26. Whiskey, soda & rock n'roll
Chi è ricco di amici
È povero di guai
Proverbio siciliano
Pur devastata dall'ansia e dalle scadenze, tengo duro.
Consegno alla Sabatini l'articolo che segnerà le mie speranze per il tirocinio a Feminine e mi preparo a fare il punto della situazione di e con Sveva.
Purtroppo i Dalmasso non hanno dato segni di ripensamento, anzi, Nella ha addirittura bloccato i nostri numeri, quindi nel fine settimana ci prepariamo a una trasferta comasca.
Mamma e zio Ambrogio, infatti, si sono rivelati molto più partecipi e comprensivi, accettando di ospitare la mia migliore amica per tutto il periodo antecedente al parto. Viv, all'inizio, non voleva accettare per l'imbarazzo ma, di fronte alle difficoltà pratiche che la gravidanza comporterà man mano, ha dovuto arrendersi. Così mi tocca organizzare un trasloco in senso inverso e cercare un'altra coinquilina, perché è impensabile che senza un lavoro fisso possa coprire da sola le spese di una città cara come Milano, nonostante il supporto economico dello zio.
Il quale, elegantissimo come sempre, si fa trovare in stazione per dare una mano con i bagagli.
‹‹Signorina Dalmasso›› saluta la mia amica, aiutandola a scendere dal vagone.
‹‹Signor Moratti, grazie davvero, non doveva disturbarsi›› replica lei ‹‹E mi chiami Sveva, per favore, altrimenti mi sento vecchia››.
‹‹Ciao zietto›› lo apostrofo io, stampandogli un bacio sulla guancia rasata di fresco ‹‹Grazie per essere venuto a prenderci››.
‹‹Non è da tutti i giorni potersi accompagnare a due belle ragazze come voi›› esclama lui, galante, prendendoci a braccetto.
Ridiamo e lo assecondiamo fino alla macchina, dove gli do una mano a sistemare le valigie nel bagagliaio.
Mamma ci aspetta davanti alla porta di casa e stritola Sveva in un abbraccio non appena la vede.
‹‹Non la soffocare, ma'›› la riprendo ‹‹Che già ha problemi con le nausee››.
In treno abbiamo preso di proposito i posti più vicini al bagno e ci è già dovuta andare un paio di volte.
‹‹Non preoccuparti, cara›› tenta di rassicurarla ‹‹Presto passeranno e starai meglio››.
Viv annuisce ma non mi sembra convinta mentre mia madre la scorta dentro.
‹‹Qualche sera fa siamo stati a cena dai Pascucci›› mi informa zio ‹‹Gabriele mi è sembrato parecchio giù di tono››.
‹‹Non di certo per colpa mia›› replico ‹‹Credo che dovresti prendertela con la sua vecchia fiamma, che tanto vecchia non è, in nessun senso››.
Zio si rabbuia: ‹‹È tornata, quindi? Non ho sentito di ospiti in arrivo a Villa Malaguti››.
‹‹Si sono visti di nuovo a un congresso medico a Milano›› lo aggiorno ‹‹Non so se si farà rivedere anche qui››.
‹‹Mai piaciuti, i Malaguti›› sentenzia lui ‹‹Pure la contessa Clotilde lo pensava, anche se non avrebbe mai osato criticare apertamente gli amici di suo nipote››.
‹‹Parli di Sergio e Alvaro o delle nuove generazioni?›› indago.
‹‹Sono tutti uguali, per quanto mi riguarda›› prosegue zio Ambrogio ‹‹Cattivo sangue fa mala compagnia, diceva fra Cristoforo, nel collegio dove sono cresciuto››.
Questa massima chiude l'argomento e andiamo ad aiutare Sveva a sistemarsi nella camera degli ospiti che, ormai è assodato, diventerà la sua stanza finché starà qui.
‹‹Non me ne starò a fare la bella statuina, comunque›› dichiara lei, disfacendo le valigie ‹‹Non appena mi sarà possibile, troverò un lavoro, anche part time, e una casa mia ché non voglio approfittare troppo della vostra ospitalità››.
‹‹Macché approfittare›› minimizza mamma ‹‹A noi fa piacere avere una ragazza per casa, adesso che Alba si è trasferita a Milano per lavoro, vero Ambrogio?››
Zio annuisce e io alzo gli occhi al cielo: ‹‹Guardate che sono solo a quarantacinque minuti di treno›› faccio presente ‹‹E potreste venire anche voi a trovarmi, ogni tanto››.
‹‹Ma tu sei sempre così presa che non vorremmo disturbare›› obietta mia madre.
‹‹Beh, nelle prossime settimane potrei esserlo meno›› li informo ‹‹Il master finirà tra poco e, se il tirocinio a Feminine non andasse in porto, dovrei cercare altro››.
‹‹Perché non dovrebbe andare?›› chiede mamma ‹‹Sei così brava a scrivere, amore mio››.
‹‹La competizione è altissima, mamma›› le spiego ‹‹Non hai idea di cosa i miei colleghi sarebbero disposti a fare pur di ottenere il posto››.
‹‹Ma tu ce la farai, perché hai una marcia in più›› si inserisce Sveva.
‹‹Siete tutti di parte ma lo apprezzo›› taglio corto con un sorriso. Sento lo smartphone vibrare nella tasca.
‹‹Credo di aver dimenticato la borsa in macchina›› annuncio ‹‹Vado a prenderla››.
E mi precipito giù dalle scale per uscire a rispondere, lontano da orecchie indiscrete.
‹‹Ehi›› esordisco.
‹‹Tutto bene?›› chiede Stefano, all'altro capo della linea ‹‹Sei arrivata?››
‹‹Sì, dieci minuti fa, circa›› lo informo ‹‹Stavo aiutando Sveva a sistemarsi››.
‹‹Stasera ci vediamo?›› vuole sapere.
‹‹Non lo so, sono appena arrivata›› esclamo ‹‹Sarebbe strano se uscissi, considerando che non ho amici qui e mio zio ha già saputo della rottura con Gabriele››.
‹‹Il buon Moratti sa sempre tutto›› commenta lui ‹‹Comunque non ti preoccupare, tieniti solo pronta››.
‹‹Per che ora?›› domando.
‹‹Dopo cena›› afferma.
‹‹Dovrò vestirmi elegante?›› lo interrogo ancora, per capire che intenzioni abbia.
‹‹No, come per un ritrovo tra amici›› dichiara.
‹‹Un ritrovo tra amici?›› ripeto ‹‹Ti ho appena detto che non ne ho qui››.
‹‹Non fare la difficile, Pavesi›› ribatte lui ‹‹Fidati››.
‹‹Okay, ma non tirare troppo la corda, Borghi›› lo ammonisco per scherzo ‹‹A dopo››.
Mi fido eppure non riesco a non pensare a cosa si inventerà Stefano per giustificare che ci vediamo. Potrebbe voler uscire allo scoperto? No,non credo, è ancora troppo presto.
Mi aspetto comunque di tutto ma non quello che accade. Abbiamo appena finito di sparecchiare dopo aver cenato quando suona il campanello.
Zio, che non ha ancora perso l'abitudine, va ad aprire: ‹‹Gabriele, Miriam, entrae, entrate››.
I fratelli Pascucci? Che ci fanno qui? È impossibile che li abbia mandati Stefano.
‹‹Ciao›› esordisce il veterinario, palesandosi in tutto il suo splendore.
Il suo sguardo corre da me a Sveva, colta alla sprovvista quanto me da questa visita, dunque procedo con le presentazioni:
‹‹Gabriele, ti presento Sveva, la mia migliore amica nonché chef provetta fresca di diploma›› esclamo ‹‹Sveva, questo è Gabriele Pascucci, il veterinario più promettente della zona››.
Ho un senso di dejà vu, ricordando la sera del congresso a Milano e la conoscenza con Dafne Malaguti.
Ma qui le reazioni sono diverse, perché non c'è traccia di animosità tra Viv e il dottor Pascucci quando si stringono la mano bensì una timida cordialità.
‹‹E lei è mia sorella Miriam›› aggiunge lui, estendendo le presentazioni anche alla bionda che ci fissa tutti quanti dalla soglia, con aria corrucciata.
‹‹Cosa posso offrire?›› si inserisce mamma, che stava per caricare la lavastoviglie ‹‹Abbiamo appena finito di cenare››.
‹‹Non preoccuparti, Agnese, siamo a posto›› interviene la Pascucci ‹‹In realtà siamo passati per proporre alle ragazze di fare un giro insieme››.
‹‹Veramente io sarei un po' stanca›› si defila Sveva ‹‹Il viaggio in treno e tutto il resto mi hanno scombussolata››.
Una replica simile spiazza i fratelli Pascucci che, con ogni evidenza, non si aspettano da una appena trentenne che resti a casa nel weekend. È anche vero che non sanno della gravidanza ma perché dare spiegazioni? Dopotutto non la conoscono.
‹‹Se puoi aspettare un attimo, Gabriele, dovrei parlarti di una cosa›› esclama zio Ambrogio e, a giudicare dalla sua espressione, non sarà un colloquio piacevole.
‹‹Beh, allora ci raggiungi dopo›› commenta la sorella poi, rivolgendosi verso di me, chiede: ‹‹Andiamo?››
A essere spiazzata adesso sono io, perché con Miriam Pascucci non ho una confidenza tale da far sembrare normale uscire insieme a fare un giro dopo cena. E dovrei pure uscire con Stefano. Ma non mi viene in mente nessuna scusa plausibile per tirarmi indietro:
‹‹Okay›› accetto ‹‹A dopo››.
Saluto tutti con un cenno ed esco. Con Miriam Pascucci. Camminiamo per un po' in silenzio poi, quando ci inoltriamo nelle strade che portano al centro, la sorella di Gabriele scopre le carte:
‹‹Sono contenta che siamo sole›› esordisce ‹‹Volevo proprio avere l'occasione di parlare con te a quattr'occhi››.
‹‹Davvero?›› mi stupisco.
‹‹Sì›› conferma ‹‹Perché ho avuto l'impressione che abbiamo cominciato con il piede sbagliato››.
‹‹In che senso?›› chiedo.
‹‹Pensavo che fossi l'ennesima stronza a far soffrire Lele›› rivela ‹‹Invece è sempre stata colpa di Quella››.
‹‹Non so cosa dire›› ammetto ‹‹Sono un po' in imbarazzo››.
‹‹Non ti preoccupare, non voglio tirarti in mezzo›› mi assicura ‹‹Mio fratello lo sa già come la penso››.
Nel frattempo, siamo arrivati davanti al pub comasco dei Kittander.
L'insegna, stasera illuminata, indica che il Nautilus è in piena attività.
‹‹Ti va un drink?›› propone la Pascucci ‹‹Io ho avuto una settimana pesante, ne ho proprio bisogno››.
‹‹Anch'io›› concordo, ed entriamo.
Gli interni, che ricordano quelli di uno yacht, risplendono in modo accecante rispetto al buio esterno. Ci dirigiamo al bancone dietro cui, nemmeno a dirlo, Stefano sta preparando l'ennesimo cocktail colorato.
Mi incanto a osservare la gestualità da bartender acrobatico con cui maneggia tutti gli utensili per creare il mix perfetto.
‹‹Belle signore, che ve porto?››
L'atteggiamento flirtante, l'inflessione dialettale, il sorriso accennato sulle labbra, il bagliore che gli accende lo sguardo: tutto indica come sia nel suo elemento.
Miriam fa per replicare ma lui la precede, puntando il dito: ‹‹Moscow Mule››.
‹‹Sono così prevedibile?›› chiede lei, con un sorriso divertito.
‹‹Solo una cliente abituale›› ribatte Borghi, facendole l'occhiolino.
Non ce la fa proprio, a non fare il cascamorto con tutte, penso con una punta di fastidio.
‹‹Per Alba, invece, un gin tonic›› annuncia, dedicandomi la sua attenzione dopo aver servito la cliente abituale.
Sono patetica, mi dico, accettando il drink in silenzio.
Eppure, quando lo vedo sporgersi verso di me, il mio cuore fa le capriole nel petto: ‹‹Resta fino alla chiusura›› mi sussurra all'orecchio ‹‹Ho una sorpresa per te››.
Acconsento con un cenno del capo, replicando con un debole sorriso al suo.
Però Miriam Pascucci, ancora seduta accanto a me, mi riporta con i piedi per terra.
‹‹Attenta a Borghi›› mi mette in guardia ‹‹Fa così con tutte››.
‹‹Così come?›› mi lascio sfuggire.
‹‹Ti seduce con quel suo fascino da malandrino›› spiega lei ‹‹Però poi non va fino in fondo con nessuna››.
‹‹Nemmeno con te?›› indago.
‹‹Io non ho tempo per le relazioni serie›› afferma ‹‹E nemmeno voglia, quindi ci intendiamo benissimo››.
Detto ciò, paga la consumazione e se ne va, lasciandomi con il tarlo del dubbio.
Che cosa voglio effettivamente in questo momento della mia vita? Posso accontentarmi di uno come Stefano Borghi? L'uscita era organizzata da lui in combutta con i Pascucci? Ma, soprattutto, mi ha mentito dicendo che non si vedeva con altre?
Sono così immersa nelle mie elucubrazioni che trasalisco quando sento la sua voce di nuovo vicina: ‹‹Sei pensierosa, stasera››.
‹‹Sono stanca›› rettifico ‹‹Me ne fai un altro?››
Si riprende il bicchiere vuoto ma non mi serve lo stesso drink bensì un cocktail diverso che, versato, assomiglia ad ambra liquida.
‹‹Cos'è?›› indago.
‹‹Un nuovo mix, che sto sperimentando›› mi informa ‹‹Dimmi come ti sembra››.
‹‹Non stai cercando di avvelenarmi, vero?›› ironizzo, prima di prendere un sorso.
‹‹È tutto da vedere›› sta al gioco.
La bevanda è dolce come il miele e frizzante, eppure sento che manca qualcosa.
‹‹Mi ricorda le caramelle che compravo al bar quando andavo a scuola›› commento ‹‹Ma quelle erano un pizzico più amare, cola e liquirizia››.
Pare pensarci un attimo: ‹‹Grazie››.
Nel frattempo, un paio di clienti si avvicina al bancone per saldare e mi accorgo che siamo praticamente rimasti soli.
Faccio per pagare anche io ma Stefano liquida i miei sforzi con un gesto: ‹‹Offre la casa››.
A questo giro, tocca a me ringraziare, poi chiedo: ‹‹Era per questo che volevi vedermi? Per un consiglio sul tuo nuovo drink?››
‹‹Non solo›› replica, facendo il giro del bancone per chiudere le porte e assicurarsi che sia tutto in ordine. ‹‹Ti ho detto che ho una sorpresa per te››.
‹‹Quale?›› indago, testando il mio equilibrio sui tacchi dopo un paio di alcolici.
Per fortuna sembro cavarmela ancora bene, nonostante gli anni di gloria passati a fare baldoria siano alle spalle.
‹‹Se te lo dico, non è più una sorpresa›› dichiara. Poi, all'improvviso, mi circonda la vita con un braccio attraendomi verso di sé:
‹‹Mi sei mancata, regazzina›› esclama, tanto vicino da stampare un rapido bacio sulla bocca. Non posso fare a meno di pensare alle parole della sorella di Gabriele:
‹‹Li hai mandati tu i fratelli Pascucci a casa mia, dopocena?›› lo interrogo ‹‹Perché con Miriam avete una certa sintonia››.
Sulle sue labbra, fa capolino il ghigno beffardo che ho imparato a conoscere e amare: ‹‹Non hai motivo di essere gelosa, Pavesi›› afferma, tra il serio e il faceto ‹‹Sono un tipo da una donna alla volta e, per ora, le mie attenzioni sono tutte tue››.
Mi secca passare per quella che si accolla, quindi lascio correre, per il momento:
‹‹Okay, ne terrò conto››.
Stefano ride, poi ordina: ‹‹Chiudi gli occhi››.
Lo assecondo, poi sento una voce: ‹‹C'è nessuno? Siamo chiusi sul serio?››
Per un attimo, temo di avere le allucinazioni uditive: ‹‹Non può essere››.
‹‹Invece sì›› mi smentisce Stefano. ‹‹Girati e guarda tu stessa››.
Lo faccio e poco ci manca che abbia un mancamento. Per una volta, tra l'altro, l'alcol non c'entra con le gambe molli.
‹‹Ciao, tu devi essere Alba›› esclama il nuovo arrivato. ‹‹Step mi ha detto che sei una mia grande fan, quindi ci tenevo a conoscerti e ringraziarti››.
È il giorno più bello della mia vita.
Nemmeno nei miei sogni più sfrenati avrei immaginato un momento simile.
Infatti è così fuori da ogni logica che mi sento venir meno.
E tutto diventa buio.
Spazio autrice
Allora, bentrovate!
Come lo vedete questo trasferimento di Sveva a Como?
Del Tamarro ci si può fidare?
Ma, soprattutto, chi sarà il nuovo arrivato?
Per le vostre ipotesi su questo e tutto il resto vi aspetto, come sempre, nei commenti.
Spero che sia stata una buona lettura.
A prestissimo con il nuovo capitolo ;)
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