27. Dimmi come posso fare per salvare il mio cuore
Dimmi come posso fare
Per salvare il mio cuore.
Tu non sai cos'è il rispetto
Se non senti il dolore
Alexia, Dimmi come...
‹‹Forse il cocktail che le ho fatto testare era troppo forte››. La voce di Stefano mi giunge da lontano, facendosi via via sempre più nitida. ‹‹E pensare che volevo dedicarglielo››.
Riapro gli occhi. Il soffitto è tutto legno e boiserie chiara. Realizzo di essere sdraiata su un divanetto delle salette private sul retro del Nautilus, molto simili a quelle del Blondie di Milano dove sono già stata.
‹‹Bentornata tra noi, fräulein Pavesi›› mi apostrofa Franzlander con un sorriso ‹‹Certo che sono abituato ad averne, di donne ai miei piedi, ma così è pure troppo››.
Ride e io arrossisco: ‹‹Scusi, è che non credevo... l'emozione...››
‹‹E i cocktail del buon Step, sì›› conclude il mio idolo.
‹‹Come ti senti, Alba?›› si inserisce il chiamato in causa, che metto a fuoco a fatica. Mi scruta con aria preoccupata.
‹‹Sto bene, sto bene›› minimizzo ‹‹Magari la prossima volta niente sorprese››.
‹‹Non credevo che la prendevi così male›› si giustifica Stefano ‹‹Visto come hai reagito quando ci siamo incontrati la prima volta, mesi fa››.
Un'ombra di perplessità attraversa il viso di Franzlander ma mi affretto a rassicurarlo:
‹‹Niente domande scomode, stasera›› esclamo ‹‹Dopotutto, siamo tra amici, no?››
Cerco Borghi con lo sguardo e lui mi fa un cenno di assenso.
Il rapper si rilassa all'istante: ‹‹Quindi niente di quello che dico potrà essere usato contro di me?››
Si stropiccia il volto: ‹‹Scusate, negli ultimi tempi frequento troppi avvocati››.
‹‹Spero che almeno sia per una buona causa›› tento la battuta.
Che riesce, giusto il tempo che Franzlander la capisca, perché gli strappa un sorriso:
‹‹Ah, sì, da quel punto di vista sono in una botte di ferro›› afferma ‹‹Sia in famiglia che in affari››.
D'un tratto si volta verso Stefano: ‹‹A proposito, tieniti libero dopodomani che a Milano Brancia e Malaguti inaugurano la nuova succursale dello studio legale››.
‹‹Dirmelo prima no, vero?›› sbotta Borghi ‹‹Sarà un casino organizzarsi in due giorni››.
‹‹Infatti tu non devi fare niente›› dichiara Franzlander ‹‹Sarai mio ospite, insieme a fräulein Pavesi, se vi va››.
‹‹Eccome›› esclamo ‹‹Però mi chiami Alba››.
Mi fa l'occhiolino: ‹‹E tu Franz, altrimenti non vale››.
Sto iperventilando.
‹‹Caspita, non ci credo›› esclamo ‹‹Ti seguo dai tempi di Stupida Bionda e adesso ci diamo del tu››.
Franz Landmann ride: ‹‹Sì però così mi fai sentire vecchio››.
‹‹Ma vedi d'annattene, che non c'hai manco cinquant'anni›› lo rimbrotta Stefano.
‹‹Manca poco, solo qualche mese›› osserva Franzlander ‹‹Comunque grazie, la mia musica è più ispirata quando c'è di mezzo la mia famiglia››.
‹‹Ma quando l'hai scritta, tu e la tua compagna non stavate ancora insieme›› osservo. Il mio idolo musicale scuote la testa, poi chiede una birra al suo fido collaboratore e finiamo la serata in chiacchiere.
Quando se ne va, barcollante ma felice, e Stefano fa davvero chiusura, commento:
‹‹È stato bello ascoltare la sua versione della storia››.
‹‹La sua versione?›› chiede.
‹‹Sto leggendo Heart of Glass di Elizabeth Jane›› lo informo ‹‹Che sarebbe la storia romanzata di Franzlander e Kitty Fashion MUA e lui non ne esce molto bene››.
‹‹Ah, non lo sapevo›› replica ‹‹Vabbè, la De Giorgis è sempre stata molto più amica di Kitty che non di Franz››.
‹‹Conosci anche lei da molto tempo?›› indago.
Stefano annuisce: ‹‹Caterina Benedetti e sua sorella Marina hanno fatto le cameriere al pub di mio zio, per un periodo. E Anna De Giorgis veniva a scriverci, nelle salette private sul retro, quando nessuna sapeva ancora chi era Elizabeth Jane››.
‹‹Sul serio?›› esclamo ‹‹Ma saranno passati vent'anni!››
‹‹Anche qualcuno in più›› precisa lui. ‹‹Te l'ho detto che ho cominciato presto a lavorare da mio zio››.
‹‹Per questo Franz ti ha dato il giorno libero?›› domando ‹‹Perché li conosci un po' tutti ed è come essere in famiglia?››
‹‹Io non ce l'ho una famiglia, Alba›› afferma lui ‹‹Lorella mi vuole bene ma non abbiamo legami di sangue. E pure se fosse, la mia non era ricca, istruita e educata come quella del mio capo o di tutta la gente che hai nominato››.
‹‹Scusa, non volevo...›› esordisco ma mi zittisce con un gesto: ‹‹Tu ci vuoi andare veramente? So gente noiosa e con la puzza sotto il naso, sti avvocati››.
‹‹Se non ti va, non fa niente›› cerco di andargli incontro ‹‹Ci saranno altre occasioni››.
Ci sono rimasta un po' male ma cerco di non darlo a vedere. Sarebbe stata un'occasione perfetta, infatti, per conoscere Anna De Giorgis e il resto del cerchio magico, facendomi un'idea complessiva di tutti i personaggi che non conosco ancora di persona ma potrebbero costituire ottimo materiale di gossip, semmai mi prendessero a Feminine.
Borghi mi osserva per un attimo in silenzio, poi afferma: ‹‹Ok, ci andiamo. Ma stiamo poco, che poi mi girano i coglioni››.
‹‹Affare fatto›› accetto, abbracciandolo d'impulso ‹‹Grazie››.
‹‹Attenta, Pavesi, o potrei pensare male›› replica, tra il serio e il faceto. ‹‹Comunque se ti reggi in piedi ti riaccompagno, non vorrei trovarmi tuo zio sulla porta fra un po'››.
‹‹Zio Ambrogio non sa che sono qui›› lo informo ‹‹Pensava uscissi a fare un giro con Miriam Pascucci. E con Gabriele, che però è stato trattenuto››.
‹‹Da lui?›› chiede Stefano.
Annuisco: ‹‹Pare volesse parlargli di una questione importante››.
‹‹Povero dottorino›› esclama ‹‹Già ha il cuore, e ora pure le palle, fracassate dai pipponi del buon Moratti››.
Gli do una spintarella: ‹‹Dai, zio Ambrogio non è così male. E potresti beccartene uno anche tu, di discorsetto, quando scoprirà che usciamo insieme››.
‹‹Con me non si limiterà ai discorsi, manderà qualcuno a spezzarmi le gambe›› ironizza Step ‹‹Non gli sto molto simpatico, lo sai, ma correrò il rischio››.
‹‹Mio eroe›› lo prendo in giro, stampandogli al volo bacio sulla bocca.
‹‹Torniamo insieme a Milano?›› chiede, staccandosi quel tanto che basta da guardarmi negli occhi.
Scuoto la testa: ‹‹Devo assicurarmi che Sveva abbia tutto quello che le serve e sbrigare un paio di cose, quindi partirò domani con il treno del primo pomeriggio››.
‹‹Okay, allora ci vediamo direttamente lì›› taglia corto ‹‹Ti mando l'indirizzo dello studio legale››.
Siamo nei pressi di casa di zio Ambrogio, però mi dispiace un po' separarci.
‹‹Ste›› lo apostrofo ‹‹Grazie. Di tutto. È stato bellissimo conoscere dal vivo il tuo capo››.
‹‹Magari la prossima volta ci scappano pure un selfie e un autografo›› rilancia con un sorriso. ‹‹Su Anna De Giorgis o Kitty, però, non posso garantire››.
‹‹Mi accontento›› affermo, diplomatica ‹‹Ah, quasi dimenticavo: c'è un dress code per l'inaugurazione di uno studio legale?››
Un lampo gli accende lo sguardo: ‹‹Ci penso io, non preoccupatte››.
‹‹Siamo tornati al romanesco?›› ironizzo.
‹‹Scusa è che...››
‹‹No, è okay, se è un buon segno›› replico ‹‹Se significa che stai bene, con me››.
Stavolta sono io a guadagnarci un bacio, piuttosto intenso per la verità.
Non aggiunge altro, mi saluta con un occhiolino mentre arrivo sulla porta di casa.
Per fortuna lo zio non è in vista, quindi sgattaiolo dentro e poi su per le scale con passo felpato. Mi cambio velocemente infilando il pigiama, poi passo davanti a quella che è diventata camera di Sveva, notando la luce accesa.
La mia migliore amica è sotto le coperte, intenta a leggere un libro della collezione autografata di Elizabeth Jane, di sicuro presa in prestito dalla mensola di zio Ambrogio al piano di sotto.
È Quando ci siamo ritrovati, che molti dicono sia ispirato alla storia tra Alberto Brancia Testasecca, ex datore di lavoro della stessa De Giorgis nonché socio del marito, e Marina Benedetti, la sua seconda moglie. Su di loro non ne so molto, in effetti, ma Stefano l'ha menzionata, quindi forse la conosce.
‹‹Non riuscivo a dormire›› si giustifica Sveva, accorgendosi che sono sulla soglia ‹‹Ed è davvero avvincente››.
‹‹È anche un second chance›› osservo ‹‹Non proprio la lettura adatta, al momento››.
‹‹Second che?›› chiede la mia migliore amica che, al contrario di me, non è un'avida lettrice di romance.
‹‹Ex che si rimettono insieme dopo qualche tempo dalla rottura dandosi un'altra possibilità›› chiarisco ‹‹Non accadrà tra te e Castelli, è meglio che tu te ne faccia una ragione da subito››.
Viv sbuffa: ‹‹Grazie per averlo menzionato dopo che stavo provando a non pensarci da tutto il giorno››.
Allora ho l'illuminazione: ‹‹Era oggi l'intervista?››.
La mia amica annuisce, poi scoppia a piangere: ‹‹Non ce la faccio, Alby, è ovunque››.
In effetti, sui social non si parla d'altro e la tv meglio evitarla, per ovvie ragioni. Capisco che abbia cercato conforto tra le pagine di un libro.
‹‹Hai provato a contattarlo di nuovo, a spiegargli la situazione?›› domando.
Annuisce: ‹‹È stato peggio della prima volta e mi ha pure bloccato il numero››.
‹‹E tu resti comunque convinta di voler tenere il bambino?›› insisto.
Fa di sì con la testa, ancora più convinta: ‹‹Nella mia vita ho fatto tutto per compiacere gli altri›› dichiara ‹‹E tutti mi hanno scaricata quando avevo bisogno, tranne te››.
Si asciuga le lacrime con un fazzoletto stropicciato al massimo: ‹‹Questa gravidanza non l'ho cercata ma può essere un punto di ripartenza. Da me stessa. Posso fare a modo mio, per la prima volta. E se sarò abbastanza, dimostrerò a tutti che si sbagliavano a non darmi fiducia››.
‹‹Ma...›› tento di obiettare, però non me ne dà l'occasione:
‹‹Dopo che sei uscita con la Pascucci, il fratello e tuo zio si sono rintanati a parlare nello studio›› rivela ‹‹Quando stavo per salire in camera, la porta era socchiusa e ho sentito il tuo ex lamentarsi che sua madre deve operarsi alla spalla e toccherà cercare qualcuno che la sostituisca temporaneamente perché Miriam è troppo impegnata con il catering e la promozione dei prodotti dell'azienda agricola››.
Unisco i puntini: ‹‹Vorresti proporti? Credo avrebbero bisogno di una contabile più che di una cuoca››.
‹‹Beh, ho una laurea in Economia e Management per l'impresa presa prima del diploma all'accademia di cucina›› mi fa presente ‹‹Magari potrebbe tornarmi utile››.
‹‹Magari›› la assecondo, un po' titubante.
‹‹Tu e lei di cosa avete parlato?›› indaga.
Dell'inaffidabilità sentimentale di Stefano Borghi, penso.
‹‹Di Gabriele›› affermo ‹‹E poi abbiamo bevuto un drink al pub››
‹‹Al pub?›› salta su Viv ‹‹Quello dei Kittander?››
‹‹Già›› mormoro.
‹‹Dio, dovevamo andarci insieme!›› esclama ‹‹Ma io non posso bere per i prossimi mesi››.
‹‹Ti prometto che appena potrai ci scoleremo una cassa intera di quello che vuoi›› dichiaro ‹‹Ma la cosa pazzesca della serata è che... HO CONOSCIUTO FRANZLANDER!››
‹‹In che senso?!›› chiede. ‹‹Oh mio... L'hai visto al pub?››
‹‹Siii, è un figo spazialee›› prorompo ‹‹Se solo non fosse impegnato e mi piacessero i biondi››.
‹‹Quindi è per questo che non frequenti più Pascucci?›› vuole sapere, tra il serio e il faceto.
‹‹No, abbiamo semplicemente capito di non essere compatibili›› replico.
‹‹E Borghi?›› chiede.
Possibile che mi abbia vista dalla finestra?
‹‹Cosa?›› fingo nonchalance.
‹‹C'era anche lui al pub ieri sera?›› si informa la mia amica ‹‹Sembra sempre nei paraggi, quando si tratta di Landmann e compagnia bella››.
‹‹Sì, beh, è il suo capo›› taglio corto. Non mi va di confidarmi con Sveva circa la piega che ha preso il mio rapporto con Stefano, non adesso che è stata mollata incinta da un infame come Castelli. ‹‹E ci lavora, lì››.
‹‹Ma ti ha trattata in maniera decente stavolta, sì?›› si informa ‹‹Anche se, ora come ora, mi sembra impossibile pensare bene di un uomo››.
Sveva prende un respiro profondo e chiude gli occhi, come per calmarsi.
Le stringo una mano, in silenzio. Le parole appaiono superflue, al momento.
‹‹Starò bene, qui›› afferma, schiarendosi la voce ‹‹Ma ti va di fare un'ultima cosa per aiutarmi?››
‹‹Tutto quello che vuoi›› le assicuro.
‹‹Mi fai compagnia mentre guardo quel...›› La voce le si spezza ‹‹Devo sapere perché non sarò... Non saremo abbastanza per lui››.
Annuisco e mi avvicino ancora di più a lei, mettendomi comoda sul letto.
La mia migliore amica prende il telecomando, accede alla piattaforma on demand e clicca play sulla nuova puntata di Love Post, il programma di interviste alle coppie VIP ideato e condotto da Serena Riva.
Che lo spettacolo abbia inizio, penso mentre parte la sigla ormai tristemente familiare.
Se riesco a rimanere sveglia fino alla fine è solo per lenire lo strazio di Sveva, che ha almeno due crisi di nervi condite da singhiozzi a profusione durante la visione.
Ma se lei all'alba può continuare a dormire beata, a me tocca la corsa in stazione e solo a metà mattina, dopo tre caffè e altrettante potenziali coinquiline scartate, riesco a carburare.
A dare la scossa che mi serviva è il campanello, che annuncia il passaggio del corriere.
‹‹Io non ho ordinato niente›› gli faccio presente quando mi porge una scatola avorio che, per quanto voluminosa, è leggera come una piuma e sigillata da un fiocco di raso della stessa tonalità recante una targhetta su cui sta scritto, in bella grafia svolazzante, "Atelier Monti".
‹‹È lei Alba Pavesi?›› vuole sapere.
‹‹Sì, sono io›› confermo.
‹‹Allora la consegna è giusta›› sentenzia lui, prendendo le scale.
Solo quando torno dentro, la appoggio sul letto e la apro viene svelato l'arcano.
Dopo aver sciolto il fiocco e sollevato il coperchio, infatti, occhieggio il contenuto che mi pare familiare. Un abito rosso.
Non può essere...
Mi decido a leggere il biglietto di accompagnamento che sta adagiato sopra:
Mettilo domani sera. Così magari stavolta te lo sfilo... dopo. Step.
Non so se essere più scioccata o elettrizzata.
Provo a chiamarlo ma squilla a vuoto.
Quindi gli scrivo:
A: Sei pazzo
A: Hai ripreso il Julia
A: Come hai fatto?!
A: Mi avevano detto di averlo venduto subito dopo che l'ho restituito
S: Infatti l'ho comprato io
S: Per te
S: Non potevo vederlo addosso a nessuna
S: Quel vestito è tuo
Non ci posso credere
A: Non posso accettare
A: E non posso vestirmi di rosso domani sera
A: Ci si veste di scuro a certi eventi serali
A: Sono le basi, specie se vuoi lavorare in un giornale come Feminine
A: Se ci fosse la Sabatini mi brucerei ogni possibilità
S: Io invece dico che le piaceresti
S: Saresti originale, vestita di rosso, in mezzo a tutte quelle sciure vestite a lutto
S: Faresti felice me
S: E io ricambierei, dopo
S: Senza contare che ci vado solo per te, Pavesi
A: Vuoi farmi sentire in colpa?
S: Veramente ti senti solo così quando pensi a me?
A: Giochi sporco, Borghi
S: Hai cominciato tu
S: Ci vediamo domani sera
S: Ti aspetto
S: Non mollarmi di nuovo da solo come un cretino
S: Alba
A: Ci penserò
S: Pure io
S: Molto intensamente
A: Sei proprio un tamarro
S: Ti piaccio per questo
A: Anche per questo
S: E per cosa altro?
A: Dovrai aspettare domani sera per scoprirlo, forse
S: Sai come farti desiderare, Pavesi
A: Continua in questo modo, Borghi
A: È lo stato d'animo corretto
Mollo il telefono sul letto e sospiro.
Come faccio a resistergli?
Spazio autrice
Eh, Alba, domanda da un milione di dollari...
(Anche qui, mi sono sbizzarrita con le Easter Egg. Ne avete colta qualcuna?)
Pronte a partecipare all'inaugurazione della succursale milanese di Brancia, Malaguti e Associati? (Dejà vu per chi ha letto Quello che siamo diventati, ma mi diverto anche per questo ahahah ;))
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