29. Non si regala l'anima a chi non è disposto a regalare la sua

Non si regala l'anima a chi non è disposto a regalare la sua

L'amore è un dialogo, non un monologo

Oriana Fallaci, Penelope alla guerra

Mi ci vogliono un paio di videochiamate con la mia famiglia per entrare nel mood.

Vederli tutti così orgogliosi mi ha dato fiducia nelle mie capacità e nel futuro.

Adesso mi sto preparando per andare a fare ape con Emilia, a cui ho risposto di vederci in giornata se fosse stata in città.

Lo è, quindi abbiamo scelto un localino carino nei pressi di Porta Garibaldi.

‹‹Ehi, collega›› mi saluta da lontano, mentre attraversa la strada. Indossa un abito a fiori con una fascia in testa coordinata che fa molto anni Sessanta.

‹‹Ancora congratulazioni››.

‹‹Grazie›› accolgo il suo entusiasmo ‹‹Un po' mi dispiace che non sia stata selezionata tu››.

Si stringe nelle spalle: ‹‹A me non è mai importato davvero, ho altri progetti, lo sai››.

Annuisco e, nel frattempo, ci sediamo ordinando due spritz.

‹‹Com'è andata la festa dei tuoi genitori?››

‹‹Bene›› replica ‹‹Cioè loro sempre i soliti e pure Cosimo, ma ho conosciuto una persona che può darmi una mano, quindi non è andata troppo male››.

‹‹Fantastico›› esclamo ‹‹Quindi rimarrai a Milano oppure tornerai in Veneto?››

‹‹Resterò qui ma, visto che non mi hanno presa a Feminine, i miei mi hanno dato un ultimatum›› spiega Emilia ‹‹Ho sei mesi per dimostrare che posso diventare un'influencer famosa o comunque cavarmela qui da sola, altrimenti mi taglieranno i fondi››.

‹‹Ma non è giusto!›› mi indigno ‹‹E tuo fratello che dice?››

‹‹Cosimo si laurea il prossimo semestre e poi tornerà a casa per affiancare nostro padre in azienda, perciò non vede perché io debba continuare a essere mantenuta dai nostri genitori quando lui andrà a lavorare›› riferisce la mia collega ‹‹In fondo è giusto, solo che mi dà fastidio che non credano nelle mie possibilità di riuscita››.

‹‹E questa persona che potrebbe aiutarti?›› indago ‹‹È attendibile?››

‹‹In realtà mi ha segnalato un'occasione, devo essere io a decidere se coglierla o meno›› dichiara, criptica.

‹‹Posso sapere di cosa si tratta?›› domando ‹‹O preferisci non dire nulla per scaramanzia?››

Emilia prende un sorso del suo drink, poi vuota il sacco: ‹‹Cercano personale all'Atelier Monti. Lo stipendio non è male ma sarei tipo un'assistente alle vendite, niente di più. Di buono c'è che la clientela è selezionata e una delle brand ambassador è Caterina Benedetti, la mia ispirazione praticamente››.

‹‹Allora cosa ti frena?›› le chiedo ‹‹Secondo me potrebbe essere un ottimo trampolino di lancio per la tua carriera da influencer, fare un po' di gavetta in una maison del genere››.

‹‹Non lo so, dici?›› Emilia è chiaramente combattuta e io mi mordo la lingua per non rivelarle che alla sede locale dell'Atelier Monti a Montenapo ci sono stata come cliente da trattare con un occhio di riguardo.

E questo, inevitabilmente, mi porta a pensare a... No, non devo.

Chiudo gli occhi per scacciare i ricordi di stanotte, del Julia che ancora sta appallottolato ai piedi del letto, esattamente dove è finito quando Lui ha mantenuto la promessa di sfilarmelo. Magari lo metterò all'asta su internet insieme alla Birkin che mi ha regalato Sirio Sant'Orsola, avrei di che pagarci l'affitto senza una coinquilina per un po'.

‹‹Tutto ok?›› La domanda di Emilia mi riporta con i piedi per terra.

‹‹Sì, certo›› la rassicuro, facendo onore al nostro aperitivo ‹‹Stavo solo riflettendo sulla tua situazione››.

La mia ex collega si stringe nelle spalle: ‹‹Credo che mi candiderò, non ho poi molte alternative››.

‹‹C'è sempre un'alternativa, basta cercarla›› affermo ‹‹E comunque promettimi che continueremo a vederci anche se non frequenteremo più il master››.

‹‹Ma certo!›› esclama lei ‹‹Cosa ti metti per la discussione finale?››

Passiamo a parlare di outfit, make up e nuove tendenze, tanto che quando torno a casa mi viene voglia di rivedere Il diavolo veste Prada, uno dei miei film coccola, anche se ben presto diventa una nota di sottofondo. Non voglio essere una Andy Sachs e spero vivamente che Mariele Sabatini non sia una Miranda Priestly in carne e ossa, sebbene l'abbia apostrofata così più volte, tra me e me, durante i corsi.

La discussione finale del master si terrà tra qualche giorno e poi comincerà il tirocinio a Feminine. La prospettiva mi rende inquieta e, d'un tratto, realizzo che non mi va di stare da sola.

Quindi penso di uscire di nuovo, da sola, per una passeggiata che mi schiarisca le idee. In fondo, non è neppure troppo tardi.

Sto infilando la giacca quando lo smartphone comincia a vibrare, segnalando una chiamata in entrata da un numero non salvato in rubrica.

Di solito non rispondo, perché nella maggior parte dei casi si tratta di seccature o truffe, ma stavolta ho la sensazione che potrebbe essere importante:

‹‹Pronto?›› esordisco.

‹‹Alba Pavesi?›› replica una voce familiare all'altro capo del ricevitore ‹‹Sono Carolina Brancia››.

Esito un attimo, confusa, quindi aggiunge: ‹‹La madre di Sirio››.

La contessa Sant'Orsola, merda.

‹‹Sì, certo›› balbetto ‹‹Cosa posso fare per lei?››

‹‹Volevo sapere se potessi farmi compagnia a cena›› sgancia la bomba ‹‹Da Castelli, in Galleria, alle otto››.

Il tono è cortese ma perentorio, di quelli che non si aspettano un no.

Per un attimo mi chiedo come debba essere, avere la certezza di poter ottenere sempre tutto ciò che desideri.

E, proprio per il gusto di non dargliela vinta, mi mostro titubante: ‹‹Beh, in realtà, con così poco preavviso...››

‹‹Allora potremmo bere qualcosa al Blondie›› rilancia la contessa ‹‹So che sono aperti tutta la notte››.

Il sottotesto è che non si arrenderà tanto facilmente.

Capisco l'antifona e decido di assecondarla, anche solo per curiosità.

‹‹Okay, mi faccia sapere a che ora›› affermo.

‹‹Verso le ventidue potrebbe andar bene?›› vuole sapere ‹‹Temo di non avere più l'età per fare baldoria fino a tardi››.

‹‹Ci vediamo dopo›› taglio corto, chiudendo la conversazione telefonica.

Cosa vuole da me Carolina Brancia Testasecca?

C'entra zio Ambrogio? La mia breve indagine inconcludente su Patrizia Bianchi ha davvero riportato alla luce qualche scheletro nell'armadio? Oppure il suo improvviso interesse riguarda il figlio?

Avere altri casini era l'ultima cosa che volevo, soprattutto in questo momento.

Mi preparo di malavoglia, col timore di incontrare Lui al locale ma, quando metto piede al Blondie, di Stefano Borghi non c'è nessuna traccia e la contessa Valderamo Sant'Orsola è già arrivata, in attesa in una delle salette private sul retro che già conosco.

La riconosco da lontano, grazie alla chioma ancora fulva e all'old money style che io non potrei possedere nemmeno tra un miliardo di anni. Sta già bevendo un gin tonic con aria noncurante ma un guizzo le attraversa gli occhi chiari quando le siedo di fronte.

‹‹Signorina Pavesi›› mi apostrofa ‹‹Grazie di essere qui››.

Faccio spallucce: ‹‹Mi dica››.

‹‹Dritta al punto, senza convenevoli›› osserva ‹‹Mi piace››.

La fisso in silenzio, quindi prende un altro sorso del suo drink e mi imita:

‹‹Si tratta di Sirio›› vuota il sacco ‹‹Mi ha detto che è stata carina con lui, che gli ha dato dei buoni consigli e che le ha perfino regalato una Birkin. Che potrebbe perfino considerarti un'amica››.

Sull'ultima, l'espressione della contessa si fa quantomeno sospettosa: ‹‹Vorrei sapere di che tipo››.

La velata insinuazione, ma neppure troppo, mi coglie alla sprovvista: ‹‹Scusi?››

‹‹Mio figlio è un giovane uomo di buon cuore, come suo padre›› afferma lei ‹‹A volte troppo ingenuo, anche per via dell'ambiente privilegiato in cui è cresciuto››.

Decido di fare la gnorri, lasciandola parlare, anche se ho intuito dove voglia andare a parare.

La contessa studia attentamente la mia reazione e, notandone l'assenza, cambia strategia:

‹‹Sono stata a Como, oggi. Non ci mettevo piede da un po' perché, a differenza di Pietro e Sirio, non la amo particolarmente›› riferisce ‹‹La casa dove si è sistemato Moratti dopo la pensione è molto confortevole e anche sua madre e la sua amica sembrano essersi ambientate bene. Sarebbe un peccato se dovessero traslocare››.

Che metta in mezzo la mia famiglia mi manda in bestia: ‹‹Cosa vuole?››

‹‹Che tu risponda con sincerità alla mia domanda, cara›› afferma con un ghigno ferino sulle labbra, calando finalmente la maschera.

‹‹Dopotutto, se vuoi davvero bene a qualcuno, lo proteggi a qualunque costo da qualsiasi cosa. Credo tu possa comprenderlo, pur non essendo madre››.

‹‹Sirio è un ragazzo intelligente e sensibile, è vero›› le do ragione ‹‹E se avesse sul serio tutta la considerazione di lui che ostenta, conoscerebbe già le risposte alle domande che sta ponendo a me, una perfetta sconosciuta››.

‹‹A volte si ha meno da perdere parlando con perfetti estranei che con le persone che si amano›› osserva lei ‹‹Si rischia meno e si ottengono risposte più esaustive e oggettive››.

Tocca a me indagare: ‹‹A che riguardo?››

Carolina Brancia Testasecca sospira e finisce il suo drink, perdendo di colpo tutto l'allure che la circonda. D'un tratto, infatti, assomiglia a una sessantenne stanca.

Fissa un punto distante, con aria malinconica prima di rispondere:

‹‹Mio marito col suo primo amore ci ha fatto una figlia›› dichiara ‹‹Io il mio ci ho messo parecchio a dimenticarlo e solo perché sono stata tanto fortunata da trovare una persona che valesse altrettanto, se non di più. Temo che nostro figlio abbia ereditato questa nostra sfortuna in amore››.

Torna a mettermi a fuoco: ‹‹Perciò mi chiedevo se potessi aiutarmi››.

‹‹Tradendo la fiducia di Sirio?›› chiedo ‹‹Non sarei una buona amica, nell'unico senso del termine che ritengo possibile e accettabile››.

La contessa ha colto e il suo sorriso, seppur accennato, si fa più sincero:

‹‹Apprezzo la tua lealtà, Alba, anche se non va a mio favore›› afferma ‹‹E, visto che ti astieni dal parlare, lo farò io. Ti va di ascoltare le angosce di una madre e lenirle, se puoi?››

Veramente avrei di meglio da fare, penso, eppure qualcosa nell'atteggiamento di Carolina Brancia Testasecca, contessa Valderamo Sant'Orsola mi induce a rimanere in ascolto.

‹‹Okay›› accetto ‹‹Ma non senza qualcosa da bere››.

Faccio un cenno a un cameriere di passaggio, ordinando una pinta di birra chiara. Non ho altri appuntamenti in programma dopo, quindi posso anche abbioccarmi di brutto sul divano e dimenticare l'esistenza di questo mondo crudele per un paio d'ore.

La madre di Sirio mi imita, chiedendo un ben più raffinato gin lemon.

E, dopo esserselo scolato, è pronta a confidarmi le preoccupazioni materne sul cocco di casa Sant'Orsola.

Una volta rincasata sono parecchio rintronata ma pure su di giri.

Prima di dare seguito al proposito di collassare sul sofà in soggiorno, ché la mia camera da letto è ancora in uno stato pietoso, afferro il pc per buttare giù a grandi linee quel che ricordo della conversazione appena avvenuta con la genitrice del mio amico.

Perché, se c'è una cosa che ho capito in questa lunga giornata, è che tutto torna e non ha senso dimostrarsi corretti verso chi, alla prima occasione, tenterà di fregarti.

Penso alle velate minacce di sbattere fuori zio Ambrogio, mamma e Sveva e mi sento ribollire di rabbia.

Prendo il telefono per scrivere a quest'ultima ma, vista l'ora e la sua condizione, ci ripenso.

L'occhio però mi cade sui social, dove la mia migliore amica sembra aver caricato delle storie da qualche ora.

Ci clicco su e ho bisogno di rivederle almeno una dozzina di volte per metabolizzarne il contenuto.

Si tratta di un paio di foto in cui, tuttavia, i soggetti principali sono ben visibili.

Sveva e Gabriele sono in primo piano, con due bicchieri in mano e un sorriso fotogenico a favore di obiettivo. Più in fondo, invece, si intravedono sfocati Miriam Pascucci e Stefano, vicinissimi.

Nonostante più tentativi, le due sagome sono talmente fuori fuoco che non riesco a capire cosa stiano facendo. Potrebbero litigare, ballare oppure baciarsi, per quel che si intravede a causa della pessima qualità dello scatto e del buio del locale. Che si tratti del Nautilus, infatti, è certo grazie al tag dí geolocalizzazione.

Non so cosa pensare. Gabriele ha pure repostato.

Sembrano selfie vuoti, un po' vacui, di quelli che ti scatti quando vuoi mostrare a tutti quanto ti stai divertendo senza però farlo davvero. Oppure no, sono così spiazzata che non saprei dirlo.

Mi tornano alla mente le parole di Miriam Pascucci sull'incostanza sentimentale di Stefano, le frecciatine di lui su Gabriele, lo strazio di Sveva, di cui pare non esserci più traccia, nel guardare l'intervista di Castelli.

Mi sento tradita, tagliata fuori.

Forse dovrei davvero approfittare dell'amicizia di Sirio Valderamo Sant'Orsola.

Intanto posso servirmi della sua generosità fuori luogo.

E anche di quella di qualcun altro.

Presa da una furia improvvisa, torno in camera e raccolgo il Julia, appendendolo a una cruccia. Chissà se dovrei mandarlo in lavanderia. Non importa, è comunque un bel vestito, un capo d'alta moda firmato Atelier Monti.

Scattare delle foto e aprire un'asta online su un sito dedicato è piuttosto semplice, come per la Birkin Hermès. Le offerte arrivano immediatamente e si fanno più alte di minuto in minuto. Avevo ragione, con i soldi che ricaverò ci pagherò l'affitto per un po'. È proprio un sollievo, sapere di non dover turbare la propria pace di nuovo, tanto presto.

O almeno una pia speranza, perché i giorni successivi sono comunque frenetici.

Devo prepararmi alla discussione della tesi di fine master e alla cerimonia successiva.

Nel mio elaborato ho parlato dell'evoluzione dello stile dei membri femminili delle case reali europee e dell'impatto che questo ha avuto sul settore della moda mondiale.

E quale ispirazione migliore dell'Atelier Monti, che negli ultimi tempi sembra stia diventando la maison preferita del Granducato di Albanieres?

Un passaggio casuale a Montenapo, considerato pure che Emilia ha accettato la proposta di lavoro lì, mi sembra il minimo.

In realtà il mio obiettivo è incrociare per caso il signor contino, che pare bazzicare volentieri queste parti quando la sorellastra, adesso a capo della casa di moda, è in città.

Riesco nell'intento dando un'occhiata ai capi in vendita nella sede milanese per circa due ore, finché Sirio si palese e nota la mia presenza.

‹‹Alba›› esclama ‹‹Che ci fai da queste parti?››

‹‹Davo un'occhiata›› replico ‹‹Tua sorella è stata così carina da aiutarmi a scovare l'outfit perfetto già una volta, quindi speravo di bissare con qualcosa di adatto alla discussione della tesi di master››.

‹‹Wow, l'hai già finito?›› si sorprende lui, assecondando in maniera inconsapevole i miei piani.

‹‹Quasi›› puntualizzo ‹‹Ma dopo la discussione ci sarà una festa aperta a tutti alla sede della W.W.W. Perché non ci fai un salto? Puoi portare chi vuoi››.

‹‹Se mi ricordi data e ora, con piacere›› accetta lui e non posso fare a meno di sorridere. Quando va via, acquisto un abito simile al revenge dress di Lady Diana che mi costa un quarto dei guadagni delle aste dei regali griffati precedenti.

Dovrò tornare al piano originale di trovarmi una coinquilina prima di quanto preventivato ma pazienza, un capo d'abbigliamento del genere me lo meritavo almeno una volta nella vita.

Ringrazio Emilia con un cenno per la preziosa collaborazione, anche se dovrebbe essere lei a farlo dato l'acquisto importante che le farà fare bella figura con i superiori, e procedo imperturbabile verso l'obiettivo prefissato, ossia dare il meglio di me per concludere questa fase e iniziarne una nuova al meglio delle mie possibilità, in tutti i sensi.

Quando giunge la data fatidica e vedo zio Ambrogio, mamma e Sveva accomodarsi in platea, nei posti riservati ai familiari di chi oggi consegue il master, sono carica a pallettoni.

The show must go on e sono certa che sarà proprio un bello spettacolo.

Spazio autrice

Alba on fire... Chissà!

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