla fine, ché sono già programmati al sabato.
Per il resto, aspetto le vostre impressioni.
Mille è un esperimento work in progress e ammetto che, negli ultimi tempi, non avere già la conclusione della storia su carta mi sta pesando.
Ma ce l'ho in testa, quindi devo solo trovare il tempo per arrivarci.
Ci metterò comunque il tempo che ci vuole, perché voglio scrivere la versione migliore possibile al momento; lo devo ai miei personaggi, a voi che mi leggete e a me stessa.
Spero solo di non impiegarci molto/troppo.
Un abbraccio, a presto!
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